Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Addy6702    18/11/2015    2 recensioni
Jack Frost ha perso il suo amore, ma non tutto è perduto.
Qualcuno lo sta aspettando.
Qualcuno con grandi occhi di ghiaccio...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Arrivati al mare i sovrani prendettero una flotta composta da tre navi che li avrebbe portati a destinazione.

Dopo un po’ di tempo sentirono dei forti ruggiti in aria e si resero conto di essere vicini alla meta.

Elsa adorava il suo amico Hiccup, era intelligente, abbastanza forte, un grande capo e un amico leale e perfetto.

Ecco, agli occhi di Elsa Hiccup era perfetto!

Così simile a lei, aveva sempre paura di deludere la aspettative di tutti, e sopra tutto di non essere all’altezza del padre deceduto non molto tempo prima.

Elsa non aveva mai conosciuto Stoick ma sapeva dai racconti della gente che era stato un grande capo, un amico per tutti e una guida, tanto da farsi chiamare “L’immenso”.

Hiccup si sforzava sempre di essere come lui e non fallire in nessuna occasione.

Un po’ come Elsa.

Lei aveva avuto paura per tutta la vita di deludere i suoi genitori non riuscendo a mantenere il segreto dei suoi poteri e rivelando al mondo chi era in realtà. Quando li guardava negli occhi aveva sempre paura di cogliere nello sconforto e nell’angoscia la delusione. Più di una volta l’aveva colta e era rimasta sconvolta, perché anche se loro non lo ammettevano lei sapeva che non avrebbero mai accettato la sua natura.

E nonostante questo lei cercava di renderli orgogliosi in ogni modo possibile, negando il suo essere.

Proprio come lui.


Finalmente dal banco di nebbia emersero delle gigantesche rocce con abitazioni sopra.

Il viaggio era finito.

Con le loro tre navi attraccarono al porto e ad aspettarli trovarono proprio lui: Hiccup.

“Hic!!” urlò di felicità Elsa non appena lo vide.

“Elsa!” urlò lui a sua volta correndo da lei per abbracciarla.

Si volevano proprio bene quei due.

Li legava un affetto profondissimo anche se si conoscevano da appena un anno.

Hiccup finite le cerimonie di benvenuto tipicamente vichinghe, portò i suoi ospiti nelle loro stanze.


Passarono alcuni giorni e ancora nessuna notizia di Elsa.

Jack era davvero tentato di andarla a trovare in Norvegia, ma poi continuava a chiedersi perché gli importasse tanto di avere notizie di lei.

Una piccola vocetta nella sua mente gli ripeteva sempre:“Dai Jack, ammetti che sei geloso. Non ti va giù che Elsa sia con un altro ragazzo. Tu provi qualcosa per lei” e alla fine per azzittirla non ci andava.

Ma pensava moltissimo a lei e ai suoi bellissimi occhi azzurro ghiaccio.

Gli sembrava impossibile pensare tanto a una persona. Dopo aver conosciuto Rapunzel la prima volta ricordava bene che non riusciva a togliersela dalla mente, pensando sempre a lei e ai suoi lunghissimi capelli setosi.

E dopo che l’aveva persa ogni cosa gli riportava alla mente quel viso perfetto, quegli occhi verdi erba, quella risata angelica.

Lui aveva amato Rapunzel con tutto il cuore.

E ora con Elsa stava succedendo qualcosa di ancora più complicato: non poteva smettere di pensare a lei ma comunque non riusciva a capire cosa provasse per lei.

Aveva amato Rapunzel per gran parte della sua esistenza, lei era stata il suo mondo e non poteva cancellarla così.

Oppure poteva?

Insomma Jack si meritava di essere felice e arriva sempre pensato che la sua felicità dipendesse Rapunzel.

Ma ora le cose erano cambiate.

Lui era cambiato.

Un giorno non sapendo cosa fare decise di andare a trovare Emma, naturalmente stando molto attento a non farsi scoprire.

Non avrebbe mai voluto che Rapunzel lo scoprisse proprio dopo che si era sposata, e soprattutto creare problemi a Elsa.


Entrò nella stanza dove aveva visto giocare Emma e diede qualche colpo di tosse per segnalare la sua presenza.

“Jack! Sei venuto!” strillò la bambina correndo dallo spirito per abbracciarlo.

“Ciao pulce. Oggi non avevo nulla da fare e ho pensato di farti una visita. Ho fatto bene?” chiese Jack cercando di liberarsi dalla stretta ferrea della piccola.

“Si! Sai credevo che non saresti mai venuto. Dai vieni con me, ti faccio conoscere zia Rapunzel!” urlò ancora più forte Emma strattonando Jack verso la porta.

-Cavolo, e ora che mi invento?!- pensò Jack in preda alla disperazione.

“Dai aspetta, perché non giochiamo un po’ prima? Poi dopo mi presenterai tua zia ok?”cercò una scusa ragazzo.

“Mmmm… Va bene” rispose titubante Emma

“A che giochiamo?” chiese poi allegra.

“Vuoi pattinare sul ghiaccio?” chiese Jack.

“Mi piacerebbe, ma è estate e non posso uscire dal castello”

“E chi ha detto che devi uscire dal castello?” chiese Jack con un sorriso birichino stampato sul volto.

Poi con un colpo di bastone a terra tutto il pavimento si riempì di ghiaccio cristallino.

Emma si resse a mala pena in piedi ridendo come non mai.

“Anche zia Elsa lo sa fare!” disse mentre scivolava sul ghiaccio euforica.

“Dai, tutto qua quello che sai fare pulce?” la provocò Jack.

“Oh te ne accorgerai ghiacciolo!” rise la bambina alzandosi in piedi.

Continuarono a giocare per un bel po’ ridendo e scherzando, fino a quando…

“Jack…”

Quasi un sospiro alle spalle dello spirito, che si voltò lentamente per trovarsi d’avanti la causa della sua infelicità: la bellissima Rapunzel era sulla soglia della porta che lo guardava con le lacrime agli occhi.

Jack non riusciva a muovere un muscolo; tutto il suo mondo era crollato come un castello di carte, tutto lo sforzo che aveva fatto in tutti quegli anni era andato sprecato. Lei era di nuovo lì che soffriva con la stessa intensità con cui soffriva lui ogni giorno.

Le lacrime le rigavano quelle bellissime guance che avrebbe tanto desiderato accarezzare, la sua bocca era aperta come se volesse dire qualcosa ma non riuscisse a capire cosa. I suoi occhi mostravano molti sentimenti: era arrabbiata ma felice, triste ma desiderosa di abbracciarlo ancora.

Jack non poteva vederla così, non aveva mai potuto.

Prima, quando tutto era perfetto lui l’abbracciava accarezzandole i suoi lunghi capelli biondi, ma ora… Ora non poteva, non poteva adesso che l’aveva fatta soffrire di nuovo.

Così si girò piano e se ne andò sussurrando un quasi impercettibile “Non sarei dovuto venire”.


   
 
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