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Autore: Sibilla9    20/11/2015    2 recensioni
Siamo nella Virginia del 1880.
In questa storia vivremo le vicende amorose e familiari dei quattro corvini fratelli Salvatore.
Ognuno è diverso e speciale a modo suo ma è anche capace di mettere in seria difficoltà i genitori.
Damon ed Elena si troveranno alle prese con figli ribelli,studiosi, vivaci, malinconici e tanto altro ... ne saranno all'altezza ? Lo scopriremo.
TUTTI UMANI
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2 Errori












Damon bussò veloce sul legno scuro della porta di lacero: << Dorian si può? >>
<< Ora ti apro padre… >> la voce del ragazzo sembrava sorpresa e spaventata al tempo stesso anche perché si udirono delle carte spostarsi in fretta.
Dopo essersi schiarito la voce e aver aperto la serratura: << Entra pure. >>
Damon sorrise di sfuggita vedendo il figlio andare in stato d’agitazione, ma non era uno di quei sorrisi arcigni che regalava ai suoi avversari, era quel sorriso bonario che donava solo ai suoi figli e alla sua compagna.

Il padre entrò solo una volta che il viso gli tornò serio. Voleva essere certo che capisse che non prendeva tutto alla leggera. Era un buon padre ma doveva essere anche un po' severo sebbene non gli piacesse. Altrimenti ne avrebbe risentito il carattere dei suoi pupilli. Lui ed Elena non avrebbero mai cresciuto degli sciocchi.
Il ragazzo dai capelli scuri e gli occhi di ghiaccio si presentava in stato d’angoscia intanto che osservava il genitore. Dorian sembrava un cucciolo sgridato con troppa enfasi. Il pasticcio delle differenti destinazioni delle merci che aveva creato lo aveva ridotto a voler sfuggire lo sguardo inflessibile del padre.
In modo timido si grattò la nuca e poi: << Vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere, padre ? >>
Damon sospirò come se si trovasse sulle spine e poi incrociando gli occhi tremanti del ragazzo: << Siediti Dorian e raccontami cos' hai combinato. >>
Damon lo guardò e il giovane abbassò il capo dai capelli scuri fino a farseli finire sugli occhi.

Il ragazzo deglutì, prendendo coraggio, posò un testo portandosi seduto e poi:
<< C’erano dei problemi in società, tu non c’eri, lo zio era fuori per una commissione speciale e il nonno non riusciva a gestire tutto, così ho deciso di mia iniziativa di dare una mano sebbene il nonno non fosse d’accordo. – si strinse nelle spalle - Io volevo solo aiutare, io non avrei mai voluto deluderti così. – fece una pausa tirando su col naso cercando di dissimulare il suo stato di vergogna - Io non volevo creare simili danni e lo so che ti aspettavi qualcosa di meglio da me o che almeno trovassi una soluzione accettabile, invece non ho fatto altro che fare sempre peggio. Però ti prometto che non ti deluderò mai più. Hai la mia parola.>>
Damon fece una smorfia guardando fuori dalla finestra e accavallando le gambe scosse il capo impensierito:
<< Uhm, non hai intenzione di lasciar stare questo lavoro e concentrarti su altro che si possa avvicinare alla tua competenza ?  - il genitore fissò il figlio - Sai che non t’ impedirei di fare nulla, foss’anche il viaggiare per il mondo senza scopo. Non sei obbligato ad aiutarci a gestire la società  di famiglia se non ti si addice. >>

Dorian si alzò in piedi di scatto con il gelo nelle vene per poi dire in modo trafelato:
<< Mi vuoi togliere dalla società ? Vuoi estromettermi ? Padre io ce la sto mettendo tutta … >>
Poi il ragazzo si avvicinò al genitore e deglutendo con tono pacato affermò senza tentennamenti:
<< Padre, ascoltami, ti prego: ho commesso solo un errore, posso farcela e ce la farò. Non voglio arrendermi alla prima difficoltà. Non è da me. >>

Damon sorrise dietro la mano usata per grattarsi il mento.
Era grato a Dio per  tutti i suoi figli perché ognuno era speciale a suo modo e Dorian lo era perché aveva ereditato la testardaggine sua e di Elena.
Alzandosi pose una mano sulla spalla del ragazzo:
<< Figliolo, ne sei certo ?  Non ti vuoi arrendere ? Guarda che lavorare con Giuseppe è dura.>>
Il ragazzo riprese vita vedendo il sorriso beffardo del genitore:
<< Tu mi hai insegnato che non si sfugge davanti alle difficoltà e io voglio dimostrarti che sono sangue del tuo sangue.>>

Damon si accigliò portando entrambe le mani sulle spalle robuste del giovane mentre lo fissava negli occhi ghiaccio:
<< E’ qui che ti sbagli: tu non mi devi dimostrare nulla. Sei mio figlio e  so quanto vali, quanto me e tua madre messi insieme. Per quanto riguarda l’errore: tutti commettiamo errori e tu non sei il primo a fare confusione con le destinazioni delle merci, capita. Non andremo falliti, quindi stai tranquillo. Come ultima cosa, non mi hai deluso, hai solo confermato le mie aspettative e cioè che devi imparare e per farlo devi affiancare un uomo competente come tuo zio. Devi capire il mestiere, come muoverti, come gestirti e non buttarti a capofitto in missioni suicide solo per andare contro Giuseppe al solo fine di farti vedere simile a me. Tu non sei me e non voglio che tu lo sia. >>
Il ragazzo fece sì con la testa e un po’ in modo incerto: << Quindi non sei arrabbiato con me ? >>
Damon tolse le mani dal figlio e guardò in alto: << Sciocchezze, questo ti servirà da lezione per crescere e non commettere più lo stesso errore.>>
Il ragazzo era ancora sovrappensiero così Damon diede un  non tanto leggero pugno sul braccio del figlio che s’indispettì spostandosi di rimando:
<< Papà ! Non sono più un bambino, potrei farti male se rispondessi.>>
<<  Eh allora che aspetti  ? Un invito in carta bollata, ragazzo ? >>
<< Ah si ? >>
Partì un pugno e poi un altro fino ad arrivare ad una vera e propria rissa da osteria.
Fino a quando il genitore, senza più fiato,  indicò il figlio:
<< La prossima settimana ti voglio vedere alle costole di tuo zio Stefan e in base a quello che mi dirà lui, dopo un periodo di prova, vedrò cosa farne di te. Ti avviso che potrei anche metterti a fare il garzone, non perché sei mio figlio devi iniziare dall'alto. Si inizia dal basso come tutti Dorian.>>
<< Bene. – si spostò i capelli umidi dal viso - Non ce la fai più, padre ? >>
Damon, sfinito, riprese avvicinandosi alla porta: << Per oggi non voglio infierire – annaspò l’aria - Andiamo su, tua madre ci aspetta – respirò affondo sgranchendosi il collo -  i tuoi fratelli avranno finito di fare l’albero di Natale e tu e Mona non avete ancora discusso, dobbiamo rimediare. >>
Il giovane scosse il capo sorridendo in modo sornione: << Certo, bella scusa. >>
Damon sogghignò: << Ehi ragazzino, porta rispetto per gli anziani ! >>

Quando padre e figlio arrivarono nella grande sala da pranzo decorata per le festività natalizie, non appena Damon aprì la porta il chiacchiericcio e le risa si fermarono di colpo sostituite da una voce squillante: << Papà !!! >>

Desiree cominciò a correre e gli si buttò tra le braccia baciandogli la guancia mentre Damon la stringeva a sé stesso sotto gli occhi ridenti di una Elena raggiante.
Si guardò in giro e vide la sua bella Desdemona con una lunga treccia nera sulla spalla e occhi chiari limpidi e maliziosi come i suoi, il suo Dorian così inflessibile e serio, Dominick così studioso e impacciato e la piccola Desiree così vivace. 
Era come se rivedendo tutti i suoi bambini avesse riavuto tutti i pezzi del suo cuore.

Mona era impaziente di riabbracciare anche lei il suo amato padre per cui: << Sempre la solita Desiree, lascia papà anche per noi ! > >
Damon le accarezzò la guancia chiara ringraziandola con lo sguardo dolce intanto che la piccola Desy si accoccolava sul torace del padre.
Dominick, con gli occhiali che gli scendevano un poco sul naso, si sporgeva sulle punte per poter dire a Damon:
<< Ben tornato papà ! Dopo posso farti vedere la trappola per topi che ho fatto ? > >
< < Certo figliolo -gli scompigliò i capelli -  ma prima mettiamo la punta all'albero ? > >
Dominick fece un sì convinto con il capo, era felice di aver ricevuto anche lui l'attenzione dell'adorato padre.

Damon riprese poggiando a terra la figlia più piccola che ancora aveva tra le braccia: << Chi ha scelto i colori ? Rosso e oro. Sono bellissimi. >>
Elena guardò amorevole il suo uomo e sorridendo mentre gli si avvicinava rispose in tono scherzoso: << Io, Damon, lo sai che quel compito spetta a me. >>
Lui inarcò un sopracciglio e ammiccandole la baciò in modo da provocare una reazione di sdegno da parte di tutta la banda, ma soprattutto a Dominick che disse “bleah” e a Desiree che si tappò gli occhi vivaci ridendo mentre i grandi sospiravano rassegnati.

L’albero era un abete alto due metri e mezzo con palline e addobbi sui colori del giallo e rosso.
Era stato tagliato dalla piccola foresta posta dietro la casa e emanava un forte odore di resina e aghi verdi.

Solo dopo aver finito gli amoreggiare con la sua bella moglie Damon prese il puntale da sopra il tavolo e salì lesto sulla scala posta nelle vicinanze dell'albero:
< < Ti reggo la scala padre. > >
Era Dorian a parlare e senza alcun indugio Damon salì di slancio tutti  i pioli.
Voleva far capire al figlio che si fidava indiscutibilmente di lui.

Ma proprio allora Desiree: < <  Ti voglio aiutare anch'io papà ! > >
Damon si voltò di scatto preoccupato : < < No, Desiree no ! > >
< < Rimani giù Desiree ! >> Elena.
La piccola ormai sulla scala si spaventò e scivolò
sotto gli occhi spaventati di tutti.



















Buona sera !
Ormai ho pochissimo tempo per scrivere e perciò posso postare solo molto di rado.
Comunque spero che la storia vi possa rimanere simpatica e apprezzare questo mio nuovo mondo.




Ciao e a presto :*












   
 
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