Dimenticò quasi subito la
disputa che si era appena svolta.
Qualche anno prima, questo genere di incontri gli erano famigliari. Alcune
delle sue clienti non avevano bisogno di una guardia del corpo ma di un
sicario. A quell’epoca, non si riteneva responsabile di quello che faceva. Non
faceva altro che “seguire gli ordini” delle sue clienti. S’interessava solo di
Kenny, Sonia, e poi di Mary... e di se stesso... Gli altri? Bah, se non gli
aveva uccisi lui, qualcun altro l’avrebbe sicuramente fatto.
Aveva bisogno di denaro. Aveva bisogno di adrenalina... A quel tempo...
Scacciava i dubbi con un manrovescio e una bottiglia di alcool. Finché Maki non
l’aveva costretto a guardarli in faccia e a comprenderli.
Gli sembrava che fosse passata un’eternità. Ma anche a distanza di anni luce,
quel Ryo esisteva sempre. Lo sapeva perfettamente. Non era una rivelazione...
Ritornò alla contemplazione del porto...
Perché era ancora li?
Perché, quando la sua relazione con Kaori era diventata troppo intima, quando
aveva compreso che non erano dei semplici soci come gli piaceva credere, non se
n’era andato?
”Non è quello che ho sempre fatto? Fuggire dai miei sentimenti, fuggire da
quello che potrebbe attaccarmi alla vita... Trovare un'altra città, perché no
un altro continente? Mettere della distanza, dimenticare?
Dopo l’episodio della polvere degli Angeli in Colombia e il mio tentativo
fallito di sconfiggere Kaibara, sono scappato dall’America latina in parte
anche, per non sprofondare nel mio odio. Mi sono costruito una finta
indifferenza a tutto quello che non ero io... Quando c’era un rischio, anche
minimo, che mi attaccava, io mi giravo dall’altra parte e me ne andavo...
Allora perché sono rimasto così a lungo al tuo fianco? Ogni giorno che passava
rendeva la separazione più difficile e tuttavia più inevitabile... Ho sempre
saputo che saremmo andati incontro ad un sicuro fallimento eppure sono rimasto
accanto a te... Perché continuare a credere quando non c’è più niente in cui
sperare... Non ho mai avuto la fede. Il mondo mi ha mostrato troppo spesso che
i miracoli non si realizzano... Perdiamo sempre... Ci illudiamo solo per un po’...”
Ma sapeva perché era rimasto...
”Perché tutti questi sentimenti che ci legano mi sono
preziosi. Mi rendono umano... anche se
alcuni mi disgustano di me stesso... In ogni caso, questa non è più quella
vuota indifferenza che mi trascinava sempre più in basso... che mi faceva
credere che l’unico scopo era quello di non soffrire, di sopravvivere senza
attaccarsi a niente...”
Poteva sopportare il disgusto verso sé stesso che lo impregnava... Poteva
sopportare il dolore di averla persa e il modo in cui aveva raggiunto i suoi
scopi... ma restava un sentimento che non accettava di provare... che voleva
rifiutare interamente... ma che non riusciva ad impedirsi di sentire...
”La delusione...
Sono deluso di vedere che tu hai rinunciato... Anche se
so di essermi spinto troppo oltre, troppo a lungo... Però mi sarebbe piaciuto
che tu mi accettassi anche nella mia nefandezza più abietta, anche nei miei
momenti più spregevoli...
Che tu perdonassi tutti i miei trascorsi.
Che tu perdonassi tutte le mie menzogne.
Che tu perdonassi tutte le sofferenze inflitte.
Che tu rimanessi accanto a me nonostante quello che sono...”
Mick l’aveva un giorno qualificato come “ambiguo” e aveva ragione, lui era
ambiguo.
”Amo Kaori al punto di sacrificarmi per lei e rifiutare di
trascinarla nell’oscurità del mio mondo. Dall’altro canto, io
l’ho messa con le spalle al muro, fino all’esaurimento delle sue ultime forze.
Per me, lei è andata al di là di quello che potevo chiedere, persino esigere,
al di là di quello che poteva donare, al di là di quello che chiunque poteva
offrire senza distruggersi completamente... e nonostante ciò, c’è l’ho con
lei...
C’è l’ho con lei d’essere più forte di me nella sua fiducia e più debole nella
menzogna... Poiché io ho mentito e l’ho convinta...
Cosa dimostra questo?”
“Sennonché lei non ti ama abbastanza... che il vero “te” non potrà mai
soddisfarla.” Mormorò una piccola vocina maligna...
E questo greve pensiero gli fece ancora più male dell’idea di perderla...
Perché questo era il vero Ryo Saeba. Un uomo che aveva annientato la donna che
amava, con una piccola briciola di piacere, di esultanza di vittoria e, per
finire, le rimproverava di aver rinunciato... Era ignobile.
C’è l’aveva con lei per aver resistito e poi ceduto... c’e l’aveva con lei di
essere umana quando la ringraziava di averlo umanizzato, di averlo tirato fuori
dal suo cerchio di sopravivenza.
La sua propria ipocrisia gli faceva paura. Si
disgustava di sé stesso...
Era lì, la motivazione dissimulata... La ragione nascosta della sua così lunga
indecisione... Ovviamente, c’era la paura spaventosa di perderla a causa della
malavita... di vederla morire o di traviare la particolare personalità che la
costituiva, miscuglio di calore e di innocenza, di ingenuità e di conoscenza
dell’animo umano...
”Ma c’è soprattutto il mostruoso terrore che lei si renda
conto della realtà... che a forza di frequentarmi, lei si accorga che non posso
meritarla... Che le permetta finalmente di penetrare nel mio cuore e che lei lo
disprezzi, con giusto titolo, d’altronde... Lei sarebbe la terza persona che mi
scopre. E la terza che mi abbandona...”
I suoi occhi si fecero duri. Senza volerlo, aveva finalmente messo il dito in
uno dei nodi del suo animo... probabilmente non il solo... Come sapere quanti
segreti nascondeva un uomo come lui? Con quante ferite conviveva? Persino lui
lo ignorava con esattezza... Ma queste gli impedivano realmente di lasciare una
possibilità a Kaori...
La sua propria ipocrisia lo nauseava...
Non sapeva nemmeno più chi voleva veramente proteggere... chi non voleva più
far soffrire... chi voleva accontentare...
”Tutti i miei segreti...
Strano, io non sono niente, non sono nessuno... Un’ombra fra le ombre... e
nonostante ciò, ho così tanto da nascondere...
Con te, mi sono sempre accontentato di silenzi... Tutto quello che non ti ho
mai detto... Su di noi ovviamente ma non solo...
Sul mio passato che ti ho sempre taciuto... finché non mi ha raggiunto. E anche
allora, è stato necessario che fossero Mary e Falcon a fare il primo passo, che
mi spingessero e mi impedissero di sottrarmi... Era la paura che tu ti accorgessi
di quanto non ti meritavo? Che per così tanto tempo io ti avevo ingannato?
Ho creduto che non dire niente avrebbe fatto sparire questi ricordi... Come
avevo creduto che cambiare continente mi avrebbe permesso di dimenticare chi
ero.
Ma ci sono anche tutti i momenti in cui fuggo. Non ti racconto le notti nei
locali, l’alcool che prendere il posto della ragione, il sesso che si
sostituisce all’amore...
Non ti racconto nemmeno i lunghi inseguimenti, il momento in cui ridivento il
predatore, in cui la mia umanità svanisce per la rabbia di uccidere. La
sensazione di potenza che mi invade quando il mio bersaglio ancora ignora di
essere già morto. Quando la pallottola sparata dalla mia
magnum parte in linea retta verso l’obbiettivo che gli ho assegnato.
Quando l’odore della polvere da sparo mi fa sentire così vivo come il sudore
delle donne...
Come potrei dirle questo?
Non si può raccontare tutto... giustificare tutto... sopportare tutto...
E’ più facile lasciare che siano i silenzi ad occupare lo spazio che ci
circonda.
Se alcuni sono riempiti di comunicazioni tra le persone, i miei sono dei muri
che erigo davanti a me. Per proteggere te così come per proteggere me.
Sono così numerosi che diventano tangibili. Immobili... tenaci... minacciosi...
Sempre più... sempre un po’ meno distruttibili...
E stupidamente, è stato quando ho deciso di venire verso di te, di lasciarti
una possibilità di conoscermi, a te che mi hai già accettato, che ho messo il
piede in fallo...
Ho aperto la bocca e, consciamente, ho distrutto tutto quello che avevi
impiegato così tanto tempo a costruire... tutto quello di cui io ti sono così
riconoscente...
E’ stato così semplice da fare, così facile...
Così semplice...”