Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Aracne90    21/11/2015    1 recensioni
Dal capitolo 1: "[...] -Agente Lea, le presento il tenente Victor Nerio…- continuò il Capitano, ritirando la zampa dietro la scrivania, ed alzandosi in piedi, seguendo il mio esempio. -Tenente Nerio, le presento l’Agente Sarah Lea.
L’uomo posò con lentezza gli occhi verdi su di me, con lo stesso atteggiamento che aveva caratterizzato il suo arrivo; il suo sguardo mi studiò a lungo, con minuzia, quasi a voler esser certo di non parlare senza aver vagliato prima tutte le possibili ipotesi. -Non avevo capito di dover lavorare con una Banshee.
Alzai gli occhi verso di lui, con cautela. Poi mi girai verso il Capitano, poi ricondussi gli occhi sull’uomo.
Silenzio.
Nessuna emozione proveniva da quella persona, nemmeno la più piccola agitazione; e questo, nella mia esperienza, voleva dire solo una cosa.
-Non avevo capito di dover lavorare con un Vampiro.[...]"
Genere: Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il volante nelle mie mani girava piano, accompagnandosi al movimento della macchina scura data in dotazione. Nonostante tutto, l’aria non era poi così miserabile come avevo pensato all’inizio della notte; la solitudine che si respirava nelle strade in quell’ora tarda compensava bene il tanfo di animali che aveva accompagnato il mio viaggio. Posando la mano sul cambio, scalai di una marcia, cominciando a rallentare piano; alla fine, eravamo arrivati.
Girando la chiave nella toppa, avvertii la crescente quiete del motore con un certo piacere, e fu solo allora che mi volsi a guardare l’occupante del sedile accanto al mio, che stava placidamente immobile al suo posto.
La donna non mi aveva rivolto la parola per tutto il viaggio, né dava segni di volerlo fare ora; semplicemente stava con lo sguardo davanti a sé, fissando la strada con più interesse di quello che aveva mai mostrato nei miei confronti nell’ultima mezzora. Devo ammetterlo, rimasi colpito da questo suo atteggiamento; nonostante non conoscessi nessuno della sua razza, non aveva mostrato nemmeno un briciolo di curiosità nei confronti della mia, né mi aveva guardato rapita ed affascinata dalla mia natura, cosa che accadeva praticamente sempre con gli esseri femminili coi quali avevo avuto a che fare.
Stringendo gli occhi, osservai attentamente ancora una volta il suo viso: un viso pulito, giovane, di una bellezza fresca, che mai avrebbe rivelato la sua natura a chicchessia; cosa che invece faceva il simbolo al di sotto del suo orecchio destro, appena accennato e quasi invisibile a chi l’avesse guardata solo distrattamente. Senza nemmeno accorgermene, andai a toccarmi la spalla sinistra, dove un simbolo gemello al suo se ne stava tranquillo, appena accennato anche lui; avevo mangiato solo tre ore prima, ed ora la mia fame stava cominciando a farsi risentire. Tuttavia trattenni i miei istinti, risvegliatisi guardando la giugulare ben accentuata dell’Agente Lea; non lo sapevo per certo, ma era risaputo che il sangue dei Faerie era davvero malsano e dannoso, per non dire assolutamente rivoltante, e io proprio non avevo voglia di rovinarmi lo stomaco per un capriccio temporaneo.
Con un tonfo secco, staccai le chiavi dalla toppa dell’accensione, e aprii con calma lo sportello, molto lentamente. –Siamo arrivati.- riuscii appena a dire, prima di voltarmi verso di lei e scoprire che era già fuori. Scossi la testa, e scesi, richiudendo la portiera con un solo colpo, pronto ad addentrarmi nella Palazzina Bianca che si stagliava davanti ai miei occhi; il passo leggero e deciso della donna mi precedeva, mostrandomi silenziosamente la strada che avevo già visualizzato migliaia di volte, dopo aver letto gli innumerevoli resoconti e rapporti riguardanti il primo omicidio.
La prima vittima era stato un Ifrit. Il corpo era sto ritrovato solo due giorni dopo, riverso in una posizione che lasciava ben poco all’immaginazione su quello che poteva essere successo; l’omicida, che evidentemente conosceva molto bene la vittima e la casa, era entrato senza forzare nessuna delle porte o delle finestre, probabilmente invitato dentro, e lì, dopo un’abbondante cena a base di prelibatezze fin troppo calde per i suoi gusti, aveva consumato l’uccisione. Nulla di particolare, fin qui; uno dei soliti omicidi che avvenivano in quella zona della città, sempre più frequenti data la recente decisione della maggior parte dei demoni del fuoco di donarsi ai mestieri più vecchi del mondo: prostituzione e contrabbando. Tuttavia un particolare, un solo particolare, aveva fatto in modo che il rapporto riguardante un possibile omicidio passionale o regolamento di conti finisse sulla mia scrivania: il Taijitu sulla schiena della creatura era stato completato.
Mancavano solo un paio di metri dal portone, e finalmente la donna decise di fermarsi per aspettarmi, volgendo gli occhi castani su di me, lontano. Era veloce, dovevo ammetterlo; d'altronde era anche naturale che lo fosse, essendo questo uno dei requisiti della sua natura. Con una strizzata di occhi, mi rammaricai di non aver donato più attenzione nello studio degli Spiriti Urlanti; nonostante fossero passati più di dieci anni dalla fine della Guerra, e dal conseguente Censimento, i miei interessi erano stati ben diversi, e non avevo mai potuto ampliare la mia conoscenza sotto questo punto di vista. Tuttavia mi chiesi se non fosse stato meglio per me conoscere qualcosa della creatura con la quale avrei dovuto collaborare, almeno fino a conclusione del caso; a parte conoscenze derivanti da leggende e storie raccolte nel corso della mia Prima e Seconda Vita, non sapevo praticamente nulla della bella giovane fasciata in un completo nero che stava immobile sul portone, in attesa.
-Mi deve scusare, Agente. – cominciai, finalmente vicino a lei, con un sorriso debole, posando la mano sul battente di ferro, e battendo un paio di colpi per annunciarci. - Non possiedo la sua velocità, temo che dovrà aspettarmi molte volte, durante le indagini.
Lei rimase in silenzio, immobile ancora nel guardarmi; poi, scuotendo la testa, allungò la mano verso un pulsante che non avevo notato, accanto ad una griglia argentata. -Il custode è sordo, Tenente. - disse alla fine, avvicinando il viso verso uno spioncino appena illuminato, insieme al distintivo tenuto nella mano sinistra. - Tolga la mano da quel battente, per favore. Non gli piace che qualcuno tocchi la sua edera.
Aprii la bocca, sgomento, e spostai immediatamente la mano vicino al fianco, infilandola in tasca. Erano secoli che conducevo la mia vita da creatura della Notte, eppure per la prima volta dopo la mia trasformazione avvertii qualcosa in fondo allo stomaco, una stretta che reputavo fastidiosa fin dai miei giorni al sole. Che fosse imbarazzo?
Il pesante calcinaccio mandò un paio di stridenti rumori dall'interno, e molto lentamente il portone si aprì, mostrandomi il custode della palazzina. Che fosse un Uomo, questo era indubbio; l'odore che percepivo era quello di un maschio, anziano sì, ma perfettamente cosciente della vita intorno a sé e delle forze che il suo corpo ancora conservava. Mi scrutò per un paio di secondi, senza proferir parola, e poi si rivolse verso la mia accompagnatrice, spostandosi di quel tanto da permetterle il passaggio, un enorme sorriso stampato su quel viso ricoperto da rughe.
-Spero che non sia un problema esser giunti così tardi, Signor Maleus. - disse e gesticolò l'Agente Lea, sorridendo di rimando al custode, in un'espressione che era gemella a quella dell'Uomo. -Abbiamo bisogno di rivedere la scena del Crimine.
Il custode annuì vigorosamente, facendo sbatacchiare qua e là i capelli lunghi, e disegnando con le mani gesti a me incomprensibili; poi, dopo aver espresso un concetto particolarmente lungo, si scostò per lasciarci passare, indicandoci una tromba di scale, la prima di tre, che ci si prospettava davanti.
La mia accompagnatrice sorrise per qualche altro minuto, muovendo ancora per un paio di secondi le mani, e poi riprese a camminare nella direzione indicatole, lasciandomi indietro. Riprendendomi, mi affrettai a seguirla, nervoso; non mi piaceva affatto il comportamento che quella donna stava avendo nei miei confronti, un superiore per di più. Chi diavolo si credeva di essere? Senza nemmeno accorgermene, un'ondata di rabbia mal repressa mi fece arrivare più velocemente di quanto aspettato da lei, e quando me ne resi conto, l'avevo superata di qualche scalino su per la lunga scalinata a chiocciola.
Voltandomi, la vidi salire tranquilla, con ancora il viso pieno del sorriso che aveva rivolto al custode; mi chiesi se provasse davvero quell'emozione, o se la sua Empatia naturale le tirasse su le labbra in quel modo. Possibile che il dono della sua natura la condizionasse così tanto, persino nei comportamenti che aveva con il mondo esterno? Evidentemente sì, visto che quando si fermò al gradino sotto al mio il suo viso era tornato apatico esattamente come era stato da quando l'avevo conosciuta.
-A quanto pare non c'è bisogno che la debba aspettare quando decide di affrettarsi, Tenente. - disse lei, affettata, cercando di superarmi passando nella zona interna della scala. Io allungai la mano destra, posandola sul lungo pilastro di ferro quasi tutto arrugginito, impedendole il passaggio, e costringendola nel contempo a guardarmi negli occhi, furente.
-Le sembra un comportamento idoneo, Agente? - domandai, sibilando appena, cercando una qualsiasi traccia sul suo viso, anche il più misero barlume, che mi indicasse cosa diamine le passasse per la testa.
Lei si bloccò, mantenendo il mio sguardo. Tuttavia rimase immobile, persino nel viso; sapeva ben mascherare le emozioni che riusciva a leggere negli altri, se mai riusciva a provarne da sola. -Cosa intende, Tenente?
Strinsi il pilastro, ancora più furente, lasciando la chiara impronta delle mie dita su di esso. -Non mi ha detto una misera parola da quando siamo usciti dall'ufficio del Capitano, Agente. Non una sola dannata sillaba è uscita dalle sue labbra; arriviamo qui, mi tratta come un completo idiota, parla con il custode in chissà quale cavolo di linguaggio e poi parte, abbandonandomi sempre dietro.... Credo che lei non abbia molto chiaro il significato di collaborazione, Agente. Quindi, le domando nuovamente, le sembra un comportamento idoneo?
Lei rimase immobile ancora un paio di secondi, a contemplarmi. Poi, con infinita cura, avvicinò la mano sinistra alla mia destra, spostandola dal pilastro che le mie dita stavano letteralmente attraversando. Erano fredde, le sue piccole mani; molto più di qualsiasi altro arto che avessi mai toccato, appartenente ad un essere dotato di sangue circolante.
-Non le conviene toccarlo, Tenente. Le anime di questi pilastri sono di Argento puro.- disse, allontanandomi lentamente la mano dalla mia presa, e ritirando subito la sua, per riaggiustarsi la borsa a tracolla scura sulla spalla. -Ho saputo di questa collaborazione esattamente due minuti prima che lei piombasse nell'ufficio del Capitano Fraior, e quindi le chiedo scusa se il mio comportamento le è parso distante, non avevo ancora capito che tipo di relazione volesse instaurare con me. Per quello che riguarda il mio andar veloce e il comportamento col custode, mancano poche ore all'alba, credevo che non volesse perdersi in minuscole facezie, visto che credo abbia letto attentamente ogni misera parola scritta sui fascicoli riguardanti ognuno dei ritrovamenti. Quindi, se mi sono comportata male nei suoi confronti, mi perdoni, non credevo di farlo, davvero. Ma abbiamo molto da fare, e poco tempo a disposizione, dunque se per favore può avanzare sulla scala?
Rimasi immobile a fissarla, a bocca leggermente aperta. Ma cosa diamine era quella donna? Nulla di ciò con cui avevo avuto a che fare, evidentemente; tutte le creature del sesso femminile che avevo conosciuto erano troppo impegnate a venerare la propria persona per pensare anche un minimo alle mie esigenze, invece lei... Non mi conosceva nemmeno, eppure pensava già al mio benessere; una mamma perfetta per sconosciuti di altre razze.
Con un mezzo saltello, riuscì a superarmi, avanzando decisa dinanzi a me, mantenendo però un passo più lento; io, da parte mia, mi velocizzai alquanto, e finalmente riuscimmo quasi a camminare vicini, ancora in silenzio.
-Il corpo è stato ritrovato in condizioni buone, vista la velocità di degradazione degli Ifrit dopo la morte. - cominciò lei, avanzando verso una porta segnata da lunghi pezzi di plastica gialla, con su scritto 'scena del crimine'. - Ha cominciato a polverizzarsi subito dopo i primi rilevamenti, ma abbiamo fatto delle foto.
Annuii piano. Le avevo viste, rimuginandoci a lungo; non avevo simpatia per quei demoni del fuoco, elemento così sgradevole per quello che mi riguardava, ma non avrei augurato a nessuno quello che era capitato a quella Creatura. -Era immischiato in qualcosa di pericoloso?
La donna scosse velocemente la testa, attraversando il nastro ed inoltrandosi nel piccolo appartamento, aspettandomi sulla soglia. -No, nulla di particolare. Certo, faceva un po' di soldi con spaccio di stupefacenti, e le sue compagnie non erano molto rispettabili, ma non era minimamente una resa dei conti. Era troppo spaventato da possibili ripercussioni, era un piccolo pesce, in fin dei conti.
-Nome della Vittima?
-Husam Ed Din. - recitò lei, a memoria, lasciandomi passare, per entrare nel piccolo salotto pieno di polvere. Resti di una vita passata nel vizio più totale, furono quelli che mi passarono davanti; un lungo divano nero, di pelle, stava addossato ad una parete, di fronte ad un minuscolo televisore; un tavolo e due sedie mezze bruciacchiate poco distanti, con una candela mezza consumata che la faceva da padrona su di esso. Minuscoli granelli di cocaina mi si appiciarono sulle scarpe, ma non ci badai; poco in quella stanza indicava un comportamento probo e retto, e quel poco era stato completamente carbonizzato.
-Non era naturalizzato. - commentai, a bassa voce, inginocchiandomi vicino al tavolino di vetro posto accanto alla cucina, dove una pila di giornali pieni di muffa avevano trovato il proprio posto. -Pensavo fosse obbligatorio, dopo il Censimento.
L'Agente Lea alzò le spalle, ponendosi ad un paio di passi di distanza da me. -Era molto particolare, per essere un Ifrit. L'arredamento, la mancanza di cura di sé, il completo rifiuto per le regole... Non amava questo posto, è evidente. Vede? - chiese, ponendosi vicino a me, ed indicando un posto opposto alla nostra posizione, dove una palla di vetro piena di liquido stava per terra, intatta. -Deve averla lanciata al suo aggressore quando si è reso conto di star per essere ucciso. Eppure non c'è niente altro di vetro, in questa stanza; e gli Ifrit adorano questi manufatti umani, non li abbandonerebbero mai al pavimento.
Annuii, rendendomi conto solo in quell'istante della sua vicinanza. Non avevo percepito alcun odore, fino a quel momento; tuttavia il suo corpo era caldo, e la sua giugulare pulsava così vistosamente... I canini combatterono all'interno della mia bocca, pronti ad uscire; avevo decisamente fame.
Non potevo mostrarmi in quel modo, e voltai velocemente il viso, volgendolo dall'altra parte; non potevo permettermi un'altra brutta figura. Fortunatamente, un suono squillante e ripetitivo provenne da qualche luogo nella sua borsa; riuscii a ritrovare il controllo di me nel momento in cui lei stava per rispondere alla chiamata entrante.
-Pronto? - domandò, rialzandosi in piedi, ed allontanandosi di un paio di passi. -Sì, sono io... Cosa? Dove? Arriviamo subito.
Alzai lo sguardo su di lei, riallungando le gambe. -E' successo qualcosa?
Lai annuì, a sguardo basso. -Hanno trovato un'altra vittima.
Oh, perfetto. Eravamo sulla scena del primo caso, ed ecco qui il quinto.
-Di che razza è questa volta?- domandai, guardandola. Fu solo allora che mi accorsi della serietà del suo sguardo; non più la asettica tranquillità governava il suo viso, ora era tesa e preoccupata, e senza nemmeno che rispondesse, sapevo già quali sarebbe stato
il verdetto.
-Umana.


Spazio Autrice:
Salve a tutti!!! Grazie mille di aver letto anche questo capitolo... Spero che vi piaccia!! :D
Come al solito, lasciate pure un commentino, se vi va :)
Baciotti
Dia
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Aracne90