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Autore: WibblyVale    22/11/2015    4 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori e i due membri dell’Akatsuki avevano ormai raggiunto il nascondiglio dell’organizzazione nel paese della pioggia. La danna avrebbe voluto poter parlare con Itachi di quello che era successo, ma Kisame non li aveva abbandonati un secondo da quando era tornata dalla sua visita a Konoha.
Il moro la osservava preoccupato. Era piuttosto pallida e sembrava affaticata. Le aveva detto che avrebbe dovuto evitare quel viaggio, ma lei si era intestardita, affermando che suo nipote aveva bisogno di lei e che lei non lo avrebbe abbandonato.
La Nara dal canto suo quasi non si accorgeva della fatica che provava ne della pioggia, che da qualche minuto aveva preso a caderle sul volto, da tanto che era presa a pensare a Shikamaru e a quello che aveva dovuto passare. Il giovane chunin dentro di sé aveva un gran confusione e senso di colpa. Inoltre, qualcosa le diceva che non le avesse detto tutto quello che avrebbe voluto. Forse però solo perché erano stati interrotti. La giovane ragazza della Sabbia le aveva fatto sperare per il meglio. Insomma era chiaro che suo nipote avesse degli amici che tenevano a lui.
Presa da questi pensieri non si accorse di aver attraversato la scura porta metallica che portava all’interno del rifugio. Fu distolta da essi solo quando si sentì chiamare dalla voce di Konan.
“Kasumi! È bello riaverti qui!” esclamò con un sorriso.
L’infiltrata rispose al sorriso. “Sono felice di vederti anche io.”
“Itachi. Kisame. Nagato vi attende.” disse ai due uomini. “Tu, invece, vieni con me. Ti riporto alla tua vecchia stanza.” aggiunse rivolta all’altra donna.
I due ninja eseguirono l’ordine. Itachi, però, lanciò un ultimo sguardo preoccupato all’amica, che si accinse a seguire la kunoichi della Pioggia.
“Tobi non è ancora arrivato, quindi hai tempo di riposarti.”
“Bene. Come vanno le cose qui?”
“Piuttosto a rilento. Sembra che questo sogno sia così lontano dal potersi realizzare.”
“Volete davvero realizzarlo?”
“Perché no?” domandò Konan confusa. “Abbiamo perso tutto quello che avevamo in questo mondo. Io…”
“Lo amavi?” domandò Shiori, capendo da dove proveniva quella determinazione.
“Si.” ammise la blu. “È morto per questo mondo e io non lo rivedrò mai più. Hai idea di quanto sia difficile vederlo passare per i corridoi, parlarci, sentirlo vicino, ma sapendo che non è veramente lui?”
“Posso solo immaginarlo. So come mi sentirei se l’uomo che amo morisse. Probabilmente morirei con lui.”
“A me non è stata concessa questa possibilità. Io… Non posso abbandonarlo. Lui…”
“È la tua famiglia.”
“Si. E gli voglio così bene che mi getterei nelle fiamme per lui.” I suoi occhi si riempirono di lacrime, che ricacciò indietro immediatamente. “Eccoci qui. Ci rivediamo più tardi.” spiegò lasciandola sola davanti alla porta della sua vecchia stanza.
Shiori entrò, sentendo la stanchezza impossessarsi di lei. La testa cominciò a girarle e lo stomaco a ritorcersi su se stesso. Percorse i pochi metri che la separavano dal letto e si sdraiò supina, gli occhi fissi su un puntino nero nel soffitto bianco, l’attenzione concentrata sulla pioggia che batteva all’esterno. Sospirò, portandosi una mano sulla pancia e accarezzandola dolcemente, avanti e indietro.
“Mi dispiace, piccino. Non volevo far affaticare anche te. Ma sai il tuo cuginetto aveva bisogno di me.” sussurrò dolcemente. Si diede dell’idiota dato che stava parlando al nulla, ma non era capace di smettere. “Sai, il tuo papà mi avrebbe costretto a letto il giorno dopo aver scoperto della tua esistenza. Lui…” Shiori si morse un labbro. Kakashi non le avrebbe mai perdonato di averle nascosto una cosa del genere. Lui, anche se loro due fossero tornati, l’avrebbe odiata per non avergli permesso di partecipare alla vita di suo figlio.

 
Anni prima il suo team si trovava in una grotta a riposare dopo aver affrontato una difficile missione. Ilsole filtrava dall’entrata illuminando con i suoi ultimi raggi l’oscuro antro. Tenzo stava sistemando i sacchi a pelo, mentre Shiori e Kakashi si guardavano in cagnesco. La ragazza ce l’aveva con l’albino, ma si limitava a lanciargli occhiate furenti.
“Si può sapere che c’è?” domandò infine lui.
Il castano si sbatté una mano sulla fronte. Sapeva che con quella domanda Kakashi aveva appena aperto una discussione che non avrebbe avuto fine.
“Vuoi sapere cosa c’è?” ringhiò lei. “Hai mandato Tenzo a fare quel maledetto lavoro da solo. Si può sapere che ti è preso. Io dovevo occuparmi della cassaforte, voi due dei nemici. Poi, tu hai pensato di lasciarlo solo ad affrontare i nemici per…”
“Per recuperare il diamante.”
“Per recuperare il diamante. Un gingillo. Si può sapere che ti è preso?”
“È un potente mezzo di scambio. Quelli della Nuvola sono pronti a fare accordi, persino ad ammettere la possibilità di formare alleanze per quello.”
“Quindi hai abbandonato Tenzo alla mercé dei nemici.”
Lo shinobi sentendosi preso in causa si alzò per parlare.
“Io in realtà…”
“Se la sa cavare.” Lo sovrastò Kakashi con la voce.
“Erano ninja scelti. Lui è bravo ma non possiamo prevedere quello che può accadere.”
“Shiori…” cercò di intromettersi il castano.
“Ma se l’è cavata. Hai così poca fiducia in lui?”
“Non è questione di fiducia! Non dovevi lasciarlo solo.”
“Io ho fatto in modo di…”
“Volete smetterla!” gridò Tenzo, facendoli zittire immediatamente. “Kakashi, si me la so cavare e quel diamante può essere rilevante, ma anche tu ti sei andato a cacciare in un bel pasticcio! Shiori, smettila di preoccuparti per me non ho tre anni!” sbuffò. “Sapete non invidio proprio i vostri futuri figli. Impazziranno prima di uscire dall’Accademia!” esclamò, uscendo dalla grotta, per andare a perlustrare il perimetro. A causa di quei due, lo faceva così spesso che ormai si sentiva più un cane da guardia che uno shinobi.
I due, rimasti soli, rilassarono un tantino le loro espressioni corrucciate. Si guardarono negli occhi per un po’, poi si sorrisero l’un l’altra.
“Siamo davvero terribili.” Commentò il Copia-ninja.
“Lo faremo impazzire.” Rise lei scuotendo la testa, mentre i suoi lunghi capelli neri oscillavano da una parte all’altra.
“Vieni qui.” La chiamò. Lei si avvicinò e la strinse forte a sé.
“Ci pensi mai?” chiese ad un tratto.
“A cosa?” finse di non capire lui. Non era sicuro di voler affrontare l’argomento.
“Al futuro? Ad avere dei figli?” continuò titubante. Sapeva quanto lui fosse ritroso ad affrontare certi argomenti.
Il ragazzo si sedette su una protuberanza della parete rocciosa, trascinandola con sé e facendola accomodare sulle sue gambe.
“Ultimamente spesso.”
“Ah si?” cantilenò lei, guardandolo intensamente nel suo profondo occhio nero.
Lui annuì.
“Penso a come non sarà facile dato che siamo entrambi shinobi, penso a quanto sarebbe orribile se dovesse crescere senza di noi, penso agli errori commessi da mio padre. Ho paura di commetterli anche io.”
“Tesoro… tu non sei tuo padre.”
“No, ma… il fatto che lui abbia ritenuto più importante il suo dolore di me… Insomma io ne ho provato altrettanto di dolore e se…”
“Non te lo permetterò.”  Lo rassicurò Shiori.
Lui le sorrise.
“Se avremo dei figli, io voglio essere presente per loro.”
La giovane ninja lo baciò con dolcezza.
“Hai già pensato a dei nomi?” domandò lei cercando di spostare l’argomento su qualcosa di più facile da affrontare. Il fatto che lui fosse arrossito, le fece capire che la risposta era si. “Ora me lo devi dire, oppure ti tormenterò finché non lo farai!”
“Come se fosse una novità.” Sbuffò lui. “Avevo pensato a… Hikaru.”
“A per caso a che fare con il tuo potere?”
Lui scosse la testa. “Tu irradi luce e l’hai portata nella mia vita. Be’ nostro figlio non potrebbe essere da meno.”
La ragazza sentì qualcosa di umido fare capolino agli angoli degli occhi e cercò di ricacciarlo indietro. Si schiarì la gola.
“Carino.” Mormorò con voce gracchiante.
Kakashi sorrise dolcemente a quella reazione.
“Ora tocca a te. Hai un nome?”
“Mizuki. Insomma i nostri figli avranno i tuoi capelli del colore della luna.” Ora dopo quello che lui aveva detto le sembrava talmente stupido.
“No, i nostri figli avranno il tuo ciuffo rosso e i tuoi capelli.”
“Oh no. Spero proprio di no. Voglio che assomiglino più a te che a me. Sarebbero persone più forti, più buone, migliori. Voglio che abbiano il tuo sguardo perché sarebbero in grado di spaventare l’uomo più coraggioso e di rassicurare un bambino in pericolo. Voglio che abbiano il tuo cuore perché non lo aprirebbero a chiunque rischiando di farlo in pezzi, ma lo aprirebbero a chi se lo merita per condividere tutto il loro amore, e facendo sentire questa persona la più fortunata dell’intero mondo ninja.”
“Credo che tu non possa controllare anche questo.” Scherzò lui, ma lo vedeva dai suo occhio che era rimasto colpito da quelle parole.
“Ci proverò. Se dovessero per caso avere i miei…”
“Ehi ehi! Non ci pensare ora.” La consolò. “Avranno una madre fantastica che li aiuterà ad affrontare qualunque cosa.”
“E un padre anche migliore. Senza il quale la madre probabilmente non saprebbe nemmeno da che parte cominciare.”
Lui avvicinò il suo volto a quello di lei e la baciò dolcemente. In quel momento erano pieni di speranza per il futuro. Non sapevano che nel giro di un anno le cose sarebbero cambiate completamente.
Quando si separarono, Shiori voltò la testa verso l’entrata.
“Puoi smetterla di origliare.”
Tenzo entrò mogio mogio dentro la grotta. Era un po’ che era lì fuori ad ascoltare la conversazione dei suoi amici. Non voleva interromperli.
“Forse… ho esagerato.” Cominciò. “Sarete degli ottimi genitori.”
“È vero. Abbiamo fatto un sacco di pratica.” commentò Kakashi scoppiando a ridere, seguito da Shiori.

 
Una lacrima solitaria scese sul volto della donna, che con fare protettivo continuava a tenere la mano posata sul suo ventre.
“Ti prometto che tutto andrà bene, tesoro mio. La mamma ha un piano. Ci vorrà del tempo per portarlo a termine e dovremo avere entrambi molta pazienza, ma un giorno ti riporterò da tuo padre.”
Dopo un po’, finalmente, riuscì ad addormentarsi, con il rumore della pioggia che ticchettava a farle da ninnananna.
 
Qualche ora dopo si svegliò di soprassalto sentendo dei forti colpi provenire dalla sua porta.
“Kasumi, sono Pain.” La chiamava. “Il capo è arrivato.”
La blu si alzò dal letto e raccolse l’occorrente. Quando aprì la porta davanti a lei vi era il giovane ninja dai capelli arancioni. Senza dire una parola, lo seguì per i corridoi del rifugio. Raggiunsero una stanza al piano superiore, e Pain la fece entrare da sola. Quando fu dentro la stanza Shiori notò che vi era un balcone che dava sul fiume in piena. Li fuori, appoggiato sulla balaustra, c’era l’uomo con la maschera, anche se doveva ammettere che lei quella maschera non l’aveva ancora vista. Come l’altra volta, infatti, il sedicente Madara portava un cappuccio che gli copriva il volto. Con passi lenti si avvicinò a lui e si appoggiò alla ringhiera con la schiena.
“Vorrei dire che è un piacere rivederti.” commentò.
“Sei tu che hai voluto questo incontro.” rispose lui con voce bassa e cupa.
“È vero. Itachi mi ha informato che non ti fidi dei miei risultati, e ci tenevo a mostrarti che io il mio lavoro lo faccio bene.” Allungò la mano verso di lui e gli porse i fogli. Tentò di leggergli dentro, ma non si azzardò a sforzarsi. Non aveva ancora mangiato nulla, quindi era molto lontana dall’aver recuperato le forze, e suo figlio avrebbe potuto risentirne.
Obito guardò quei fogli con interesse. Attivò lo Sharingan e poté verificare che erano stati scritti proprio dal Secondo Hokage in persona. Allora tutto quello che le aveva detto era vero. Accidenti! Avrebbe tanto voluto finirla al più presto, realizzare il sogno, ma… In fondo, nessuno di loro era lontanamente pronto per quell’evento. Combattere contro dei Jinchuriki non era cosa da poco.
Shiori sentì la rabbia, la fretta e la disperazione di lui pervaderla. Quel compito per l’uomo mascherato non aveva più niente a che vedere con il sogno, ormai non vedeva l’ora di portarlo a termine, di levarsi quel peso. Voleva solo la pace di un mondo falso e illusorio.
“Sembra che tu abbia detto la verità.” Commentò.
“Certo. E visto che per tutto ciò io non vengo pagata, vorrei sapere perché lo fai?” Lui si scostò dalla ringhiera ed entrò all’interno. “Anche se me lo dici non sarei in grado di dirlo a nessuno.”
“Questo è vero. E perché non dirtelo. In fondo… Potrebbe essere divertente.” Qualcosa di maligno la colpì dritta al cuore. “Vedi molto tempo fa io persi la persona che amavo. Credevo che fosse al sicuro, ma invece… Era la mia unica ragione di vita, era l’unica che credeva in me e mi sosteneva. Madara mi ha mostrato un mondo dove tutto è pace, dove questo desiderio di vendetta sparirà, dove lei sarà con me.”
“Com’è morta?” chiese la Nara, percependo uno sprazzo di dolore provenire da lui.
“Uno shinobi l’ha uccisa.”
“Ti sei vendicato.”
L’uomo rise divertito. “Oh non ce n’è stato bisogno. Inoltre, ho un piano per lui. Voglio che comprenda la falsità di questo mondo, l’inconsistenza del suo dolore, che cercare speranza è inutile. A quel punto lo ucciderò.”
“Perché farlo se questo mondo non è reale?” Shiori non sapeva perché, ma temeva per il destino di quell’uomo sconosciuto.
“Si, non è reale, ma vedi… È difficile dimenticare il giorno in cui tutto quello che amavi ti è stato portato via.”
“Chi sei?” chiese, sentendo i brividi che le percorrevano la schiena.
Lui abbassò il cappuccio, rivelando una maschera arancione a spirale. Essa copriva completamente il volto ad eccezione di un occhio, il destro.
“Nessuno.”
Lo Sharingan era ben visibile. Fu come ipnotizzata da quell’occhio e si avvicinò per osservarlo meglio. C’era tanto odio, tanta disperazione, ma…
Fece qualche passo indietro barcollando, poté quasi sentire allargarsi il sorriso sotto la maschera di lui.
“Do… Dove l’hai preso?” domandò, avrebbe riconosciuto quell’occhio fra mille, era uguale a quello di Kakashi, era l’altro occhio di Obito.
“Immagino dal mio clan.” fece lui.
“Tu sei…” Non riusciva a dire quel nome. Dannato sigillo! “Perché?”
“Te l’ho detto. Mi è stato portato via tutto, Madara mi ha salvato.”
Lei si lanciò verso di lui, prendendolo per le spalle.
“Ma sei impazzito? Cosa fai? Hai idea di quanto tu sia stato pianto?”
Lui alzò le spalle indifferente.
“Si, ogni tanto mi sono divertito ad osservare Kakashi rimuginare sulla mia tomba vuota.”
“Lui si sente in colpa. Lui avrebbe voluto salvarti. Se avesse saputo…”
“Non giustificarlo! Lui ha avuto il mio occhio. Lui aveva fatto una promessa e non l’ha mantenuta! Ha ucciso Rin quando io gli avevo chiesto di proteggerla!”
“Lei si è…”
“Buttata davanti a lui. Lo so. Io c’ero.” Ammise triste. “Ma sono i suoi sbagli che l’hanno portato a questo.”
Shiori si morse il labbro.
“Non ti permetterò di fargli del male.”
“Già, pare che l’unica che possa fargliene sia tu, mammina.”
La Nara indietreggiò, posando una mano sul ventre con fare protettivo, mentre l’altra veniva ricoperta dalle fiamme. Un ringhio basso, primordiale provenne dalla sua gola.
“Prova a fare del male a mio figlio e io giuro che ti ammazzo. Non mi importa di cosa tu sia per Kakashi e di quale sia il vostro rapporto. Se minacci la mia famiglia sei morto.”
“Puoi ancora parlare di famiglia?” chiese lui con evidente cattiveria. “Comunque tranquilla non farò del male a nessuno dei due. Non mi importa di voi.”
La blu tirò un sospiro di sollievo, ma rimase all’erta.
“Ora devo andare. Odio questo paese.”
“Ripensaci! Sei ancora in tempo per tornare indietro.” Lo pregò.
“No, non lo sono.” Affermò sparendo in una nuvola di fumo.
 
Nella sala comune Itachi sedeva sul divano accanto al fuoco, le braccia incrociate al petto con fare pensieroso. Sasori con il suo passo lento e strascicato lo raggiunse e gli si sedette accanto.
“Ho incontrato il mio contatto.” Lo informò, consegnandogli dei fogli inseriti all’interno di una busta marrone.
“Ti ringrazio.”
“Ora siamo pari, Uchiha.” Ringhiò, saltando giù dal divano. “Per qualunque cosa ti servano pare che sia stato difficile per il mio contatto accaparrarseli, quindi sono di valore.”
Il moro annuì e, non appena rimase solo, scattò in piedi per raggiungere Shiori.
 
Trovò la giovane donna che passeggiava avanti e indietro per la sua stanza addentando quello che pareva essere una gigantesca brioche al cioccolato. Si sedette sul letto con la schiena contro il muro e appoggiò le carte accanto a sé.
“Te le ha portate!” esclamò entusiasta con la bocca piena.
“Si, ma non farti ossessionare. Potrebbero comunque non contenere tutto quello che ti serve.”
Lei gli si sedette accanto e gli posò un bacio sulla guancia.
“Non ti preoccupare, me la caverò. E nel frattempo lavorerò ad un modo per levare il marchio a tuo fratello.” Rivelò. Il suo tono di voce si era fatto più cupo.
“Che c’è?”
“Si tratta della chiamata di Shika. Lui era triste perché aveva fallito una missione. Si sentiva in colpa. La missione era recuperare uno shinobi fuggito dalla Foglia per unirsi a Orochimaru.”
“Sasuke.” Capì immediatamente Itachi. “Quindi è con lui ora.” Strinse i pugni furioso. Era preoccupato per il fratello, ma non poteva fare niente in quel momento.
“Se la caverà. Orochimaru di certo non lo vuole morto, ma in forze. Abbiamo tempo prima che prenda il suo corpo. Troveremo un modo.”
“Perché ne sei così sicura?”
“Perché devo aggrapparmi a qualcosa. Devo riuscire a trovare una missione che non sia impossibile. Perché sennò impazzisco!”
“Hai incontrato Madara?”
“Si.”
“E…?”
“Non posso parlarne, lo sai.”
“Però ti ha scioccato.” Notò lui. L’agitazione dell’amica era dovuta più che altro a quello. Chissà cosa si erano detti?
“Puoi dirlo forte.”
Stettero lì seduti uno accanto all’altra per un po’, ognuno nei propri pensieri. Shiori sentì, ad un tratto, la furia e la preoccupazione che si nascondevano dietro all’apparente calma dell’amico. Senza dire una parola (non ce n’era bisogno dopotutto), gli strinse la mano e appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Vorrei poter stare qui ad aiutarti.” disse dopo un po’.
“Me la caverò.” Sussurrò lui. “Non c’è modo che io ti possa convincere a tornare a casa?”
Lei scosse la testa. “Devo proteggere il piccolo.”
“Aspetta a partire. Cerca di recuperare le forze. Qui nessuno ti farà del male.”
“Tu non mi accompagni?” domandò sconcertata.
“Uno dei miei corvi ti accompagnerà. Io non posso allontanarmi.” Voltò la testa dall’altra parte, sapeva che lei avrebbe capito che non era del tutto vero.
“Hai così paura?”
“Non è paura.” Si difese lui.
“Cos’è allora?”
“Non voglio affrontare l’odio che mi aspetta. È già abbastanza che debba sopportare quello di mio fratello.”
“Non credo ti odi.”
“Tu non hai sentito quello che mi ha detto dopo il massacro. Quello era odio.” Sospirò. “E quello che ho detto io forse è stato anche peggio. Eravamo fuori di noi, non sapevamo più a cosa aggrapparci e…” si fermò, non avrebbe detto nient’altro. “Non mi va di affrontare tutto questo ora.”
“Va bene. Ma sappi che, se quando nasce mio figlio non mi vieni a trovare, ti verrò a prendere a calci!”
Itachi sorrise.
“D’accordo verrò.” Promise alla sua amica.
 
Durante la notte, illuminata dalla luce soffusa della abat-jour, Shiori si mise a studiare le carte che venivano dal covo di Orochimaru. Erano in codice, uno che non le sarebbe stato difficile decrittare, fortunatamente.
Decise di mandarne una copia anche a Tenzo, così scrisse un paio di righe sui suoi progressi e chiuse una copia dei documenti in una busta. Aggiunse che avrebbe fatto bene a darlo a suo fratello. Shikaku sarebbe stato perfettamente in grado di studiare la situazione.
Fatto ciò, decise che era ora di andare a dormire. Faticò ad addormentarsi, ma quando ci riuscì cadde in un bellissimo sogno. Sognò di bambini con i capelli argentati e Kakashi che giocava con loro, mentre lei li guadava ridendo felice. Peccato che fosse solo un sogno, un mero desiderio, per poter tornare a casa, doveva ancora affrontare le sue peggiori paure.









Angolo dell'autrice
Salve a tutti!!
Non posso credere di essere riuscita a correggerlo in tempo! Ok tecnicamente ora è domenica, ma è appena cominciata!
Dedico questo capitolo a Psychosunflower, che quando ha scoperto che Shiori era incinta mi ha scritto chiedendomi di scrivere nel capitolo successivo un flashback in cui lei parlava di bambini con Kakashi. Io, però, avevo già scritto il capitolo, ma non era destinato alla settimana successiva. Quindi ha dovuto aspettare qualche capitolo in più, ma alla fine è arrivato. Spero che sia stato all'alltezza :)
Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire la storia e chi recensisce.
Baci!
A presto!

 
  
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