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Autore: LadyRoran    22/11/2015    2 recensioni
"Frequento un corso, questo semestre, che mi distrugge il cervello... per colpa di due elementi".
Steve e Bucky sono colleghi universitari, diametralmente opposti, e spesso, a lezione, si ritrovano a discutere sulla Guerra Fredda. Amy, amica da tempo di Steve, si ritrova tra due fuochi.
Modern!AU.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Not a perfect soldier, but a good man.

“Un caffè. E’ solo un caffè.
A me nemmeno piace il caffè. Devo bere proprio il caffè? Un cappuccino non va bene? Il tè? Un latte al cioccolato?”
Mi dondolavo con i piedi davanti al bar a cui ci eravamo dati appuntamento io e Bucky, con la faccia nascosta nella sciarpa e le mani in tasca.
Ero arrivata in anticipo di cinque minuti, e le paranoie mi assalivano ogni secondo di più.
“Ehi, aspetti qui da molto?” Bucky mi arrivò alle spalle, facendomi sobbalzare, per poi scoppiare in una risata isterica.
“No, solo qualche minuto! Però potrei aver perso il naso a causa del troppo freddo, nel frattempo” dissi io, dopo essermi voltata verso di lui. Questa volta aveva i capelli tirati indietro e raccolti in un piccolo codino, e non potevo che chiedermi come potesse stare coi capelli corti.
“Nah, sembra che sia al suo posto. Entriamo?” annuii, sorridendo. Sembrava una persona completamente diversa dal ragazzo che passa il suo tempo a litigare con Steve.
Ci accomodammo ad un tavolo un po’ appartato vicino ad un vecchio jukebox anni cinquanta, che sfortunatamente era fuori uso.
Alla fine ordinai un cappuccino, lui un caffè e un cornetto al cioccolato, e fu grazie a questo che riuscii a rompere il ghiaccio; ad ogni morso, Bucky si sporcava di cioccolato e zucchero a velo, o in faccia o sulle mani, come un bambino, in pratica.
“Sai, è per questo che evito di mangiare in pubblico, anche io sono un’imbranata”.
“Ma così…” continuò lui, prima di un altro morso “non ti rendi mai ridicola in pubblico!”, scoppiai in una risata forse troppo forte, diventando completamente rossa.
“Direi che questo basta per dimostrare il contrario…”, senza contare che riuscii a macchiarmi col cappuccino, ovviamente.
Restammo a parlare di qualsiasi cosa, cambiando sempre argomento, scoprendo di avere molte cose in comune. Entrambi amavamo viaggiare, ad esempio, e a quanto pare eravamo stati a Dublino durante la stessa settimana, ma ovviamente non ci conoscevamo ancora.
Scoprii che lui aveva scelto russo come lingua da studiare, ma resosi conto che non faceva per lui, cambiò in francese. Faceva parte di un partito politico giovanile, ma poi l’aveva abbandonato, e come hobby aveva ripreso a suonare il pianoforte, che aveva messo da parte durante gli ultimi anni del liceo.
Ovviamente, adesso avevo una voglia matta di sentirlo suonare.
Io, invece, gli raccontai della mia passione per la fotografia. Potevo passare ore ad osservare un paesaggio, una piazza, il bancone di un bar e cogliere tutti i dettagli, le sfumature, e tentare di imprimerle su una lastra fotografica, rendendo eterno un momento.
Eravamo molto in sintonia, ed ero felice di averlo rivalutato così tanto.
Passammo così tanto a parlare che alla fine il bar si riempì del tutto, e ci chiesero di liberare il tavolo, così girammo un po’ per il centro.
“Senti, Amy…” disse lui di punto in bianco, mentre camminavamo. Quanto le frasi iniziano con “senti…”, non seguono mai cose buone.
“Ho promesso a mia madre che avrei mangiato a casa a pranzo, quindi devo andare.” Guardai l’orologio e scoprii che erano già le tredici passate.
“Oh, ma certo!” pensai potesse essere una scusa, anche se l’uscita non mi era sembrata un così grande disastro.
“Ma mi andrebbe di rivederti… e non intendo solo a lezione”. Sorrise, e chissà che colore aveva assunto la mia faccia.
“Certo, anche a me. Però, devo chiederti una cosa… in presenza di Steve…” mi sembrava pure assurdo dirlo, ma non osavo raccontare a Steve di tutta questa faccenda.
“Sì, capisco. Ma quando non sarà nei paraggi… beh, non posso prometterti nulla” concluse lui, ridendo e inumidendosi le labbra, e mandandomi al Festival dell’Ormone.

***
Io, Peggy e Steve, sin da quando ci siamo conosciuti, abbiamo iniziato a festeggiare il Giorno del Ringraziamento, pur non essendo americani. In realtà, era solo una scusa per vederci, mangiare cibo spazzatura e guardare film idioti.
Ora, anche se a causa della distanza era complicato vederci, Peggy riusciva sempre a prendere il treno e a tornare a casa per il weekend, così passavano il sabato sera a mangiare marshmallow bruciacchiati (forse anche troppo, perché Steve ha l'abitudine di tenere le cose per troppo tempo sul fuoco), e cosce di pollo allo spiedo, a mo' di tacchino.
Quest'anno, però, con la scusa della presenza di Sharon, avevamo pensato di fare una vera e propria cena, qualcosa di serio, da adulti, insomma. 
Peggy, poi, mi aveva detto che avrebbe portato un suo collega, Dan Sousa, con cui si trovava molto bene e si stava frequentando da un po’. Un bel po’.
Al che, mi propose di invitare anche Bucky alla cena.
"Sei pazza?" esclamai, al telefono, quando mi propose la cosa.
"Ma perché? State uscendo già da qualche settimana, no? Sarebbe carino! E poi lo voglio conoscere!"
"Te lo posso presentare anche un altro giorno."
"Amelia."
"Mh"
"Non l'hai ancora detto a Steve?"
"No."
Restammo in silenzio per qualche secondo. Sentivo la tensione crescere.
"Glielo devi dire" mugugnai un po', non ero pronta a ricevere una cazziata da Steve.
"Muoviti. Ora chiudiamo e gli telefoni"
"Peggyyyyy!"
"Se non lo fai tu, lo faccio io." Sospirai, decisa a prendermi la responsabilità.
"Va bene. Ma non aspettarti un clima di gioia poi, ok?"
"Ci sono abituata, lo sai. Sii coraggiosa"
Ci salutammo e terminai la chiamata. Presi un bel respiro e digitai il numero di Steve.
"Non rispondere, non rispondere, non rispondere"
"Pronto?"
"Ehiiiii Steeeeeve, amico mioooo" stavo nel panico, mi avrebbe scoperta subito. 
"Che hai fatto?" Respiro profondo. Dai, Amy, ce la puoi fare.
"Senti Steve... mi sto vedendo con qualcuno".
"Cosa? Ma è fantastico! Chi è? Lo conosco?"
"Sì, in effetti sì... è Bucky Barnes"
Non sentii più niente, nessun suono, nemmeno un fiato.
Poi iniziamo a sentire rumori strani, striduli, dei fruscii, ... e mi resi conto che erano rumori da "tasca".
Sebbene fossero ovattati, riuscii a sentire le chiavi nella serratura, o lo sbattere della porta, dei passi, veloci, e altri suoni del nostro quartiere. Stava venendo qui.
Mi piazzai davanti alla porta, a braccia conserte, in attesa.

"Ti sei fidanzata col nemico?" Io e Steve eravamo seduti al tavolo della cucina, sorseggiando tè ai frutti di bosco e biscottini, sperando da poterlo addolcire un po' così.
"Prima di tutto, stiamo uscendo da qualche settimana, niente di più. E poi, perché lo odi così tanto? Non ci credo che è solo per l'università. Ti ha fatto qualcosa?"
Steve si ammutolì, e fu allora che capii che, in effetti, c'era qualcosa che non mi diceva. 
"Beh..."
"Sì?"
"Eravamo nello stesso reparto scout".
Ecco, ora partiva il racconto. Ve l'avevo detto che Steve faceva anche lo scout? 
"In realtà, eravamo amici sin da quando eravamo lupetti, siamo cresciuti insieme, e sai quanto sono importanti i miei amici scout, per me. E soprattutto, i valori che mi hanno insegnato... beh, all'ultimo anno di reparto lui ha iniziato a tradire quei valori, a causa delle sue compagnie da liceo. Ha iniziato a bere con più frequenza, non solo per festeggiare come facevamo prima. Poi a fumare, non solo sigarette, e blaterava sempre a proposito dei suoi amici fighi e più grandi. "I miei amici fanno questo, fanno quello, hanno fondato un partito tutto loro, l'Hydra, bla bla", e poi la cosa è degenerata tanto che, mentre io prendevo la partenza, per poi proseguire il percorso da capo scout, se n'è andato senza cerimonie e senza salutare. Da allora ha pure smesso di salutarmi, quando mi incrocia, e io non lo sopporto. Poi con quella dannata sciarpa, ma su chi vuole fare colpo?" Si fermò un momento, e mi guardò con gli occhi un po' lucidi.
"A parte te, a quanto pare"
"Steve..."
"Sappi che, se dovesse farti male, gli spacco la faccia"
Scoppiai a ridere, immaginando la scena di questi due ragazzoni intenti a picchiarsi. Per me, poi. 
Ma capii che con quel discorso, in fin dei conti, mi stava dicendo che "andava bene". 
"Beh, ora che ti sei calmato un po'..." Lui tornò sull'attenti, da perfetto soldatino.
"Cos'hai fatto?"
"Niente... ancora. Peggy mi ha proposto di invitarlo alla nostra cena del ringraziamento".
Invece di rispondere, Steve si prese il viso tra le mani e io riuscii solo a ridere.

*******
Ciao gente! La prima parte del capitolo è un po' diversa dal solito, infatti non ci sono tante citazioni e l'atmosfera è un po' diversa dagli  altri capitoli, ma era necessario  u_u
Qui poi ho inserito altri riferimenti a Agent Carter, e non solo! Se avete visto altri film di
Chris-Scemo-Evans sicuramente capirete y_y 
Inoltre come avrete notato ho cercato di inserire una backstory che potesse reggere...  e in effetti,Cap sarebbe un perfetto scout, non trovate? x°° 

FUN FACT: Il "Ringraziamento" è stata una trovata dell'ultimo momento perché nello scorso capitolo ne avevo parlato, ma DOPO averlo pubblicato mi ero resa conto che lastoria NON E' ambientata in America, né in Canada, e mivolevo prendere a  scudate in faccia per l'errorone  x°° ma ho rimediato!
Detto questo, spero di pubblicare per la settimana prossima  il quarto ed ultimo capitolo.
Baci a tutti  <3


SPAZIO RIFERIMENTI:
- Not a perfect soldier, but a good man, frase detta dal dr. Erskine in CA riferita al buon Steve.
- aveva ripreso a suonare il pianoforte, in un telefilm, Political Animals, il personaggio interpretato  da Sebastian Stan suona il pianoforte.
- Steve aveva l'abitudine di tenere le cose per troppo tempo sul fuoco, altro riferimento alla Torcia Umana. Supernova, brutta.
- Dan Sousa, per chi non l'avesse chiaro, è uno dei personaggi del telefilm Agent Carter.
- L'Hydra... va beh, sapete.
- da perfetto soldatino, riferimento al titolo del capitolo e al "super soldato"


 
  
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