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Autore: Shayleene    22/11/2015    1 recensioni
Delle creature originate dalla Morte stessa per compiere il suo volere.
Sono ovunque attorno a noi, vigili custodi delle nostre effimere esistenze nonostante nemmeno loro siano eterni, pronti a raccogliere i nostri ricordi prima che la nostra anima svanisca, osservatori invisibili dello scorrere del tempo.
Ma su di loro incombe un infausto destino: scomparire non appena raggiungono il millesimo anno di vita. E' possibile sconfiggere la Morte, la propria creatrice?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Novità!!! Ho deciso di continuare la oneshot e renderla una storia vera e propria, siete contenti? Il cambio di tempo verbale da presente a passato remoto è voluto, non temete. Spero che continuerete a seguire la storia, e soprattutto che vi piacerà!

Tutto ebbe inizio con un'ombra scura che lentamente si staccò dalla figura seduta in un ampio trono d'avorio bianco, lavorato così finemente da sembrare persino fatto d'ossa umane. Decorazioni delicate ed elaborate si inerpicavano su tutto lo schienale, mostrando l'immagine di una figura incappucciata che con le sue braccia aperte pareva voler stringere a sé chiunque si fosse seduto sul trono.
L'ombra aleggiò nell'aria per qualche istante, e al suo centro si intravide un tenue bagliore rosso, simile ad un rubino pulsante nascosto dentro una sfera opaca. Venne sospinta da una brezza invisibile a qualche metro di distanza, per poi calare lentamente fino a toccare il suolo. Lì iniziò ad espandersi, un ammasso nero che si innalzava e da cui dipartivano degli spuntoni affilati. Uno, due, fino a cinque. Quasi fosse un albero rinsecchito che cercava di affondare le sue radici scheletriche nel terreno arido del deserto in cerca di qualche goccia d'acqua. 

Poi quelle asperità cominciarono ad arrotondarsi, diventando più morbide e meno mostruose. In quella più in alto si aprirono due fori uno accanto all'altro, e uno leggermente sotto più allungato. Si iniziarono a intravedere delle linee più definite, materia nera che era plasmata da uno scultore invisibile che ne stava regolando i tratti deforme. 
La superficie nera assunse secondo dopo secondo un colorito sempre più chiaro, fino a raggiungere un rosa eburneo. Comparvero le mani, i piedi, le dita e una chioma scomposta di capelli biondi e mossi. Al posto delle due cavità vi erano ora due occhi blu che richiamavano le profondità marine agitate da forti correnti e custodi di segreti antichi. Sotto c'era un naso dritto e arrotondato sulla punta, mentre la bocca dalle labbra sottile era piegata in una smorfia di dolore.
Tutta l'oscurità sembrò staccarsi da quella figura sollevandosi dietro di lei, e condensandosi in un lungo mantello scuro che la ricoprì immediatamente poco prima che essa crollasse a terra.

*

Inizialmente vi fu solo una gran confusione di sensazioni. Come rendersi finalmente conto di essere vivi dopo un lungo tempo, prendere un respiro dopo essere stati costretti a trattenere il fiato per ore interi. 
Immagini, rumori, sapori, superfici, voci... ogni cosa si sovrapponeva una sopra l'altra creando il caos totale. Eppure nonostante quello c'era un calore di fondo che rendeva il tutto sopportabile, un'emozione simile al conforto che come una coperta aggiungeva quella creatura informe che stava nascendo dall'oscurità. 
Un'essenza che, insieme al suo corpo, stava anche acquisendo coscienza del compito che gli sarebbe spettato, una missione così gravosa e di vitale importanza per la quale avrebbe dovuto dare tutto. Anche la vita. Dopo quel primo momento di confusione tutto divenne lentamente più chiaro, una strada che prima era immersa nel buio ma che lentamente veniva illuminata da delle piccole luci che indicavano la via da seguire per non perdersi nel buio più profondo da cui provenivano voci terrificanti che preannunciavano morti terribili.
Anche alla fine di quella strada illuminata vi era la morte, ma in un certo senso pareva più accogliente di quella che sarebbe spettata deviando dal sentiero. Più giusta, persino. Più umana.
Con quell'ultima parola aprì lentamente gli occhi. E con quell'ultima parola in mente, giunse il dolore.
Il suo corpo appena formatosi crollò a terra in preda agli spasmi. Non ne aveva alcun controllo: gli arti si irrigidivano rifiutandosi di rilasciare quella posizione a guscio in sui si erano ritirati, mentre le mani tremavano senza posa. Miliardi di aghi ferivano impietosi quella carne ancora sottile e delicata, mentre successivamente zanne invisibili la laceravano senza però lasciare alcuna traccia delle ferite. Delle scosse elettriche alla testa fecero gridare la creatura, rivelando la sua voce ringhiante e gutturale degna di un mostro degli abissi. 
La figura sul trono osservava impassibile, sbattendo lentamente le palpebre dalle lunghe ciglia nere. Pareva essere insensibile a ciò che stava accadendo davanti a lei, persino abituata a vedere scene simili. Si limitava ad attendere pazientemente, tamburellando le lunghe e magre dita diafane sul bracciolo del trono. 
Nel frattempo un fuoco interiore stava divorando dall'interno la creatura, facendogli desiderare la morte.
E in quell'istante tutto finì.
La creatura si immobilizzò, prima posando a terra gli arti spossati e poi rialzandosi, barcollando solo per un istante ed ergendosi con la schiena dritta e lo sguardo fiero. Il rito della nascita era stato completato.
-Figlio mio- mormorò allora l'altra figura, sollevando una mano verso di lui. La creatura che si era appena alzata si avvicinò a lei, le prese la mano e ne baciò il dorso con le labbra pallide.
-Madre- la salutò, rivolgendole uno sguardo pieno di rispetto.
La Morte sorrise alla sua nuova creatura, studiandone i lineamenti cesellati che possedeva. Con quei tratti così eleganti ed affascinanti sembrava proprio un umano qualsiasi.
-Vi ringrazio infinitamente per avermi donato la vita- continuò questi, inchinando la testa in segno di riverenza verso la Morte, che aveva assunto l'aspetto di una giovane dai capelli rossi, la pelle chiara e il corpo formoso. Ma ciò che colpivano di più erano gli occhi completamente neri, oscuri come dei pozzi senza fine, nei quali si poteva vedere la sua vera essenza: la Morte.
-No, devo essere io a ringraziarti, figlio mio.- rispose ella, alzandosi in piedi e prendendogli delicatamente il mento tra le mani. -Sono certa che mi servirai perfettamente come mio Reaper- aggiunse, posando le labbra carnose sulle sue dandogli un lungo bacio.
-Ora va, e compi il tuo dovere.- gli intimò, allontanandosi da lui e osservando la creatura costituita dal suo stesso essere inginocchiarsi un'ultima volta prima di scomparire nel nulla come una folata di fumo spazzata dal vento.

 

Allora, che ne pensate di questo primo capitolo? :3




 

   
 
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