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Autore: Florence    01/03/2009    11 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-17

PROIBITO

Eccoci qua! Come vi avevo anticipato, a questo capitolo cambia il punto di vista, cambia il gruppo di attori in gioco e cambia anche la zona geografica della storia.

Probabilmente molti penseranno che, tra i vari OOC da me proposti, questi sono i meno credibili. Io invece penso che, come ho detto all'inverosimile, un lungo periodo di tempo, anche se lentamente, ma cambia davvero le persone, se la loro quotidianità viene stravolta da eventi esterni, come nel caso dei protagonisti di questo capitolo che vi propongo.

E' un capitolo di transizione, quindi... diciamo che servirà come trampolino per un prossimo capitolo in cui verrà ripresa la storia e tessuto un pezzetto della trama che porterà al gran finale, che per ora è mooolto lontano!

Spero che vi piaccia!

Ed ora... buona lettura! ^__^


 

-Ti credi tanto bella, la reginetta della festa!, ma se mi tratti ancora come una serva ti faccio vedere io chi è più forte!-, la neonata si rivolse a me rabbiosa, vomitandomi in faccia tutto il suo coraggio.

La guardai dall’alto in basso, poi mi voltai e ripresi a stendere lo smalto sulle unghie delle mie mani.

-Parlo a te, puttana!-, ringhiò di nuovo.

Inspirai, cercando di stare calma, perché sapevo che se mi fossi messa a lottare con lei mi si sarebbe sciupata tutta la manicure.

Puttana!

Chiamami strega, chiamami mostro. Chiamami come vuoi, zecca schifosa, ma puttana no!

Mi voltai verso di lei, chiudendo accuratamente la boccetta dello smalto.

-Chiedi scusa-, dissi con tono distaccato. In realtà volevo solo stuzzicarla ancora un po’. Dovevo sfogare la mia rabbia, lei era il bersaglio perfetto, come tutte le altre.

-Chiedi scusa tu al mio compagno per quello che gli hai detto!-, urlò indicando Jasper.

Lui stava seduto su una sdraio mezza scassata e ci guardava, impassibile, con un sorriso maligno dipinto sul volto. Pensai che stesse fomentando con il suo potere la piccola belva che aveva creato. Una delle tante.

Le sue parole furono decisamente troppe.

-Il tuo ‘compagno’?-, calcai teatralmente l’ulima parola, richiamando l’attenzione di Esme e di Emmett.

-Svegliati, imbecille! Il suo compagno!!!-, iniziai a ridere rumorosamente, per irritarla, perché mi sembrava impossibile che, neanche questa, avesse capito come stavano le cose.

-Smettila di ridere, oca!-, rispose la piccola selvaggia.

Chiamami strega, chiamami mostro. Chiamami come vuoi, deficiente, chiamami anche puttana, MA OCA NO!

-Lo sai il perché, in questo momento, stiamo sopportando la tua immonda e pericolosa presenza in mezzo a noi? Vuoi davvero sapere perché prima eri una normale ragazza che lavorava in una tabaccheria e subito dopo sei stata uccisa, per diventare un vampiro? Eh, dì, lo sai, tu che fai tanto la spavalda?-

La ragazza non rispose. Forse era la prima volta che qualcuno la metteva di fronte all’evidenza che lei, volente o nolente, era morta. M-o-r-t-a.

-Te lo dico io, il perché! Perché tu eri...-, mi fermai, perché la voce di Esme si sovrappose alla mia e ne prese il posto, ringhiando contro di lei, azzittendomi.

-Perché assomigliavi lontanamente alla moglie di Jasper! Perché lui ha ucciso tante donne prima di te e ne ucciderà altre dopo te, quando si stancherà della tua presenza. Perché Japer si illude di ritrovare la sua Alice, e non si rende conto di quanto si renda ridicolo nel ricercarla in persone vili come te!-, si fermò un attimo e guardò Jasper: la sua espressione non era mutata, solo il suo sorriso era cresciuto un po’. Esme non parlava a lei, ma al figlio del cui odio si era alimentata per anni, nutrendolo con lo stesso cibo.

-La tua altezza. O meglio la tua bassezza: questo gli ha ricordato l’esile Alice. I tuoi capelli forse. Ma erano lunghi: per questo te li ha strappati con i denti, mentre eri sofferente per il dolore della trasformazione. Non te ne sei neanche accorta!-

Sul volto della neonata lo sconcerto stava scacciando l’ira: non poteva credere alle sue orecchie.

-Quella di Rothenburg le assomigliava di più-, aggiunsi io, rigirando il coltello nella piaga.

-Rosalie ti considera una serva, perché tu sei una serva: servi solo per sollazzare i pruriti di Jasper e scodinzolare, cercando di essere il più leggiadra possibile, come era lei! Ma tu non sei lei! Nessuna di voi è lei!-

Mentre Esme parlava e la staffilava con frustate violente, parola dopo parola, la ragazza aveva portato le mani alle orecchie ed era caduta in ginocchio: non voleva ascoltare la verità. In fondo le stavamo facendo solo un favore: prima avesse capito qual era la situazione, prima si sarebbe potuta allontanare da quella vita e crearsi una dimensione sua. Si voltò verso Jasper, ma lui non si mosse. Si avvicinò quasi strisciando a lui e si aggrappò alla sua gamba, implorandolo di dire che non era vero quello che aveva sentito.

Jasper rimase immobile. Si limitò a rivolgerle lo stesso sorriso cinico che da troppo tempo increspava le sue labbra, privandolo di ogni altra espressione di rimpianto, turbamento, sofferenza, amore.

-Vattene!-, tuonò Esme e in un attimo fu su di lei, afferrandola per i capelli e staccandola da Jasper.

-Vattene via!-, sibilò, mentre la ragazza scappava, inciampando, oltre il bosco al confine della recinzione.

-Nessuna di loro è come la mia Alice...-, fu un bisbiglio, ma lo udii chiaramente mentre Esme si allontanava verso il suo bungalow. Erano anni che non sentivo la sua voce così addolorata, quasi dolce. Mi si strinse il cuore vedendola sparire nella sua casetta.

Jasper la imitò: gli era stato fatto un favore. Almeno poteva ringraziarci. Si allonantò sbuffando, forse l’unico gesto ‘umano’ che non si lasciava sfuggire da tempo. Eppure voleva dire tante cose…

Emmett scosse la testa e si alzò, guardanodmi con aria di rimprovero. Non avevo rimpianti. Quella piccola sanguisuga ci avrebbe ringraziate, un giorno.

 

Lo guardai che si allontanava lungo il vialetto di faggi, troppo simmetrici perché fossero cresciuti spontaneamente.

Siamo in un campeggio nel mezzo dei Carpazi, cosa ti aspetti, Rose...

 

Rientrai nel nostro bungalow umido e scomodo, mi sedetti sul piccolo letto  cigolante e accavallai una gamba sull’altra, facendola dondolare.

Osservai lo stivale graffiato e logoro che portavo ormai da troppo tempo. Quand’era stata l’ultima volta che ero entrata in un negozio di scarpe? Tre, forse quattro anni prima, quando ci eravamo fermati a Londra, per un po’. Mi era dispiaciuto ripartire, perché in quei pochi mesi là mi era sembrato che potessimo tornare ad avere una vita normale.

Avevamo una casa, anche se minuscola, al confronto con quella di Forks, di quattro stanze. Una per Esme, una per Emmet e me, una cucina e un salotto piuttosto ampio con un grande divano, dove ogni tanto Jasper si stendeva e si perdeva nei suoi ricordi.

Senza le visioni di Alice, non era più così facile procurarsi i soldi investendoli in borsa e, d’altra parte, ognuno di noi sentiva che era quella la giusta punizione per non aver saputo controllare i nostri comportamenti, in quel giorno così lontano.

Eravamo sempre vissuti nel lusso, stabili in enormi ville dove ci sentivamo a casa. Dopo la “rottura”, avevamo scelto di vivere da girovaghi, campando alla giornata.

Non sapevo come fosse stato possibile restare uniti, soprattutto  non capivo come Jasper non se ne fosse andato... forse l’avrei preferito.

Forse avrei preferito che anche Esme ci avesse abbandonati, in modo che Emmett ed io avremmo potuto ricostruirci una vita da soli, lontani dai rimpianti e dai ricordi dolorosi che ci accompagnavano ogni giorno.

Mi tolsi lo stivale e lo studiai con più attenzione: praticamente era senza tacco, impensabile per me che, se mai avessi dovuto ammettere di avere qualche difetto, forse avrei chiamato in causa quei due o tre centimetri che mi mancavano per essere perfetta.

Tu non sei perfetta, Rose, non lo sei mai stata…

Semplici, vecchi stivali in cuoio. Resistenti alle intemperie e ai chilometri che percorrevamo da anni, senza sosta, come se fosse la nostra punizione.

In realtà nessuno ci aveva ordinato di andar via da Forks, dallo stato di Washington e dagli Stati Uniti. Lo avevamo fatto e basta.

 

Sfilai anche l’altro stivale e mi distesi su di un fianco. Ero triste ed accettare questa mia condizione mi intristiva ancora di più.

Ero cambiata così tanto in dieci anni e, anche se non lo avrei ammesso davanti a Jasper, o a chiunque non mi avesse conosciuto bene come mio marito, sentivo di aver conquistato quella parte di umanità che mi ero negata persino in vita. Adesso, a volte, facevo trapelare le mie emozioni anche in presenza di estranei ed ero in grado di contenere di più la rabbia.

Certo, lo shopping e le comodità mi mancavano molto, ma avevo imparato l’importanza delle cose più semplici, come il guardare un tramonto insieme, sperduti su un monte senza nome in Europa, oppure sentire il vento fra i capelli, mentre correvamo a fianco, tutti e quattro. E soprattutto avevo ricominciato a pensare a mio padre, mia sorella e mio fratello, che avevano lasciato nel mio cuore una voragine. A volte pensavo anche a quella piccola pasticciona di Bella. L’avevo detestata… ma perché?

Non era vero che ti odiavo, Ed, che ero fuoriosa con te perché non mi avevi voluto come tua compagna... neanch’io ti ho mai visto come qualcosa di diverso che un fratello... solo... avrei voluto che tu non leggessi l’orrore nella mia testa... non sarebbe stato necessario riempirla sempre di parole stizzite e idee futili, per impedirti diguardare cosa fossi realmente.

E mi mancano le “battute di caccia” che facevamo insieme, Alice, saltellando da una boutique all’altra, acquistando più di quello che potevamo indossare, come se fossimo noi stesse le bambole con le quali giocavamo. Mi manca la tua risata cristallina e i tuoi occhi immobili, quando vedevi qualcosa che a me, vampira banale, era precluso.

 

Avevo perso tutto quello che avevo già una volta, ma lo avevo dimenticato.

Perdere di nuovo l’illusione di una vita tranquilla e felice, perdere ancora la mia famiglia, tutto quello che eravamo... noi “Cullen”, ha fatto sbriciolare quella che pensavo fosse la maschera perfetta per coprire le mie sofferenze nascoste.

 

Vorrei tanto che tutto tornasse come prima, quando vivevamo della nostra reciproca esistenza, prima che i miei fratelli si sacrificassero per proteggere tutti noi... prima di perdere un padre.

 

Alle volte mi fermavo a fantasticare di una vita diversa: forse, se Emmett ed io non avessimo ceduto alla rabbia e fossimo riusciti a comportaci “bene”... resistendo all’impulso di comportarci come la nostra natura ci permetteva... forse... mettendoci in lista con le altre coppie...

Mi voltai di scatto sull’altro fianco: era un’idea folle e nessuno che avesse avuto un minimo di cervello ci avrebbe permesso di fare una cosa simile.

 

Eppure desideravo ancora più che mai un bambino da amare... anche se non era mio, fatto da me...

 

-Sangue del mio sangue-, dissi con tono lugubre, mettendomi supina e alzando le mani su di me, come se stessi sollevando e facendo giocare davvero un batuffolino.

 

A volte, quasi senza accorgemene, mi trovavo a stringere al petto un cuscino.

Emmett non mi bastava più, ora che ero stata di nuovo strappata ad una vita “normale”. Lo amavo, ma desideravo prima di tutto una famiglia; dopo un amante meraviglioso come lui.

 

 

-Cosa dicevi?-, la voce di Esme arrivò alle mie orecchie prima che lei entrasse nel mio bungalow, senza bussare.

Mi alzai a sedere sul letto di scatto.

-Cosa vuoi, Esme?-, il mio tono era acido, come al solito, come ogni volta che interrompevano i miei sogni ad occhi aperti.

-Ti ho sentito parlare di sangue... hai di nuovo sete?-, si sedette vicino a me, sul letto. Chi le dava il permesso di farlo?

Mi ritrassi e stavo per dirle di andare via, quando Esme abbassò la testa e si chinò sulla mia spalla.

Stava piangendo, anche se non scendevano lacrime sul suo viso.

Rimasi pietrificata. Cosa... cosa stava succedendo? Un secondo prima era la Esme spavalda e arrabbiata che da dieci anni ci trascinava in giro per il mondo, un secondo dopo era fragile e indifesa, scossa da profondi ed infiniti singhiozzi, anelando un conforto che non pensavo poterle portare.

-Esme...-, lasciai che restasse appoggiata a me e le misi una mano sulla spalla.

 

Sai che sforzo! Gridò una vocina nella mia testa. No, non era nella testa: ci misi un secondo per capirlo. Veniva dal mio petto.

 

Perché dovevo ancora fingere di essere sdegnosa e arrabbiata? Perché non permettevo mai a nessuno di conoscere la vera Rosalie?

“Fanculo!”, pensai e la abbracciai stretta, lasciando che si aggrappasse alle mie braccia forti su di lei.

-Mamma, calmati...-, se non la smetteva, iniziavo a piangere anch’io: la grande, superba Rosalie Hale che piangeva!

 

Restammo abbracciate a lungo, finché Esme si calmò e il magone che mi stava strizzando il cuore si fu un po’ allentato.

 

Solo allora la scostai appena da me, tenendo le mani sulle sue spalle e feci in modo di guardarla in viso. Aveva gli occhi cerchiati di rosso. Aveva ceduto di nuovo ad un istinto che non possedeva e che si era convinta di voler assecondare.

 

-Che è successo?-, le domandai. Non rispose.

-Esme...?-, la scossi appena e la sua testa ondeggiò, come quella di uno spaventapasseri svuotato dell’anima.

 

Edward sosteneva che chi rinasceva vampiro, rinunciava per sempre all’anima.

Io stavo scoprendo che si sbagliava.

 

-Mamma... che hai?-, mi usciva naturale chiamarla così, anche se da dieci anni vagavamo come atomi di gas nobile, vicine, ma senza mai toccarci.

Esme mi guardò per un istante, poi distolse lo sguardo, forse perché si vergognava dei suoi occhi. Deglutì.

-Non ce la faccio più, Rose... Ho retto la parte troppo a lungo... ho urlato e mostrato i denti a troppa gente. Ho coperto con la cenere il dolore che brucia dentro di me e ora non ce la faccio più...-, non ci fu bisogno che dicesse altro: avevo capito tutto.

-Torniamo a casa?-, mi accorsi che il mio volto si aprì in un sorriso, pronunciando quella parola.

Casa...

-No... ancora no...-, mi guardò per un istante, il volto preoccupato. Rimasi interdetta.

-Prima voglio... voglio tornare la Esme che ero e poi...-, si torturava le mani mentre le parole bruciavano come lame nella sua gola.

-Poi?-, la scrollai ancora per le spalle.

Mi guardò e quella volta era decisa.

-Voglio riprendermi i miei figli. Voglio Alice ed Edward-, era determinata, -E poi voglio che Carlisle mi perdoni e torni con me. Io... ho dato per scontato che prima o poi lui ci raggiungesse, che non potesse fare a meno di me come io di lui, ma... non è venuto. Mi sento spezzata da quando l’ho abbandonato...-

L’abbracciai pregando che il suo sogno, quello che aveva in mente, potesse davvero realizzarsi al più presto.

 

Emmett rientrò nello chalet e ci trovò abbracciate. Indugiò sulla porta, poi si avvicinò a  noi e, senza che nessuno gli avesse detto niente, si unì all’abbraccio, stringendo me e nostra madre come solo lui riusciva a fare.

-Contate su di me-, disse felice, capendo tutto al volo. Strano! Pensai, ma Emmett riusciva ancora a stupirmi, dopo oltre ottant’anni.

 –Mi mancano il mostriciattolo e quella frana di mio fratello!-

 

Forse in quel momento emanavamo pace e Jasper se ne rese conto.

Quello che so è che, quando bussò alla nostra porta, lasciata aperta da Em, e ci vide, storse la bocca in un ghigno obliquo e poi usò il suo potere.

Ci sentimmo tutti subito meno entusiasti e più insicuri delle nostre intenzioni.

Maledizione a te, Jasper!

 

-Sono riuscito a trovare i Romeni: domani ci rimetteremo in viaggio e li raggiungeremo prima di notte-, disse apparentemente calmo e poi si dileguò.

 

Guardai Esme ed Emmett, ma nessuno di noi trovò il coraggio di parlare.

***

 ... to be continued...

 

***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
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Anche a questo capitolo ho avuto tanti commenti e sono molto contenta di ciò!!! Spero che questo capitolo un po' differente, che stravolge il punto di vista cui finora vi avevo abituate, non vi abbia fatto storcere il naso!!! Grazie a tutte!!!

Angie Cow: Che bello: una nuova lettrice! Sono veramente commossa da quello che scrivi, che addirittura sei voluta tornare indietro per rileggere i miei sproloqui... Mi fa molto piacere che tu giudichi buona l'analisi psicologica dei "miei" personaggi... ma addirittura "egregia" mi pare eccessivo! Inutile risponderti che anch'io sono più attratta dal duo Carlisle-Bella che dagli altri vampiri, e inutile puntualizzare che, tra i due... se vuoi ti lascio Bella e mi tengo il biondastro! :-P Ecco un pezzettino di seguito per te e... continua a seguirmi! Grazie ancora!
meredhit89: eh... i Volturi hanno fatto un bel lavoro, tanto che Bella non si ricorda di nulla... tranne che di Mike Newton! Ehhh, forse il suo destino era quello: innamorarsi di Mike e non considerare neanche di striscio i vampiroli! AhAh, scherzo! Ti ringrazio molto per la recension e... incrociamo le dita perché tutti superino i propri demoni e vadano avanti! Ciao e a presto!
dreaming_eclipse: sì, Ed è surclassato, dici bene... sono stata un po' troppo scorretta con il suo personaggio, ma, come dici tu: il fascino del camice è imbattibile! A risentirci e ancora grazie!
Kia_do87: Porgi i miei saluti anche alle larvette di Ursula, va'! Sì, penso che più cattiva di tutti sono stata con Ed e Alice, che sono soli, in ostaggio e costretti a fare qualcosa che non vogliono, ma alla quale si aggrappano per non perdere anche il loro legame, l'unica cosa che questa strega di scrittrice ha concesso loro! :-P Comunque, per uno con la moralità di Carlisle, non è semplice neanche per lui... Bella è avvantaggiata: ha tutti i vampiri ai suoi piedi, non ha che da puntare il dito e scegliere! Peccato che l'abbia voluta dannare con quei ricordi perduti... bah, vedremo che succede, io cmq sono pronta al vostro linciaggio!
alexis 90: Ti ringrazio molto! Continua a seguirmi per ogni tipo di seguito... ci conto! Ciaoo!!
eka: ecco cambiato il POV: nella mia testolina, stavolta ho voluto dare voce ad uno dei personaggi più silenti della storia. Diciamo che l'ho fatto anche perché così ti distraggo e non ti faccio pensare di andare a spifferare tutto ad Ed! :-P Ti dirò questo: ho scritto un bel pezzo delal storia, ma ancora mi lascio più strade aperte per il finale, quindi... chi lo sa che accadrà? Alla prossima e grazie!
Helen Cullen: Allora, sono d'accordissimo su tutta la linea con te... buffo dire questo, visto che l'ho scritta io la storia, ma mi fa piacere che tu abbia colto in pieno il mio punto di vista. Spero che questo seguito di "transizione" possa incuriosirti e al contempo smorzare la tensione sugli altri due fronti della storia. Ho ripreso in mano la prima scena del prologo, qualche tempo dopo quei fatti e tanti chilometri più lontano. Spero che quei due o tre spunti che ci ho infilato, un po' camuffati, incuriosiscano oltre a te, anche gli altri! Continua a seguirmi! Ciaoo!!!

 ... e come al solito grazie anche ai 66 meravigliosi lettori che hanno inserito la mia storia tra i loro preferiti e alle due persone che hanno inserito me tra gli scrittori preferiti! 

♥♥♥♥

 



Ciao a tutte e...
RECENSITE, RECENSITE, RECENSITEEE!!!
   
 
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