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Autore: Addy6702    27/11/2015    1 recensioni
Jack Frost ha perso il suo amore, ma non tutto è perduto.
Qualcuno lo sta aspettando.
Qualcuno con grandi occhi di ghiaccio...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elsa si risvegliò in una cella buia e umida, con un odore terribile, e anche qualche ratto desideroso di cibo.

Come era finita lì?

Il suo ultimo ricordo era un risveglio brusco e degli uomini che l’afferravano e le facevano perdere i sensi.

Si guardò le mani, erano di nuovo legate con due forti catene di acciaio, come l’anno prima.

Provò a congelarle, ma non ci riuscì.

Le avevano messo addosso un vestito fatto di stracci come quelli dei carcerati delle prigioni di Arendelle, e si vedevano bene i lividi che aveva sui bracci doloranti.

Aveva fame e sete.

Ma non era questa la sua priorità, perché i suoi pensieri indugiavano su Jack.

Dove poteva essere andato, e perché non l’aveva protetta?

Aveva molte domande, ma la rassicurava il fatto che era invisibile e immortale, e quindi non gli sarebbe potuto capitare nulla.

Si mise a sedere e appoggiò la testa contro il muro.

C’era una finestrella dalla quale entrava uno spicchio di luce.

Doveva essere pomeriggio.

Chiuse gl’occhi e ascoltò il mare sotto di lei schiantarsi contro gli scogli.


“Ascolti il mare Elsa? Bene, sarà una delle poche cose piacevoli che potrai fare qui”

Una voce emerse dall’oscurità. Era la voce di una ragazza

A Elsa sembrava familiare, ma non ci fece caso.

“Chi sei?” chiese alzandosi in piedi.

“Oh, lo vedrai…”

“Che ci faccio qui che vuoi da me?”

“Voglio ciò che non è tuo ma hai.”

“E questo che vorrebbe dire?”

“Non fare l’ingenua!”

“Senti, davi sapere che io ho i poteri del ghiaccio e…”

“...quando hai paura non li controlli e potresti fare del male a qualcuno, o se non altro scappare di qui, si si si! Ma vedi questo non mi spaventa affatto! Quelle catene sono fatte del materiale più forte che l’uomo abbia mai creato, e comunque qui siamo in mezzo a un mare caldo, che non puoi ghiacciare, né attraversare a nuoto. Sei in trappola!”

“Ma perché mi fai questo?!?!”

“Perché tu mi hai portato via l’unica cosa di inestimabile valore di cui mi importasse. E ora è tua! Non posso tollerarlo questo”

Elsa cominciava a essere davvero spaventata, e una lacrima cominciò a scorrerle lungo la guancia.

“Ti prego… Dimmi che cosa ti ho rubato! Te lo restituirò, ma tu lasciami andare!”

“Non è così semplice. Vedi, tu mi hai rubato una cosa che a parer mio non vuole stare con te, ma è costretto.”

A Elsa cominciava a venire un dubbio terribile.

“Cosa ti ho rubato, ti prego, dimmelo!”

“Non ci arrivi da sola. Riflettici. Ciò che non è tuo ma hai…”

Elsa scosse la testa. Non avrebbe mai ammesso che lui non era suo. Non l’aveva rubato a nessuno, e non avrebbe mai ammesso un crimine da lei non commesso.

“Io non ho rubato nulla!” disse con convinzione alzando gli occhi.

“Oh, invece l’hai fatto!” ribatté la figura.

“Dimmi chi sei!!” urlò Elsa avvicinandosi alle sbarre.

La figura uscì allora dall’ombra mostrando un corpo di donna mingherlino e alto.

Aveva due grandi occhi verdi e corti capelli biondi...

“RAPUNZEL!!!”

“Ciao cugina”


“Anna ora calmati!!”

“Come faccio a calmarmi Kristoff? Come faccio?!?!?!?!?!?!”

Anna strillava andando avanti e indietro per la camera da letto.

“Vedrai che starà bene!”

“Come fa a stare bene è scomparsa!!”

“Io rivoglio la zia Elsa!!!”

“Visto?!?!?! Ora anche Emma fa le storie!”

La principessa di Arendelle non si dava pace; sua sorella usciva molto spesso da sola tornando tardi, l’altra sera ha quasi rischiato una polmonite per farsi una passeggiata in giardino, la servitù dice sempre che la vede parlare da sola, e ora era anche scomparsa.

Anna non era abituata a questo genere di cose.

Non era abituata a prendere tutte le responsabilità sulle spalle.

“Anna, se ti agiti fai male al bambino!”

“Mamma io voglio una sorellina sana!!” si lamentò Emma.

“Le guardie sono già alla ricerca di Elsa e…”

“E se non trovano nulla?!?!?” lo interruppe la moglie.

“E se fosse stata fatta prigioniera dei banditi, o dal principe Hans o…”

“Amore! ORA BASTA!!!” urlò Kristoff.

Anna lo guardò smettendo di camminare.

“Vedrai che tutto andrà per il meglio ok? Troveremo Elsa e si sistemerà ogni cosa ok?”

Anna andò ad abbracciare il marito.

“E se chiedessimo aiuto a Jack?” propose ad un tratto Emma.

“Chi è Jack tesoro?” chiese Anna.

“Lui… è un amico di zia Elsa, si si.”

“Davvero? E com’è che io non ne sapevo nulla?”

“Beh, era un segreto!”

“Oh… Ma ora mi puoi dire Jack dov’è?”

“Non lo so…” ammise la piccola.

Anna assunse un aria un po’ delusa.

“Ma la zia Elsa quando lo voleva sussurrava al vento il suo nome!”

Kristoff e Anna si guardarono l’un l’altro con aria stupita.

“Come al vento?” chiese il padre alla piccola.

“Si babbo, così!”

Emma sgusciò via dalle braccia della madre e andò ad aprire la finestra.

Aspettò che ci fosse un po’ di vento e sussurrò al vento:“Jack Frost… per favore!”

Passarono alcuni minuti, e poi la figura di un ragazzo si presentò alla finestra.

“Pulce! Sei tu che mi hai chiamato?” si stupì Jack.

“Sì, sono stata io!”

“Emma, chi è quello?!?!” chiese Anna prendendo la bambina in braccio e allontanandola dalla finestra.

“Tu mi vedi?!?!?!” disse Jack chiedendosi che fine avesse fatto il “hai un bastone magico ma non ti può vedere nessuno”.

“Lui è Jack Frost mamma!”

“Aspetta, quel Jack Frost?!?!?”

“Ma di che state parlando voi due? Qui non c’è nessun uomo a parte me!”

Anna si girò verso Kristoff che guardava imbambolato la finestra vedendo solo il nulla.

“Ma certo che non c’è tesoro!” disse Anna.

“Ora, scusa ma vado a mettere a letto Emma!” trovò poi una scusa per uscire dalla stanza.

“Ma sono le 4:00 del pomeriggio!”

“Non importa, Emma è stanchissima vero tesoro?”

“Sì. Notte babbo!”

Anna fece un cenno col capo allo spirito, e quello la seguì fuori dalla stanza.


Entrarono nella camera da letto di Emma.

Jack guardò Anna nell'attesa che lai parlasse.

Invece successe una cosa bizzarra: Anna si avvicinò a lui con un enorme sorriso sul volto e gli cominciò a stringergli la mano.

O meglio, a stritorargli la mano.

“Insomma, tu sei Jack Frost vero? Oh, è un vero piacere conoscerti, eri il mio idolo da bambina, sai? Mia madre a dodici anni mi ha detto che non esistevi, ma io lo sapevo che non era vero! Ho sempre creduto in te come in Babbo Natale, il coniglietto di Pasqua la Fata del Dentino…”

“Si si, va bene, e questo spiega perché puoi vedermi” la interruppe lo spirito “Ma ora potresti lasciarmi la mano? Sai, mi fai un po’ male.”

Anna lasciò andare la mano imbarazzata.

“Scusa. Tu e mia sorella state insieme allora?”

“Cosa?”

“COSA!?!?!?!”

Emma era diventata paonazza e sembrava quasi non reggersi in piedi.

“Mamma, la zia Elsa sta insieme a Jack Frost? Non voglio che la zia voglia più bene a lui!!!”

Emma scoppiò a piangere.

“Come fai a sopportarla tutto il santo giorno?” chiese lo spirito ad Anna.

“Un po’ di rispetto, è mia figlia. Ma state insieme si o no?”

Jack rispose con un piccolo gesto del capo seguito dagli strilli più forti di Emma.

“Oh mio Dio pulce smettila di piangere! Vuoi che arrivi tuo padre?!” la rimproverò lo spirito ottenendo il risultato sperato. Emma smise di piangere, ma continuò a guardare storto Jack.

“Jack, tu sai dov’è andata Elsa?” chiese Anna con uno sguardo di supplica.

“No” ammise il ragazzo “non l’ho più vista da ieri notte”

Anna si accasciò su una sedia prendendosi la testa tra le mani.

Jack notò come quella ragazza che esteriormente sembrava piena di vita dentro fosse fragile e inadatta a queste situazioni.

Scosse la testa per risvegliarsi dai suoi pensieri.

“Avete trovato qualcosa di interessante nella camera di Elsa?” chiese Jack.

“No, solo segni di lotta quasi irriconoscibili, vuol dire che l’hanno stordita quasi subito, o che erano in tanti e che hanno avuto la meglio velocemente, e un biglietto”

“Si, Trovami, se puoi. L’ho letto anche io.”

“La cosa strana, è che mi sembra di averla già vista quella calligrafia. Sembra, non so… Familiare?”

“Che vuoi dire con questo?”

“In famiglia, (e intendo zii, sorelle, cugini) tutti hanno avuto lo stesso insegnante privato, questo comporta che ci ha insegnato a scrivere in un certo modo a tutti. Quindi in famiglia hanno tutti la stessa calligrafia, più o meno.”

“Ok, quindi tu credi che sia uno della famiglia in base alla calligrafia con cui sono state scritte tre parole?”

“Almeno io ho una teoria”

“Ok ok. Hai un’idea di chi potrebbe avere un motivo in famiglia per odiarla?”

“Lei è la regina quindi da quando è nata è stata odiata dagli eredi al trono i miei zii.”

“Non credo, perché se no l’avrebbero uccisa alla nascita, e non dopo che anche tu hai fatto una figlia”

“Vero. Ma forse mi sbaglio, non è la calligrafia che credo io”

“Posso vedere il biglietto?”

“Si, certo”

Anna uscì dalla stanza.

“Il biglietto odora di zia Rapunzel.”

Era stata Emma a parlare.

Jack si girò di scatto verso la piccola che si comportava come se non avesse detto nulla.

“Che cosa hai detto?”

“Io sono brava a riconoscere gli odori. La zia Rapunzel, tutte le mattine si metteva un profumo alla violetta. E quel biglietto profuma come lei”

Jack era sconcertato.

Sapeva benissimo che Rapunzel si metteva sempre quel profumo, e lui stesso glielo portava quando lo finiva e sua madre non voleva comprarlo.

Si mise a ragionare.

La calligrafia di famiglia. Rapunzel aveva imparato a scrivere quando era diventata principessa.

Il profumo. Lei lo usava per tutto, anche per le lettere.

Un buon motivo. Se avesse scoperto che lui e Elsa erano più che amici non l’avrebbe mai accettato, del resto non l’ultima volta che l’aveva vista non era stato piacevole per nessuno dei due.

NO!! Non era possibile. Rapunzel era la persona più buona che avesse mai messo piede sulla terra, e non era possibile che facesse qualcosa di male alle persone che la circondavano.

E poi lei ormai era sposata, e non pensava più a lui, giusto?

Non poteva pensarci, non poteva essere stata lei!

O forse...

“Ho trovato la lettera!”

Jack riemerse dai suoi pensieri.

“Jack tutto bene?”

“Anna…” disse Jack ignorando la domanda “Verresti con me a Corona? Dobbiamo recuperare tua sorella”

Anna non rispose. Sfrecciò solo verso la porta per prepararsi.


Dopo neanche un quarto d’ora la carrozza era già pronta e in viaggio verso Corona.


   
 
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