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Autore: ThorinOakenshield    27/11/2015    3 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il rumore dello straccio strofinato sugli stivali di Scudodiquercia riempiva l’aria della radura in cui si erano accampati i nostri eroi.
Kili aveva la fronte corrugata come quando era bambino e faceva i capricci. Strofinava il pezzo di stoffa con talmente foga che pareva che avesse voluto rigare la lastra di metallo delle scarpe dello zio.
“Va bene. Basta così” lo fermò Thorin con una voce così bassa che sembrava fosse provenuta dalle viscere della terra.
Il giovane nano si sedette a terra con un sospiro, esausto.
Fili aveva finito da un bel po’ di lucidare gli stivali dello zio, tuttavia era ancora sfibrato: la punizione non si fermava certamente lì. Infatti i due giovani nani erano tenuti a portare un bagaglio ancora più pesante di quello precedente, facevano il turno di guardia ogni notte e consumavano pasti decisamente miseri.
Perché io e Kili abbiamo voluto a tutti i costi accompagnare nostro zio verso la Contea? Siamo dei folli! Pensò il nano biondo una volta che il fratello minore l’ebbe raggiunto sul masso.
Thorin preparò un giaciglio servendosi del mantello e del suo zaino. “Le tenebre stanno avanzando, sapete cosa dovete fare” disse secco ai suoi nipoti.
Fili e Kili si scambiarono uno sguardo esasperato.
Bilbo era consapevole del fatto che i due principi si fossero comportati in maniera vergognosa, però quei due poveretti era da notti che non dormivano come Eru comanda. Era giusto che venissero puniti, però lo hobbit aveva il cuore tenero e riteneva che Thorin stesse esagerando.
Trovando un po’ di stabilità nelle gambe e fermezza nella voce, il signor Baggins si mise attiguo al Re sotto la Montagna, dopo aver tratto un profondo sospiro.
Scudodiquercia, percependo i passi leggeri dello hobbit e avvertendo nell’aria quel famigliare odore di fiori e cibo che col tempo aveva imparato ad apprezzare, si mise seduto contro il masso ricoperto di muschio e osservò l’amico con sguardo accigliato. “Bilbo,” disse, “ti senti poco bene?”
Repentinamente, tredici occhi si incollarono sul signor Baggins, facendolo sentire leggermente a disagio. Tutta quella premura lo commuoveva, ma dopo un po’ era stufo di essere trattato come un malato. Talvolta aveva l’impressione di essere un vecchio pieno di acciacchi che aveva bisogno ogni due per tre dell’assistenza di qualcuno.
Superato il fastidio e l’imbarazzo, lo hobbit fece un colpo di tosse. “Mai stato meglio” rispose con una punta di amarezza nella voce. “Volevo soltanto parlarti.”
Il tono serio e lo sguardo arcigno dello scassinatore impensierirono non poco Thorin. Passò velocemente in rassegna tutte le azioni che aveva compiuto nell’arco di una settimana, esaminandole una per una, per accertarsi che non avesse fatto nulla di male. Gli bastò una frazione di secondo per ricordare quel mattino alla locanda.
Il nano ringraziò Mahal che fosse buio, poiché era diventato paonazzo. “Dimmi tutto.”
Bilbo si lasciò andare le braccia lungo i fianchi e prese un altro respiro, trovando sorprendentemente interessante un filo d’erba che spuntava più rigoglioso in mezzo a tanti altri. “Non vorrei mettere in discussione la tua autorità, ma secondo me dovresti essere meno severo con Fili e Kili” disse con il tono più educato possibile.
A dispetto dei modi garbati dello scassinatore, il volto di Thorin si rabbuiò e, nonostante l’oscurità, lo hobbit poté notare benissimo gli occhi del nano farsi più piccoli sotto le sopracciglia irsute. Se c’era una cosa che il Re sotto la Montagna odiava più degli elfi, quella era quando qualcuno osava dargli consigli su come educare i suoi nipoti.
Notando l’espressione truce stampata in faccia all’amico, Bilbo mise le mani avanti. “Non prendertela, non è mia intenzione recarti offesa. Solo che secondo me dovresti essere meno rigido con Fili e Kili.” Mise le mani in tasca e si strinse nelle spalle, chinando un’altra volta il capo. “Insomma, è da giorni che mangiano poco e dormono ancora meno. Trovo che la tua punizione, ora, sia più che sufficiente, hanno imparato la lezione. Inoltre hanno bisogno di forze per intraprendere il viaggio.”
“Sono nani, possono sopportare un misero viaggio verso la Contea anche mangiando solo pane e dormendo un’ora e mezza” rispose brusco Thorin. “Quando avevo la loro età e andavo in battaglia pensi che avessi avuto un banchetto a mia disposizione? A volte non chiudevo occhio neanche per un secondo.”
Il signor Baggins non aveva ancora trovato il coraggio di incontrare il volto duro del nano. Dentro di sé si stava creando un’altra emozione… che fosse rabbia?
Bilbo scacciò quel pensiero dalla testa, scuotendo il capo. Doveva mantenere la calma, non era nella sua indole perdere le staffe per una cosa così futile. “Capisco. Ma ormai sono passati quasi sette giorni, Thorin, e li vedo sempre più stanchi.”
Scudodiquercia fece un gesto stizzito, come se avesse avuto una zanzara fastidiosa che gli ronzava intorno. “Una settimana? Che vuoi che sia!” Si rimise comodo sul mantello e chiuse gli occhi. “Va’ a dormire e non mettere mai più in discussione i miei ordini.”
Lo hobbit diede un’altra occhiata ai due giovani eredi di Durin: avevano gli occhi che si stavano chiudendo da soli. In quel momento gli fecero una pena inaudita. “Ti porgo le mie scuse…” Si morse il labbro prima di continuare a parlare. “Posso almeno dar loro un pezzo di carne che è avanzato?”
A quel punto Thorin aprì gli occhi di scatto. I suoi occhi glaciali, di notte, diventavano blu e non perdevano la loro luminosità. Sembravano delle stelle che illuminavano lo spazio circostante. Ma in quel momento emanavano un’aura minacciosa. “Ti ho già detto di andare a dormire” scattò il nano cercando di controllare la rabbia. “Il capo sono io e loro sono i miei nipoti, decido io come e anche quando punirli. Non mi piace la piega che stai prendendo, mastro scassinatore. Già quella mattina alla locanda ti sei comportato in maniera indecorosa.”
Quelle parole giunsero allo hobbit con lo stesso impatto di una secchiata d’acqua ghiacciata in pieno inverno. All’imbarazzo si mischiò l’ira.
Dal canto suo, Scudodiquercia si sentì le guance andare in fiamme. Aveva veramente pronunciato quelle parole?
Questa volta fu il signor Baggins ad assumere un’espressione iraconda. “Ancora con quella storia?” sbottò con un tono stranamente alto, accaparrandosi le attenzioni di tutti i nani.
Per un momento Bilbo tornò a essere lo hobbit di sempre, quello posato e di buon costume, quindi si rimproverò mille volte per aver alzato la voce e non poté non arrossire. Però non ce la faceva più di fare pessime figure a causa di Thorin, a volte aveva l’impressione che quel nano lo facesse apposta a metterlo in mezzo a situazioni imbarazzanti.
Il Re sotto la Montagna, invece, sbatté le palpebre più volte, sorpreso da quello scatto. Da quando si era risvegliato su quel letto non aveva mai visto lo scassinatore arrabbiato.
“Non l’ho fatto apposta, va bene?” continuò Bilbo quando ebbe ritrovato un altro po’ di vigore. “Mi dispiace se le mie semplici e impure mani hanno osato sfiorare la vostra regalissima schiena, oh vostra maestà” disse con tono ironico ed enfatico, facendo un inchino a dir poco pomposo che sapeva tanto di scherno.
Thorin Scudodiquercia era sempre più stupefatto, esattamente come i suoi compagni. Fili e Kili non sapevano se mettersi a ridere o se rimanere seri, vista la gravità della situazione.
“Ti sono grato per l’aiuto che mi stai dando e ti ho sempre portato rispetto, visto che sei un re e te lo devo.” I lineamenti di Bilbo si indurirono ancora di più. “Però devi smetterla di assumere atteggiamenti così altezzosi, è irritante.”
Nella radura era calato un silenzio degno di una tomba. La silenziosità era talmente immensa che, aprendo bene le orecchie, si sarebbe riuscito ad udire persino il sangue scorrere nelle vene.
I nani stavano facendo scorrere lo sguardo da Thorin a Bilbo, molti di loro temevano la reazione del re, specialmente Balin: conosceva molto bene Scudodiquercia, era come un figlio per lui ed era al corrente del fatto che possedesse una testa talmente calda da far invidia al fuoco di Smaug.
Questo era decisamente troppo per il Re sotto la Montagna. Avvertì l’impulso guerriero premergli nel petto, ma lo represse all’istante. “Vattene” sibilò a bassa voce. “Vattene, prima che ti metta le mani addosso.”
 
La bruma inondava le gole, le valli e le radure, conferendo a quell’ambiente un aspetto spettrale.
Bilbo Baggins si era allontanato velocemente dal gruppo, dopo essere rimasto a bocca asciutta per le parole dell’amico.
Vattene, prima che ti metta le mani addosso.
Lo hobbit non seppe perché, ma il tono velenoso e sibilante con cui il nano aveva pronunciato quella frase aveva risvegliato in lui un brivido che era corso per tutta la schiena.
Bilbo era ancora arrabbiato con Thorin ma, al contempo, dispiaciuto. Ci teneva a lui e sperò con tutto il suo cuore che sarebbero tornati a rivolgersi la parola. Anche perché non aveva nient’altro al mondo, a parte quei bizzarri nani.
La debole luce della luna rischiarava a malapena il sentiero ma lo hobbit, con l’ausilio della sua vista ben sviluppata, riusciva a non incespicare tra i sassi.
Ben presto il verso dei gufi non fu il solo rumore a fare compagnia a Bilbo: nell’aria si udirono grugniti concitati e il crocchiare di rami calpestati.
Il signor Baggins si fermò un attimo e osservò con sguardo indagatore gli alberi che si stagliavano dinanzi a lui. La boscaglia si era acquietata, ma Bilbo continuava a non sentirsi sicuro lì, tutto solo. Così prese la saggia decisione di voltarsi per tornare dai suoi amici.
Meglio un Thorin arrabbiato di un troll affamato.
Nel momento in cui lo hobbit si girò dall’altra parte, non riuscì a soffocare il grido che si era fatto strada per la sua gola e cadde con il sedere a terra, errando nelle tenebre.

   
 
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