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Autore: LunaNera17    28/11/2015    0 recensioni
Fratello. Che parola controversa. Comunemente indica un legame di parentela, il più stretto che si può avere, forse. Fratello è la persona con cui cresci, che conosci da sempre. E’ come un’altra versione di te. Una diversa combinazione di geni, due germogli nati dalla stessa pianta.
Raccolta di One Shot | Missing Moments
1. Sirius/ Regulus
2. Fred /George
3. Lily /Petunia
4. Ginny/ Bill
5. James/ Sirius
L'amore fraterno è un legame indissolubile, che nemmeno il tempo e la vita possono spezzare del tutto... e se le strade a volte si dividono, prima o poi, in questa vita o in un'altra, troveranno il modo di rincontrarsi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sirius / Regulus _ Forgive me

Non ricordo quanto tempo è passato da quando abbiamo avuto la nostra ultima conversazione civile. A dir la verità non ricordo nemmeno più quand’è che abbiamo parlato e basta.
Ti vedo passare nei corridoi della scuola, circondato dai soliti amici, lo sguardo acceso di una luce divertita. Sei felice, con loro. Sei te stesso, puoi brillare finalmente, come del resto hai sempre fatto, ma senza sentirti dire che il modo in cui lo fai è sbagliato.
Ma loro riescono a vedere quell’ombra sottile ma fosca che ti ottenebra lo sguardo? Riescono a percepirla, quella stessa ombra che mi sta inghiottendo?
Non ho scelta Sirius. Tu l’hai avuta, tu sei quello “diverso”, il Grifondoro  coraggioso, amico dei Mezzosangue, la pecora nera della famiglia. Tu sei riuscito a estirpare il marcio. Io no. Io non sono come te, non ci riesco. Non posso deluderli. Lo capisci?
No, per te sono e sarò sempre solo un altro ottuso, schifoso Black, pregno di pregiudizi e appassionato di Magia Oscura. Non ti incolpo per questo, è la verità, non avresti motivo di pensare il contrario. Ti ho odiato per avermi lasciato da solo con loro. Con quella famiglia che disprezzi, ma da cui mi hai sempre protetto. E ora, senza più filtri, verrò fagocitato dai loro egoismi e dalla loro bramosia. Non tornerò più indietro, Sir.
Quando i nostri sguardi si scontrano, non vedo altro che ostilità e disprezzo. Nei tuoi occhi vedo scritta la delusione. Attimi infiniti, prima che entrambi ci voltiamo, continuiamo ognuno verso la propria strada.
Ma quando ti guardo di nascosto, fratello, vedo finalmente la felicità dipinta sul tuo volto. E non posso che essere felice per te.

*

                              

Brucia. Brucia tutto. Fa male. La morte sarebbe misericordiosa a trascinarmi via con se in questo momento. Ma no, non esiste misericordia per chi si è schierato col Signore Oscuro, per chi ha combattuto per lui, per chi ha ucciso per lui. Mi merito questo dolore, nemmeno la mia ultima battaglia disperata per cambiare le sorti del mondo potrà mai restituirmi i pezzi divelti della mia anima.
Un liquido letale mi scivola giù dalla gola, distruggendomi da dentro, fisicamente e psicologicamente. Esiste tortura peggiore?
 Ma l’Oscuro Signore questa volta non vincerà. Darò la vita se necessario –e sembra proprio che sarà necessario- e spero che possa servire a qualcosa. Ti distruggerò bastardo, tu che non mostri pietà nemmeno per i tuoi seguaci. Ci distruggerai tutti, presto o tardi, Mezzosangue o no.
Freddo. Fa tanto freddo. Come se qualcuno avesse risucchiato tutto il calore nell’aria intorno a me. Ingerisco altro liquido. Le mie viscere si contorcono, collassando su se stesse. Oddio, fa che finisca presto. Non so nemmeno chi sto pregando.

 

All’improvviso sono di nuovo bambino. Sirius è accanto a me e mi lancia uno sguardo complice. Stiamo giocando. E’ un gioco che i nostri genitori non approverebbero, lo sappiamo entrambi, ma a lui non importa. Anzi, sembra compiaciuto. E’ così soddisfatto nel maneggiare quegli aggeggi Babbani, credo si chiamino macchine, le fa scivolare in su e in giù per una pista, immaginando che possano volare. Le fa gareggiare in cielo imitando il rombo del motore.
“Sir sei sicuro?” pigolo, spaventato. Se mamma entra in camera ora ci Crucia entrambi.
“Dai, Reg, non fare la mammoletta” mi rimprovera lui. Poi mi da un buffetto in testa e mi guarda con sguardo fiero. “Se entra nostra madre glielo dico che è colpa mia”
Sento un peso scivolarmi via dal cuore, e sorrido. Sirius è il mio fratellone e mi protegge. Sempre. Prendo una macchinina e la faccio volare sopra la mia testa, gorgogliando. E’ divertente. E’ bello vederle sfrecciare, una accanto all’altra, vederle scontrarsi, gareggiare, volare su quella pista di plastica. Eccome se è bello.
La porta della camera si spalanca, e Walburga Black si staglia sull’uscio, gli occhi lampeggiano pericolosamente. Osserva con schifo il nostro gioco, aspettando una spiegazione. Io comincio a tremare, ma Sirius si para di fronte a me, sicuro.
“E’ colpa mia, lui non c’entra” dice in tono inespressivo. Mia madre non si scompone, alza la bacchetta e senza un fiato la punta contro mio fratello. Lo vedo cadere a terra, annaspando, l’espressione sofferente. Smettila mamma, smettila, ti prego. Ma non dico nulla. Non ci riesco. Piango in silenzio.
Dopo pochi attimi finisce tutto, ma Sirius non si rialza. Si stringe a se stesso, senza emettere suono. Le macchinine, accanto a lui, crepitano piano avvolte dal fuoco.
“Che non accada più” sentenzia Walburga, prima di sbattersi la porta alle spalle.

 

In uno sprazzo di lucidità sento Kreacher accanto a me, che piange, che mi chiama. Gli ordino di continuare, di non fermarsi, di farmi bere tutta quella maledetta pozione.

 

Un vetro si infrange. Mia madre sta urlando. Mio padre ha la bacchetta sguainata, occhi freddi e voce tagliente. Sirius, di fronte a loro, è furioso. Li affronta fiero, nonostante il profondo taglio che gli attraversa il viso, nonostante siano, siamo, la sua famiglia. Non cambierà idea, lo so.
“Figlio ingrato, sei la rovina della famiglia!” sta urlando mia madre “tu e i tuoi amici Mezzosangue, Babbanofili, tu e le tue stranezze!”
“Lieto di sentire il tuo amore per me, madre” sibila lui.
Perché Sir, perché devi per forza metterti contro di noi? E’ così difficile accettare di essere un Black? Per cosa poi… per difendere una casta inferiore, persone che non sono degne nemmeno di strisciare ai nostri piedi. Potresti avere tutto, stando con noi. Perché te ne stai andando?
“Se esci da quella porta, non scomodarti a tornare indietro!” urla ancora Walburga, fuori di sé dalla rabbia.
“Non avevo intenzione di farlo” di nuovo quel tono deciso. In una mano stringe il manico del baule.
Si volta verso di me.
“Che fai, Reg?” mi concede ancora il beneficio del dubbio. A me, a me soltanto. In nome del nostro legame, dei nostri giochi infantili. In nome di ciò che siamo stati. Ma lo sai Sir, non posso abbandonarli. Io non sono come te. Scuoto piano la testa, incapace di dire alcunché.
“Bene. Addio.” Sirius si volta, scansando l’ultima, fiacca maledizione scagliata da mio padre. Scompare dietro al portone. I nostri genitori escono dalla stanza, furiosi, tornando alle loro occupazioni, mentre io rimango lì, a fissare il legno scuro, a sperare che tu rientri e mi guardi di nuovo con quello sguardo complice dicendo ‘scherzavo, sono ancora qui’. Ma so che non può accadere.
“Addio, Sirius” sussurro, quando nessuno mi può sentire. E in quel momento, dentro di me, qualcosa si spezza.

 

Kreacher sta ancora piangendo, e io piango con lui. Piango per il coraggio che non ho avuto, per le cose che non ho detto. Piango perché fa dannatamente male, ma non so più cos’è peggio, se logorarmi nel fisico o nella mente. La mia gola è riarsa, come se non bevessi da settimane. Ho bisogno di acqua.
“Padron Regulus, è finita” dice l’elfo tra le lacrime “E’ stato bravo padroncino, l’ha bevuta tutta”
Con le ultime forze rimastami mi rialzo, allungo una mano nel bacile e stringo le dita fredde su un medaglione. Come pensavo.
“Gemino” pronuncio, con la bacchetta che trema tra le mie mani. Un altro medaglione appare accanto all’altro, identico ma meno spaventoso. Lo apro e ci schiaccio dentro le mie ultime parole, ma a quel punto le mie gambe non reggono più. Mi accascio di nuovo, mentre il medaglione falso cade tintinnando nel bacile.
“Padron Regulus, padron Regulus, andiamo via” implora Kreacher. Gli consegno il medaglione, gli ordino di tentare di distruggerlo in tutti modi e di non dire a nessuno di quel giorno.
“Va via” gli dico “Io ti raggiungo dopo, tu va via”. L’elfo non può far altro che obbedire.
Acqua. Sento il bisogno spasmodico di bere. Acqua fresca. Sto morendo, lo so. Striscio fino al limitare dello specchio nero, che ribolle. Tuffo la testa nell’acqua. Lo so che non ne uscirò più, ma non posso farne a meno. Mani morte mi si avvinghiano ai capelli, alle clavicole, alle ascelle, mi accompagnano per mano. Mi trascinano giù, verso la mia ultima destinazione.

Non ho avuto occasione di parlarti, Sir. Alla fine avevi ragione, avevi ragione su tutto. Ma io sono sempre stato troppo codardo per ammetterlo. Arrivederci fratello. Spero che un giorno potremo ritrovarci e giocare di nuovo insieme, spensierati, come quando eravamo bambini.

 

  
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