Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: NephilimJ    28/11/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se Draco Malfoy non volesse seguire le orme di suo padre, rifiutando così il pericoloso Marchio Nero davanti al Signore Oscuro stesso? E se quest'ultimo decidesse di punirlo, tirando in ballo una persona che il Serpeverde mai si sarebbe aspettato di dover proteggere?
Tratto dalla storia:
"Non ne posso più di questi tuoi sbalzi d'umore! Un attimo prima sei dolce e comprensivo, un secondo dopo mi tratti male e mi dai della Mezzosangue. Io non ti capisco. So che siamo condannati a stare insieme, che non abbiamo scelta. Ma se proprio non riesci a sopportarmi lasciami stare, fingi di amarmi solo in pubblico! Ci stiamo rovinando la vita a vicenda, e lo sai beni..."
Non riuscì a completare la frase, che un paio di labbra fredde si posarono sulle sue, lasciandola di stucco.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1

 

Era presto. L‘aria di natale cominciava pian piano a farsi sentire, mentre il freddo penetrava sempre di più dalle finestre di Hogwarts. Hermione aprì leggermente gli occhi. Si voltò verso le sue compagne di dormitorio e la prima cosa che notò fu che alcune erano già scese per la colazione. Avrebbe voluto continuare a dormire, ma ormai era inutile resistere: se si era svegliata, niente poteva farla riaddormentare. Così si alzò dal suo letto, stropicciandosi gli occhi. Sentiva freddo, e guardando fuori dalla finestra vide i primi fiocchi di neve cadere candidi dal cielo grigio. Si era appena liberata dalle calde coperte dei colori del Grifondoro che la ricoprivano, e per non sentirsi troppo infreddolita si infilò velocemente un morbido maglione rosso e dei pantaloni comodi.
Scese le scale facendo attenzione a non far troppo rumore; nella Sala Comune c'erano solo alcuni primini seduti a un tavolo intenti a chiacchierare animatamente, perciò la ragazza si avvicinò sbadigliando al grande divano rosso fuoco davanti al camino acceso e ci si stese completamente, socchiudendo gli occhi. Era ancora stanca, ma di rientrare a letto non se ne parlava. In quel periodo le sembrava tremendamente scomodo, non riusciva mai a dormire e ogni volta che ci provava dopo pochi minuti si svegliava, colpita dagli incubi.
Presto sarebbero cominciate le vacanze natalizie, ma per quell’anno Hermione aveva deciso di rimanere ad Hogwarts, mentre i suoi migliori amici, Harry e Ron, tornavano alla Tana dalla famiglia Weasley. Anche Ginny, sorella di Ronald nonché migliore amica di Hermione si era convinta a rimanere al Castello per tenere compagnia all’amica. Gliene era molto grata, perché di stare sola non le andava. Il motivo che l’aveva trattenuta ad Hogwarts invece che accettare l’invito gentile della signora Weasley di fermarsi alla Tana con loro era semplice: quell’anno Ron aveva deciso di portare con sé a casa la sua fidanzata, Lavanda Brown, ed Hermione non aveva affatto intenzione di sorbirsi ventiquattro ore su ventiquattro i loro sbaciucchiamenti. Non che fosse innamorata del suo migliore amico, questo no, ma semplicemente le dava fastidio il comportamento di Lavanda nei suoi confronti. Si credeva superiore a tutti solo perché aveva un ragazzo disposto a baciarla ogni due secondi.

Questo, era uno dei principali motivi per cui la sera faticava ad addormentarsi. Poi c’era qualcos’altro, o meglio, qualcun altro che era fisso nei suoi pensieri e non intendeva andarsene. Questa persona era il Serpeverde Draco Lucius Malfoy. Il terribile Malfoy, il suo peggior nemico da cinque anni, dal loro primo giorno ad Hogwarts. I due si odiavano e non riuscivano a guardarsi per più di due secondi senza doversi insultare, soprattutto quella Serpe insieme ai suoi stupidi compagni, in particolare la Parkinson, Tiger e Goyle.

Ma in quegli ultimi giorni, qualcosa era cambiato. Ogni volta che si incontravano per i corridoi lui non la guardava neanche, si limitava ad abbassare la testa e a tirare dritto. Neppure quando era in compagnia di Harry e Ron aveva il coraggio di dire qualcosa. Non che questo le dispiacesse, solo che le sembrava molto strano, solitamente lui era il classico tipo che, se non insultava qualcuno, in particolare il loro trio, non riusciva ad andare a letto sereno. Invece ora camminava a testa bassa senza rivolgere la parola a nessuno, a lezione si sedeva sempre in fondo e si isolava da tutti. Anche la sua cara “amica”, Pansy Parkinson, si era sicuramente accorta di qualcosa, perché lo fissava sempre stranita e aveva paura di avvicinarsi a lui. E questo fatto era molto strano, visto che solitamente gli stava sempre appiccicata. Non era affattoun buon segno per loro.

Tutto ciò, più i tantissimi compiti, tenevano sveglia la Grifondoro la sera. Era da un bel po’ che non riusciva a godersi una bella nottata di sonno priva di interruzioni. La mattina Ginny doveva sempre utilizzare un incantesimo per farle sparire le occhiaie, altrimenti non solo si sarebbe dovuta sorbire i commenti acidi della Parkinson, ma anche le tante domande dei suoi due migliori amici sul perché di quei segni scuri sotto gli occhi.

Ad un tratto una voce la fece sobbalzare.

“Ciao Herm.”

La ragazza sussultò, presa alla sprovvista, e si voltò verso le scale che conducevano al Dormitorio maschile.

“Ciao, Ron. Passato una bella nottata?” chiese distogliendo lo sguardo, per posarlo sul libro che aveva lasciato la sera prima su uno dei tanti tavolini della Sala Comune. Si alzò e velocemente lo prese, per poi risedersi sul divano fingendo di leggere. Non le piaceva stare da sola con Ron, le metteva un senso di ansia e imbarazzo. Sentì i suoi passi che si avvicinavano e lo vide con la coda dell’occhio sedersi accanto a lei sul divano.

“Senti, Hermione, io dovrei chiederti una cosa. Ecco… mi chiedevo perché…” si fermò, cercando le parole adatte.

“Scusa Ron, non ho molto tempo. O mi parli, oppure vado a fare colazione. Ho molta fame.” esclamò lei girandosi verso l’amico. Lui la squadrò un attimo, poi si alzò e la guardò attentamente, parlando, calmo.

“Ecco, è proprio questo che intendo. Da un po’ di tempo continui a prendertela con me, per non so quale motivo. Io non ti ho fatto niente! Mi vuoi spiegare cosa c’è?”

Lei abbassò la testa, silenziosa. Come poteva spiegare a Ron, il suo migliore amico, quello che provava ogni volta che lo vedeva con Lavanda? Quello strano miscuglio di depressione e disgusto ogni volta che si baciavano, che lei gli saltava addosso, che lo abbracciava… Si sentiva sola, vuota da quella sera, alcuni mesi prima, quando aveva scoperto che i due stavano insieme. Da allora non rivolgeva quasi più la parola a Ron, e se proprio doveva, era per bisticciare su questioni completamente inutili. Come quella mattina.

Hermione fece un passo indietro, allontanandosi dal rosso, che ormai cominciava a perdere la pazienza. Lo si notava perfettamente dalle orecchie, che pian piano prendevano lo stesso colore dei capelli, e dal respiro sempre più rumoroso.

“Dannazione Herm! Che hai?” urlò dopo alcuni istanti.

“Perché non lo chiedi alla tua fidanzata che ho? Da quando stai insieme a lei non t’importa più niente di me! Non t’importa che io mi senta tradita, non t’importa neppure quello che mi sta capitando in questo periodo! L’unica cosa che ti fa pensare a me sono i miei appunti da copiare!” alla fine la Grifondoro si decise a parlare, e urlò con tutta la sua forza quello che provava, tanto che i poveri maghetti che prima parlavano contenti, si zittirono all’istante.

Hermione si sentiva un po’ meglio, dopo essersi sfogata, ma qualcosa dentro di lei le diceva che non aveva fatto la cosa giusta. Lo notò soprattutto dallo sguardo ferito di Ron, che davanti a lei era rimasto a bocca aperta.

“Tu sei gelosa.” sussurrò spalancando anche gli occhi “sei gelosa del fatto che io ho trovato una ragazza che mi ama. Adesso ho capito. Cavolacci Hermione… non devi prendertela così con me! Potevi dirmelo prima e ne avrem…“ non riuscì a finire la frase, perché lei lo interruppe.

“Io-non-sono-gelosa!” scandì bene le parole, in modo che rimasero impresse nella mente del ragazzo, e senza degnarlo di uno sguardo buttò il libro sul divano e salì velocemente le scale che portavano al dormitorio femminile. Appena entrata nella grande stanza si fermò di botto. Le ragazze che ancora non erano scere si erano svegliate, e adesso erano tutte in piedi e la fissavano con sguardo stanco e curioso. In particolare una, che stava al centro, in mezzo a tutte e la guardava scuotendo la testa, facendo ondeggiare i suoi ricci biondi.

“Perché gridavi? Cos’hai fatto al mio Ron-Ron?” chiese Lavanda con una voce mielosa, da far venire i conati. Senza rispondere Hermione si infilò una sciarpa e delle scarpe e scese di corsa, ignorando sia le compagne sia Ronald, che era ancora fermo immobile vicino al camino.

Dopo aver attraversato il quadro della signora grassa prese il corridoio che portava alla Sala Grande, ignorando tutti. Continuava a pensare alle parole di Ron. Forse lui aveva ragione, forse era davvero gelosa della relazione tra lui e Lavanda. Lo era sempre stata. Forse il semplice fatto che adesso lui non stava più tutto il tempo libero con lei e Harry le aveva completamente fatto perdere la testa e se la prendeva con tutti. Voleva che Ron, il suo migliore amico, fosse tutto per lei. Le dava fastidio il fatto che un’altra si fosse messa in mezzo a loro. Non provava nulla per lui, se non un forte legame di fraternità e amicizia, ma comunque non riusciva a mandare giù la questione di Lavanda Brown, la ragazza che l’aveva separata da uno dei suoi migliori amici.

Camminando per i lunghi corridoi del Castello continuò a pensare a tutto ciò, rendendosi finalmente conto che era stata un stupida a comportarsi così con lui. Alzò lo sguardo solo quando per poco non si scontrò con un‘armatura. E proprio in quel momento notò che una persona si stava dirigendo a passo affrettato dalla sua parte. Non poté non riconoscere quel ghigno malizioso e quell’odore che man mano si avvicinava era sempre più forte, simile a un insieme di menta e profumo da uomo. Velocemente si nascose dietro l’armatura senza pensarci due volte. Non voleva avere niente a che fare con la persona che ora era a meno di tre metri di distanza da lei.

Dopo alcuni istanti, che parvero minuti, Hermione alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Lui era lì davanti che lo fissava da chissà quanto, con un ghigno in volto.

“Oh, Granger, cosa fai, ti nascondi? Hai forse paura che qualcuno salti fuori da un quadro e ti porti via, insieme a tutti quelli della tua razza?”

“Chiudi quella boccaccia, Malfoy!”

Anche se si era leggermente irritata alle parole del Serpeverde, non poté fare a meno di pensare che dopotutto lui non aveva smesso di stuzzicarla. Era tornato quello di sempre.

“Senti, Granger, spero che non ti dispiaccia ma dovrei andare. Sai, non vorrei rovinare la mia reputazione facendomi vedere in giro a meno di dieci metri di distanza da una Mezzosangue.”

“Se te ne andassi saremmo tutti più sereni, credimi.”

Con uno stupido sorriso Draco Malfoy se ne andò, lasciando la Grifondoro da sola in mezzo al corridoio a pensare a quell’incontro. Era da settimane che non le rivolgeva la parola e adesso, tutto d’un tratto, ricominciava a darle fastidio chiamandola Mezzosangue e facendo le sue solite battutine orrende. Continuando a scuotere la testa entrò nella Sala Grande gremita di studenti intenti a fare colazione. Si sedette immediatamente tra Neville e Ginny, salutandoli con un cenno della mano. Non aveva voglia di parlare, la giornata era già cominciata male. Per sua fortuna era sabato e non ci sarebbero state lezione, così avrebbe potuto rinchiudersi in biblioteca e ignorare Ron, visto che discutere ancora con lui era il suo ultimo pensiero.

“Herm, tutto bene?” la voce di Ginny arrivò forte e chiara, facendola sobbalzare leggermente. Si girò verso di lei e le sorrise timidamente, facendole un cenno d’assenso con la testa.

“Si si, non ti preoccupare, va tutto bene grazie.”

“Ah okay, sai, hai il viso un po’ … preoccupato, ecco.” glielo sussurrò all’orecchio, in modo da non attirare troppi sguardi, poi le mise una mano su una spalla in modo confortevole.

Hermione scosse la testa.

“Ho dormito poco, tutto qui.” mentì. “Per fortuna manca solo una settimana di scuola!”

Non voleva dirle che stava così per colpa di Ron, ovvero suo fratello, altrimenti la rossa avrebbe fatto scoppiare una catastrofe al solo pensiero che l’altro Weasley facesse soffrire la sua migliore amica. Così Ginny si limitò ad annuire, sapendo però, dentro di lei, che l’amica non gliela stava raccontando giusta.

Hermione si guardò un attimo in giro, poi, sospirando un po’ più serena per l’assenza di una certa persona, si sistemò meglio sulla sedia e cominciò a servirsi dai tanti vassoi posti lungo la tavolata.

Mangiò velocemente alcune frittelle e un po’ di pane tostato, senza fare troppo caso alle occhiate curiose che Ginny, seduta da parte a lei, le lanciava e alle risatine di Lavanda che continuava a indicarla. Dei suoi due migliori amici però, nessuna traccia. Appena finì di mangiare si alzò velocemente, facendo traballare la panchina così come tutti i Grifondoro seduti e uscì alla svelta dalla Sala Grande a testa bassa. Si sentiva ancora terribilmente in colpa per le brutte parole dette a Ron, ma la tua terribile testardaggine da perfetta Grifondoro le impediva di andare a scusarsi, forse perché sapeva che da una parte aveva ragione ad essersi arrabbiata. Mentre curvava svelta tra i corridoi per raggiungere la biblioteca le sembrò che qualcuno la stesse seguendo.

Si girò e rimase ferma impalata alla vista dell’ultima persona che avrebbe voluto con sé in quel momento.

Draco Malfoy era a pochi metri di distanza da lei e pareva proprio volesse pedinarla vista la sua faccia nel vedere la Granger girarsi verso di lui. Ormai era la seconda volta in meno di venti minuti che si incontravano, e questo le parve un po’ sospetto.

“Adesso ti sei messo anche a seguire le persone Malfoy?” chiese rimanendo impalata dov’era. Molto probabilmente il Serpeverde non si aspettava questa domanda, perché aprì la bocca parecchie volte, senza però riuscire a dire nulla. Era un comportamento molto strano da parte sua, visto che solitamente aveva sempre la battuta pronta, infatti Hermione si imbestialì ancora di più.

“Per Merlino, mi vuoi spiegare che cosa stai facendo?” alcuni ragazzi che passavano di lì si girarono verso di loro incuriositi, e Malfoy parve accorgersene, infatti si avvicinò lentamente.

“Vieni con me” sussurrò facendole segno di seguirlo.

“Come scusa?”

“Ti ho detto di venire, Granger, cos’è che non capisci?”

“Ah, e secondo te io mi dovrei fidare di te eh! Te lo sogni Malfoy, o mi spieghi cosa ti prende oppure io me ne vado, ho cose ben più importanti a cui pensare.”

Molto probabilmente quel giorno la sfortuna era dalla sua parte.

Il biondo allargò la bocca in un ghigno divertito, facendo innervosire la ragazza ancora di più. Non capiva proprio cosa volesse da lei, visto che solitamente non facevano altro che insultarsi da mattina a sera. Rimasero per un attimo in silenzio, a fissarsi di traverso, finchè il Serpeverde non si decise a parlare con una voce abbastanza nervosa.

“Senti, Granger, io e te non siamo mai stati amici. Ovvio, come potrei essere amico di una lurida Mezzosangue so-tutto-io che si crede chissà chi solo perché ha…”

Hermione lo interruppe infastidita.

“Arriva al punto, Serpe che non sei altro”

La faccia di Malfoy divenne tutto d’un tratto spaventata e cupa. Hermione non l’aveva mai visto così impaurito, come se temesse qualcosa di importante. Prima di parlare prese un bel respiro, e con le mani che leggermente tremavano e una voce insicura continuò.

“L’Oscuro Signore mi ha dato un compito. Una punizione a dir la verità. Una brutta punizione, che mi renderà ridicolo davanti a tutti i Serpeverde e manderà a monte la reputazione dei Malfoy. Ed è tutta colpa mia, colpa del fatto che io, Draco Lucius Malfoy, non voglio diventare un Mangiamorte”.

A questo punto la Grifondoro era evidentemente più interessata all’argomento, anche se continuava ad avere un certo timore del fatto di essere lì a parlare con Malfoy, e soprattutto che lui le stesse raccontando quella cosa così importante e orribile allo stesso tempo. Alzò lo sguardo, incontrando il suo, e notò che era molto pallido. Le fece quasi pena, così indifeso e impaurito, ma si riscosse immediatamente. Era pur sempre il suo più grande nemico, non poteva permettersi di consolarlo o roba varia.

“E perché vieni a dirlo a me? Alla ‘stupida Mezzosangue’?” chiese con voce dura.

“Perché tu, Mezzosangue, sei obbligata ad aiutarmi!” esclamò dopo alcuni istanti lasciando a bocca aperta Hermione. Non ci poteva credere, Draco Malfoy che andava a chiederle aiuto. Questa era da marcare sul diario, pensò Hermione sorridendo tra sé e sé. Ma si rese quasi subito conto della pericolosità della questione: non solo si stava parlando di aiuto, ma anche di Lord Voldemort in persona. Insomma, la famiglia Malfoy si era beccata una punizione ed Hermione Granger, la Mezzosangue Grifondoro avrebbe dovuto aiutarli?

“Non se ne parla.” sbottò all’improvviso, e fece per girarsi e andarsene, ma lui la prese velocemente per un braccio, trascinandola verso di sé.

“Io non ti ho chiesto aiuto, Granger, io ti ho imposto di aiutarmi.”

“Malfoy, se almeno ti spiegassi! Sei davvero odioso, non so come faccia a sopportarti quel carlino di una Parkinson ventiquattro ore su ventiquattro attaccata a te! Io non ti capisco, mi insulti per cinque anni di fila e tutto d’un tratto vieni a chiedermi aiuto per una cosa di cui io non c’entro nulla!” lo urlò talmente forte che il Serpeverde dovette metterle una mano sulla bocca per farla zittire.

“Guarda cosa mi fai fare, inutile Mezzosangue! Anche toccarti ho dovuto, che schifo! Dovrò ricordarmi di disinfettare tutto il mio sacro corpo stasera!”

Hermione non ce la fece più. Gli pestò un piede con tutte le forze che aveva e correndo attraversò tutto il corridoio, fino ad arrivare davanti al grande portone della Biblioteca. Lo varcò senza troppe storie e andò a sedersi in un tavolino riparato tra gli scaffali, sicura da sguardi indiscreti. Tirò fuori dalla solita borsa libro e pergamene, ma in quel momento le era passata anche la voglia di studiare. Non riusciva a smettere di pensare alle parole di Malfoy, alla sua faccia spaventata e al suo bisogno d’aiuto. Senza neanche il tempo di pensare ad altro, proprio lui si presentò con un ghigno davanti al suo tavolino. Non chiese neanche, si sedette e prese a fissarla intensamente.

“Che ci fai ancora qua?”

“Se non sbaglio non avevo ancora finito di spiegarti in cosa dovrai aiutarmi, Mezzosangue. Ti credi tanto intelligente ma non lo dimostri affatto.”

“Muoviti. Voglio proprio sapere cos’è questa stupida punizione che ti sei preso, e cosa c’entro io!”

“Ti ricordo, Granger, che questa ‘stupida punizione’ l’ho presa perché non voglio essere un Mangiamorte, perciò tanto stupida non è. O sbaglio?”

Hermione abbassò la testa, senza parole. In effetti a quello non aveva pensato. Per una volta nella sua vita era d’accordo con una decisione di Draco Malfoy, seppur parecchio riluttante all’idea. Aspettò un po’, finché non sentì nuovamente la voce del Serpeverde.

“La punizione non ti piacerà per niente, ti avviso già.”

“E di cosa si tratta?”

“Io e te ci dovremmo sposare.”

La Grifondoro per poco non fece cadere tutto il materiale da lavoro sul tavolo.

“Come, scusa?”

Aveva sentito bene? No, sicuramente lui la stava prendendo in giro, come al solito. Non poteva dire sul serio, sarebbe stato troppo… orribile anche solo da pensare. Alzò piano lo sguardo, timorosa di incontrare il suo. Sperava vivamente, per una volta nella sua vita, che lui la stesse prendendo in giro.

“Hai capito benissimo. Io e te, finita Hogwarts, ci sposeremo. Altrimenti sarà morte assicurata sia per la mia che per la tua famiglia! Anche io non sono particolarmente felice all’ide di dovermi sposare con una Mezzosangue, ma ormai è così. A meno che non vuoi vedere i tuoi poveri genitori babbani morire”

“Malfoy, se questo è uno scherzo sappi che non è affatto divertente!”

“Secondo te io sono il tipo che scherza per queste cose? Ti rendi conto che io e te dovremo fingerci innamorati, da qui al resto dei nostri giorni e sposarci, passando tutta la nostra vita insieme? Non immagini quante volte io abbia già vomitato alla sola idea di condividere la casa con te. Ma ormai noi due siamo destinati a stare insieme per il resto della nostra vita, cara Granger.”

Non era possibile.

No. No. No.

Era tutto un brutto scherzo, un brutto sogno. Si sarebbe svegliata e avrebbe riso, riso per aver solo immaginato quelle stupide cose.

Invece no, era la pura realtà. La schifosa realtà.

Hermione Jean Granger avrebbe dovuto sposare Draco Lucius Malfoy. Il terribile purosangue Draco Lucius Malfoy.

Tutto d’un tratto non ci vide più.

Solo nero, e un terribile dolore alla testa.



Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction a più capitoli, ed è, ovviamente, una Dramione. Compiti permettendo, dovrei riuscire ad aggiornare una volta a settimana più o meno, anche perchè gli altri capitoli sono già pronti!
Spero davvero tanto che questo capitolo vi abbia incuriosito, mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate con una recensione. Sarebbe davvero bello :)
Ci sto mettendo davvero molto impegno a scriverla, spero si possa notare andando avanti con la lettura.
Nel frattempo vi lascio, altrimenti rischio di dilungarmi troppo ahahah.
Un bacione a tutti, aspetto con ansia i vostri commenti!
NephilimJ

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: NephilimJ