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Autore: Deliquium    28/11/2015    4 recensioni
«Quindi, fammi capire...» tornò a massaggiarsi il mento e a camminare. «Adesso sei nella fase: Non me la dò più a gambe e le prendo di santa ragione?»
«Ma non mi limito a prenderle...» si difese Shura. «E poi... è perché sono più piccolo.»
«Quindi vai ad infastidire la gente più grande? Molto astuto da parte tua.»
«Se voi mi insegnaste a combattere forse non tornerei a casa con una faccia che sembra una melanzana!»
Storia di come il Saint di Capricorn scoprì di avere una spada nel braccio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Los Sanfermines

 

[ San Firmino ]

 

A Shura quella faccenda non piaceva affatto.
«Maestro, siete sicuro?»
«Tu non preoccuparti, pensa a fare una faccia decente.» gli rispose, chiudendo di scatto la tenda.
Il fotografo gli lanciò un'occhiata dubbiosa. Shura si sforzò di stirare le labbra in un sorriso.
L'uomo nascose il suo volto dietro l'ingombrante macchina fotografica.
«Adesso, stia fermo... Niente sorrisi. Così...»
Fissò l'obiettivo e fece come gli veniva ordinato.
«Molto bene. Dieci minuti e sono pronte.»

Leoš spostava lo sguardo dalle fotografie al volto di Shura.
«Di un po'. Hai qualche pensiero?»
Lui aggrottò confuso le sopracciglia.
«No, maestro, perché mi chiedete questo?»
Leoš gli sventolò davanti al volto le quattro fotografie.
«Perché hai la faccia di uno che ha appena ammazzato il suo migliore amico.» gli spiegò Leoš.

L'appartamento era un'unica stanza la cui caratteristica fondamentale erano i fili per i panni stesi che correvano da una parete all'altra, ingombri di mutande, calze, tovaglie, lenzuola, gonne e camicette.
Esperanza si era limitata a sollevare la testa quando loro erano entrati, abbassandola quasi subito.
«Esperanza, mi serve il tuo aiuto.» esordì Leoš.
Shura alzò gli occhi al cielo, imitato dalla donna.
«Ma davvero?»
Leoš afferrò Shura per un braccio e lo spinse in avanti.
Lei si tolse gli occhiali e lo fissò in silenzio per qualche momento.
Non amava essere fissato in quel modo, soprattutto se a farlo era una donna come quella.
Capelli neri, occhi che sembravano un pozzo senza fondo. E un viso che era come quello delle ragazze dei giornali che Leoš nascondeva sotto il letto e che lui non avrebbe mai dovuto vedere.
Shura abbassò di scatto gli occhi.
«Mi stai guardando le tette, niño?»
«No, no. Io … non...»
Alle sue spalle, Leoš scoppiò a ridere.
«Lascialo in pace Esperanza, è troppo giovane per te. Sono qui per un altro motivo.»
Leoš lo aveva oltrepassato e aveva appoggiato le fotografie sul tavolo.
«Il niño deve partecipare all'Encierro di quest'anno, ma non ha l'età.»
Esperanza spostò lo sguardo da Leoš a Shura e viceversa.
«Leoš, vuoi far correre quel bambino con i tori?»
Leoš annuì con vigore, come se dare una risposta affermativa fosse la cosa più normale del mondo.
«Ma lo massacreranno.»
«E' quello che ho cercato di dirgli anche io...»
Leoš si voltò di scatto. Gli occhi sbarrati.
«Tu fa silenzio. So io quello che è meglio per te.»
«Io non credo, Leoš. Sei un folle. Nessuna persona sana di mente farebbe partecipare un bambino all'Encierro.»
L'uomo sbuffò.
«Esperanza, ho bisogno di un documento valido che attesti la sua età. Diciotto anni. Puoi aiutarmi? Lo so, sono un infame a mandare un bambino all'Encierro, ma mi credi se ti dico che ho i miei motivi. Esperanza, ti prego... »
Il tono della sua voce, il modo in cui l'espressione di Esperanza cambiava man mano che lui parlava...
Non è possibile. Ma come accidente fa?
Era pronto a scommettere che Leoš non combatteva contro i nemici. A lui bastava convincerli ad arrendersi.
«D'accordo.»
«Cosa?»
Shura sbarrò gli occhi incredulo.
Era spacciato.

Shura sgomitò attraverso la folla.
Leoš era stato chiaro.
L'indomani doveva partecipare all'Encierro, pena un calcio in culo e il ritorno per direttissima a Siliérs-de-Barn.
Deglutì. Aveva ancora un giorno di tempo. Di cose ne potevano accadere.
Strinse i pugni.
Lui sarebbe diventato il Gold Saint di Capricorn.
Scosse la testa e la abbassò. Le braccia ciondolanti lungo i fianchi.
Coraggio.
Le persone si aggregarono. Appiccicate le une alle altre. Si passavano bottiglie di vino, cestini colmi di pintxos, pezzi di maiale arrosto, frittelle e cazuelicas. Alzò lo sguardo appena in tempo per afferrare una bottiglia.
Si strinse nelle spalle.
A mali estremi...
La bottiglia gli fu di colpo strappata dalle mani.
«Non dirmi che hai già paura?» lo apostrofò Leoš, inclinando la testa.
Il vino... il suo vino.
«Figurati.» si schermì Shura, strofinando il piede dietro la gamba.
Leoš lo guardò di sottecchi e si pulì la bocca con il dorso della mano.
«Non hanno ancora sparato il chupinazo. O sei di quelli che cominciano ad aver paura dal giorno prima... eh Asura?.»
Shura drizzò la schiena.
«Io non ho paura.» dichiarò, mettendoci tutta la convinzione che riusciva a racimolare.
Leoš scoprì i denti in un ghigno.
«Sarà meglio, niño. Tu» alzò il dito a mo' di monito. «Sei il futuro Capricorno. Atena ha bisogno del tuo coraggio, perché hai voglia ad essere “un uomo di fiducia”, se non hai le palle. E noi vogliamo che tu le abbia le palle... vero!?»
Voleva ribattere, ma Leoš stava già guardando altrove.
«Torna a casa dopo lo sparo del chupinazo.» lo ammonì arruffandogli i ricci. «E niente vino. Domani ti voglio vedere correre come Pan davanti a Tifone.» Poi, senza più curarsi di lui, si tuffò tra la folla, al grido di «Esperanza, mi amor.»
Shura si alzò sulla punta dei piedi, ma nessuna delle ragazze che vedeva le assomigliava.
«Pan era un vecchio ubriacone!» gridò, ma Leoš era già sparito nella calca.
Arretrò lungo Calle San Nicolàs in direzione di Calle del Pozo Blanco. La folla in Plaza del Castillo stava diventando ingestibile e Leoš si guardava ancora dall'insegnargli qualcosa di decente che avrebbe potuto fargli comodo in questo momento.
Ma come accidente spera che io diventi Saint? Per intercessione delle Moire?
Il suo istinto di sopravvivenza iniziò a fargli capire che rischiava seriamente di essere schiacciato, con buona pace dell'Encierro di domani.
Il cielo era pieno di palloni rossi. I coriandoli erano una neve fuori stagione.
Alcune persone, lo urtarono facendolo sbattere contro il muro di un edificio. Da Calle del Pozo Blanco, la folla lo spinse di nuovo verso la Plaza del Castillo.
«Señor, señor, por favor.» continuava a ripetere, ma inutile.
La gente lo strattonava, lo spingeva di lato. Un paio di volte si sentì afferrare sotto le ascelle e gli toccò divincolarsi, scalciare come un ossesso e fuggire il più lontano possibile.
Aggrottò la fronte.
Forse, se mi concentro...
Niente. Nessun cambiamento. Il cosmo di cui aveva sentito parlare da Frate Pedro (si segnò mentalmente che avrebbe dovuto chiedergli come mai conoscesse il cosmo, la prossima volta che fosse tornato a Siliérs-de-Barn) per lui era come la luce di un treno in fondo al tunnel.
Un treno che procedeva in retro.
Un lungo sibilo cancellò le sue riflessioni.
Tutto sembrò fermarsi. Shura alzò la testa. Lo scoppio e la folla esplose in un boato che, era pronto a scommettere che nemmeno tutti i 108 Spectre di Hades sarebbero riusciti a replicare.
Shura vide la morte in volto almeno tre o quattro volte, mentre cercava una via di fuga.
La folla era impazzita.
In cinque minuti, assistette a quello che un bambino non avrebbe mai dovuto vederlo, e paonazzo, forse per intercessione della divina Atena, riuscì a lasciarsi alle spalle Plaza del Castillo.
Continuò a camminare, con gli occhi fissi a terra, fino a quando il rumore della grida e dei canti non iniziarono a farsi lontani.
Si guardò attorno.
Conosceva quella zona. Da lì non era difficile tornare a casa di Leoš.
Abbassò lo sguardo. I suoi abiti gocciolavano vino rosso. Affondò il volto nell'incavo del braccio. E puzzava peggio di un ubriacone.
Magnifico. Sarei proprio un perfetto Saint di Capricorn.


Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

   
 
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