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Autore: L_Fy    02/03/2009    16 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recensione di Fante, fatta il 01/03/2009 - 10:07PM sul capitolo 7: Capitolo 6 : Alternative - Firmata

Capitolo 7: Gerarchie

E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
a ciò ch'io fugga questo male e peggio,

che tu mi meni là dov' or dicesti,
sì ch'io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti».

Allor si mosse, e io li tenni dietro

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto I

“Credevamo che là dentro ci fosse la rivoluzione d’ottobre” mormorò con voce tremante Lorella mentre Gino strattonava la piccola Due Cavalli per le vie del centro, farcendo la sua guida pirata con moccoli diretti a chiunque stesse guidando nel raggio di un chilometro da lui “Il bisonte qui voleva entrare a tutti i costi; ho dovuto fingere di svenire per trattenerlo, poi nel frattempo voi siete usciti…”

“… senza uno straccio di informazione in mano” specificò Gino aggrottato “Se ci fossi stato io là dentro state pur certi che la vecchiaccia avrebbe parlato. Non ti ho proprio insegnato niente, maledizione?”

“Oh, Cornelia si è solo un po’ alterata” rispose Eva con leggerezza “Ma mi sa che per un po’ sarà meglio non bazzicarle intorno. E’ un po’ suscettibile …”

Raf alzò gli occhi al cielo, ma non commentò.

“E adesso che si fa?” chiese titubante Lorella, esprimendo il pensiero di tutti.

“Tu intanto potresti andartene a casa.” sbuffò Gino che, da noto lupo solitario, si era ampiamente stufato di averla sempre tra i piedi.

“Non se ne parla nemmeno” rispose Raf lapidario “I Demoni sanno di lei e se la lasciassimo sola tenterebbero immediatamente di usarla contro di noi. No, grazie, Lorella ci starà attaccata come un francobollo finché questa storia non finisce.”

Eva avrebbe voluto replicare, ma il sorriso radioso di Lorella e la faccia stanca di Raf la convinsero che a quel punto era meglio cambiare argomento.

“Devo avere una dispensa divina per andare al Nodo” dichiarò con voce incolore “Devo cercare di sapere se l’orda infernale è passata di lì e su autorizzazione di chi. Non ci rimane altro da fare, al momento.”

“Non otterrai niente, e tu lo sai” replicò Gino con durezza “Vlad ti farà sommergere di merda e scartoffie e alla fine otterrai esattamente quello che hai ottenuto da Cornelia, e cioè un bel calcio nel culo.”

“Vedi alternative?” sbuffò Eva aggressiva “Magari riuscirò a corrompere qualcuno… a far parlare i muti, come si suol dire. Sono brava a far parlare i riottosi, di solito.”

“S’è visto con Cornelia.” sussurrò Gino acido.

“Mi serve il benestare del Comitato di Sorveglianza.”

“Ti ricordo che Giacinta non muoverà un dito per te.”

“E chi se ne frega? Ho qui con me niente po’ po’ di meno che uno dei coordinatori celesti del Comitato. Ci penserà Raf a farmi avere la dispensa.”

“Temo che non sia così semplice” si intromise Raf con aria contrita “La burocrazia del Comitato di Sorveglianza è piuttosto lenta…”

Eva gli lanciò un breve sguardo di sufficienza.

“E tu dalle una pacchetta sul culo per farla muovere, no?”

“Eva, non tutti usano i tuoi metodi poco ortodossi per ottenere ciò che vogliono” si spazientì Raf “Meno che meno un Arcangelo.”

“Ma le leggi le hai fatte tu!”

“Proprio per questo devo essere il primo a farle rispettare.”

“Se non ci muoviamo, è facile che arrivi un altro gruppetto di Demoni solforosi a fare un torneo a freccette, e se tu ti indebolisci troppo o se ti distrai un attimo o se sei perso a guardare il cielo in quel momento, potremmo non avere una seconda occasione per rispettare la burocrazia celeste!”

“Così sei ingiusta.” mormorò Raf dispiaciuto.

“Io sono ingiusta? E il fatto che sia qui da sola a difendermi da un milione di lingue biforcute la chiami giustizia?”

“Non sei sola: ci sono io.”

“Che stai qui a cavillare per un merdoso pezzo di carta! Allora, a chi devo fare un pompino per avere quella dannata dispensa?”

“Eva!”

Raf non sembrava arrabbiato: solo ferito. Eva sentì immediatamente rimorso sotto quello sguardo infelicemente pacifico.

“Ok, scusa” mormorò mentre Lorella e Gino fingevano di guardare da un’altra parte, insolitamente magnanimi “So che stai già facendo del tuo meglio…”

“Sì” rispose Raf semplicemente, tornando a sorridere “Ci tengo io per primo alla tua vita. Ma mi devo assentare per un po’ di tempo, se vogliamo quella dispensa al più presto, e il pensiero di lasciarti sola…”

Di nuovo la sua mano le accarezzo la guancia, leggera e tenera, delicata e affettuosa… ogni volta era una tortura non poterla afferrare e riempire di baci.

Era preoccupato per lei, come sempre. Era adorabilmente, fraternamente, inutilmente preoccupato per lei.

“Alla gallina isterica ci penso io, Raf” assicurò Gino mentre Eva deglutiva segretamente a vuoto “Starà buona buona al sicuro mentre tu sei via. A costo di legarla come una pancetta coppata e di appenderla a una trave a stagionare. Mmmm, a proposito: a chi va un bel paninazzo con i ciccioli? Sto svenendo dalla fame.”

Eva e Raf si scambiarono uno sguardo divertito mentre Gino inchiodava davanti a una salumeria e usciva svelto dall’automobile, tallonato da una Lorella sempre più muta e basita.

“Ok, ti lascio in buone mani” sorrise Raf con il viso increspato di tenerezza “Tu però…”

“Lo so, lo so: starò attenta, papino.” sospirò Eva burbera, ma in fondo in fondo sorrideva.

* * *

Non è giusto!” pensò Eva frustrata: era stata davvero attenta. E anche Gino e Lorella erano stati attenti, per quanto possano essere attenti gli Umani.

Attenti, sì. E lo stesso erano riusciti a farsi sorprendere, come tre idioti qualunque. Raf se n’era andato da meno di cinque minuti dopo averli accompagnati al sicuro nel suo covo e già Eva si trovava stesa a terra, con il freddo pavimento sbeccato contro la guancia. Non sapeva come era successo: un attimo prima era seduta sulla sedia con Lorella che mescolava un mazzo di carte e Gino che replicava di aver fame, diretto verso la cucina; un attimo dopo la stanza pullulava di Demoni. Subito dopo, il pavimento contro la guancia. Da non crederci, dannazione!! Forse era davvero stanca e coi riflessi allentati: tutti quei Demoni, Raf, Vlad, Cornelia… Magari non era vigile come avrebbe dovuto. Magari ne aveva strapiene le scatole di galleggiare in quella situazione escrementizia senza nemmeno sapere il perché.

“Dannazione!” ruggì esasperata e rabbiosa.

Lorella strillava con quanto fiato aveva in gola, rannicchiata dietro la porta: era così piccola e insignificante che i Demoni non si erano nemmeno presi la briga di accorgersi di lei. Gino era una montagnola intontita nel mezzo della stanza, e l’unica cosa che l’aveva salvato da morte certa era che gli fosse involontariamente scoppiato un gavettone d’Acqua Santa sul petto e quindi i Demoni non osavano ancora avvicinarlo. Eva aveva sparato qualche colpo con la Five-seveN prima che un Demone particolarmente infido la cogliesse alle spalle, sbattendola per terra e facendole perdere la presa sulla pistola. In quel momento ce li aveva avuti addosso tutti, uno che mordeva un braccio, uno che le scudisciava la coscia con una coda squamosa e uncinata… uno che le mollava un manrovescio che le fece vedere le stelle.

Merda secca” pensò remotamente Eva, riuscendo miracolosamente a mettersi supina e, lottando come una furia, ad allontanare qualche Demone “Quando Raf scopre questo casino, mi dà una bella strigliata.”

Ma no, sapeva invece che Raf non l’avrebbe mai sgridata: si sarebbe limitato a guardarla con i suoi occhioni dolenti, a farle quel sorriso stanco e buono e a dirle, “Eva, Eva…” con quel tono amorevole e paterno che odiava.

Oh, Raf” pensò allora, arrabbiata con se stessa “Se solo una santa volta riuscissi a scuoterti…”

Un Demone le arrivò addosso con un cazzotto rabbioso sul mento e la testa di Eva scattò di nuovo contro il pavimento con un rumore sordo di zucca matura che sta per scoppiare.

“Gino!” gorgogliò debolmente: ma Gino era ancora KO, Lorella strillava dimenticata, Raf era lontano anni luce a sbattere le sue belle ali bianche e lei era sola.

Sola come sei sempre stata” le rimbombò in testa la voce esultante di Cornelia. Dannazione: quel maledetto Demone aveva proprio ragione.

Eva riuscì a liberare un braccio, ad afferrare il naso (o qualche simile protuberanza sporgente dal viso) del Demone sopra di lei e tirò forte fino a strappare. Il Demone le ululò dritto nel padiglione auricolare e le spruzzò addosso un liquido tiepido dal fetore indescrivibile. Qualcosa le urtò lo stomaco con la potenza di una palla di cannone, strizzandole fuori il fiato: la forza delle braccia che lottavano furiosamente si indebolì nel mentre che la vista le si annebbiava.

Se mollo adesso, sono morta” pensò con chiarezza Eva mentre un secondo pugno le spaccava lo zigomo che diventava prima insensibile e poi rovente come fuoco; era cosciente di non essere mai stata così vicina a morire prima di allora.

“Gino” sospirò senza voce “Raf.”

Riuscì chissà come a liberare una gamba e a scalciare via qualcosa di fradicio e spugnoso: ma l’aria le mancava dai polmoni e la vista annebbiata già era piena di puntini luminosi.

“Sola. Sola come sei sempre stata.”.

“Fanculo, vecchia bagascia.”

“Raf.”

“Sola.”

“Qualcuno mi aiuti!”

“Gino. Raf.”

“Sola”

“Vlad.”

Buio cieco. Quasi un sollievo, dopotutto.

* * *

L’aria le riempì i polmoni con dolorosa violenza. Eva sollevò di scatto le palpebre come tapparelle impazzite, ma ancora vedeva tutto nebuloso e venato di nero; le richiuse, sperando segretamente di sprofondare nell’oblio perché quello era certamente il peggiore dei suoi incubi.

“Respira, maledizione” disse una voce nota che la svegliò del tutto con un doloroso tuffo al cuore “Stai fresca se pensi che ti faccia la respirazione bocca a bocca senza metterci la lingua.”

Mani non troppo delicate la girarono sul fianco, concedendole di respirare meglio, poi le palparono decisamente il seno.

“Accidenti, scimmietta, che carrozzeria degna di una Ferrari!” gorgogliò la voce ammirata.

Senza forze, Eva gemette cercando di rotolare lontano da quella voce, lontano dal calore fastidioso che emanavano quelle mani esperte. Non poteva crederci: sapeva perfettamente chi era il suo salvatore e una parte di lei, una parte che rigettava con tutta se stessa, stava esultando clandestinamente. Ma le era anche impossibile raccapezzarsi, si sentiva incredula come un umano che avesse visto la statua di Buddha animarsi e gironzolare intorno fischiettando.

“Vlad….?” sfiatò sperando fino all’ultimo di avere un’allucinazione.

“Scimmietta?”

Eva aprì un occhio e vide qualcosa di rosso dai contorni sfumati; vide poi definirsi un naso aguzzo, una coppia gemella di pietre giallastre e oblique, un sardonico scintillio brillante sull’incisivo. Era lui, decisamente.

“Cazzo fai qui?” si lagnò Eva senza voce, nascondendo il viso contro il pavimento.

Vlad rise irriverente, a suo agio come se stesse sorseggiando caffè freddo in veranda.

“Anch’io sono contento di vederti, scimmietta mia!”

* * *

Dura la vita dei Recuperanti Sanguemisto attaccati da orde infernali; una volta tornata in posizione semiverticale, Eva fece un breve inventario di se stessa e scoprì che:

1) non riusciva a respirare completamente a causa di una contusione al plesso solare

2) aveva l’impronta di un morso sul braccio molto simile a quella di uno squalo

3) aveva misteriosamente perso una scarpa che, per quanto la si cercò in lungo e in largo, non fu mai ritrovata

4) non aveva un solo bottone attaccato sul davanti della camicia

5) la ferita sullo zigomo avrebbe avuto certamente bisogno di punti, se Vlad non l’avesse cauterizzata con una mossa svelta del dito, facendola gridare di sorpresa e dolore.

“Di che ti lamenti?” aveva ribattuto perfido mentre gli occhi di Eva mandavano scintille “Volevi farti cucire da un sarto umano, spiegandogli anche chi e perché ti ha lasciato quel souvenir?”

“Le rimarrà una cicatrice grossa come un’autostrada.” commentò Gino senza vero interesse.

Eva lo fissò corrucciata: ce l’aveva ancora con lui per la scioltezza con cui aveva accettato la presenza di Vlad nel loro covo segreto che più segreto non si può, come se fosse stata una cosa naturale. Quando quel residuo umanoide era riuscito ad alzarsi in piedi, ansimando e imprecando come un invasato, aveva squadrato il Demone da capo a piedi, limitandosi a fissare con interesse la cintura che reggeva i suoi pantaloni di pelle nera.

“Coccodrillo?” aveva chiesto con voce neutra.

Vlad aveva ricambiato l’analisi con sublime disinteresse (Gino era troppo umano e troppo antiestetico per i suoi gusti).

“No, Demone.” aveva risposto poi compunto.

“Io intendevo la cintura.”

“Infatti.”

“Oh. Io comunque sono Gino.”

“Ti aspetti una medaglia?”

Il dialogo era terminato così, senza senso com’era iniziato: Gino aveva ricominciato a smoccolare cercando Lorella ancora rintanata dietro la porta e Vlad aveva cauterizzato la faccia di Eva.

“Mi fa male.” mentì lei toccandosi la cicatrice che, effettivamente, le prendeva mezza faccia.

“Quando tornerà la tua checca alata ti farai aggiustare la faccia” rispose Vlad tediato “Allora, finito di spazzare via Demoni, che si fa di divertente qui?”

“Volevamo fare una partita a rubamazzo, ma non so se il tuo cuore reggerà lo choc.” rispose lei acida.

Vlad le fece una pernacchia e girellò un po’ intorno coi pollici infilati nei passanti dei pantaloni; si soffermò schifato a guardare un crocifisso alla parete, prese e annusò una bottiglia mollandola con disgusto quando capì che era Coca Cola, si stiracchiò e si girò di nuovo verso Eva con un mezzo sorriso sulla faccia.

“E va bene” ammise notando il suo sopracciglio sardonicamente alzato “Essere di nuovo in forma umana e bazzicare in questo Piano è davvero divertente.”

“Che ci fai qui Vlad?” sbottò Eva incrociando le braccia sul petto.

Vlad allargò le braccia e spalancò gli occhi simulando innocenza.

“Mi hai chiamato tu in punto di morte!”

“Balle.”

“Giuro su mia madre, mi hai chiamato.”

“Tu non hai una madre, e io non ti ho chiamato.”

“Hai fatto il mio nome. Ho le registrazioni.”

“Ho detto il tuo nome perché volevo mandarti a fanculo prima di morire.”

“Che tenera la mia scimmietta che pensa a me in punto di morte” cinguettò Vlad allegramente “Scommetto che non vedevi l’ora di rivedermi.”

“Avrei preferito farmi infilzare i bulbi oculari con aghi roventi.” ammise Eva accorata.

Vlad non rispose, distratto dalla testa di Lorella che sbucava tentennante dalla porta, semisorretta da un Gino ancora in pieno rosario di moccoli.

“Un altro Umano?” domandò blandamente sorpreso “Cos’è, fai la collezione?”

“Lei è Lorella” rispose Eva stancamente: altre cose era meglio non spiegarle a Vlad “E per favore, tieni giù le mani e tutto il resto da…”

Non finì nemmeno la frase: Lorella si era alzata in piedi e, come attirata da fili invisibili, era andata a schiantarsi addosso a Vlad aggrappandosi alla sua vita in maniera decisamente esplicita.

“Fai di me quello che vuoi” mormorò roca, lo sguardo completamente annebbiato sollevato sul Demone “Prendimi, strappami i vestiti…”

“Ok” rispose Vlad condiscendente “Qui o per strada?”

“Che schifo.” commentò Gino aggrottato puntando il naso per aria come una zitella puritana.

Eva, in due passi claudicanti, raggiunse Lorella e senza tanta grazia la strappò di dosso a Vlad che ridacchiò esilarato senza muovere un muscolo.

“Vlad, piantala” berciò Eva mentre Lorella crollava imbambolata sul divano “Giuro che ti taglio il pisello e lo butto al cane se provi anche solo a toccare la piccola!”

“Scimmietta mia, giuro che non ho fatto niente. E’ che sono troppo dannatamente sexy per queste frattaglie umane. Comunque visto che sei così gelosa, se tu riesci a tenerla a bada, io posso provare a non accontentarla.”

Ammiccò e sorrise verso Lorella che fece per rialzarsi, incantata: Eva la spinse di nuovo a sedere sul divano e puntò l’indice accusatorio contro Gino.

“Tu, dannazione, renditi utile e lega questa deficiente al divano! Dalle anche qualcosa per svegliarla, un cognac o un manrovescio, quello che vuoi! E tu, Vlad… due secondi che sei qui e sono già più che stufa marcia di vederti! Ancora una parola e vado a tirare fuori il badile!”

Vlad si appoggiò allo stipite della porta scuotendo via i capelli rossi dalle spalle.

“Dimentichi che ti ho salvato la vita” ripose poi malizioso “Non c’è qualche regoluccia divina che ti obbliga a essere un pochino più accomodante nei miei confronti?”

C’era, infatti: una stronza regola per Angeli e Mezzi Angeli che la obbligava a essere in debito col suo peggiore nemico fino a che non avesse potuto ricambiare.

“Fottiti, Vlad.” grugnì Eva con livore e Vlad le soffiò contro un bacio.

“Sempre pronto per questo, scimmietta mia.”

La sua voce, nonostante la rabbia e la frustrazione che la attanagliavano, riuscì lo stesso a farle venire i brividi; Lorella addirittura gemette, come se fosse prossima all’estasi ed Eva provò l’impulso fortissimo di spaccare qualcosa in testa a qualcuno: qualsiasi cosa in testa a chiunque.

“Sei un maiale stronzo bastardo e pervertito!” berciò esasperata.

Gli occhi di Vlad, luminosi e caldi come miele colato, le scivolarono addosso, tangibili e sensuali come una carezza di seta.

“Hai la camicia slacciata.” si limitò a commentare apparentemente a sproposito; lo disse come se la stesse spogliando con le sue stesse mani.

Lorella gemette di nuovo ed Eva, stranamente presa in contropiede, si strinse i lembi della camicia addosso e se la sarebbe data a gambe morendo di vergogna se non avesse sentito un aiuto esterno alleggerirle il carico.

“Raf” sospirò sollevata, intuendo la sua presenza alle spalle “Ti ricordi di quello stronzo di Vlad, vero? Ha pensato bene di venire a farci una visitina.”

* * *

Come se avesse sentito la sua debolezza, Raf si fece avanti e le si affiancò. Non la sfiorò nemmeno, ma la sua tiepida presenza fu sufficiente perché Eva si sentisse di colpo protetta e sicura. Vlad, intanto, aveva inarcato le sopracciglia ampliando il suo serafico sorriso in un ghigno malefico.

“Finalmente sei tornato” sospirò con aria di rimprovero “Sei stato via un’eternità! Abbiamo fatto in tempo a scucire tutti i bottoni della camicia di Eva, a respingere un’orda infernale, a sverginare la ragazzina mentalmente e anche a berci un caffè.”

“Ciao Vlad” disse Raf asciutto “Quanto tempo. Eva non ci credeva, ma io sapevo che saresti venuto.”

“Vengo sempre, io. E modestamente, faccio anche venire in abbondanza. Mi sa che siete voi Arcangeli ad avere qualche problema in merito.”

Raf non si scompose, anzi, riuscì a sorridere nel più innocente dei modi.

“Visto che sei qui puoi sicuramente dare una mano” propose con entusiasmo “Ho ottenuto la dispensa, ma visto che sei qui non è più necessaria per avere notizie fresche dal piano di Sotto!”

“Giusto” raccolse la palla al balzo Eva sorvolando sul fatto piuttosto irritante che l’idea di sfruttare Vlad fosse venuta a Raf e non a lei stessa “Tu sei il responsabile del Nodo! Allora saprai di sicuro chi ha autorizzato il passaggio dell’orda infernale che vuole farmi fuori!”

Vlad si tolse un’invisibile pagliuzza dalla spalla, simulando una perfetta indifferenza.

“Beh, miei cari, lo saprei se l’orda infernale fosse passata dal mio Nodo.”

“E non è così?” chiese Gino incuriosito.

“No, non è così.”

Ci fu un breve attimo di silenzio dubbioso.

“Visto che avete quella utilissima dispensa divina, potete verificare” aggiunse Vlad beffardo “O ancora meglio, potete usarla per soffiarvi il naso. O pulirvi il culo, a scelta.”

“Merda” commentò infine Eva corrucciata “La faccenda si fa sempre più ingarbugliata.”

“Ma se non viene dal Nodo, quell’orda da dove arriva?” domandò Gino spaesato.

“Da un altro Nodo.” rispose Vlad con una certa sicurezza.

“Ci sono altri Nodi?” domandò Lorella con un filo di voce: sembrava più presente e finché riusciva a non guardare verso Vlad anche più umana.

“Oh, ti sei ripresa? Bene, Gino tienila legata lì.”

“Sediamoci” propose Raf sempre premuroso “E’ inutile stare qui in piedi.”

“Brava Biancaneve” approvò Vlad prendendo una sedia “Anche io preferisco sempre le posizioni comode.”

Eva non commentò: si assentò un attimo per infilarsi una maglietta al posto della camicia strappata e quando tornò Raf e Vlad si guardavano guardinghi seduti uno di fronte all’altro, il primo compostamente, il secondo stravaccato con le caviglie incrociate e le mani dietro la nuca.

“E’ un po’ che non ripasso le gerarchie infernali” esordì Eva sedendosi con precauzione sull’orlo di una sedia, di fronte a Vlad ma di fianco a Raf “Immagino che qualche testa sia caduta, ai piani alti.”

“Qualcuno va e qualcuno viene” rispose Vlad con leggerezza “Linus ha preso il posto di suo padre Tazio a capo degli accidiosi… mi chiedo ancora come abbia fatto a generarlo, quel figlio, non ho mai visto Tazio muovere il culo una volta.”

“Pantagruel?” si informò Raf educatamente.

“E’ schiattato. Letteralmente scoppiato. Ora c’è Alana, ma è lì lì anche lei per fare il botto, ha un debole per i pasticcini alla crema…”

“Scusate” si intromise Gino con un vocione stizzito “Immagino che la nostra presenza sia più che fastidiosa per voi Ultraterreni, ma se poteste spiegare anche a noi di cosa state parlando, forse potremmo dare un contributo.”

“Tsè” sbuffò Vlad irriverente “L’unica cosa che sapete fare bene voi Umani è trasformare ossigeno in anidride carbonica.”

“No, hanno ragione” si intromise Raf comprensivo “Loro possono essere utili. E poi, devono sapere di cosa parliamo. Stiamo ripassando le gerarchie infernali e chi è a capo dei vari settori in questo momento.”

“C’entra qualcosa la Divina Commedia di Dante?” domandò Gino burbero “No, perché non ci ho mai capito un cazzo nei deliri di quel nasone toscano, quindi se aveva ragione lui, tra Bolge, Gironi, Anelli di Saturno e palle varie, sono fritto.”

“Oh, no” lo tranquillizzò Raf “La vera struttura dell’Inferno è molto più semplice di come l’ha disegnata Dante.”

“Che comunque ha tutto il mio rispetto per l’impressionante lavoro di fantasia” ghignò Vlad “Persino Lucy è rimasta doverosamente colpita leggendo la Comedia, e aveva addirittura pensato di adottare il sistema delle Bolge, che ha trovato molto efficace. Poi si è persa a cercare il significato di Simoniaco e la faccenda è morta lì… ”

“Lucy…?” sfiatò Lorella sbattendo gli occhi.

“Lucy, ovviamente, è il capo, Lucifero. O Satana, Pazuzu, Vanna Marchi… comunque tu la voglia chiamare.”

“Femmina?” si stupì Lorella.

“Ermafrodito.” rettificò Vlad.

“’ndo cojo, cojo.” commentò prosaicamente Gino, attirandosi uno sguardo di approvazione da parte di Vlad.

“Ma è vero che era un Arcangelo anche lei?” chiese Lorella incuriosita “E’ vero che venne scagliata giù dal Paradiso e che fece un cratere…”

“Lorella, concentriamoci sulle cose utili” tagliò corto Eva “Sennò qui facciamo notte e la notte, vorrei ricordarti, è appannaggio dei Demoni. Nostri cacciatori, ricordi…?”

“Concedimi una breve disgressione sull’Angelo Caduto” si intromise Vlad accademico “A differenza di come scrisse il Sommo poeta, il suo regno non è un lago ghiacciato e lei non indossa regolarmente enormi ali membranose con effetto frigo incorporato; anzi, ha un castello magnifico, pieno di ori e velluti. Dal gusto un tantino gotico, magari, un po’ pacchiano… ma tutto sommato molto comodo. E caldo: Lucy detesta letteralmente il freddo.”

“Vlad, l’arredamento della dimora infernale non è la cosa che ci preme ricordare adesso, ma la gerarchia.”

“Come lei comanda, padrona. Gerarchicamente, in ordine di importanza, dopo Lucy ci sono i suoi figli: Caius, Ellena e Sisar.”

“Figli?” si basì Lorella.

“Beh, sì: Lucy si dà piuttosto da fare, nel suo bel castello sotterraneo. Tutta roba promiscua, piena di peccato. Sisar, infatti, mi sa che è anche figlio di Caius, vero Cenerentola?”

“Perché me lo chiedi?” domandò l’Arcangelo candidamente sbattendo le ciglia sugli occhioni celesti.

“Perché di certe cose ne sapete più voi spioni alati che noi.”

“Con chi e per quanto tempo abbia copulato Lucy procreando, non ci interessa” tagliò corto Eva “Caius, il maggiore, è il luogotenente preferito di Lucy e si occupa personalmente del Peccato Primo: l’assassinio.”

“Si occupa…?” gorgogliò Lorella sbalestrata.

“Organizzazione, diffusione, pena, premio.” enumerò Eva.

“Invece Ellena, la zoccola…”

“Vlad.” sospirò Raf.

“Oh, scusa, Raperonzolo, dimentico sempre le tue virginee orecchie. Dunque, Ellena, la grandissima troia, si occupa del Peccato Secondo, il tradimento.”

“E Sisar, da ultimo nato, si occupa del Peccato Terzo, l’incontinenza.”

“Eh?” lo interruppe Lorella arrossendo.

“Rilassati, gioia, non si parla della pipì che scappa al reparto geriatrico: significa non riuscire a trattenersi dal peccare.”

“Infatti, i Demoni Capitali del Peccato Terzo, tra cui il nostro Vlad, sono sotto a Sisar.”

“Sotto, ma più spesso sopra” rettificò Vlad ammiccando “A Sisar piace così.”

“Vlad, piantala” si incupì Eva e Vlad ridacchiò irriverente “I Demoni Capitali sono sette uno per ogni peccato capitale: Linus per l’accidia, Demetrio per l’avarizia, Alana per la gola, Bersaba per l’invidia, Morgana per l’ira, Vlad per la lussuria e Amelia per la superbia.”

“E poi c’è Morfeo che è il responsabile del girone più temuto dai Demoni: il famigerato girone dei Dimenticati.”

“Ci vanno a finire i Demoni in punizione, quelli che vengono Recuperati, e ci rimangono… per sempre sempre sempre.”

“Wow.” mormorò Lorella impressionata.

“Vorrei far notare quanto la par condicio tra i sessi venga rigorosamente rispettata nelle cariche di potere infernali” dichiarò lezioso Vlad “Cosa che invece in Paradiso… Insomma, l’unico Arcangelo femmina è stato sbattuto fuori a pedate…”

“Vlad basta.”

“Però, effettivamente…”

“Gino, non ti ci mettere anche tu. Comunque, ogni Demone Capitale, a parte Morfeo, è a capo di un Nodo: Vlad a Modena, Morgana a Lusambo in Congo, Linus a Kyzyl in Russia, Demetrio a Bismarck in North Dakota, Alana a Porto Alegre in Brasile, Amelia ad Alice Springs in Australia e Bersaba a Plzen in Repubblica Ceca.”

“Due Nodi in Europa” specificò Vlad malizioso “Nel caro vecchio continente c’è molto più traffico che in America: chi lo avrebbe mai detto?”

“Se è vero che c’è tanto traffico, mentre tu sei qui a elargirci le tue meravigliose perle di umorismo chi si occupa della gestione del Nodo?” lo punzecchiò Eva maligna.

“Le stesse figure che stanno sopperendo alla dolorosa mancanza della nostro amato Arcangelo in quel del Paradiso, scimmietta” rispose Vlad per niente scosso “Sia Sopra che Sotto pullulano di impiegati volenterosi che non vedono l’ora di mettersi in mostra coi superiori. Personaggi davvero laboriosi e solerti: io li premio con un orgasmo a testa, e tu, Bottondoro?”

“Il potere di scatenare un’orda infernale in pieno giorno è appannaggio esclusivo dei Demoni Capitali?” chiese dolcemente Raf con sublime indifferenza.

“Sì e no” rispose Vlad tornando semiserio “Diciamocelo, l’elenco delle autorizzazioni infernali è un colabrodo di postille e note a fondo pagina: un po’ come la Bibbia, non so se mi spiego.”

“Divertente. Allora, Cornelia avrebbe potuto scatenare un’orda infernale come quella che ci ha attaccati?”

“Decisamente no.”

“Lo supponevo.”

Eva e Raf si scambiarono uno sguardo depresso che venne colto prontamente da Vlad.

“Coraggio!” li apostrofò garrulo “Non c’è qui zio Vlad apposta per darvi una mano? Scopriremo insieme chi è il cattivone che ha scatenato l’orda dietro a Eva, anche se scommetto che il 99% del girone dei Dimenticati gli erigerebbe un monumento.”

“Com’è che adesso sei disposto ad aiutarmi?” sbottò Eva ignorando i chiari segnali di Raf per farla desistere “Quando sono venuta a chiedertelo hai rifiutato di muovere un dito. E mi sono umiliata in tutti i modi, ti ho anche supplicato in ginocchio.”

“Ho ben presente quel momento” sospirò Vlad malizioso “Tu prostrata davanti a me… uhm, mi eccito di nuovo solo a pensarci…”

Lorella cominciò ad ansimare come una locomotiva e a Eva ci volle una buona dose di autocontrollo per rimanere impassibile.

“Se non sbaglio, tu volevi qualcosa in cambio che io mi sono rifiutata categoricamente di darti.”

“Beh, scimmietta, con la tua deliziosa bocca ad altezza fianchi, a me non sei sembrata così categorica.” gorgogliò Vlad lascivo, scatenando una nuova ondata di ansiti da parte di Lorella.

Eva contò fino a cento per non mollargli una sberla.

“Invece lo ero.”

“Ad altezza fianchi?”

“Categorica.”

“Ah. Beh, ho pensato che magari stando insieme ci saranno un sacco di occasioni per riparlarne, no?”

Le fece l’occhiolino ed Eva dovette contare fino a duecento per non spaccarli quella bella faccia insolente.

“Cosa proponi di fare adesso?” chiese Raf intuendo il disagio di Eva.

Gli occhi di Vlad si accesero di interesse.

“Io pensavo di andare a fare qualche domanda a Bersaba, ma se tu hai qualcos’altro in mente, Rosaspina, a me sta bene, sai quanto ti trovi carino…”

“Perché Bersaba?” domandò Eva (dopo aver contato fino a trecento per non scoperchiare il cranio di Vlad con una mannaia).

“Per vari motivi” rispose Vlad semiserio “Primo, il suo Nodo è il più vicino a noi, e siccome ho la vaga impressione che tu ti voglia tirare dietro quelle due zavorre umane, mi sa che logisticamente sia la scelta migliore. Secondo, Bersaba ti ha vista e, perfettamente in character col suo ruolo, è invidiosa da morire di te.”

“Invidiosa di me?” domandò Eva presa in contropiede “Perché?”

“Perché hai me.” rispose Vlad come se fosse la cosa più logica del mondo.

“Preferirei avere un eczema facciale.”

“Ti ho appena regalato una fantastica cicatrice, che vuoi di più?”

“Fammi vedere” borbottò Raf allungandosi premuroso verso Eva: le prese delicatamente il viso tra le mani e studiò serio la cicatrice sul suo viso. Era così vicino, pensò Eva rapita, dimentica momentaneamente di Vlad che la fissava a due metri di distanza; i suoi occhi erano così chiari, così limpidi. Guardare Raf era come bere un sorso d’acqua fresca quando si aveva sete. E le sue mani, Dio, quanto amava quelle mani e il loro tepore…

“Allora, Michelangelo, hai finito di impastarle la faccia?” sbuffò Vlad irritato.

Aveva finito. Quasi a malincuore, le mani di Raf lasciarono il viso di Eva che si trovò con la cicatrice facciale perfettamente sparita e con quella al cuore dolorante. Spostò lo sguardo da Raf a Vlad, sperando di sembrare impassibile, ma gli occhi d’ambra di Vlad riuscirono a leggerle dentro come un libro aperto. Stranamente, il Demone le sorrise con intenzione.

“Scimmietta” sospirò poi quasi dispiaciuto “Allora non ti è ancora passata la cotta per Biancaneve?”

Raf sussultò e Gino si schiarì la voce, incupendosi.

“Se dobbiamo partire per il Nodo in Repubblica Ceca forse è meglio prepararsi.” glissò Eva abilmente, ma Vlad non aveva nessuna intenzione di mollare l’osso.

“Perché lo sai, vero, che non potrà mai ricambiarti? Non è, come dire, accessoriato con gli strumenti adatti. Almeno per quello che ne so io: ai miei tempi, i corpi mortali degli Arcangeli li disegnavano senza corredo, ma magari adesso si sono svecchiati anche i designers celesti e sotto quei jeans da checca la nostra Sirenetta nasconde un arnese degno dei tuoi sogni più segreti…”

Eva si alzò di scatto in piedi, fremente di rabbia.

“Piantala con queste stronzate, Vlad!”

“Eva…” sospirò Raf.

“Se così fosse magari ci farei un pensierino anche io: il biondino è davvero appetitoso e devo ammettere che il pensiero di dargli una rosicchiata mi solletica da un po’. O di farmi dare una rosicchiata da lui, se preferisce: io sono piuttosto versatile…”

Strizzò l’occhio a Raf mentre Eva arrivava a contare fino a un milione senza riuscire a contenere la sua rabbia.

“Sei un porco pervertito!” sibilò stringendo il pugno minacciosa e il Demone la guardò da sotto in su, le mani dietro la nuca e un sorriso canzonatorio sul viso.

“Quando ti scaldi diventi sexy da morire” mormorò con voce vellutata “E’ stata la parola arnese a eccitarti così?”

Eva fece per mollargli una sberla in faccia, ma Vlad la precedette: con grazia felina, le afferrò il polso alzato e la tirò verso di sé, costringendola a crollargli addosso.

“A proposito di arnesi…” le sussurrò invitante nell’orecchio spingendosi contro di lei, esplicito e provocante.

Eva, con un ruggito rabbioso, si liberò dalla presa al polso e saltò all’indietro, subito sorretta per il gomito dalla mano tiepida di Raf.

“Lascia perdere, Eva” le mormorò l’Arcangelo con voce pacata mentre il Demone sogghignava esilarato, dondolandosi sulla sedia con indolenza “Lo fa solo per provocarti.”

“E ci riesco anche bene” puntualizzò Vlad con un sorriso scintillante “Ah, sarà davvero uno spasso passare un po’ di tempo con voi: mi ero dimenticato di quanto siate divertenti! Voi due Umani dovreste pagare il biglietto.”

Lorella e Gino erano rimasti in silenzio: mentre Lorella sembrava più di là che di qua, con l’espressione attonita che ormai sembrava averle cementato il viso, Gino esibiva una convincente espressione tediata che risultò stranamente simpatica al Demone.

“Quando avete finito di fare il gioco della bottiglia avrei una domandina” buttò lì l’umano annoiato “Dove cazzo è la Repubblica Cieca?”

* * *

Alla fine, decisero di andare a Plzen in macchina: Vlad, con somma pigrizia, dichiarò che non avrebbe nemmeno toccato il volante e che alla guida avrebbero dovuto pensarci Eva, Biancaneve e i due schiavi umani. Eva ordinò a Gino di affittare un pullman a due piani possibilmente diviso a metà da un muro di cemento dietro cui relegare il simpatico Demone Tutore, invece Gino tornò dall’autonoleggio con un camper. Un signor camper, a dire il vero, grande come un appartamento e superaccessoriato, ma senza muri di cemento di nessuna sorta. Aveva però tre comodi sedili nella cabina di guida separata dal retro da un pannello scorrevole in vetro satinato; identici pannelli separavano il bagno con tanto di doccia e bidet e la camera da letto, sontuosa e grande come una stanza normale.

“C’è una cucina completa!” gorgogliò Lorella sfiorando i ripiani d’acciaio con reverenza nella zona living, che comprendeva due divanetti in pelle formato sette nani “E’ più grande di quella del mio appartamento!”

“Raf, non ti piace?” chiese Eva sedendosi sul divanetto di pelle: non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma doveva ammettere che quel camper era una favola. Magari la moquette leopardata era un tantino sopra le righe, ma il divano con vibrazione massaggiante l’aveva conquistata al primo sguardo.

“Non so” rispose Raf sostenuto “Non è un tantino… vistoso?”

“Dal di fuori è solo un po’ più grosso del normale e guardate che bel lettone comodo” declamò Vlad stendendosi sull’ampio materasso circolare della stanza da letto “Vieni qui a riposarti un po’, scimmietta?”

“Gino ti sei fatto corrompere da quello stronzo di Vlad?” ruggì Eva per risposta.

“No” spiegò Gino alla compagna “Voi Ultraterreni potete anche usare i letti solo per folklore locale, ma noi Umani dobbiamo anche dormire. In più ho comprato dei vestiti, roba da mangiare e un bagnoschiuma per lavarsi perché puzzare non è esclusivo appannaggio terrestre, di questo sono sicuro.”

Guardò Vlad con intenzione e il Demone si annusò l’ascella con aria offesa.

“Non posso lavarmi” spiegò lezioso “Biancaneve va pazzo per il mio odore di maschione in calore.”

“Vlad, per favore.” sospirò Eva con l’emicrania da stress ad attanagliarle le tempie.

“E va bene. Ma solo se tu vieni a lavarmi la schiena, scimmietta.”

“Tutti dobbiamo impegnarci a fare del nostro meglio per favorire gli altri” decise Eva ignorandolo “Tutti, a parte mister Demone puzzone, che dovremo tenere sotto controllo ventiquattrore su ventiquattro.”

“Sei ingiusta nei miei confronti” si lamentò Vlad “Anche io sono qui per collaborare. E per portarti a letto e scopare due giorni interi.”

“Du… Gino, nell’elenco delle cose che hai comprato non c’è per caso anche una fiala di narcotico?”

“Come tuo Demone Tutore sono quasi il tuo paparino… non è eccitante questa promiscuità incestuosa?”

“O veleno per topi, che forse è meglio.”

“Potremmo fare una cosa di famiglia” rettificò Vlad pensieroso “Io, te e mamma Biancaneve. Il tuo monolite umano no, grazie, non mi piace per niente. La ragazzina va beh, solo se non c’è nient’altro in giro di disponibile…”

“Se non abbiamo altre cose da fare qui, direi che possiamo partire.” annunciò Raf ignorandolo.

“Il primo turno alla guida lo faccio io” continuò Eva imperterrita “Forse se sto qualche ora senza quella faccia da culo davanti riesco a non suicidarmi.”

“Allora non mi vuoi come navigatore?” si imbronciò Vlad “Guarda che ho un ottimo senso dell’orientamento.”

Eva chiuse un attimo gli occhi: sognò di riempire il serbatoio d’acqua del camper con Acqua Santa e di tenere la testa di Vlad sotto il getto della doccia per ore e ore e ore. Dopo qualche minuto di quella meravigliosa visione, riaprì gli occhi e si girò verso Raf che le sorrise comprensivo.

“Brava!” le sussurrò con aria complice “Stai imparando a perdonare Vlad per il suo ignobile comportamento. Sono davvero fiero di te.”

Eva ricambiò il sorriso con aria incerta.

“Partiamo, che è meglio.” disse infine piazzandosi al posto di guida.

NOTE DELL’AUTRICE:

…beh? Dite cosa ne pensate, no?

Fante: Lasciando perdere gli intermezzi calcistici… devo dirtelo, giovinotto, mi sembri sempre più fulminato. Il che è un bene, ti stai acclimatando! Prossima volta ti voglio vedere in infradito mentre ti sbafi un panino al prosciutto di Parma (sorry, I’m emiliana doc). Ora ti saluto: e coraggio, abbiamo ancora la cempions…

Amie: Sbaglio o qui abbiamo una niu entri? Benvenga, entri pure, siorrina!! Non le chiedo se vuole un tè per ovvi motivi… preferisce un caffettino? Una brioscina calda? Prego, si segga, racconti: chi è lei di bello? Cosa fa nella vita? Come è approdata in questo giron… ehm, in questo lieto luogo? Racconti, a zia Corny, racconti…

Tartis: Mia piccola lovely Sara! Non c’era una canzoncina…? Ma no, meglio non esumare certi orrori dell’infanzia. Ti ringrazio sentitamente per i complimenti, spero di poter continuare su questo tono, se aggrada Voi lettori!! Ricambio bacioni e affini, alla prossima!

Chamelion: Ooooh, meno male! Era proprio il mio intento, presentando Cornelia a quel modo, nauseare. Perché i Demoni per me sono proprio così, nauseanti: che mi stiano lo stesso simpatici sarebbe una questione da approfondire, ma forse è meglio sorvolare… Parlando di cose serie (più o meno), le tue motivazioni sono le stesse che spingono me a scrivere storie fantasy.. la possibilità (con rimpianto finale, se la storia è scritta davvero bene) di non poter mai vivere veramente in quel mondo, pur vivendoci intensamente per il breve tempo della storia. Eeeeh, Eva e Raf, Raf ed Eva… io amo l’amore, ma più di tutto amo il preludio, l’agognare un inizio che forse non potrà mai venire, o forse chissà, se lo scrittore è buono e poco sadico… anche se non sarebbe giusto… anche se andrebbe contro ogni logica… queste così incerte sono le mie storie d’amore preferite. Dopo, che la storia continui con “e vissero felici e contenti” o che finisca bruscamente, non ha importanza perché il pathos è tutto lì, in quegli sguardi rubati prima di confessare a se stessi l’inconfessabile… e dopo questa ammissione di colpa, una domandina: ma sarò malata!?!?

MarzyPappy: Davvero hai la fobia dei serpenti? Ma se sono così carini… ok, forse carini no…comunque un bel paio di pantaloni Just Cavalli sono adattissimi al culetto di Vlad, credimi! Almeno, lo sono all’interno della mia mente malata. Felice di averti skifata con Cornelia, era esattamente il mio intento! Grazie, cocca, un bacione per ogni tuo ricciolo!!

Lauraroberta87: Amore, davvero avevi fatto l’acida? Non me ne ero accorta… sei sempre così dolce, carina, joyful and friendly (che minchia sto a dì, bo…). Mmmm, che immagine interessante la nebulosa stagnante che avvolge i miei piani! Meno male che non hai detto organica e puzzolente, o mi sarei offesa… Rosseau guarda che non aveva ragione del tutto… e poi mangiava le rane fritte, quindi occorre necessariamente diffidare di lui. Ti ho immaginata inginocchiata nel mio orto a urlare contro il cielo le tue domande cosmiche: ho immaginato con potenza e forza, e alla fine, spinto dai meandri del mio subconscio, mi è sorto spontaneo un grido… NON MI ROVINARE IL CAVOLO VERZA, DEFICIENTE!!!

Levsky: Questo losco figuro chi Diavolo è? Sarà anceh una scememza, ma mi ha stesa dalle risate! E che Diavolo! Ah ah ah!! Ok, sono ufficialmente da internare… Chiccò d’Oliva… certo che lo conosco… ogni sabato sera ci troviamo a cena a casa mia… ehm… ok, ma è così grave non sapere chi è? Mi documento subito!!

Cicha: Ci sono cose di me che emergono dai meandri bui della mia psiche e che nemmeno si di aver messo nero su bianco, quando vado a rileggere… questa cosa dell’intolleranza di Eva agli ovini è un tipico esempio di queste lacune spazio/temporali! Non so se sono io a essere schizofrenica o se esiste davvero il mio Fornit, ovvero il piccolo gnomo che secondo leggende kingiane ispira gli scrittori… Amore, la mia vena vampiresca è sempre pulsante sangue denso e rovente, il problema è far scorrere questo sangue su carta… è un po’ che non scrivo, ormai direi che sono matura per una nuova storia, ma dubito che sarà di vampiri. Però, chissà? Magari con la giusta dose di corruzione mi faccio convincere… eh eh eh, che kattiva e sadika, Vlad è proprio contagioso!!

Krisma: Mio splendido fiore di loto!! Spero bene che l’impressione che avete avuto di Cornelia sia quanto meno inquietante! L’intento era quello, altrimenti la descrivevo a raccogliere viole e chi s’è visto s’è visto! Il piccolo Raf, eh… per i biondi ho questa insana passione, è vero (peraltro non corrisposta, sob!!), ma Raf è fin troppo biondo. Un po’ come Marilyn, ha un candore fin troppo abbagliante. Non so perché mi è venuto così… forse perché è un angelo? Ai posteri l’ardua sentenza… alla prossima, mio fiorellino, e grazie come sempre per la bellissima recensione!!

Beneduc: Oh, che bellezza, di nuovo qui la Beneduccia beneducata… prego si segga, vuole una tazza di tè? Ehi, dove scappi…? Guarda che non sono Cornelia!! E’ che di fianco al beneducato io immagino sempre una tazza di tè. Forse è per questo che Cornelia mi sembra così blasfema… Uhm, su Vlad soprassiedo, voglio sapere cosa ne pensi tu!! At the nex time, ssee ya!

Londonlilyt: La mia fedele pseudo-inglese… che farei senza di te e i tuoi commenti da fulminata? Visto che a Londra ci siamo capitate quasi tutte, la tua teoria che le non –vergini finiscano lì è abbastanza probatoria… Spaccatimpani all’acqua santa? Ah ah ah, ma gente, i vostri neuroni dove sono finiti?!?!?! Tanti bacioni, bellezza, quando vieni in Italiaaaaaa?!?!?!

  
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