Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Addy6702    30/11/2015    2 recensioni
Jack Frost ha perso il suo amore, ma non tutto è perduto.
Qualcuno lo sta aspettando.
Qualcuno con grandi occhi di ghiaccio...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elsa non ne poteva più della prigionia.

La nutrivano a pane e acqua, le guardie erano due loschi figuri che la guardavano come un bambino guarderebbe un dolce, e in più sua cugina la picchiava sempre.

Non se lo sarebbe mai aspettato da lei.

Insomma, sapeva che c’era stato qualcosa tra lei e Jack, ma non pensava che fosse ancora così attaccata a questa storia.

Ma sopra tutto, quando guardava gli occhi di Rapunzel, non vedeva niente.

Non c’erano emozioni, ne rabbia, ne amore, ne gelosia, ne rimpianto.

Solo un enorme vuoto impossibile da colmare.

Elsa diventava sempre più debole e fragile.

Ogni giorno quando la lasciavano un po’ in pace ascoltava il vento che gonfiava le onde del mare e gli chiedeva invano di portare un messaggio a Jack.

Non perdeva mai la speranza che lui arrivasse, come da piccola non aveva mai perso la speranza di essere normale, e di apparire perfetta ai suoi genitori.

Sussurrava al vento ogni minuto il suo nome, finché sua cugina non la veniva di nuovo a prendere, e la portava nella stanza grande.

La stanza grande (come la chiamava Rapunzel) era una stanza con una grande teca di vetro, dove Elsa veniva rinchiusa.

Poi Rapunzel chiudeva tutti i condotti d’aria e lasciava lì Elsa finché la regina non cadeva a terra priva di sensi.

Allora venivano riaperti i condotti d’aria finché la ragazza non si svegliava e allora riempivano d’acqua la teca, fin quando Elsa non finiva l’aria per la seconda volta. Alla fine di questa mostruosa tortura la portavano nella sua cella, e lì riposava fino alla mattina seguente.


Elsa era sfinita, ma non poteva arrendersi. La felicità esisteva, e lei non avrebbe smesso di cercarla.


“Anna! Quale gradevole sorpresa, che ci fai qui?”

Ad accogliere l’ospite dal suo viaggio era venuto l’ormai re di corona Flynn Rider.

Anna aggrottò subito le sopra ciglia, non era da Rapunzel non accogliere gli ospiti, sopra tutto se erano di famiglia.

“Rapunzel?” chiese infatti.

“Lei… ehm…” Jack al fianco della principessa notò subito che Flynn non sapeva cosa rispondere. Come se cercasse una risposta semplice e credibile.

“... Lei è malata.”

Anna si finse addolorata.

“Oh, mi dispiace tanto, posso vederla?”

“NO! Voglio dire… No, deve riposare.”

“Certo.”

“Allora, cosa posso fare per te?”

“Io… Vedi, è molto doloroso per me parlarne, ma… Elsa è morta!”

Flynn si bloccò a quelle parole, e la sua fronte si inumidì di goccioline di sudore.

“Oh, mi dispiace molto. So che voi eravate molto unite.”

“Infatti, e ora lei non c’è più. Ed è stata anche assassinata! Non vorrei mai che capitasse a me”

“Già…”

“Ma stiamo facendo tutto il necessario per scoprire il colpevole, le nostre guardie hanno già una teoria.”

“Cosa?!”

Anna sorrise senza farsene accorgere. Flynn le stava cedendo, gli si leggeva in volto.

“E a cosa porta la teoria?”

“Ancora le guardie non ci hanno informato, ma pensano che sia uno di famiglia. Dicono che hanno trovato delle prove.”

“P-prove?”

“Si. Ti immagini come deve essere uccidere un tuo parente? Io non ce la farei mai! Voglio dire, il suo volto mi perseguiterebbe tutte le notti, non mi darei pace sapendo di averlo ucciso, e non ce la farei a vivere con la paura di essere scoperta.

Sarebbe un peso insostenibile che mi aggrava sul cuore” disse tutto questo con un aria davvero spettrale, e Jack si meravigliò della sua teatralità.

Poi Anna guardò Flynn dritto negli occhi e chiese:“Non sei d’accordo?”

“Non puoi capire quanto...”

“Come?”

“Ah… No, nulla. Si sono d’accordo. Potresti andare nella tua stanza da sola? Tanto conosci già la via vero?”

“Certo, non preoccuparti.”

Dette queste parole Flynn si dileguò come un ombra, e Anna andò nella sua stanza.

“NON CI POSSO CREDERE!!! SE QUEI DUE HANNO FATTO DEL MALE A ELSA SUBIRANNO TUTTA LA MIA IRA!!!”

“La tua ira adesso la stanno subendo le mie orecchie, per favore calmati e smettila di urlare!”

“Hai ragione, ma se sono stati da vero loro? Capisci quanto sia difficile per me?! Lei è mia cugina io mi fidavo di lei…”

“... e io l’amavo.” concluse Jack con gli occhi lucidi.

Anna si zittì subito.

“Mi dispiace…” disse dopo un po’.

“Non sai a me. Intendo, non mi dispiace di essermene innamorato, ma che lei abbia fatto del male alle persone che ama per me. Questo è ingiusto.”

“Molte cose sono ingiuste al mondo Jack. Guarda me! Sono rimasta chiusa per 14 anni della mia vita in un palazzo solo perché mia sorella aveva un potere che non controllava. Ti sembra giusto? No, non lo è. Ma io ho avuto parte di responsabilità in quella situazione. Vedi Jack, se ti arrendi alle situazioni, non cambierà mai niente. Se c’è una cosa che i libri mi hanno insegnato sugli eroi è che loro cercano sempre di cambiare una situazione disastrata. E che non si arrendono mai”

“Allora decisamente non sono un eroe”

“Ma puoi esserlo. Tutti possono. Credimi Jack, eroi non si nasce, si diventa.”


Jack alzò la testa, e guardò Anna. Quella ragazza aveva qualcosa che lo affascinava; la maggior parte del tempo era allegra, ma chi la conosceva bene, sapeva che non era quella la sua vera identità. In realtà era forte e fragile allo stesso tempo. Era una ragazza dai mille talenti. E forse era questo che faceva innamorare le persone di Anna: aveva sempre l’atteggiamento giusto quando qualcuno aveva veramente bisogno di lei.


“Allora diventiamo eroi: riportiamo Elsa a casa”




Quella mattina Elsa si svegliò con il solito giro di chiavi nella cella.

Ma quella volta quando alzò lo sguardo non trovò la solita guardia, ma Rapunzel.

“Cosa c’è cugina? Hai licenziato le guardie perché ti disturbavano quando mi guardi soffocare?”

“No cugina, oggi ti voglio raccontare una storia”


Elsa venne portata ancora una volta nella stanza grande, ma questa volta al posto della  teca c’era un tavolino con tanto cibo sopra.

“Siediti cugina” ordinò Rapunzel.

Elsa si sedette.

“Ora mangia”

Elsa educatamente si riempì il piatto e cominciò a mangiare.

“Mi avevi promesso una storia” disse ad un tratto posando le posate.

“Vero. Allora…

C’era una volta una ragazza. La poverina era rimasta segregata in una torre per tutta la sua vita per colpa del potere che emanavano i suoi capelli.

Era una strega che la teneva lì, salendo e scendendo dall’altissima torre usando i capelli della ragazza che avendo proprietà magiche crescevano a dismisura, tanto che a 12 anni erano già arrivati a 64 piedi. Spacciandosi per sua madre la strega sfruttava la povera fanciulla mantenendo la giovinezza attraverso i capelli della giovine.

Ma la ragazza aveva sempre visto delle strane luci nel cielo il giorno del suo compleanno, lanciate da tutto il regno di Corona, dato che lei non era solo una bambina speciale. Era una principessa!

La ragazza desiderava intensamente vedere che cosa fossero quelle grandi luci che sembravano brillare per lei.

Un giorno con una scusa allontanò la strega dalla torre, e il giorno del suo quindicesimo compleanno si calò con i suoi lunghi capelli giù dalla torre e si avviò verso il bosco.

Ma la ragazza non aveva considerato che non conosceva effettivamente la strada per andare nel regno e vedere le luci, e così si perse nel bosco.

Arrivò alla fine sulle sponde di un lago, e essendo molto stanca si fermò a riposare.

Tutto ad un tratto però, il lago cominciò a ghiacciarsi benché fosse estate.

Allora la ragazza alzò lo sguardo e vide un ragazzo.

Era bellissimo.

Certo, lei non aveva mai visto un ragazzo in vita sua, ma tutto di lui la rapiva; i suoi occhi azzurri, la sua pelle diafana, il modo in cui si muoveva simile ad un fiocco di neve sbattuto al vento.

Fu lei la prima a parlare, e il ragazzo fu sorpreso di ciò.

Perché?

Perché quello non era un semplice ragazzo, quello era lo spirito dell’inverno. E lei era l’unica che lo potesse vedere; come se fosse un segno del destino.

Lui la riportò alla sua torre, dato che ormai era troppo tardi per le luci.

Da allora i due cominciarono a passare un sacco di tempo insieme, e come è tradizione in ogni favola si innamorarono.

O meglio, lei si innamorò di lui.

Non faceva altro che pensare a quei suoi stupendi occhi blu cielo, a cosa non facesse per farla ridere, per farla stare bene, fino a che, il suo diciassettesimo compleanno lui le promise che l’avrebbe portata a vere le luci.

Lei era euforica, perché il suo grande sogno si stava avverando, e lo avrebbe realizzato con la persona di cui più le importava.

Lungo la via si trovarono in una radura deserta, e lo spirito, colse l’occasione, per giocare un po’.

Si divertirono tanto, fino a quando la ragazza, non poté più sopportare di stare lontana da quelle labbra perfette, e vi si avvicinò fino a sfiorarle.

Ma in quel momento il cuore della ragazza fu spezzato in tanti minuscoli pezzi, perché lo spirito si allontanò da lei volando via.

La ragazza tornò alla torre piangendo.

Si sentiva un grande baratro sotto i piedi, e si sentiva risucchiare mentre cercava di rimanere su.

Piangeva sempre, non mangiava e non dormiva.

Piangeva e basta.

Cosa mai si poteva mai fare?

Lui non l’amava, mentre il suo amore era tanto grande, che  ogni giorno si metteva alla finestra della sua torre guardando il cielo e aspettando che lui comparisse, ma non succedeva mai.

E così giorno dopo giorno lei appassiva e si spegneva.

Ma la cosa che le sembrava più innaturale, era che sentiva il ragazzo sempre accanto a lei.

Loro erano connessi da un legame così profondo che lei poteva avvertine la presenza da chilometri di distanza.

Allora un giorno capì.

Lui era sempre lì con lei.

E non in senso spirituale, in senso letterale.

La giovane si convinse che lui la spiasse sempre, e che il suo non fosse stato un rifiuto, ma una costrizione.

Il motivo non gli interessava. Sapeva solo che lui era sempre lì.

E fu in quel momento che ricominciò a vivere.

E per il suo diciottesimo compleanno un tale bussò alla sua porta (si fa per dire, in realtà fece irruzione nella sua torre), e lei lo costrinse a portarla a vedere le luci.

Non voleva più soltanto vederle per capire che cos’erano, ma voleva andarci affinché lo spirito si ricordasse del loro sogno e venisse allo scoperto da lei.

Ma non successe.

Invece l’uomo che la portò alle luci si innamorò di lei, e fu lui alla fine a liberarla dalla strega e ricondurla al suo regno.

Ma la ragazza amava quel tale?

Lo amava.

Ma amava di gran lunga di più la persona che le aveva tolto e poi ridato la voglia di vivere.

Cosa poteva fare?

Quando lui le chiese di sposarlo, lei cosa fece?

Fece la cosa che le sembrò più giusta: accettò.

Ancora nutriva la speranza che il suo amato arrivasse e fermasse il matrimonio, anche se questo non successe, e la ragazza ricominciò a soffrire sempre di più.

Poteva esserci fine a quello che il baratro poteva fare?

No!

Infatti quella sera lei vide di nuovo il suo amato, al ricevimento, e ebbe la risposta a tutte le sue teorie: lui le stava sempre vicino.

Ma lui non venne da lei, non la prese tra le sue braccia come prima, ma si innamorò si un’altra.

Una ragazza se vogliamo, molto più bella, molto più regale e molto più intrigante di lei.

Ma non per questo si doveva sentire in diritto di portare via alla ragazza quello che amava di più!!

In quei giorni la giovane seguì la coppia, odiando sempre di più la ragazza, tanto che una volta si lasciò anche sfuggire qualche parola, mentre i due passeggiavano nei suoi giardini. E dire che era persino sua cugina!

Non sapeva davvero cosa fare, se andare avanti, o dar sfogo alla sua ira.

Naturalmente scelse la seconda, la più giusta.

Così fece rapire sua cugina, portandola in un’isola in mezzo al mare, ma lasciando vari indizi su come trovarla.

Perché?

Perché vuole portare lo spirito dell’inverno all’isola, costringerlo a guardarla negli occhi e a dirle che non l’ama. Che lui vuole l’altra e che è andato avanti con la sua vita.


Voglio vedere Jack dire che non si è pentito di essersi innamorato di te
.”
Chiedo mille volte scusa, ma questo era il capitolo che sarebbe dovuto uscire ieri (o ieri l'altro non ricordo), e visto che ho già scritto la storia da un'altra parte ho invertito i capitoli.
Lo so, potete anche spararmi!
Dopo avervi chiesto ancora scusa, mi dileguo silenziosamente, sperando che nonostante la mia pollaggine continuiate a seguire la mia storia (anche perché dopo questo manca solo l'epilogo!) Ciao ciao!


   
 
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