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Autore: adorevhaz    04/12/2015    0 recensioni
Ero una persona complicata e piena di problemi, e dire che avevo 18 anni.
Ero una di quelle ragazze che stanno sempre in disparte, una di quelle che non le calcola mai nessuno, una di quelle che ha sofferto per un ragazzo di cui non valeva la pena soffrire, una di quelle sfigate, ecco.
Non avevo amiche, avevo solo un fratello, che anche se aveva solo 12 anni mi ascoltava sempre, come se mi capisse, aveva questa qualità che quasi quasi invidiavo.
I miei genitori sono morti in un incidente, sulle strisce pedonali. Quel matto dell'autista, li ha investiti in piena senza neanche fermarsi. Lo odio pur non conoscendolo.
Andavo in una di quelle tipiche scuole dove ci sono i popolari, gli sportivi, i nerd e gli sfigati. Una di quelle scuole dove se non sei vestito bene ti sputtanano dal mattino alla sera.
Intuirete che ero piena di bulli che mi stavano alle calcagna, e avete azzeccato. Ogni giorno, o quasi, tornavo a casa con qualche livido sul corpo.
Finchè un giorno è arrivato lui, e tutto è cambiato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Jess si siede proprio di fronte a me e comincia a parlare.

'Allora, da quel che ho capito sono quei tipi di ragazzi da cui è meglio stare alla larga. Sono di quei ragazzi che se gli dai una spinta ricambiano con un pugno e..' la fermo.

'A me interessano i nomi Jess, non altro' dico cercando di finire l'ultimo sorso di caffè.

'Si okay Jenna calma, volevo solo dirti le voci che girano ora, comunque quello dai ricci ribelli si chiama...' dice prima di essere interrotta dal suono della campanella.

'Scusa Jenna devo scappare altrimenti il prof di scienze mi fa un culo così, ci vediamo dopo, nell'ora di fisica ti racconto tutto' dice prendendo la borsa che ha appoggiato sul tavolo e scappando via come un fulmine.

Mi alzo dalla sedia, prendo lo zaino che ho portato con me ed esco dal bar. Non c'è molta strada da fare tra il bar e l'aula di informatica quindi cammino lentamente tra i corridoi.

Devo prepararmi psicologicamente al test che si sarebbe tenuto l'ora successiva ma la mia mente ha preso tutt'altra piega. Potete immaginare che posso pensare solo ad una persona: il riccio. La sua voce ha riempito ogni spazio della mia mente, non riuscivo a non pensarci. L'ho già sentita quella voce, non so dove e devo scoprirlo, non so come ma devo.

Ad interrompere i miei pensieri è un ragazzo che scontra contro di me facendomi cadere i libri per terra. Non si è neanche fermato a raccogliermeli, che generazione di merda. Tutti che stanno a pensare agli affari loro, senza preoccuparsi della gente che gli circonda. Mi chino verso il basso e sento una mano afferrarmi la spalla. E' un ragazzo riccioluto con gli occhi verdi e un sorriso mozzafiato. È lui? Non credo.

'Scusa se ti ho fatto cadere i libri, sai ero un po' di fretta' dice con un velo di preoccupazione.

Strano.

'Certo che potevi fare un pò più di attenzione no?' dico con un tono forse troppo sgarbato, ma vabbè.

'Scusami davvero' dice e mi raccoglie i libri da per terra.

'Sisi okay' e mi incammino più veloce che posso verso l'aula. Guardo l'orologio, merda 5 minuti di ritardo. Il professore mi ammazza.

Appena arrivata di fronte all'aula faccio un respiro profondo ed entro.

'Buongiorno signorina, è venuta un pò tardi, non crede?' dice facendo finta di essere arrabbiato.

'Scusi ma ho avuto un contrattempo' dico sperando che mi abbia creduto.

Mi avvicino verso il banco in prima fila e trovo davanti a me il test. Prendo la penna e comincio, spero solo che sia facile.

[...]

Finita l'ora consegno il foglio ed esco dall'aula. Il test poi non era chissà che roba. Vado verso il mio armadietto e prendo l'occorrente per l'ora successiva: inglese.

Sul mio armadietto trovo lo stesso riccio sgarbato di prima, mi viene da sbuffare ma mi trattengo.

'Che vuoi ancora tu?' dico piuttosto irritata dal suo comportamento e dal ghigno presente nel suo bel faccino.

'Volevo solo che accettassi le mie scuse, per prima' dice.

'Okay ti scuso, ora te ne vai?' dico piuttosto incazzata.

'No, non finchè non mi dici come ti chiami' dice e sembra piuttosto serio.

'Jenna, mi chiamo Jenna' dico piuttosto seccata a dover ritrovarmi a parlare con un tipo a caso, mentre potrei essere già in classe.

'Harry, piacere' dice e gli spunta un sorriso abbastanza strano per essere finto.

'Okay' dico e me ne vado.

Dopo quel momento da "telenovela" mi avvio verso l'aula di inglese. La professoressa non dovrebbe fare problemi.

Appena mi ritrovo di fronte all'aula vedo che non è ancora arrivata la prof., quindi entro e mi siedo al mio posto in seconda fila. Prendo il diario e comincio a fare disegnini strani.

Dopo 5 minuti abbondanti, finalmente arriva.

[...]

Alla fine dell'ora sono esausta, non vedo l'ora di tornare a casa. Fortunatamente manca ancora soltanto un'ora, quella di fisica. Il bello è che posso incontrare Jess che mi finirà di parlare di quei famosi ragazzi del rifugio, ed io non vedo l'ora.
Ma il brutto è che manca solo un'ora all'uscita, e ciò vuol dire un'altro scontro con Mike.

   
 
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