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Autore: S_ Lily _S    06/12/2015    2 recensioni
Katniss & Peeta | 505 – Arctic Monkeys | One Shot.
« In fin dei conti, Katniss non l'aveva mai odiato: non aveva desiderato che gli si facesse del male neppure quando le sue mani rugose – le stesse con cui l'aveva abbracciata, sfiorata, accarezzata, salutata, protetta, amata, salvata – le si erano strette attorno al collo.
Non aveva mai desiderato, seppur per egoismo, che Peeta perdesse se stesso: ne aveva fisicamente bisogno. »
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm going back to 505,
If its a 7 hour flight or a 45 minute drive;
In my imagination you're waiting lying on your side,
With your hands between your thighs.


Le capitava spesso di sognarlo.
Non le ci voleva molto perché un sogno qualsiasi si trasformasse nell'incubo a lei più familiare, perché uno dei tanti scenari di caccia un po' fiabeschi – che avevano così spesso popolato i sogni di una Katniss in miniatura, dalla coscienza e la fedina penale ancora pulite – mutasse nelle quattro mura grigiastre della camera di Peeta; un mix di angoscia e malinconia che le toglieva il sonno, ormai così spesso da mozzarle pure il fiato.
Nel suo tetro immaginario, Peeta – dai tratti così realistici da illuderla di potergli perfino accarezzare una guancia – era accoccolato su un fianco, con gli occhi semichiusi e le mani strette fra le cosce; aveva l'aria di chi aspetta qualcuno, quell'espressione rassegnata che gli aveva visto in faccia così spesso e che sapeva celasse tanto dolore.

 

Stop and wait a sec:
When you look at me like that, my darling,
What did you expect?
I'd probably still adore you with your hands around my neck,
Or I did last time I checked.


Alla fine, per quanto cercasse di non far rumore, Peeta si svegliava sempre: apriva lentamente quei suoi occhioni acquosi e, senza tirarsi su, torceva il collo quanto bastasse per piantarle addosso uno degli sguardi più dolci che le avessero mai rivolto. Portava i capelli come quand'era piccolo: una scodella di ricci biondi sparati ovunque, ammaccati sulla fronte e sudaticci dietro le orecchie; indossava un cardigan di lana e un paio di pantaloni grigi.
Restavano sempre lì a fissarsi, senza far niente. Peeta non cercava di strangolarla né si dimenava sul letto, sputandole addosso offese o false accuse.
Non c'era cosa più bella di potergli stare accanto senza che cercasse di farla fuori.

In fin dei conti, Katniss non l'aveva mai odiato: non aveva desiderato che gli si facesse del male neppure quando le sue mani ruvide – le stesse con cui l'aveva abbracciata, sfiorata, accarezzata, salutata, protetta, amata, salvata – le si erano strette attorno al collo.
Non aveva mai desiderato, seppur per egoismo, che Peeta perdesse se stesso: ne aveva fisicamente bisogno.

 

But I crumble completely when you cry,
It seems like once again you've had to greet me with "goodbye";

I'm always just about to go and spoil a suprise,
Take my hands off of your eyes too soon.


Dopo un po', Peeta inziava a piangere; le lacrime gli scorrevano lungo le guance scavate, il mento e giù fino al collo – dapprima lentamente e poi sempre più veloci, finché - come da copione - il pianto silenzioso non si tramutava nel violento singhiozzare che gli scuoteva il corpo.
Nonostante non fosse più una sorpresa, Katniss non ci aveva mai fatto l'abitudine: vedere Peeta piangere a notti alterne le provocava puro malessere; quel tipo di dolore che ti si incolla addosso come un'enorme sanguisuga e che ti pesa sulle spalle finché non ti inginocchi.

 

Non so bene come dirlo.
Solo non voglio... perdere me stesso. Ha un senso? [...] Non voglio che mi cambino, là dentro.

Che mi trasformino in una specie di mostro che non sono. [...] Continuo ad augurarmi di trovare un modo per... per dimostrare a quelli di Capitol City che non sono di loro proprietà.
Che sono più di una semplice pedina.


In fin dei conti, Katniss non l'aveva mai odiato; non aveva mai desiderato che gli si facesse del male, eppure aveva consapevolmente lasciato che gliene facessero.
Non l'aveva mai davvero protetto, nonostante sapesse – sapessero tutti – che fosse lui il più debole.
Si era sempre approfittata della sua sconfinata bontà, della sua disponibilità, del suo savoir-faire.
Era, in un modo o nell'altro, responsabile di ciò che gli era successo. Delle torture che la Capitale gli aveva inflitto. Del suo dolore. Di quel pianto inarrestabile.
Katniss non l'aveva mai odiato, ma non l'aveva mai neppure amato.



NdA:
Bene... questa è la prima Fanfiction che pubblico da mesi e sì, sono consapevole di essere ancora un po' arruginita, ma la tentazione di scrivere una Song-fic con 505 degli Arctic Monkeys e gli Everlark era troppo forte; spero, dunque, che abbiate apprezzato i riferimenti alle strofe in corsivo. *°*
Ho un paio di precisazioni da fare:
- Anche il titolo è scopiazzato dall'album del 2007 degli AM, il che è un po' dovuto alla mia scarsa originalità e un po' al fatto che, diciamocelo, ci stava tutto. XD
- Il finale lascia un po' l'amaro in bocca, ma riassume - praticamente - la mia visione degli Everlark: sono e sarò sempre convinta che Katniss non abbia mai veramente amato Peeta e che nemmeno nell'epilogo sia totalmente contenta di averlo scelto a Gale. E sono anche convinta che non meriti affatto un uomo come Peeta, che è un pasticcino dolcissimo - ma questo non c'entra. e.e
Detto ciò... se vi va, recensite; se non vi va, recensite lo stesso. -W-
  
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