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Autore: Bolide Everdeen    07/12/2015    0 recensioni
[Storia ispirata alla fan fiction interattiva "500".
Distretto 8, Nathaniel River.]
Erano ancora in guerra. Nei sospiri delle persone affamate, c'era la guerra. Nelle persone che piangevano per la perdita di un loro caro, c'era la guerra. Nelle bombe che scoppiavano durante gli Hunger Games per devastare un'altra vita, che non avrebbe creato alcuna differenza nella somma finale, c'era la guerra.
Nei suoi pensieri, in quel momento, c'era la guerra.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '500 - Behind the scenes'
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Tell me what does “Panem” mean

«Nate, cosa vuol dire “Panem”?»

Le sue due sorelline gemelle, Kenny e Samantha, si erano affacciate sulla sua lettura per disturbarla, o forse solamente interromperla, con una delle loro ricorrenti curiosità. Al solito, avendo come fratello uno dei ragazzi più rinomati per la sua intelligenza nel distretto, giustamente non indugiavano nell'esprimere i loro dubbi. Nate era quasi lusingato dal loro atteggiamento, era come se esaltasse le sue capacità intellettive. Un minimo di vanto era inevitabile, per una situazione simile. Però, aveva la facoltà di eluderlo con semplicità, non lo mostrava come se non fosse uno dei tratti più comuni del suo carattere. Ormai, era un'abitudine. Come rispondere.

«Vedete, ragazze, è una citazione latina. Il latino era la lingua di un popolo, ovvero i Romani, vissuti oltre l'Oceano più di duemilacinquecento anni fa. Quasi dimenticati. Nella loro lingua, c'era un'espressione, “Panem et circenses”, che significava letteralmente “Pane e giochi”. Indica un'attitudine del popolo, cioè quella di desiderare due elementi: il pane e i giochi. Da qui il nome dello stato, Panem.» Aveva replicato compostamente, traendo ispirazione dal suo repertorio di informazioni, quello che applicava ogni giorno sia a scuola sia nelle situazioni quotidiane, della vita privata, in più momenti possibili, perché gli donava solidità. Aveva bisogno di un riscontro per tutto, trovare le fonti, per sentirsi parte delle radici di un suolo. Otteneva una sensazione stabilizzante, qualcosa di concreto ed irrinunciabile. Nathaniel non rinunciava mai a sfoderarla. Samantha e Kenny erano rimaste ad osservarlo, quasi ammirate, però la loro espressione di curiosità non si era dissipata totalmente.

Non si domandava il perché. Era certo che loro stessero per fornirgli il chiarimento anche senza che lui dichiarasse la sua incomprensione. Infatti, Samantha iniziò:«Allora... ma cosa c'entra? E perché solo “Panem” e non “Panem et circenses”?»

Nate dovette ricercare la replica a questo interrogativo più in profondità del solito. Non lo ricordava, esattamente, però era certo di essere cosciente della spiegazione anche di quel quesito. O forse, avrebbe potuto generare una risposta lui. Ne era capace, dopotutto. Ne sarebbe dovuto essere capace.«Be', Panem ha sempre contribuito a rendere le vite dei suoi cittadini complete, fornendo una delle due parti dei bisogni fondamentali: il pane. Credo che siamo noi a dover provvedere per i “circenses”, i giochi, perché quella è una parte della vita più intima, e siamo noi a progettarla, quindi.»

Provò un brivido nel parlare. Era davvero sicuro delle sue considerazioni? Panem si chiamava in questo modo per aver colmato le bocche di tutti i suoi abitanti o era un'impressione che si era scolpita in lui durante una lezione, o durante quel momento? Un salvataggio di emergenza? Non aveva una risposta. Sarebbe stato meglio non rispondersi, forse.

Adesso Nathaniel River, cervello del distretto 8, aveva un dubbio. In più, altre domande sorgevano inesorabilmente, irrefrenabili, come se non fosse sufficiente la confusione che già si accalcava nella sua mente. Circenses. Quali erano i circenses? Quali circenses loro si sarebbero dovuti procacciare autonomamente? Quali circenses richiedeva la capitale?

Sarebbe stato meglio non rispondersi, certamente. Era certo di intervenire su u tratto di storia che non lo riguardava, e che non lo avrebbe dovuto riguardare.

Il pericolo era vicino, era probabilmente al di sotto di lui, era la risposta a tutte quelle domande.

Sapeva in che cosa consistessero i circenses, e, per la prima votla nella sua esperienza, aveva quasi avuto paura del conoscere.

***

Il giorno dopo era sceso in strada come se quella via non incarnasse il distretto 8, un polmone produttivo nel paese, ma fosse un recinto dove vagavano tutte le anime perse destinate ad essere catturate per scopi privati in modo del tutto aleatorio. Di solito, dopo essere tornato da scuola, si prestava ad azioni di aiuto dirette verso chi ne necessitava, riparazione di congegni elettronici, senza richiedere soldi ma richiedendo al soddisfazione che lui sapeva donare. La sua famiglia era benestante, perciò ogni denaro sarebbe stato superfluo. Era solamente un'occupazione. Un metodo per esercitarsi. Un metodo per essere il migliore.

Guardava i volti delle persone, specialmente dei suoi coetanei, e vedeva quella scritta luccicare nei loro occhi: “circenses”. Loro erano il divertimento che Panem pretendeva, in cambio della prima parte di cui loro disponevano. Panem. Ma realmente tutte quelle persone mangiavano, si nutrivano come se la loro condizione fosse stata quella di persone normali e non di fantasmi? Il pane, o il panem, era sempre disponibile sulle loro tavole, o quella era un'illusione imposta dallo stato, o da Capitol City, per ottenere qualcosa in cambio? Quel qualcosa doveva sembrare estremamente divertente, agli abitanti della capitale.

Quel qualcosa erano gli Hunger Games. Nate non era mai riuscito a comprendere cosa realmente contenessero di tanto esaltante dei giochi in cui la violenza era l'unico moto. Commessa da ragazzini contro dei ragazzini. Non era deprimente? Riportarli allo stato brado quando sarebbero potuti divenire l'incarnazione dei loro sogni, un salvataggio per coloro che erano attorno a loro. Non era così banale; i ragazzi dei distretti non erano animali da sacrificare. Erano degli esseri umani. Probabilmente, valevano almeno quanto le persone i cui bisogni erano appagati a Capitol City dal loro spargimento di sangue. Perché Capitol City non li riconosceva, perché fingeva cecità?

Rifletté, camminando. Non trovava una risposta. Non trovava dove fosse il panem per cui loro avevano l'obbligo di prestarsi a delle atrocità come gli Hunger Games. Alla morte.

Gli Hunger Games erano i giochi della fame. Il contrario, l'antitesi di quanto prevedeva la prima parte della citazione. Il circenses era contro il panem, ed il panem sembrava essere contro il circenses; non potevano convivere. Ma in quali distretti era il panem?

Era nei distretti che smorzavano al regola, che permettevano al panem ed al circenses di essere vivi in contemporanea. Che edificavano miracoli per non contraddire lo stato. Invece loro no. Il distretto 8 da sempre era stato uno dei più reticenti al governo, uno dei più insofferenti. Era naturale che il panem non giungesse a loro. Non erano umani. Non erano il popolo. Erano dei folli che non si prestavano ai bisogni degli altri; erano degli egoisti. Perciò, era fondamentali lasciarli privi del panem. Niente divertimento, niente ricompensa. Niente di niente.

Nate avrebbe volto iniziare a ridere, a gridare, o ad deglutire ogni goccia della sua saliva presente nella sua gola. Optò per la terza scelta, dato che era la più discreta, la più affine al suo contegno. Per rimanere zitto, per ottenebrare lo svolgersi della sua digestione. I cittadini del distretto 8, essere loro stessi, per dimostrare un minimo di temperamento, ottenevano quello. Solo la saliva. E la situazione non sarebbe potuta variare, perché loro non possedevano le basi per mutarla: non avevano il pane, il nutrimento e l'energia per lottare.

Lavoravano, perciò. Si ingegnavano affinché gli altri potessero avere le loro preziose stoffe, i vestiti, nonostante fossero pressati comunque a quel mondo.

Chi sei tu, per determinare questo? Tu mangi. Tu stai bene. Tu mangi, tu studi, tu rispondi alle domande, tu ripari. Tu sei utile. Cosa vorresti cambiare, allora? Cosa vorresti distruggere? Sapresti ricostruire, dopo aver lasciato macerie alle tue spalle? Non aveva mai parlato di distruggere. Non si era reso conto di parlare di distruggere allo stesso momento in cui quelle idee erano riaffiorate, per la loro pericolosità. Era d'obbligo devastare quella situazione, era d'obbligo per salvarsi. Non potevano rimanere in quel modo. Non dovevano rimanere in quel modo.

Avrebbero dovuto reagire.

Iniziò a pensare, in silenzio, nell'unica maniera in cui avrebbe potuto proseguire nei suoi intenti. Non avrebbe potuto esprimersi, altrimenti i Pacificatori che erano presenti in quel posto l'avrebbero subito contraddetto, avrebbero mostrato il loro panem e l'avrebbero spacciato per il pane del popolo. Loro non erano persone del distretto, però. Era naturale che fossero salvi, loro erano il cuore pulsante dell'ideologia che conduceva Capitol City, loro si nutrivano sia del panem sia del circenses come se fosse il migliore sostentamento concesso. Era il migliore sostentamento concesso.

Ma se loro avessero, distretto 8, cominciato a comporre il loro panem? Se non fossero dovuti dipendere da altre istituzioni, essere vincolati a delle entità odiate per delle regole che nessuno aveva istituito? Anzi, erano state istituite dalla forza, dalla violenza, da caratteristiche che non avevano niente di valoroso, erano solo una condanna per coloro che le avevano subite e, nell'intimo, anche per chi le praticava.

Erano ancora in guerra. Nei sospiri delle persone affamate, c'era la guerra. Nelle persone che piangevano per la perdita di un loro caro, c'era la guerra. Nelle bombe che scoppiavano durante gli Hunger Games per devastare un'altra vita, che non avrebbe creato alcuna differenza nella somma finale, c'era la guerra.

Nei suoi pensieri, in quel momento, c'era la guerra. L'odio per Capitol City, probabilmente. Per dover rispondere in un certo, determinato modo a delle domande, nell'unico metodo che gli era stato fornito per ragionare, e tradurre “Panem” come “pane”, e non come distruzione.

A questo punto, c'era da sperare che nessuno più gli chiedesse cosa significasse “Panem”.

 

Spazio autrice

Pessima ventitreesima (nonché penultima) one shot dedicata ai personaggi della fan fiction interattiva “500”, ovvero ai tributi che vi partecipano. I personaggi non sono stati creati da me, motivazione per cui sono migliori al resto della storia. Mi dispiace che il risultato sia di una qualità così scadente, però sono arida di idee. Siamo giunti alla fine, e perciò agli sgoccioli. Spero di non essere uscita dal carattere di Nathaniel, o Nate, River, tributo maschile del distretto 8.

Ne rimane solo una; spero di riuscire a pubblicarla prima della fine della settimana. Se siete curiosi di vedere gli altri modi in cui degrado questi personaggi, il resto di one shot è contenuto nella serie “500 – Behind the scenes” con la storia originale.

Vi saluto. Sopportatemi ancora per poco.

Bolide
P.S.: perdonatemi anche gli errori di battitura.

  
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