Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: marinrin    07/12/2015    1 recensioni
{ Simple crossover con Pandora Hearts ♥ } { co-autrice Iris }
{ long - fic } { leggero ooc -voluto- } { fluff; angst; azione; comico (?) }
{ KyoTaku | RanMasa | SaruFey | Taiichi | e altre pair accennate}

— Ognuno di noi ha qualcosa che tende a nascondere e solitamente il vero terrore è affrontare la realtà. E tu, rivuoi i tuoi ricordi? Vuoi davvero soffrire ancora? Ti aggrapperai davvero a quest’ultima speranza? Stai tentando di scappare, lo vedo. —
— E’ questa la realtà? I miei ricordi ne facevano e continuano a farne parte? Non sono sicuro di essere pronto ad accettare tutto in… così poco tempo. Sempre che io abbia la possibilità di scegliere. —
— ”Tempo”. Che parola strana, non trovi? Ogni essere umano ne ha, eppure è così fragile, può essere spezzato facilmente dalla lama del destino. Allora, perché cerchi di scappare, perché cerchi la luce o un suo piccolo bagliore nel buio che ti circonda? —

hope you like it ♥
Mary
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Allura, nonostante io sia alla ricerca dei pinguipandanicorni... (5v)
SIGNORI, SONO 10 MESI CHE NON AGGIORNO.
MI VOLETE PRENDERE A SPRANGATE LO SO, MA RICORDATEVI CHE VI HO DATO LA MINI SCENA HOT MLMLML /?/
VI AVVISO QUINDI. IL RATING ARANCIONE C'E' ANCHE PER QUESTO /?/

 e ce ne saranno altre in futuro, forse anche più spinte, ma io stio morendo di vergogna
/pls perdonatemi/
 
Soul of Eternity Pandora Hearts

 
Image and video hosting by TinyPic 

Sesto capitolo:

§  Ballo  §
 
 
 
 
§ ✶ §
 

 
 
D’un tratto le porte si aprirono nuovamente: le grosse ante parvero vacillare dinanzi alla forza utilizzata.
Una figura si apprestò ad entrare, sotto lo sguardo attento di tutti; non ci volle molto, Shindou lo riconobbe subito.
Il lungo mantello corvino strisciava sul pavimento, mentre il rumore dei passi rimbombava sulle pareti dell’enorme salone.
Subito dopo, la musica poco prima si era fermata riprese nuovamente, con ritmo allegro e giocoso, mentre le coppie di nobili si facevano avanti per ballare.
Gridolini eccitati, sospiri e risate aggraziate, si facevano largo tra le fanciulle evidentemente colpite da fascino e dal mistero che ricopriva l’identità del nuovo arrivato, il quale si premurò di fare un leggero inchino in onore di tutte quelle sue fans che seduta stante lo avevano accerchiato.
Takuto fece una smorfia contrariata, quasi invidioso di tutta quell’attenzione che le donzelle stavano ricevendo.
Si schiaffeggiò da solo: era giusto, quella non poteva essere gelosia, non doveva esserlo.
Si colpì nuovamente, probabilmente era solo invidia per le fans, sì, di sicuro, non perché quelle ochette stavano strillando e…
Ehi quella come osava toccargli la faccia?!
Si maledì nuovamente. Rivolse lo sguardo altrove, giusto per evitare l’ennesima espressione sghemba e assolutamente ridicola.
La ragazza accanto a lui non s’era mossa d’un passo e lo squadrava con il viso quasi assente. Sospirò, chiedendosi cosa pensasse e per quale sacrosanto motivo non aveva la capacità di essere così dannatamente attraente come il suo chain.
Deglutì, quando si accorse a cosa stava pensando di nuovo.
A me piacciono le ragazze” pensava “le femmine, non i maschi. Le ra-gaz-ze”.
— Neh, Shin-sama, com’è che sei tutto rosso? Non è che Kyousuke ti ha rubato l’att- —
— No. Ibuki, va’ via! — lo interruppe sul nascere.
— Ma come sei cattivo, guarda che…  Oh, oh, capisco. Tu sei gel- —
— TI HO DETTO TI SPARIRE! IO NON SONO GELOSO DI KYOUSUKE E LE SUE FANS! — strillò, con voce forse troppo alta, poiché attirò l’attenzione di buona parte della sala.
Desiderò di morire, di scavare una buca a nascondervisi per l’eternità.
Si abbandonò alla sedia, prendendosi il viso tra le mani, sentendosi lo sguardo addosso di tutti.
Poi, la risata di Tsurugi, troppo flebile per gli chiunque altro non fosse lui.
La udì così chiara nella sua testa che non poté non sentirsi gli occhi bruciare, pizzicati dalle lacrime.


 
 
§ ✶ §


Kyousuke rimase piuttosto sorpreso dalla gran folla che lo circondava, tuttavia notò il castano seriamente in crisi.
Umeko era restata letteralmente basita, forse nel tentativo di comprendere tutta quella strana situazione.
Aggrottò le sopracciglia, imitando un’aria da investigatore, ma non udì altro che un lamento proveniente dal ragazzo.
Il blu sorrise compiaciuto.
 Quanto amasse essere desiderato, forse nemmeno la Volontà dell’Abisso lo sapeva.
Prese per la mano la prima delle ragazze capitatigli a tiro e senza fare complimenti la trascinò sulla pista da ballo.
La sua grazia nel danzare era innata e per un attimo nella mente del chain balenò una figura dai capelli color del sole che gli insegnava i passi…
La scacciò dalla testa: inventarsi immagini di un’infanzia che gli era stata sottratta non era proprio il caso.
— Posso sapere il vostro nome? — gli domandò la ragazza mora al suo fianco, che probabilmente doveva aver notato la sua momentanea “assenza”.
— Puoi chiamarmi Kyou. E il suo, di nome, invece? — rispose, senza badarle veramente.
— Ame — disse prontamente lei, sorriso malizioso sul viso.
 
 
§ ✶ §

 
Umeko osservava pensierosa il volto corrucciato del suo accompagnatore, chiedendosi se non fosse il caso di andarsene e lasciarlo ai suoi problemi.
Lui non le aveva prestato un momento d’attenzione, persino quando l’aveva invitata nuovamente a ballare sembrava distante, la sua mente in viaggio chissà dove.
D’altra parte, Takuto si muoveva sì armoniosamente, ma con lo sguardo fisso sul suo chain.
Che diamine ha intenzione di fare?!”.
Mille voci imperversavano nella sua testa, con l’unico risultato di confonderlo sempre più.
Moriva dalla voglia di andarsi a fare un giro e lasciare le lacrime cadere una dopo l’altra senza essere costretto a fermarle.
Non che ci fosse motivo di piangere, naturalmente.
Troppo stress per il sottoscritto. Voglio tornare alla mia vita”, si giustificava, mentre voltava per l’ennesima volta il capo nella direzione opposta, nel tentativo di non perdere di vita il blu nemmeno per un secondo.
Gli dispiacque molto non riuscire a passare del tempo e, quindi, a trattare come l’etichetta gli imponeva, Umeko, tuttavia… non sentiva niente.
Il niente assoluto.
Fece un lungo sospiro, che quasi si bloccò a metà nel momento in cui la mora che stava ballando con Tsurugi si avventava su di lui o, meglio, sulle sue labbra. Si fermò di colpo, azione che quasi fece cadere la povera ragazza al suo fianco.
— Qualcosa che non va, Takuto? — gli domandò, seriamente preoccupata.
— Umeko-chan, spero tu possa perdonarmi un momento — si scusò, mentre si dirigeva a grandi passi verso la grande porta che segnava il limite della sala.
La ragazza non rispose: sospirò e lentamente si diresse alla ricerca di un posto a sedere in solitudine.
 

 
§ ✶ §

 
Le lacrime bruciavano gli occhi del castano, sgorgavano dalle sue iridi color cioccolato come zampilli d’acqua in una fontana.
Si portò una mano alla fronte, mentre di sedeva su una delle panchine dell’enorme giardino cosparso di fiori.
Era la sua zona preferita quella; nascosta dagli alti alberi e dai cespugli di more ben curati, oltre che dall’oscurità della notte.
Nessuno l’avrebbe notato, nessuno all’infuori si se stesso.
Si sentiva come se una nuvola grigia gli stesse versando addosso tutta la sua frustrazione sotto forma di pioggia violenta e grandine.
Trattenne a stento un singhiozzo, mentre per l’ennesima volta i suoi pensieri andavano a sbattere sulla figura elegante di Kyousuke.
Quel chain maledetto, quanto avrebbe voluto che sparisse, che se ne tornasse nell’Abisso a calci nel sedere!
L’impulso di urlare crebbe, crebbe fino a quando, sul punto di aprire di aprire la bocca e lasciar uscire tutto quello che aveva da dire, un paio di labbra non si appoggiarono sulle sue.
E non fu in grado di respingerle.
 
Il loro tocco era così familiare, deciso, che non poté non rifiutarlo.
Fu come se tutto l’odio e la tristezza fossero stati curati in quell’attimo e proprio quello che desiderava gli fosse venuto incontro, richiamato proprio da lui stesso.
I corpi aderirono leggermente, facendo fremere entrambi; poteva sentire il battito del cuore di Takuto farsi sempre più forte, così come i suoi ansimi fuori controllo.
— Ti sono mancato, eh? — gli sussurrò Kyosuke, mentre lui si lasciava sfuggire un gemito strozzato da un sorriso sghembo che gli era spuntato in viso quasi in automatico.
In tutta risposta, il compagno mugolò appena mentre il maggiore ne accarezzava delicatamente il viso, soffermandosi in particolare dietro l'orecchio prendendo a morderlo delicatamente.
Percepiva la temperatura della pelle aumentare, l'aria intorno a se farsi più calda.
— Te lo detto che sai di miele, no..? — domandò il blu, sottovoce, mettendogli una mano dietro la nuca facendo combaciare ancora una volta le labbra.
Shindou rabbrividì e gemette nuovamente.

— Dannazione, smettila di parlare. — 
Trascinò Tsurugi verso di sé, affondandogli le unghia nella carne strapazzando la camicia, per poi sbottonargliela leggermente.
Questo non si scompose, nemmeno mentre lo stringeva tra le braccia e gli lasciava una lunga scia di baci sul collo.
Il castano aveva le gote completamente arrossate, di un color fragola che si accentuò particolarmente quando le mani del chain si infilarono sotto la camicia; Sfiorarono prima i fianchi e poi gli percorsero lentamente la schiena, un tocco diaccio che lo fece fremere nuovamente mentre si ricongiungevano.
Non riusciva a staccare gli occhi da quelle iridi: lo ipnotizzavano.
Si sentiva come una preda inerme nella tela del ragno: dannato ma allo stesso tempo succube del piacere.
Kyosuke esplorò ogni angolo della bocca di Takuto con assoluta scioltezza, mentre i gemiti si facevano più frequenti ed acuti.
Prese a stringerlo ancora di più a se lasciando che il suo corpo lascivo tentasse di opporsi: prima si allontanava, poi si avvicinava, questo non fece altro che stuzzicarlo; scese fino ai glutei dell'altro, beandosi del sobbalzo del suo contraente.
Si avventò di nuovo sul collo scoprendone per metà il petto. Lo desiderava.
Gli fece divaricare le gambe leggermente, bloccandolo con il ginocchio: ne seguì un'altro sussulto.
Shindou prese a divincolarsi, ma il chain non gliene diete il tempo, fermandogli le mani al muro, riprendendo quella scia di baci lungo il petto.
Si strusciò dapprima piano, poi più deciso, godendosi il boccheggiare del castano che stava diventando quasi frenetico.
Voleva sentire la sua voce, voleva sentire il suo corpo.
Cos'era  questo sentimento che gli martellava la testa? Era come ebrezza piena, cancellava ogni barlume di ragione.
Afrodisiaca.
Continuò a domandarselo mentre riprendeva possesso delle sue labbra.
La sua mano si spostò verso la cintura dei pantaloni.
Takuto sussultò di botto, riuscendo ad allontanarlo, riprendendo un pizzico di lucidità.
Ansimando, riuscì a sussurrare appena in tempo un ‘non qui, per favore’.

 
Quella sensazione di possessività, passione, amore...
Ne era certo ora, era lussuria.
 
 
 § ✶ §


La festa procedeva bene e il rosa ne era piuttosto compiaciuto.
Il fatto, però, che Ibuki se ne andasse a zonzo tra i nobili invitati gli dava di che preoccuparsi.
Quell’idiota ne avrebbe combinata un’altra delle sue, proprio ora che Takuto sembrava sparito.
Era tutto così dannatamente tranquillo e la cosa non fece che renderlo più nervoso.
Poi, d’un tratto, notò una sagoma scusa farsi largo.
L’avrebbe riconosciuta tra mille, quell’ombra, quel viso e quegli occhi.
Il solo pensiero di averlo lì a pochi passi lo distruggeva.
Non osò fare neanche un passo avanti, intimidito, quasi terrorizzato, fermo come una statua.
L’unico desiderio che aveva era quello di poterlo stringere ancora, sussurrargli parole dolci all’orecchio e rivedere quella faccia imbarazzata e scontrosa mentre cercava di tranquillizzarsi.
Lo rivoleva, lo rivoleva a tutti i costi, tuttavia era stroncato da quel sentimento chiamato paura e per quanto volesse non era in grado di affrontarlo.

 
Il suo ego, era stato messo a dura prova.
 
Quella doveva necessariamente essere un’ illusione.
Pregava che lo fosse.
Il suo ingarbuglio di pensieri però non fece che rallentarlo, fermarlo e nella sua mente non desiderava che inseguirlo.
Le gambe si mossero da sole, indistinte in quell’ingarbuglio di voci, pianti e volti. Poteva persino sentire il suo profumo, nonostante gli anni.
Quella scia d’essenza afrodisiaca non avrebbe permesso all’azzurro di depistarlo, il rosa ne era più che certo; si sentì stupido e incapace quando, girando per  più di un quarto d’ora, non riuscì a identificarlo.
Ibuki, poco a poco lo squadrava, alla ricerca di un ‘perché’.
Il suo padrone non era tipo infondo da girovagare così maleducatamente ad una festa, senza prestare attenzione neanche ai nobili più importanti. Molte dame l’avevano adocchiato, eppure Ranmaru non aveva degnato loro d’un misero sguardo, neanche una minima occhiata, magari senza perspicacia.
Non poté che domandarsi il perché di quell’atteggiamento remissivo e glaciale; poi gli venne in mente che Shindou era sparito, con lui Kyousuke.
Tuttavia non ebbe il tempo di voltarsi che una sagoma dai capelli lunghi e turchesi gli svettò davanti, con la stessa maestria ed eleganza d’un serpente orientale.
Profilo dritto e testa cotonata, abito bianco a ricami, pelle scurastra.
Provò a inseguirla, ma si ritrovò presto con un pugno di mosche. Lo inquietava, questo era certo, a tal punto che il suo istinto da volpe vacillò, tentennando alla vista del suo contraente completamente in panico.
Poi, finalmente, Ranmaru lo scorse.
Bellissimo, intatta la sua giovinezza; se non fosse stato per quello sguardo folle, quel viso pallido sarebbe stato il suo ideale di perfezione.
Le iridi vacue, taglienti allo stesso tempo e le labbra carnose e rossastre, come piccoli strati d’un frutto proibito.
Indossava una giacca dello stesso colore dei capelli, con camicia bianca e ricami miele lungo le maniche, leggermente a penzoloni.
Un mantello ambrato svettava nel complesso, lungo, impedendo al contraente di vedere oltre.
Avrebbe pagato qualsiasi somma per potergli accarezzare la nuca, come faceva un tempo.
Sibilò il suo nome,  mentre la voce scemava nella gran confusione.
L’altro scattò a razzo, identificandolo, correndo immantinente verso il secondo piano.
L’aveva sentito.


 
§ ✶ §
 
 
Era veloce, dannatamente veloce.
Ma non avrebbe mollato, non ora.
I piedi si muovevano come da soli, in un misto di preoccupazione, terrore e sgomento. L’azzurro non si voltò, continuando imperterrito verso le scale, salendole come in preda ad un attacco di panico e timore. Odiava con tutto se stesso quelle iridi oltremare che l’avevano scoperto, come denudato nel profondo dell’anima.
Quello sguardo era in grado di fermagli il cuore; non faceva che chiedersi perché.

 
O meglio, non ricordava.
 
Arrivato all’ultimo gradino, sentì un tonfo provenire dall’atrio sotto di lui, scorgendo la figura del rosato ai piedi dell’inizio degli scalini.
Faceva male, era caduto, ancora.
Voleva raggiungerlo, ma ogni volta che era sul punto di farcela, qualcosa glielo impediva.
Appena afferrava la speranza, questa scappava ancora più nefasta; per un’istante pensò di terminare lì la sua corsa.
Sentì il volto caldo e le gote scaldarsi irrimediabilmente. La vista gli si offuscò, mentre un liquido caldo prese a scendere lungo le guance arrossate e umidicce, costatando che il suo respiro s’era fatto affannoso e ostentato.
Quelle gocce non tardarono a toccare il pavimento, ed un rumore leggero rimbombò nelle orecchie di Masaki come una cantilena.
Rise, divertito di fronte a quella scena, come fosse uno spettacolo comico di cui lui era unico spettatore.
Eppure anche lui, nella sua risata, provava dolore, un qualcosa di lancinante, come se volessero sventrarlo vivo, strappando la carne con violenza.
Rimase immobile.
Era il suo nemico, no? Perché allora stava soffrendo così tanto?
Kirino si rialzò, zoppicante, con la velocità d’un gatto, ignorando le fitte, dirigendosi ancora una volta verso di lui.

Non l’avrebbe abbandonato, non di nuovo.

 
§ ✶ §
 
Aspetta... —
— Aspettare cosa? Te? Ma non farmi ridere —
— Cosa sei venuto a fare qui? —
— Non sono cose che devono interessare ad una femminuccia —
— Rispondi alla domanda. —
— Ho risposto, se non sbaglio. Hai anche problemi di memoria? —
— Ti ho detto che voglio una risposta. E che sia esauriente. —
— Oh, mi scusi, sua altezza. Pretende anche la riverenza o posso porgerle una tazza di tè? Quale idiota direbbe il suo piano ad un mammalucco buonista? —
— Strano, ho sempre pensato che i cattivi lo facessero prima di dare il colpo di grazia. Solo che alla fine vengono sconfitti loro… —
— Questo è solo ciò che si legge nelle favore, quelle della buonanotte. Per poppanti, aggiungerei… —
— … —
— Cos’è il gatto ti ha mangiato la lingua? O sarebbe meglio dire la volpe? —
— Chi sei tu in realtà? —
— Non deve importarti. Sono qui solo per ucciderti e porre fine alla tua misera esistenza —
Davvero non ti ricordi chi sono?

— … —
 
 
§ ✶ §
 
 
Ame e Umeko presero a cercare i loro cavalieri invano.
Nonostante i numerosi tentativi non riuscirono a trovarli da nessuna parte. Sfinite, decisero così di arrendersi e, dopo un po’, si rimescolarono tra gli invitati, domandandosi però se i loro “principi azzurri” se la fossero svignata per duellare in nome del loro amore o cosa.
Probabilmente non avevano neanche idea di quello che i due stavano facendo, anche se qualcuno lì, nella folla, aveva già un’idea chiara in mente.
Tutto ad un tratto, un sonoro crash si udì dai piani superiori. La musica si fermò. Tutto quello che le ragazze ricordarono dopo quel momento furono una pioggia di vetri rotti accompagnati da ombre scure che si muovevano in armonia.
Urla.
Solo urla si potevano udire.
Anime strappate ai loro corpi, vite spezzate e disperazione.
Morte.
Sembrava che quelle stesse ombre lo fossero, lasciando solo cadaveri dietro di loro.
Le ragazze impallidirono alla vista delle figura che li guidava, ma non ebbero tempo di potersela imprimere nella loro mente che già non facevano più parte di quel mondo.
 

 
§ ✶ §

 
Endou Mamoru non aveva atteso che passasse troppo tempo.
I capelli che oramai presentavano fili argentei e la barba leggermente sbiancata, parevano seguire i suoi movimenti.
Le ossa oramai stanche imploravano riposo, tuttavia lui le ignorò, continuando a spartire ordini. Trovare un luogo sicuro era stato pressoché impossibile, per cui era stato costretto a mobilitare non solo cocchieri e carrozze che portassero al più presto via gli ospiti, ma anche la Pandora perché potesse respingere l’attacco.
La confusione gli provocava un gran mal di testa; non aveva più l’eta per giocare a fare l’eroe.
Sospirò, cercando di mantenere un’aria tranquilla nonostante dentro di lui imperversasse il panico più totale e lasciò alle sue deboli corde vocali il compito di avvertire l’ennesimo gruppo di soldati. 
Già sconfiggere chain in massa era piuttosto complicato, ma quegli affari sembravano inafferrabili.
Fece un profondo respiro e, quando l’ultimo degli ospiti superstiti uscì dalla tenuta, si preparò alle maniere forti.

 
I cadaveri sparsi a terra lo disgustavano parecchio, tuttavia lasciarsi impressionare non rientrava nelle “azioni - utili - per - evitare - una - possibile - apocalisse”.
 
Sguainò la spada e con un abile affondo mise al tappeto il primo dei chain che gli si era parato davanti.
Il braccio doleva per il peso dell’arma, ciò nonostante s’immerse nel fuoco della battaglia.
 

 
§ ✶ §

 
Kariya fronteggiava Kirino con la sua innegabile sfacciataggine, alle sue spalle il chain più orrendo -sì, perfino più disgustoso di Ibuki- che avesse mai visto.
Il busto era quello di una donna dai corti capelli azzurri, ma il corpo, dalla vita in giù, si attorcigliava in un’enorme coda si serpente.
Aveva unghie lunghe, verde limone, che parevano artigli pronti a scattare in qualsiasi momento. La pelle, se così si poteva definire, aveva una sfumatura bluastra che rendeva quella creatura decisamente ripugnante.
Il rosa rabbrividì.
Ibuki ringhiò alle sue spalle, spadoni in mano ed i muscoli tesi.
Sentì il rumore delle lame strusciare le une contro le altre.
— Aspettavo da tanto questo momento, Ranmaru... — annunciò a voce alta il verde.
Poi, un solo sussurro: — Rika.—
Attaccò. Non ci fu alcun segnale d’inizio o almeno nessuno che il rosa poté percepire.
La donna-serpente si mosse così repentinamente che se non fosse stato per Ibuki non avrebbe fatto nemmeno in tempo a vederla.
La volpe gli si parò davanti, prima in forma umana poi in quella completa da chain, azzannando il collo.
Attorno a loro si era creato un cerchio completamente vuoto, come se nessuno osasse avvicinarsi e la battaglia proseguisse indipendentemente da loro due. 
Kariya sorrise e Kirino fece un passo indietro, quasi scivolò: sotto al suo piede giaceva la mano di un corpo senza vita; pregò per non fare la stessa fine.
 

 
§ ✶ §

 
 
Non toccarla!
— Le ho appena salvato la vita, idiota!—
Beta osservava i due che litigavano e si chiese come in una situazione del genere potessero farsi distrarre da sciocchezze simili.
I chain non le facevano paura e Gamma lo sapeva bene, ciò nonostante, appena era stata attaccata le si era messo davanti finché anche Alpha non era arrivato per combattere. 
Dal quel momento in poi era scoppiato il caos più totale.
Nessuno dei due aveva intenzione di mollar la presa.
Di fronte a loro, nel frattempo, il loro nemico si preparava ad attaccare, dopo un momento di d’attesa dettato dalla ridicolezza della scena. Beta sbuffò, appuntandosi mentalmente di dare una bella lezione ai due e richiamò il suo chain:
Gillis! —
Il centauro si alzò, il rumore degli zoccoli dorati che sovrastava quello della battaglia circostante. Non era difficile capire come poteva essersi legato alla verde. Era di una bellezza disarmante, i riccioli biondi scintillavano alla luce riflessa dal metallo bronzeo che, sul busto, gli fungeva da armatura.
Con la faretra sulle spalle e l’arco tra le mani, sembrava proprio uno di quegli arcieri elfici che la ragazza amava tanto.
Beta sorrise al pensiero e fece cenno al suo chain di attaccare. Gillis scoccò una freccia esattamente nell’occhio del suo nemico - un paguro di dimensioni gigantesche- che si ritirò nel suo guscio.
Prese di nuovo la mira, nel punto più alto della “difesa” avversaria e quando la freccia centrò l’obiettivo, questa si frantumò.
Il familiare portale che conduceva all’Abisso si aprì, facendo scomparire chain e contraente.
Beta si voltò, giusto per vedere la faccia dei due nel momento in cui avrebbero compreso cosa aveva appena fatto.
Alpha! — strillò una voce alle spalle della ragazza.
Gillis le si mise davanti per precauzione, ma non c’era alcun pericolo: la persona che si stava avvicinando a loro era Fey.
Quando il verde li raggiunse, aveva il fiato corto per la corsa e l’ampio consumo di energie richiesto dalla battaglia.
Non rivolse neppure uno sguardo alla ragazza, pareva assolutamente concentrato sul viola, che a sua volta gli rivolgeva un’espressione seria, impassibile.
Che si conoscessero?
— E’ tutta la sera che ti cerco! — sbottò Rune, seriamente preoccupato.
Alpha non rispose.
— Cosa? Voi due…?— intervenne Beta, alquanto sorpresa.
Gamma pareva esprimere la stessa incredulità.
— Quello è il mio chain. — spiegò il verde, presumibilmente seccato e stanco.
 
 
 
Finalmente poteva entrare in scena.




 


 
Angolo delle autrici prossimamente in seduta psichiatrica Image and video hosting by TinyPic

*Piccolo appunto: Si, c'erano due OC presi a caso destinati a morire e si, qui gli OC muoiono sempre.

Allura... La scuola mi uccide, sono al quinto anno e son cavoli :D
HO L'ESAME, FUUUUUUUCK :D
E SONO QUI A SCRIVERE :D

 
 COSA. NE. STO. FACENDO. DELLA. MIA. VITA.
/la sto sprecando in dolcih/

 
Mi rendo conto che è davvero da tantissimo che state aspettando ;;
Spero di non aver deluso nessuno, e che questo capitolo vi sia piaciuto NON SOLO LA SCENA HOT.
LO SO CHE MI VOLETE MORTAH.
Ho fatto di recente l'intervento agli occhi, quindi sono stata off per un po'----
 
In questo capitolo io e Iris: ABBIAMO UCCISO GENTE ( PERCHE' SIAMO SADICHE :D), PORTATO KARIYA ALLO SCOPERTO, SCRITTO COSE POCHE CASTE(sperando che vi piaccia*coffcoff* mi ci sono impegnatah), E FATTO APPARIRE QUELLA BESTIACCIA DI RIKA ( SI MI STA SUL CAVOLO CCCC: )
*esplode in coriandoli arcobaleno (?)*
VIVA l'ooc / a palate/ BD
Non linciateci, stiamo provvedendo per gli antidepressivi per Ibuki! /ma non erano narcotici per elefanti? nd Iris/(?)-wtf

Iris: Speriamo che il primo capitolo vi sia piaciuto e che via abbia quantomeno incuriosito! *sventola pinguino*
Mary: Gli aggiornamenti ogni 3 settiman- le lanciano un tizio a caso-(?).
*porge dolci varih, dietetici perchè sta per arrivare Natale e siamo tutti all'ingrasso LOL*

 
Donate una recensione alla fic, salverete tanti pinguipandanicorni in via di estinzione/ e mandare le autrici in un manicomio con qualche confort-What(?)
Inoltre provvedere all'aiuto dell'associazione 'vogliamo più hard/????/'!  ( cosa?! Guarda che le scrivi tu eh, non tirarmi in ballo! ndIris).

 
//ognimessaggiosubliminaleèpuramentecasuale(?) 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: marinrin