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Autore: ZereJoke94    08/12/2015    1 recensioni
[Henry Cavill]
Appoggiai la testa sul volante e respirai profondamente, pensando che dopo l'anno che avevo appena passato, le cose non potevano fare altro che migliorare. Non era proprio possibile che qualcosa andasse peggio.
....
....
"-Non è un caso se quasi tutti si tengono alla larga da lui- Iniziò, -In fondo lui stesso non chiede altro che essere lasciato in pace, quindi perchè non farlo?-"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

Qualche giorno dopo, fresca di un paio di prove fatte insieme a Molly, mi ritrovai stabilmente seduta dietro la piccola scrivania di metallo che occupava la maggior parte dello spazio nella stanzetta adibita a studio della segretaria del Dottor Lancaster. Jeff; come mi aveva ripetuto più volte di chiamarlo.
Si trattava in sostanza di rispondere al telefono e ricevere i pazienti una volta usciti dallo studio di Jeff, per prendere un nuovo appuntamento semmai ce ne fosse stato bisogno. Dal lunedì al venerdi, dalle 9 alle 12 o dalle 16 alle 19, a giorni alterni.
-Per qualsiasi cosa, sono nel mio studio Anna- Mi disse Jeff -Ah, dovrebbe venire una ragazza tra poco, Sarah. Non avvertirmi appena arriva, falla entrare direttamente-
-Certo- Gli sorrisi e mi finsi disinvolta finchè non ebbe girato i tacchi, per poi tirare un sospiro di sollievo e rilassarmi sulla sedia.
La sera prima Jake e Jessica mi avevano chiamato per augurarmi buona fortuna, ed ero stata incredibilmente ottimista e sicura di me fino a quel momento, ma non appena avevo messo piede nello studio quella mattina, non ero stata più sicura di niente. Neanche di saper rispondere al telefono.
Scossi la testa e mi misi a controllare gli appuntamenti che Molly aveva segnato per quel giorno. Sarebbe stata una mattinata piuttosto piena.
Sobbalzai quando sentii suonare alla porta, per poi alzarmi un momento dopo. Mi lisciai la camicetta bianca a maniche corte che avevo scelto di indossare e mi strinsi un po’ la coda di cavallo con cui avevo raccolto i capelli, nel disperato tentativo di avere un’aria vagamente professionale e mi diressi verso la porta.
Fu più facile del previsto, sorrisi alla ragazza e la accompagnai fino alla porta dello studio di Jeff, per poi farla entrare. Un gioco da ragazzi.
 
Alle 11.30 entrò l’ultimo paziente, e potei ritenermi soddisfatta di me stessa. Il telefono aveva squillato un paio di volte, e anche in quel frangente me l’ero cavata bene, quindi il bilancio del mio primo giorno di lavoro non poteva che essere positivo.
Stavo per tornare nella mia minuscola stanzetta, quando il campanello suonò di nuovo. Non risultavano altri pazienti per quella mattina, forse Molly si era dimenticata di dirmi qualcosa?
Aprii la porta e mi ritrovai davanti Gideon. Guardava a terra nel momento in cui spalancai la porta, e non appena li alzò e mi vide li spalancò leggermente.
-Che ci fai qui tu?- Domandò accigliandosi.
-Ci lavoro. E’ il mio primo giorno, a dire il vero…- Spostai il peso da un piede all’altro, a disagio, mentre sembrava scrutarmi con quegli occhi assurdamente freddi.
-Mio fratello è impegnato?-
-E’ con un paziente, si-
-Hai intenzione di lasciarmi entrare?- Chiese, senza l’ombra di un sorriso. Sarebbe andato bene anche un sorrisetto sarcastico. Qualunque cosa che lo facesse sembrare umano.
Mi scostai per lasciarlo passare e lui mi superò senza tante cerimonie, per poi accomodarsi nella sala d’attesa.
Una volta seduto, non mi degnò più di uno sguardo, concentrandosi invece su una delle tante riviste appoggiate sul tavolino in vetro alla sua destra. Quanto a me, rimasi sulla porta per qualche secondo, ancora una volta disarmata dalla sua freddezza. Avrei giurato che dopo l’ultima volta avessimo fatto qualche minuscolo passo in avanti, mentre da parte sua sembrava che ne avessimo fatti parecchi indietro. Ero terribilmente incuriosita da lui, ma allo stesso tempo ero intimorita e non sapevo quale fosse il limite che non dovevo oltrepassare con lui.
Lo osservai: indossava una t-shirt bianca e i soliti jeans logori. La barba era nuovamente cresciuta, il che lo rendeva disordinato come la prima volta che lo avevo incontrato a casa della nonna.
Improvvisamente alzò gli occhi e io distolsi immediatamente lo sguardo, per poi incrociare le braccia al petto.
-Devo dire al Dottor Lancaster che sei qui?- Gli chiesi, con finta noncuranza.
-No, ho detto a Jeff che sarei passato-
Annuii, aspettando che tornasse a ignorarmi. Invece lui piantò gli occhi su di me e sembrò soppesare qualcosa per qualche secondo, prima di parlare di nuovo.
-Come sta Susan?- Posò la rivista sul tavolo e si rilassò sulla sedia, incrociando le braccia al petto e appoggiando un piede sul ginocchio. Per la prima volta sembrava una persona normale.
Feci qualche passo avanti. Se volevo scalfire la sua corazza, quello era il momento giusto.
-Sta bene- Mi sedetti vicino a lui, che si ritrasse impercettibilmente. Lo notai, ma feci finta di niente.
-Ultimamente non si sono più rotti rubinetti a casa nostra- Gli sorrisi, sperando che lui facesse altrettanto. Dopo un attimo sollevò un angolo della bocca, e un istante dopo sorrise anche con gli occhi.
Era così bello che quasi mi mancò il fiato. Quel sorriso aveva rivelato una serie di denti bianchissimi, e non per merito di suo fratello. Quell’uomo doveva sorridere di più, decisamente.
-E’ una casa vecchia- Continuò lui –Prima o poi si romperà qualcos’altro-
“Speriamo presto” Pensai.
-Perché sei tornata qui?- Era tornato serio, e quella domanda mi spiazzò.
Mi raddrizzai sulla sedia -Ehm, è una storia lunga…-
-Ho tempo. Lo senti il trapano?- Mosse la testa in direzione dello studio, dal quale proveniva il sinistro rumorino che tanto spesso si sente negli studi dentistici. –Jeff avrà da fare per un bel pò-
E detto questo restò in attesa che dicessi qualcosa. Avevo intenzione di scoprire qualcosa di lui, e tutto a un tratto era lui a scoprire qualcosa di me.
Sospirai. –Sono qui da un paio di settimane. Non tornavo a Woodbourne da tantissimi anni…ma da quando mia madre è morta, cinque mesi fa…- La voce mi tremò leggermente, mi fermai un istante e continuai –Non riuscivo ad andare avanti…non riuscivo a lasciarmi alle spalle tutta quella sofferenza. Così ho pensato che venire qui, cambiare aria…mi avrebbe fatto bene. E in effetti sto già molto meglio, almeno credo-
Lui annuì e distolse lo sguardo da me -Mi dispiace per tua madre-
-Grazie…-
-A volte cambiare completamente posto è quello che serve per chiudere un capitolo della vita, e cercare di aprirne un altro…- Sembrava parlare più a se stesso che con me, e in effetti quella frase mi riportò alla mente ciò che Jake e gli altri mi avevano detto di lui una sera. Non era stato via per tanto tempo, per poi ritornare praticamente irriconoscibile?
-Già. E’ quello che sto provando a fare-
Annuì ancora, assente. Chissà dov’era in quel momento con la mente.
-Dove sei?- Gli chiesi, prima di rendermene conto.
Lui girò di scatto la testa e mi incatenò di nuovo con gli occhi –Cosa?-
Mi maledissi mille volte, ma ormai c’ero dentro e dovevo parlare. –Con la mente, dov’eri?- Cercai di mantenere un tono di voce amichevole, il più normale possibile.
-In posti dove non ti piacerebbe andare-
A quella risposta sentii il sangue gelarsi nelle vene, ma fui salvata dal suono della porta dello studio che si apriva e poi da lui stesso, che si alzò e uscì dalla sala d’attesa.
Non appena trovai la forza di alzarmi, mi precipitai nella mia stanzetta e diedi la data del nuovo appuntamento all’ometto che era appena uscito, per poi rimanere sola e stordita.
Sentii Jeff e Gideon parlare, ma non riuscii a distinguere cosa si stessero dicendo. In quel momento volevo solo tornare a casa.
   
 
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