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Autore: Darth Ploly    08/12/2015    1 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Derpy è seduta davanti a me e mi guarda con espressione mortificata. Non fa altro che ripetere che non era sua intenzione spiare i miei documenti, che non voleva provocare disturbi, che è terribilmente dispiaciuta. Mi chiede scusa a ripetizione. Scusa, scusa, scusa! Ma poi, in fondo … scusa per cosa? Non ha fatto nulla di sbagliato. Ha trovato una foto a terra sotto la libreria e ha deciso di riporla in un album. Nell’unico album diverso dagli altri: non numerato, non nominato, solo una rigida copertina rossa. Deve essermi caduto ieri quando ho preso il fascicolo del caso. Ricordo di aver posato alcuni album senza badare molto a ciò che facevo, forse la foto si è staccata senza che me ne accorgessi. E così oggi Derpy l’ha trovata, ha visto l’album e …
E adesso sono qui, seduta, gli occhi fissi su quella foto. Se penso che ero così allegra prima, pronta a far vedere a Derpy il libro preso in prestito. Magari le avrei chiesto di leggerlo insieme, di aiutarmi a scoprire il nuovo piano dell’assassino. Lavorare come detective: wow, non avrebbe creduto alle sue orecchie!
Invece la situazione adesso è totalmente diversa, non ricordo neanche dove ho poggiato il libro. Per quel che ne so potrebbe anche essere caduto a terra. Riesco a pensare solo a questa foto.
È bella, è una delle mie preferite: in un bar, io e alcuni agenti stiamo brindando dopo aver risolto un difficile caso. Dash è di fronte a me, con una zampa sul tavolo e con l’altra alzata per scambiare un brindisi con me. Sta sorridendo con aria di sfida: probabilmente era in corso una qualche gara di bevute, o magari si parlava di scommesse. Al mio fianco c’è Vinyl che beve tranquillamente il suo sidro. Non ha cuffie alle orecchie, non indossa occhiali da sole.
Da allora sono passati tre anni.
“Non è colpa tua, Derpy. Hai fatto quel che avrebbe fatto chiunque” provo a tranquillizzarla “Non è colpa tua”
Lei annuisce ma non sembra convinta. Rimetto la foto al suo posto e mi alzo per posare di nuovo l’album sulla libreria. Poi però ci ripenso. Non è la cosa giusta da fare, non farebbe del bene né a me né a Derpy. E poi lei si è confidata con me senza neanche conoscermi. Non posso tradire la sua fiducia. Mi volto verso di lei e le dico: “Ti andrebbe di ascoltare la mia storia?”
Derpy risolleva il capo e mi rivolge uno sguardo stupito. Non attendo una risposta e mi siedo al suo fianco. Mente comincio il mio racconto, ricordi di vicende passate iniziano a danzare nella mia mente.

“Iniziammo la nostra carriera in polizia poco meno di cinque anni fa, dopo una lunga gavetta a scuola. Inizialmente ci furono affidati solo incarichi minori, ma ben presto ci mettemmo in luce partecipando a una retata. Da allora fu tutto in discesa: i criminali iniziarono a temerci, i giornalisti raccontavano le nostre gesta e Spitfire iniziò a fare sempre più affidamento su di noi. Conducemmo importanti indagini, arrestammo pericolosi mafiosi … per Celestia, eravamo forti!
Nel frattempo iniziò a raccogliersi attorno a noi un piccolo circolo di ammiratori formato da agenti e novellini che volevano diventare come noi. Naturalmente le nostre reazioni furono diverse: a me piaceva stare al centro dell’attenzione, essere ammirata e adorata; Octavia invece era diversa. Evitava il più possibile il contatto con questi “esaltati” continuando a dedicarsi con passione al suo lavoro. La situazione cambiò con l’arrivo di Vinyl Scratch. Era una novellina atipica: molto silenziosa, ma non per timidezza. Puoi vederla nella foto, ha il manto bianco e la criniera blu. In realtà io e molti altri la consideravamo un po’ snob: andava sempre in giro con delle cuffie, ascoltando musica, ma capimmo presto che era in grado di leggere il movimento delle labbra, così la lasciammo fare quel che preferiva. D’altronde perché ci saremmo dovuti arrabbiare? Svolgeva il suo lavoro alla perfezione! Sebbene non le venissero affidate missioni particolarmente pericolose o difficili, lei riusciva comunque a dimostrare le sue abilità.
Octavia fu la prima a rendersi conto del suo valore e decise di prenderla come assistente. Riesci a immaginare la scena? Decine di agenti incapaci di credere alla scelta del loro mito morivano di invidia ogni volta che vedevano Vinyl! Neanche io ho mai capito perché abbia scelto proprio lei, ma sinceramente non mi importa: ben presto ci rendemmo conto che quelle due erano un team perfetto. Nessuno che non fosse Octavia sarebbe mai riuscito a fare squadra con Vinyl e, d’altra parte, Octavia voleva solo lei come spalla. E il loro rapporto non si limitava al solo ambito lavorativo: le due divennero amiche inseparabili. Pensa che fu Vinyl stessa a inventare il soprannome “Melodia della Giustizia”, nome che aumentò ulteriormente la fama di Octavia. Insomma, le cose sembravano andare per il meglio.
Ma d’improvviso tutto cambiò.
Erano passati un paio di mesi dallo scatto di quella foto quando sentimmo parlare per la prima volta di Trixie. Nulla si sa della sua vita prima che arrivasse a Ponyville. Non sappiamo da dove sia venuta e nemmeno se Trixie sia effettivamente il suo vero nome. In ogni caso, questa unicorno dal manto azzurro riuscì in pochissimo tempo a dominare su tutta la feccia della città. Istituì una potentissima organizzazione mafiosa riuscendo a portare dalla sua parte molte tra le maggiori famiglie criminali di Ponyville. Dei boss che si mantennero indipendenti, solo Grifone oggi conserva ancora il suo potere. I pochi sopravvissuti alle epurazioni di Trixie sono ormai in carcere e i loro clan sono completamente annientati. Trixie controllava tutto, dalla politica all’economia passando per la sanità. Era intelligente, carismatica e incredibilmente potente. Se Twilight è uno dei più potenti unicorni di Equestria, Trixie era al suo stesso livello. A quei tempi tremavo al solo pensiero di un loro scontro. Dato il ruolo di Twilight, sicuramente non sarebbe mai potuta avvenire una simile battaglia ma diamine se ne ero terrorizzata!
Per cercare di fermarla, Spitfire organizzò una speciale unità operativa della quale facevamo parte, tra gli altri, anche io, Octavia e Vinyl. Nostro unico scopo era quello di limitare l’azione e lo sviluppo della Illusion, la rete criminale di Trixie. La nostra guerra durò un anno se non più, costò la vita a molti agenti ma, dopo lunghe ed estenuanti indagini, scoprimmo che Trixie avrebbe tenuto una riunione con altri boss in uno dei locali più malfamati della città. Dato che avevamo tutte le prove necessarie per incriminarla, decidemmo di non lasciarci sfuggire l’occasione. Organizzammo una retata, la maggiore della storia della polizia di Ponyville. Attendemmo che tutti si riunissero all’interno del locale e, al segnale di Spitfire, irrompemmo. La lotta che ne seguì fu terribile: proiettili sibilavano nell’aria, potenti incantesimi venivano scagliati dagli unicorni di entrambe le fazioni, alcuni pony iniziarono perfino delle risse. Troppi furono i pony che morirono quella notte.
Vedendosi accerchiata, Trixie approfittò del caos per fuggire dal retro ma Octavia, Vinyl e alcuni altri agenti le corsero dietro. Fu allora che capimmo il nostro sbaglio: il retro del locale portava a un intricato labirinto di vicoli. Avevamo pensato che sarebbe bastato lasciare qualche poliziotto alla fine di quelle stradine, casomai qualche fuggitivo avesse provato a raggiungere la via principale. Ma Trixie era diversa. Trixie non ci avrebbe mai permesso di passarla liscia dopo un attacco così diretto nei suoi confronti. In quei vicoli che conosceva perfettamente decise di dare la caccia a tutti i nostri agenti, divisi a coppie nel tentativo di tagliarle la strada.
Fu un massacro.  
Nessuno era in grado di contrastare la potente magia di Trixie. Quando io, Spitfire e gli altri riuscimmo a fermare i criminali nel locale e a entrare nei vicoli ci trovammo davanti uno spettacolo spaventoso. Ma non potevamo fermarci: altri suoni di lotta provenivano da più avanti. Quando arrivammo era troppo tardi. Octavia era a terra, cosciente ma ferita e incapace di fare alcunché, mentre Vinyl, davanti a lei, cercava di proteggerla dagli attacchi di Trixie con una barriera. Nonostante la sua abilità, Vinyl non poteva nulla contro l’altra unicorno: la barriera si frantumò, l’incantesimo di Trixie la colpì alla testa … Vinyl cadde davanti agli occhi di Octavia.
Alla fine riuscimmo a catturare Trixie che in nessun modo poté difendersi da sola contro tanti agenti. La arrestammo e corremmo ad aiutare le nostre amiche. Octavia era ferita ma si sarebbe ripresa.
Per Vinyl fu diverso.
Non sappiamo se sia stata la barriera a indebolire il colpo o se sia stata una precisa scelta di Trixie, desiderosa magari di vedere la disperazione nei nostri occhi prima di essere portata via, ma l’incantesimo non la uccise. I medici le riscontrarono gravissimi danni al cervello, quasi incurabili. Da quel giorno Vinyl è ridotta a un vegetale. Non parla, non si muove, ha un costante bisogno di aiuto da parte di un’infermiera. Nel frattempo noi non potemmo fare altro che piangere i nostri caduti in attesa del processo finale. Speravamo di ottenere giustizia ma fu Trixie l’ultima a ridere. Ci aveva preparato un ultimo scherzo, il peggiore di tutti.
La giuria e il giudice condannarono tutti gli arrestati. Tutti tranne lei. Con l’aiuto dei suoi avvocati e di pony che erano in debito con lei, riuscì a corrompere i giurati e a farsi riconoscere come malata mentale. Quel giorno, mentre veniva condotta alla carrozza diretta al manicomio di Arkhay, lei rideva. Non ho mai incontrato in tutta la mia vita un pony più felice di lei.
Quello fu il più grande fallimento della polizia di Ponyville.
Il giorno dopo Octavia si licenziò. Il suo disgusto nei confronti di una giustizia incapace e corrotta, il suo disprezzo verso quei pony che avevano tradito la nostra fiducia e la memoria dei nostri morti, quei pony che avevano dimenticato Vinyl la resero quella che è adesso. La Melodia di Ponyville era cambiata per sempre”

Octavia ripone con cura l’album di fotografie dopo aver terminato il suo racconto. Un po’ in disparte, io mi asciugo le lacrime che non sono riuscita a trattenere. Non avevo idea che Octavia racchiudesse un tale dolore dentro di sé. Dolore e rabbia, rabbia che non è riuscita a tenere a freno mentre parlava di Trixie.
Trixie.
Quale pony può essere tanto spietato? Come può qualcuno provare un tale piacere nell’uccidere e nel far soffrire altri pony? Ho visto la sua foto segnaletica, l’ultima foto dell’album. Stando a quanto dice Octavia, è da due anni che quegli occhi viola le compaiono in sogno. Eppure, vedendola così, non mi verrebbe mai da dire che quell’unicorno sia stata in passato la peggior criminale della città. Sembrerebbe, anzi, una puledra molto affascinante.
“È ancora rinchiusa in manicomio?” domando a Octavia.
“Sì, e se è furba come in passato non ne uscirà. Non sono la stessa di due anni fa: allora la volevo viva”
Un brivido mi corre lungo la schiena. No, di sicuro non lo è. In questo momento non è neanche la Octavia che conosco io. Sarebbe pronta a uccidere quell’unicorno senza pensarci due volte. Nei suoi occhi di ghiaccio leggo solo odio.
“Senti Derpy, mi andresti a prendere del sidro di là? Vorrei bere qualcosa”
Un po’ contrariata faccio quanto mi chiede. Meglio controllare che non esageri però.
Mentre beve seduta di fronte a me non dice una parola, immersa nel flusso di pensieri e ricordi alimentato dall’alcol. Sono io a chiedere ancora: “E Vinyl invece?”
Octavia si ferma prima di bere un altro sorso e, dopo averci pensato, posa il bicchiere. Che io sia stata troppo diretta?
“Se non vuoi parlarne lo capisco, non preoccuparti …”
“No, non c’è problema. Il fatto è che non c’è molto da dire: durante questi due anni non ci sono stati miglioramenti e io ho perso le speranze. È da tempo che non vado più a trovarla, anche se vorrei. Non ne ho la forza, Derpy. Non da sola. È buffo, non trovi?” aggiunge con una risatina “Sarei disposta a combattere da sola contro l’intera città ma non riesco ad andare a salutare la mia migliore amica. Sono patetica, vero?”
“Assolutamente no!” le dico con convinzione, poi aggiungo “Quando finirà questa storia ti accompagnerò io, se ne avrai voglia. Lascia che ti aiuti come tu hai fatto con me”
Octavia mi guarda incredula, poi mi ringrazia. La sua voce è flebile, quasi un sussurro. Mi accorgo che sta tremando, così mi siedo al suo fianco e la abbraccio. Restiamo così a lungo: due pony sole in lotta contro il buio. 
   
 
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