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Autore: Rox the Fox    10/12/2015    0 recensioni
[Dal primo capitolo]: Eravamo cacciatori di incubi. Aiutavamo le persone tormentate, dimenticandosi di noi stessi, ma traendo da queste azioni beneficio e, quando possibile, denaro. Il nostro problema era che, così facendo, rischiavamo di attirare su di noi le attenzioni del grande capo. Era una vita difficile, la nostra, eppure ci bastava davvero poco per essere sorridenti. Ma non in quel periodo. Il drago si stava avvicinando, per conquistare il trono del re.
In una terra ormai caduta nel caos, dove gli Incubi regnano sovrani e il terribile drago Ydonar minaccia la pace ormai fragile, Alexandra e Shinichi, due cacciatori di Incubi, decideranno di salvare la loro terra, non avendo più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
Incubi


Correre. Non posso fare altro, se voglio sopravvivere. I miei occhi si posano freneticamente sulle ombre che mi circondano, mentre il vento mi sferza il viso ed il gelo mi penetra sin dentro le ossa. Il mio cuore batte in modo inumano, o forse sono i passi della creatura che mi insegue. Ho paura, il mio corpo non sembra più appartenermi, le mie gambe procedono autonomamente. Improvvisamente tutto sembra rallentare. Urlo, ma nessun suono esce dalle mie labbra. Un ruggito animalesco mi frastorna e un’ombra cala su di me.
Buio.

Mi svegliai in un bagno di sudore, il respiro irregolare, il cuore che martellava impazzito nel petto. I miei occhi guizzarono da una parte all’altra della stanza, ancora pieni di terrore. Incrociai subito lo sguardo preoccupato del mio migliore amico, che era seduto sul bordo del letto che era stato mio per quella terribile notte.
« Alex… »
La sua voce fu come miele, per me. Lo abbracciai, grata di essere sveglia e, soprattutto, ancora viva. Lui mi strinse, con affetto: « Ancora incubi, vero? » chiese, mentre le sue dita accarezzavano i miei capelli lunghi e annodati.
« Sì. Era da tanto tempo che non ne avevo. » ammisi, staccandomi e alzandomi. Notai il suo sguardo dispiaciuto. Si sentiva colpevole. Tirai un sospiro e mi portai i capelli indietro: « Ascolta, Shin, è inutile che fai la faccia da cucciolo indifeso. Non è colpa tua. »
Il mago si alzò, poco convinto, scuotendo il capo: « Sappiamo entrambi che non è così, Alex. Mi dispiace, davvero. Pensavo di averli eliminati tutti. » mormorò, come un bambino che era stato rimproverato ingiustamente. Non lo sopportavo quando faceva inutilmente la vittima!
Scattai verso di lui, per poi guardarlo negli occhi: « Va tutto bene. Tu ne hai avuti? » chiesi. Il biondino scosse il capo, anche se lo vidi agitarsi senza preavviso: « C’erano draghi? »
Mi gustai il terrore sul suo volto, ma non lo feci durare molto. Scossi il capo: « Per nostra fortuna, no. Facciamo attenzione, comunque. La meta è vicina. » gli dissi, prima sorridendo e poi tornando seria. Shin annuì e cercò di restare calmo, mentre prendeva le sue cose per rimetterle nello zaino. La tensione, però, era palpabile. Eppure eravamo abituati a quell’ansia continua. Eravamo cacciatori di incubi. Aiutavamo le persone tormentate, dimenticandosi di noi stessi, ma traendo da queste azioni beneficio e, quando possibile, denaro. Il nostro problema era che, così facendo, rischiavamo di attirare su di noi le attenzioni del grande capo. Era una vita difficile, la nostra, eppure ci bastava davvero poco per essere sorridenti. Ma non in quel periodo. Il drago si stava avvicinando, per conquistare il trono del re. Combatteva utilizzando gli incubi, passando da una persona all’altra per avere più sostenitori, ma, soprattutto, per formare un suo esercito. Era stato il re stesso a chiamarci, temendo il peggio per sé e la sua famiglia. Tutti, però, sapevamo che prima o poi, Ydonar avrebbe usato l’esercito che con tanta cura stava componendo. Semplicemente, non aveva fretta, essendo un immortale. Stava giocando con noi, come misere pedine. Mentre seguivo il filo dei miei pensieri, non mi resi conto che Shin aveva finito di sistemare tutto e mi stava aiutando: « Grazie. » sussurrai, scrutandolo. Si era tirato su la sciarpa rossa che gli nascondeva almeno metà viso.
« Sbrighiamoci, Alex. Ho una brutta sensazione,. » ammise, le dita pallide che sfioravano la mia mano. Mi sbrigai e in dieci minuti andammo fuori dalla locanda. Il sole si stava innalzando in quel momento, notai. Il cielo era colorato di delicate sfumature rosa e azzurro chiaro, costellato di nuvole talmente belle da sembrare dipinte. Respirai a pieni polmoni l’aria mattutina. Ci trovavamo in collina, quindi da lì potevamo vedere la sagoma del palazzo reale. La strada era ancora tanta, ma questo non scoraggiava né me, né Shin. Attraversammo la foresta e tutto sembrò andare liscio, finché non accadde. Sentimmo un ringhio terribile e poi un tonfo che fece tremare la terra. Shin trasalì e corse. Io non potei fare altro che seguirlo, in guardia. Che diamine stava succedendo? Quello sembrava il ringhio di un drago!
« Alex! » mi chiamò il ragazzo e aumentai la velocità, evitando le radici e i rami che mi intralciavano la strada. Quando arrivai accanto a lui, non potei nascondere la mia sorpresa. A terra, in una pozza di sangue, c’era un uomo. Respirava ancora, ma era ferito gravemente. Non riuscii a scorgere il suo viso, coperto dai lunghi capelli neri. Shin si avvicinò con uno scatto, pronto a fare uso della sua magia, senza neanche accertarsi che quello fosse un nemico. Lui era così. Non riusciva ad essere malvagio neanche con chi gli aveva fatto del male. Poteva essere una trappola, ma sapevo che Shin non mi avrebbe ascoltata. Si chinò sull’uomo, che ormai aveva perso i sensi. Il mago constatò che non fosse morto e mi guardò, senza dire nulla. Sapevo cosa significava. Aveva bisogno del mio aiuto. Così, insieme, salvammo l’uomo. Shin arrestò il sangue con la magia e accelerò il processo di guarigione. Gli lanciai un’occhiata perplessa. Perché non l’aveva curato totalmente? Era strano, da parte sua. I suoi occhi azzurro cielo, però, parlarono per lui: era comunque diffidente nei confronti di quello sconosciuto piombato da chissà dove e lasciarlo leggermente indebolito, era un buon compromesso per evitare il peggio. Era mezzogiorno quando il misterioso uomo aprì gli occhi, riprendendo conoscenza. Shinichi stava meditando, ma non fu necessario chiamarlo. L’uomo tossì raucamente, mettendosi seduto, ma fermandosi subito, per via di una fitta lancinante che dipisne sul di lui volto un’espressione di pura sofferenza.
« Ah… merda. Che dolore… » biascicò, tornando a stendersi, non avendo alcuna scelta. Shin inarcò un sopracciglio e fu decisamente diretto: « Chi sei? » chiese. Lui alzò lo sguardo, finalmente e potemmo ammirare due splendidi occhi dorati che ci studiarono con sospetto. Per ovvie ragioni sia noi che lui eravamo sospettosi a vicenda. Era comprensibile, ma in quel modo non saremmo arrivati in nessun posto. Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mostrai il mio sorriso migliore, quello che Shin aveva chiamato “sorriso confortante da madre”.
« Io mi chiamo Alexandra, lui è Shinichi. Non vogliamo farti del male. Ti abbiamo curato nei limiti delle nostre possibilità – mentii – e, come vedi, siamo disarmati. » confessai. Altra bugia, ma non aveva importanza, ormai. L’uomo mi squadrò attentamente e mi sentii in soggezione, stranamente.
« Bel sorriso, Alexandra. Mi chiamo Zeonar. » confessò finalmente. Shin abbassò lo sciarpa rossa e storse la bocca in un’espressione dubbiosa: « Abbiamo sentito un ruggito, Zeonar. E poi abbiamo visto te. Ti ricordi cosa è successo? » chiese con pacatezza, sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui.
« Sono un ribelle, sono stato ferito da un drago. » rivelò, serissimo. Sussultai. C’era un drago, quindi!
« Sai se ce ne sono altri? » chiesi, tentando di mantenere la calma, per quanto possibile. Il fatto che fosse uno dei nostri, più o meno, era estremamente positivo. Non eravamo soli in quella battaglia contro Ydonar. Scosse il capo: « No, mi spiace. »Shinichi si portò una mano fra gli arruffati capelli biondi e sospirò: « Sei umano? » gli chiese, fissandolo, come se avesse potuto percepire la verità solo attraverso lo sguardo.
« Sì. » rispose lui, con tranquillità. Qualcosa si accese nello sguardo del mio amico: « Dammi la mano. »
Zeonar non osò fiatare e gli porse la mano. Era grande e piena di calli. Il mago prese un coltello e gli tagliò superficialmente il palmo, osservando con attenzione la sua reazione e, soprattutto, il suo sangue. Zeonar sussultò, colto di sorpresa: « Che diamine fai?! »
Notai con piacere che il suo sangue era rosso, segno della sua umanità.
« Scusa. » disse Shin, stavolta più sereno, mostrandogli finalmente un sorriso. Dovevamo verificare che fosse umano. Il coltello magico di Shin bruciava la pelle di molte creature non umane, mentre il sangue, se nero, indicava la possessione da Incubo. Fortunatamente, però, quell’uomo era umano.
Sbuffò, mentre io, prontamente, gli fasciavo la ferita, evitando il lavoro a Shin. Era meglio non rivelare la propria magia, di quei tempi, era estremamente pericoloso.
« Dove stavate andando? » chiese Zeonard, guardando Shin, che si era alzato.
« Viaggio di piacere. » rispose il biondino, ma l’uomo storse il naso: « Pensi che ci creda, ragazzo? State scappando, vero? Voi siete come me. » disse.
Era vero. Nessuno osava aggirarsi da solo per il mondo, impaurito dai draghi e dagli Incubi. Ma io e Shin non eravamo normali, anche se avevamo paura.
« Ascolta Shinichi, so che ancora non ti fidi di me, ma se state combattendo per abbattere Ydonar, io sono con voi. State andando verso Est? » chiese, cercando di alzarsi con fatica, visto che avevo finito di fasciargli la mano.
« Sì. L’Est è la direzione giusta, ma siamo quasi giunti. » rivelò Shin, tirandosi di nuovo su la sciarpa e prendendo lo zaino in spalla. Rimasi sorpresa: stavamo andando via?
« No! State andando al palazzo reale? Non lo fate, ascoltatemi! » esclamò, con una certa preoccupazione nella voce. Shin però non era d’accordo: « Andiamo, Alex. » disse, ignorando totalmente l’uomo. Scossi il capo: « Aspetta, Shin. Ascoltiamo cos’ha da dire. »
Mi guardò con sorpresa, ma non riuscì a resistere alla mia preghiera. Zeonar mi sorrise, per ringraziarmi.
« A palazzo la situazione è ormai fuori controllo. Gli Incubi hanno preso la corte e persino il re. I principi sono stati imprigionati o uccisi. Non andate: vi ritroverete in trappola. » disse, serissimo. Shin ascoltò con attenzione, soppesò ogni parola e aggrottò la fronte. Sapevo benissimo che in quel momento, nella sua mente, si stavano aprendo mille percorsi, mille possibilità da poter seguire. Shin credeva di dover sempre sapere come comportarsi in qualsiasi situazione.
« In motivo in più per andarci. Li sgomineremo. » disse. Stavolta pensai che fosse davvero pazzo: « Solo noi due, Shin? Davvero? »
Si tolse la sciarpa, sorrise come un bambino: « Zeonar, hai detto di essere un ribelle. Scommetto che non sei solo, però. » disse.
Il moro rise, compiaciuto: « Non so come tu abbia fatto, ma sì. C’è la resistenza. »
« Spero che abbiate elementi validi. Alex, andiamo. Sento che potremo farcela. »
Ero confusa e perplessa, ma annuii, prendendo sulle spalle l’altro pesante zaino.
« Sei pazzo. »
« Per questo io e te siamo migliori amici. »







Note dell'autrice
Salve! Vi ringrazio per aver letto questo capitolo. Spero di poter portare a termine questa storia, nonostante sia senza pretese! Attendo consigli, ovviamente. Segnalo che Alexandra non è un mio personaggio, ma di una mia amica che, comunque mi ha dato il permesso per poterla usare! Al prossimo capitolo (spero xD)

Rox
   
 
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