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Autore: nettie    10/12/2015    2 recensioni
« Boris, tutto questo è impossibile. »
« Lo so, ma non ti piaceva trasgredire le regole? »
« Ora non più, sta andando troppo oltre, non riesco più a distinguere il sogno dalla realtà. »
« Sto rischiando la vita per te, ti prego, lasciati amare. »
« Boris, tu non sei reale per la mia gente. Tu non dovresti esistere. »
« April, tu credi negli umani? »
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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** 8 **

 

⇛ April

 

A: Thomas

Da: April

21/08/2012 - 00:57


Ciao, Thomas. Forse non è proprio il momento esatto per scriverti, ma volevo dirti una cosa.

Ora sei a casa, al caldo, al dormire, e io sto qui sveglia a pensare a te.

Non posso assolutamente capire tutto ciò che tu abbia mai potuto subire da quel verme; non riesco a concepirlo. E quando ieri, dopo tanti mesi di silenzio, ti sei fatto vivo alla mia porta in quelle condizioni, mi si è gelato il sangue nelle vene.

Non so se essere arrabbiata, se essere triste e addolorata per te, o se ignorarti come tu hai fatto con me in questi ultimi mesi. Ma non ci riesco. Quello che ora arde nel mio cuore è un misto fra rabbia e delusione, delusione perché non mi hai confessato un segreto così grande, io; che credevo di essere la tua amica più fidata.

So che tu ti ostini a non voler credere all’esistenza di questo fantomatico Boris, ma posso assicurarti che è reale, almeno in parte. Non è semplice frutto della mia testa, ti prego di capirlo, o almeno accettarlo parzialmente. Mi ferisce il fatto che tu non mi creda, quando mai, e dico mai in vita mia potrei mentirti.

Non sono di certo una ragazza solita a scrivere papiri enormi come questo, ma non riuscivo ad esprimermi a te in altri modi; solo così, penso di riuscire a dirti tutto ciò che mi sono sempre tenuta nello stomaco.

Io non voglio perderti.

Non ho mai voluto perderti.

 

Digito veloce sullo schermo del cellulare mentre Boris siede ai piedi del mio letto. Io sono stesa su di un fianco, Kira appollaiato contro la mia pancia e il ventilatore puntato sul volto: il caldo è soffocante, nonostante sia quasi Settembre.

Controllo le prime righe, i miei occhi grandi scorrono veloci sul piccolo schermo che mi illumina il viso in modo fastidioso, e mi sento osservata da Boris. Mi chiedo se sappia che sto scrivendo anche di lui, in tutto ciò. Ma forse - anzi, quasi sicuramente - lo sospetta di gran lunga: ormai lui è diventato la mia ossessione, e io la sua. E’ un rapporto abbastanza malato fra un’umana e un non-ho-ancora-capito-cosa-sia, ma non posso di certo lamentarmi.

Mi piace, mi piace incredibilmente tanto questo rapporto di intensa complicità che si è andato a creare fra noi due. Mi sento protetta tanto quanto minacciata, perché per quanto io possa passarci tempo insieme, mai mi rivelerà la sua vera identità, e forse, il suo vero scopo.

Tutto quello che so è che Boris è un essere potente, più potente di quanto io e tutti noi possiamo immaginare. Lui è capace di fare cose che io non saprei neanche come cominciare, cose per le quali non ho mai elaborato una vaghissima idea nella mia testa. E’ per questo, che mi sento in dovere di stare sempre sull’attenti: potrebbe stravolgermi e io potrei non accorgermene assolutamente.

Vedo i suoi occhi di ghiaccio sbucare nella penombra nella quale la mia stanza è immersa, rabbrividisco, e una sua grande mano ossuta e pallida si va a poggiare sulla mia spalla minuta. Sono indecisa se respingerlo o lasciarlo fare, tanto è la confusione che si cela in me.

Cerco di tranquillizzarmi, “tranquilla April, è tutto okay”, tiro un lunghissimo sospiro e continuo a digitare il resto che ho da dire.

 

Io ho bisogno di te, e in fondo, so che anche tu hai bisogno di me. Devi solo dimostrarlo, trovare un modo, farmelo capire in modo più intenso: non ho mai voluto allontanarmi né allontanarti. Forse ritornare come prima non sarà possibile da un giorno all’altro, forse non riesci proprio a mandare giù quest’amaro boccone che porta il nome di Boris, ma lascia che io te ne parli con più chiarezza, magari faccia a faccia: prenderò coraggio, promesso.

Dammi solo un’altra possibilità, so che in questo periodo, tu, così indifeso, hai bisogno di me, e lo avrai ancora. Siamo stati uniti per anni, dammi un solo motivo valido per separarci ora: io non riesco a trovarne.

Fra un po’ la scuola ricomincerà e avremo la possibilità di fare davvero luce sui fatti, che ne dici?

Mi manchi, Thom.

 

E senza indugio chiudo gli occhi, e in uno scatto repentino mi fiondo a cliccare il tasto “invia”. Sbarro i miei occhi smeraldini che puntano quasi con orrore tutte quelle righe ormai inviate al destinatario, senza alcuna possibilità di tornare indietro.

Incontro ancora una volta gli occhi di Boris, d’un azzurro troppo chiaro e a dir poco ipnotizzante.

 

« Inviato? »

 

Mi chiede.

La sua voce vellutata e profonda risuona nelle mie orecchie come un pugno, ho una morsa violenta che mi stringe il cuore e sembra non voler lasciarlo andare. Nonostante tutte le emozioni contrastanti e la voglia di urlare, rimango in silenzio ed annuisco come una bambina.

 

« Sì, l’ho inviato. »

 

Rispondo poi prendendo un lungo respiro, la mia voce esce tenue e delicata, ma così tanto che a stento credo sia la mia. Abbasso lo sguardo e distolgo i miei occhi dai suoi: posso piacevolmente osservare come quel dormiglione di Kira sia praticamente crollato acciambellato affianco a me. Se non ci fosse questo cane a tenermi con i piedi per terra, penso che Boris avrebbe già preso il totale controllo su di me una volta per tutte.

In questo periodo, i rapporti fra noi due si sono un po’ freddati, e dopo quel bacio lui è diventato sempre più possessivo, a tal punto che mi sento pizzicare se anche solo scambio qualche parola di troppo con mio padre.

La cosa mi spaventa, e mi chiedo dove mai voglia arrivare con tutto ciò.

Ricordo costantemente quel giorno di troppi mesi fa, quando incontrai il mio incubo per la prima e vera volta. Da lì, non mi ha mai lasciata sola.

 

« Che hai?  »

 

Domanda, e ora, tutto d’un tratto, sembra premuroso e veramente preoccupato nei miei confronti! Ah, sembra quasi un paradosso! Avevo imparato a non aver timore di lui, ma ora? Ora cosa diamine devo fare? Mi può proteggere, come può farmi del male.

La sua mano è ancora sulla mia spalla, è talmente fredda che quasi brucia, mi irrita, mi fa male. Mi fa terribilmente male. Mi stringe e mi scuote appena, serra le dita scheletriche intorno alla mia spalla: so che se continua così mi rimarranno i lividi per settimane intere.

 

« Boris, tutto questo è impossibile. »

 

Rispondo, boccheggiando per il lancinante dolore che mi sta causando.

 

« Lo so, ma non ti piaceva trasgredire le regole? »

 

Si avvicina al mio volto e mi respira sulla pelle, rabbrividisco ancor di più e mi irrigidisco come se fossi un pezzo di legno.

 

« Ora non più, sta andando troppo oltre, non riesco più a distinguere il sogno dalla realtà. »

 

Sputo la verità come fosse veleno nella mia gola, chiudo gli occhi per non far sì che i suoi occhi incontrino di nuovo i miei; per non far sì che lui riesca a rendermi sua ancora una volta. Mette l’altra sua mano sulla mia coscia, ed eccolo che questa specie d’uomo tre volte me mi sovrasta, e io, piccola, sto annegando nella mia stessa paura.

 

« Ti prego, lasciami and -- »

 

Balbetto con le lacrime che salgono copiose agli occhi una dopo l’altra, e che invano cerco di ricacciare per non mostrarmi debole davanti a lui.

 

« Sto rischiando la vita per te, ti prego, lasciati amare. »

 

Sussurra ancora, stavolta  al mio orecchio, mentre la mano che prima era sulla mia coscia scivola silenziosamente sotto la maglietta del mio leggero pigiama. Impallidisco e irrigidisco inutilmente i muscoli, iniziando pian piano a dimenarmi per sgusciare da sotto la sua presa.

Mi mordo con forza il labbro e serro i pugni: questo lo chiama amare?

 

« Piccola mia, lo so che lo vuoi anche tu... »

 

E continua a carezzarmi lentamente con quella mano viscida, fino a quando non prendo pieno possesso delle mie forze e riesco a scostarmelo da dosso, lanciando uno degli urli più strazianti mai sentiti in tutta la mia breve vita.

 

« Boris, tu non sei reale per la mia gente. Tu non dovresti esistere. Vattene! »

 

Poco più di un secondo di silenzio nel quale provo una sensazione di disgusto mista a terrore, apro gli occhi, e lo trovo ancora lì a fissarmi. Lentamente muove le labbra pallide, carnose e invitanti, dalle quali esce una frase sulla già so che sopra dubiterò a lungo.

Una semplicissima frase, che forse è sempre stata la radice di tutti i miei problemi.

 

« April, tu credi negli umani? »

 

{ Angolo Autrice.

 

Capitolo a dir poco essenziale per far andare avanti la storia: ormai siamo agli sgoccioli, e io sono terribilmente indecisa su come farla finire, dato che ho in mente due finali.

Ci penserò sopra: ancora qualche capitolo ed è fatta.

Ringrazio tutti i lettori.

 

-nettie.

 
   
 
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