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Autore: poison spring    12/12/2015    7 recensioni
Prendete la figlia del Salvatore del Mondo Magico, appioppatele una cuginetta a cui fare da baby sitter e mettetela sulla strada di una folle impresa suicida alla ricerca di fortuna e gloria. Datele una migliore amica con l'intelligenza della madre, l'astuzia del padre e il carattere della nonna paterna. Datele un ex ragazzo inopportuno, un mistero o due da risolvere e un paio di fratelli da schiantare.
Agitate, non mescolate e spruzzate tutto con un bel po' di Malfoy, Lucas Malfoy.
NG Post Bellezza del Demonio. [Lucas Malfoy/Lily Luna Potter]
[I personaggi di Lucas Altair Malfoy, Lyra Joanne Narcissa Malfoy non sono presenti nella Saga della Rowling per motivi più che ovvi e sono da considerarsi di proprietà dell'autrice]
Lyra sorrise. «Sei stata grande, li hai zittiti tutti».
«Non mi si avvicinerà nessuno per il resto dell’anno, ma ne è valsa la pena. Non credo di essermi mai sentita tanto bene».
Lyra le strizzò l’occhio e la prese sottobraccio. «È genetico. Non puoi farci niente».
«Stai ancora parlando del fattore Potter?»
«E di che altro?» rise Lyra, trascinandola su per le scale.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo della Bellezza'
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III


Per aspera ad astra


“All your questions can be answered, if that is what you want. 

But once you learn your answers, you can never unlearn them.”


Neil Gaiman, American Gods



“Lily Potter se la fa sotto” c’era scritto su uno dei banchi dell’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Lily corrugò la fronte, mostrando a Lyra l’ultima prodezza di Devonne Pierce.

«Oh, esistono rime peggiori» sentenziò lei, facendo svanire la scritta offensiva con un colpo di bacchetta. «E comunque, lasciala starnazzare. Dee ha lasciato il cervello nello sgabuzzino delle scope».

«Ha tappezzato di fogli con scritte come questa l’intero Dormitorio» protestò Lily, prendendo i libri sottobraccio. «Non credo di poterla ignorare».

Lyra arricciò le labbra. «Fantastico. Allora falle una fattura. Ne conosco una assolutamente perfetta».

«Tu non capisci. Queste cose ti scivolano addosso» obiettò Lily, seguendola fuori dall’Aula. Fece finta di non vedere Michael e il suo gruppo di amici che si davano di gomito al suo passaggio: da quando avevano rotto lui non faceva altro che cogliere ogni occasione per darle fastidio. Lily cercava di non dargli importanza; non aveva grandi rimpianti del periodo passato con lui, ma il sorriso trionfante che Devonne le dedicava ogni volta che s’incrociavano l’aveva fatta vomitare bile per una settimana. 

Lyra scosse la testa. «Ti ricordi al secondo anno, quando tu hai avuto l’influenza e sei rimasta in infermeria per cinque notti? Ho scritto una lettera al giorno a casa chiedendo che venissero a prendermi perché nessuno mi parlava tranne te». Fece una smorfia, accorgendosi che Lily stava per obiettare. «E l’anno scorso prima che tutti partiste per le vacanze di Natale una delle ragazze ha appeso sopra il mio letto una foto della sorella di mia nonna, quella che torturava le persone, con scritto cattivo sangue non mente».

«Lyra…» 

«Non avrei mai potuto chiamare mia madre. Ci sarebbe rimasta troppo male» aggiunse, scrollando le spalle.

Lily annuì, pentendosi di averla lasciata sola. «Lo so» disse. «Ma avresti potuto stare da noi».

Il volto di Lyra si rischiarò. «Non ce l’ho con te» disse, «e ucciderei per la cioccolata calda di Molly Weasley, ma tu lo sai che non le piaccio. Oh, sono tutti molto gentili, sia chiaro» rise, scostandosi di lato per far passare il custode che barcollava, rischiando di far cadere i due grossi candelabri che stava trasportando, «ma quando mi guardano ho la sensazione che vorrebbero vedere qualcuno che non sono io». Si morse il labbro con gli incisivi, rivelando una certa agitazione. Diventava sempre nervosa quando si toccava l’argomento della famiglia Weasley. L’unica che non la metteva a disagio era la madre di Lily: tutti gli altri, per Lyra, erano argomento tabù.

Un nutrito manipolo di ragazzi in divisa azzurra le sorpassò, lasciandosi dietro una scia di chiacchiere in lingua francese. Erano quelli di Beauxbatons, giunti a scuola una settimana prima: sfilavano per i corridoi spargendo sorrisi e r mosce, fra gli sguardi stravolti degli studenti di Hogwarts che non erano abituati a tutto quel sussiego. Lily si fece da parte, stringendo a sé la sua borsa, e uno dei francesi, un giovanotto coi capelli castano scuro, alto e massiccio, e le rivolse un distratto cenno di scuse. 

«Quello era Armand De Rais» spiegò Lyra, una volta che il ragazzo fu fuori dalla loro portata. «Dicono tutti che sarà il campione di Beauxbatons. A quanto pare è bravissimo, oltre che pieno di ammiratrici» cantilenò, storcendo il naso. «Se penso che avrei potuto essere in quella scuola mi vengono i brividi».

«Non è così male» obiettò Lily, mentre sbucavano in Sala Grande. «E ti avrebbe evitato situazioni come quella dell’anno scorso. Almeno credo».

«È quello che ha detto anche mio padre» Lyra si accigliò. «Ma ha sempre saputo che alla fine avrei scelto Hogwarts. Non ho fatto altro che sognare di vedere tutto questo, fin da quando avevo quattro anni». Stese un braccio in avanti, sull’ampia visuale della Sala già addobbata per Halloween. «Puoi darmi torto?»

«No». Lily sospirò. «Glielo hai detto, a tuo padre? Della foto».

«Sei matta? Se lo avesse saputo avrebbe appeso la colpevole al segnavento della Torre per il cappuccio del mantello. Cioè» si corresse, reprimendo l’ilarità che le si era annidata nella voce, «avrebbe minacciato di farlo. Sai quanto sono convincenti le sue minacce» chiosò, sedendosi al tavolo e afferrando un muffin salato. 

«Avresti dovuto scrivermi. Mamma ti avrebbe ospitata volentieri a Grimmauld Place fino all’inizio delle lezioni».

Lyra tagliò il suo muffin in due e si servì dal piatto delle salsicce. «Non preoccuparti, non sono sola al mondo. Sono andata a trovare i nonni, alla fine. È stato divertente» Levò lo sguardo verso la volta del salone, che si andava riempiendo di nuvole bianche e soffici come fiocchi di cotone. «Nonna Cissy mi ha portata a fare shopping e mi ha comprato metà Diagon Alley».

A Lily andò il boccone di traverso. «Letteralmente, scommetto».

«Più o meno» sogghignò Lyra. «Ma non è questo il punto» riprese, tornando seria. «Dee che fa le rime col tuo cognome non dovrebbe turbarti più di quanto la somiglianza con una lontana parente non turbi me. Reagisci, porca miseria. Hai già messo il tuo nome nel Calice di Fuoco?»

Lily abbassò lo sguardo sul piatto. «Non posso» bofonchiò. «Gli studenti che non hanno ancora compiuto diciassette anni non sono ammessi. Non hai letto il regolamento?»

Era appeso al piedistallo su cui stava il Calice, al centro della Sala. Lily si meravigliò che Lyra non ne sapesse niente; si voltò per dirglielo, ma si accorse che lei stava fissando due degli ospiti di Durmstrang intenti a consultare la lunga pergamena. 

«Quel regolamento?» chiese, indicandolo con il manico della forchetta.

«Ne vedi altri?»

«Lils» Lyra posò la forchetta e drizzò le spalle piegando la testa di lato, in quel suo modo che preannunciava una lezioncina. «Potter» esordì, «mi meraviglio di te. Quel regolamento ha più buchi del formaggio ballerino».

«Buchi?»

«Non ci posso credere» Lyra fece una smorfia esasperata. «Sai, certe volte penso che tu avresti dovuto sederti laggiù» disse, indicando alla cieca il tavolo di Gryffindor. «Se ci sono delle regole c’è sempre un modo per aggirarle. E nel caso non te ne fossi accorta, il Professor Faulks ha stilato l’elenco personalmente».

«Lo so» ribatté Lily, che aveva riconosciuto la calligrafia. «E allora?»

«E allora» la scimmiottò Lyra, tornando a guardarla, «hai mai notato quanto sia sbadato?»

Lily si concesse un sorriso. «Pensi che riuscirà a dimenticare la parola d’ordine del gargoyle anche quest’anno?» chiese, girandosi a guardare il tavolo dei professori. Faulks era intento in una fitta conversazione con Neville Paciock e i suoi bigliettini colorati gli svolazzavano attorno alla testa come tante farfalle.

«Probabilmente» Lyra liquidò la faccenda con un’alzata di spalle. «Credo che dovremmo dare un’occhiata a quel regolamento più da vicino». 

Lily annuì e si contorse sulla sedia. Rischiò quasi di cadere un momento dopo, vedendo suo fratello che si avvicinava a sua volta per consultare la lunga serie di requisiti necessari per accedere al sorteggio. «Porca vacca» mormorò, mettendo quasi un punto fra una parola e l’altra.

A Lyra uscì del succo di zucca dal naso. «Che c’è?»

«Guarda là» disse lei, indicando Albus che leggeva. «Sai che cosa significa?»

«Non penso, no».

Lily si accasciò sul tavolo, fra il piatto sporco di sugo e un bicchiere di latte pieno fino all’orlo. Guardò di nuovo Al e poi la sua migliore amica: a lei non era toccato di contendersi lo spazio con nessun fratello. Tra Lyra e Lucas c’erano cinque anni di differenza, abbastanza perché non sentissero il bisogno di pestarsi i piedi a vicenda. Non avrebbe capito.

«Ha i migliori voti del suo anno, Lyra. Contro di lui non ho speranze».

Lyra prese un gran respiro e sollevò teatralmente gli occhi al cielo. «Qualsiasi avversario può essere battuto, se solo fai la mossa giusta».

«Non è questione di mosse, e tu lo sai. È il Calice di Fuoco che sceglie il campione e per ogni scuola può essercene soltanto uno». Lily si sentiva così a terra che provò l’improvviso desiderio di coprirsi con il Mantello dell’Invisibilità di suo padre e scomparire. Possibilmente per sempre. Ma quel Mantello lo aveva suo fratello James. Schiacciò il naso contro il tavolo: c’erano giorni in cui le sembrava che sarebbe stato tutto più semplice se solo fosse nata per prima e con le palle.

«Sai» commentò Lyra, guardandosi le unghie, «ci sono molti modi per eliminare un avversario ancor prima che la partita cominci».

«Stai dicendo che dovrei imbrogliare?»

Lyra le rivolse un sorriso innocente. «Non si chiama imbrogliare. Si chiama giocare d’anticipo».


*** 


Alle quattro avevano finito di studiare e si erano avventurate nel parco. 

C’erano pochi studenti fuori a quell’ora, soprattutto in prossimità del Lago, dove la foschia sottile che si snodava fra i viali mutava trasformandosi in una muro solido che chiudeva lo sguardo e nascondeva l’orizzonte. A Lily era sembrato di vedere delle ombre agitarsi oltre la spessa coltre di bruma: si alzò in punta di piedi, sforzando la vista, ma non riuscì a distinguere nulla.

«Ancora non capisco perché hai voluto venire qui» borbottò, soffiandosi sulle mani intirizzite. «Fa freddo e credo di ricordare qualcosa a proposito di una specie di pianta poco amichevole».

Lyra sbuffò. «Non so se l’hai notato, Lils, ma questa storia della pianta è davvero assurda. Lo zio Neville non fa altro che confabulare con il Preside, ma a quanto pare la pianta è ancora qui. E poi, scusa, ti sei guardata attorno? Non vedi niente?» chiese, sgranando gli occhi. 

«Scusa, ma non capisco cosa dovrei vedere. È tutto bianco» obiettò Lily, sedendosi sul prato.

Lyra si sedette accanto a lei. «Appunto. Hai mai visto una nebbia del genere?»

«Vivo a Londra, lì la nebbia è verde».

Ridacchiarono entrambe. 

«Beh, io sono cresciuta nella brughiera» riprese Lyra, arricciando il naso, «e lì c’è nebbia da settembre fino a maggio. Ma la nebbia normale è umida e quando ci passi attraverso ne senti l’odore. Sa di acqua e mondi segreti. Filtra la luce e ti bagna i capelli e l’erba si copre di quel velo lucido che la fa sembrare ancora più verde». Sollevò una mano perfettamente pulita e gliela mostrò. «Guarda: qui non c’è una goccia d’acqua. È tutto asciutto».

Lily strofinò le dita sull’erba. «Non ci avevo fatto caso».

«Se ti fossi seduta su un prato bagnato ti saresti gelata il culo» disse Lyra, facendola scoppiare a ridere. «Quindi direi che almeno una parte di te ci ha fatto caso eccome».

«Pensi che questa strana nebbia abbia a che fare con la pianta del mistero?»

Lyra si strinse di più nel mantello e le poggiò la testa sulla spalla. «Non ne ho idea, Lils. Ma quelli di Durmstrang sono arrivati col treno e non con la nave, come fanno di solito. Qualsiasi cosa sia che li tiene lontani dal Lago, dev’essere molto pericoloso».

«Io credo che volessero semplicemente essere sicuri» Lily si sfregò le mani, come sempre quando si sentiva nervosa. «Sai, che non si facesse male nessuno».

«Zio Neville sa qualcosa. E io voglio scoprirlo». Lyra si tirò su e spazzò via l’erba secca dal fondo del mantello. Le tese una mano per aiutarla ad alzarsi. «Comunque» commentò, quando furono entrambe in piedi, «voglio cercare ancora in Biblioteca. Mi accompagni?»

Lily fece un cenno di assenso. «È una buona idea» disse. «Magari trovo un buon sistema per sparire nel nulla ed evitare l’umiliazione quando mio fratello sarà sorteggiato e io finirò nel dimenticatoio».

«A proposito di questo, hai letto la postilla in fondo al regolamento?» Lyra schiuse le labbra in un sorriso soddisfatto. «Dice che gli studenti che non hanno ancora compiuto diciassette anni ma li compiranno entro un anno possono comunque partecipare, se hanno un’autorizzazione scritta».

Lily fece per replicare, quando udì un rumore provenire dai cespugli. Afferrò Lyra per un braccio e sguainò la bacchetta. «Chi è là?» chiese, guardandosi attorno. 

I rami secchi della siepe si mossero scricchiolando forte; il rumore echeggiò nel silenzio, seguito da una voce infantile. «Lily?» la interpellò una delle due figure che emergevano lentamente dalla nebbia. 

«È solo tua cugina» Lyra posò una mano sul polso di Lily. «Abbassa la bacchetta o si spaventerà».

Maggie e la sua amica le raggiunsero qualche istante dopo, sbuffando aria condensata dalle narici. Quando furono abbastanza vicine, Lily riconobbe i capelli arancione vivo di Wendy e il suo visetto lentigginoso, su cui erano sbocciate due grosse chiazze scarlatte. 

«Come mai siete qui?»

«Abbiamo fatto un giro e ci siamo perse nella nebbia». Maggie si grattò la fronte. «È un sacco strana».

Lyra incrociò le braccia sul petto. «Avreste potuto perdervi nella Foresta. Dovrei togliervi dei punti per questo: gironzolare qui attorno è proibito» disse, mettendo su il suo cipiglio da Prefetto. 

Wendy si fece avanti. «Oh, no, per favore» pigolò. «Volevamo solo salutare il custode, ma tornando indietro abbiamo sbagliato strada e ci siamo perse». Aveva l’aria contrita, notò Lily, e si fissava le punte dei piedi anziché guardarle in faccia: aveva alzato gli occhi, che aveva di un blu profondo e scuro, solo per quei pochi attimi necessari a calcarsi il cappello sulle orecchie rosse per il freddo. 

«Andiamo. Torniamo a scuola tutte insieme». Lyra fece segno alle due bambine di precederle. 

Il sentiero era costellato di foglie secche che scricchiolavano sotto i loro piedi; man mano che si allontanavano dal Lago il silenzio rarefatto sembrava dissolversi assieme alla nebbia. 

«C’è una cosa che non capisco: perché siete andate a salutare il custode?» Lyra si tirò su il bavero e affondò il naso nella sciarpa blu. «È l’uomo più scontroso che conosca. Non credo ci abbia mai rivolto la parola in sei anni che siamo qui».

Meg si voltò. «Oh, con noi è stato gentile. Ci ha offerto la cioccolata con i biscotti e ha chiacchierato un sacco con me».

«Boyle?» Lyra sollevò un sopracciglio. «Non ci posso credere. Accidenti».

Lily sorrise sotto i baffi. Avrebbe detto di peggio, se non ci fossero state le bambine; la osservò camminare al suo fianco con le mani in tasca, muta, succhiandosi il labbro inferiore, e prese nota di chiederle cosa stesse pensando non appena fossero state di nuovo per conto loro.

La giornata volgeva al tramonto: uscendo dalla fitta coltre bianca riuscirono a scorgere il castello e i profili delle torri tinti di una luce del colore del miele. Sbuffi di nuvole dai riflessi iridescenti galleggiavano in un cielo altrimenti sgombro, ammassandosi lentamente alle spalle della Torre di Astronomia. Lily si schermò gli occhi con la mano: nel largo spiazzo di fronte al portone c’era un uomo dalla folta chioma grigia, alto almeno due metri e mezzo, che parlava con suo fratello Al.

«Hagrid!» chiamò. 

L’uomo si voltò e la sua bocca si allargò in un sorriso gioioso. Percorse lo spazio che lo separava da lei in due rapide falcate e l’avvolse in una stretta soffocante, sollevandola da terra di un palmo. «Lily Luna Potter! Oh!» tossicchiò, posandola di nuovo sul selciato, «Sei diventata grande! E guardati! Sei spiccicata a tua nonna! Grande, grande strega, Lily Potter…»

«Ciao, Hagrid». Lily si sistemò il mantello stropicciato. «Come mai da queste parti?»

«Ho raggiunto la mia signora» rispose quello, facendole l’occhiolino. «Olympe proprio non ce la fa a stare senza di me. Ah, Lily, lo stavo proprio dicendo a tuo fratello: quante ne ha viste questa scuola! Quanto mi manca» borbottò dandole un’affettuosa gomitata che la fece barcollare. «E tuo padre, che scavezzacollo! Una ne faceva e cento ne pensava. Lui, Ron e Hermione non riuscivano a stare fuori dai guai neanche per mezza giornata».

Lyra, che era rimasta in disparte, si schiarì la voce. 

«Uh, oh» Lily si sentì avvampare. «Hagrid, ti presento Lyra. E, Lyra, lui è Hagrid».

«Piacere» mormorò lei. «Mia madre ha ancora delle vecchie foto della scuola dove ci siete tutti. Mi ha parlato molto di quel periodo». Sembrava ancora nervosa: spostava il peso da un piede all’altro e la mano che aveva teso in direzione di Hagrid non era del tutto ferma. 

«Hagrid?» lo chiamò Lily. 

Lui, dal canto suo, era rimasto fermo a studiare la ragazza che aveva di fronte, quasi soppesandola. Dopo qualche secondo parve illuminarsi, come se avesse trovato la risposta a una domanda che lo tormentava. 

«La figlia di Hermione! Oh, ma sicuro!» esclamò, afferrandole la mano. «Beh, non le somigli molto, ma hai il suo stesso modo di parlare». Diede un’occhiata alla spilla da Prefetto che riluceva sul bavero della ragazza. «E anche i suoi voti, scommetto».

«Lyra è la migliore della scuola» disse Lily, facendo scoppiare Hagrid a ridere di gusto.

«La migliore del suo anno».

Tutti si voltarono. Albus era rimasto dietro Hagrid di qualche passo e sorrideva con quella calma e quella sicurezza che Lily gli aveva sempre invidiato. Nessun altro in famiglia era capace di rimanere così impassibile. 

«Caposcuola Potter» lo salutò Lyra a denti stretti. «Ti ricordo che ho un G.U.F.O. più di te»

«In Rune Antiche» motteggiò Albus, facendole il verso. «Fondamentale».

Lyra era impallidita e aveva spalancato gli occhi. «Più o meno come il tuo in Divinazione» sbottò. 

«Non crucciarti troppo, Malfoy». Albus estrasse un foglio di pergamena arrotolato dalla tasca. «Lo vedi questo? Questo è quello che dimostrerà a tutta la scuola chi è il migliore. Ho intenzione di vincere il Torneo Tremaghi. Stavo andando a spedire il modulo di autorizzazione a casa perché lo firmino; peccato che tu sia un anno indietro, non è vero?»

Hagrid gli batté una vigorosa pacca in mezzo alla schiena. «Ha! E bravo! Un altro Potter campione di Hogwarts!»

Lyra confezionò un sorriso di facciata. «Sono sicura che sarà così» ribatté. «Vero, Lils? Tiferemo tutti Potter quest’anno».

Albus fece una smorfia. «È meglio che mi sbrighi» borbottò. «Ciao, Hagrid. Ci vediamo».

«Sì, vai» disse Lyra senza guardarlo. «Potter» mormorò, levando gli occhi al cielo.

Lily si toccò le guance in fiamme. «Lyra…»

«Scusa. Scusami tanto, davvero». Strizzò gli occhi e scosse la testa. «Ti voglio bene, Lils, ma detesto tuo fratello e se lo avessi in casa tutto il giorno rimarrebbe schiantato dalla mattina alla sera» ammise, allargando le braccia.

«Beh» azzardò Maggie, che era rimasta in disparte fino a quel momento, «lui non è gentile come te» disse, guardando Lily, mentre si strattonava la cravatta con lo stemma del Tasso. «Mi ha presa in giro tutto il tempo, mentre andavamo alla stazione». D’istinto cercò protezione avvicinandosi a Wendy, che però sembrava distratta e fissava un punto in mezzo ai cespugli.

Hagrid abbassò gli occhi. «E questa chi è?»

«Hagrid, ti presento mia cugina Maggie. Meg» disse Lily, spingendola dolcemente avanti, «lui è Hagrid. Prima lavorava qui come custode».

«Cugina?» Hagrid si chinò sulla ragazzina e la esaminò. «Non mi sembra una Weasley».

Maggie scosse la testa. «No, signore. Io mi chiamo Dursley».

Sbalordito, Hagrid guardò prima Lily e poi la piccolina davanti a lui. «Dursley? È la figlia di…»

Lily annuì, mentre Maggie si faceva paonazza e Hagrid si grattava la folta zazzera irsuta. «Che mi venga un accidente». Piombò a terra battendo le natiche e facendo tremare il suolo circostante; si coprì la faccia con le mani.

«Hagrid, ti senti bene?»

Le grosse spalle dell’uomo andavano su e giù, scosse dai singulti. 

«Ma che ha?» Wendy spalancò la bocca. «Signore?» lo chiamò, battendogli sul braccio.

La faccia di Hagrid riapparve dietro le dita tozze, lucida di lacrime. Nei suoi occhi nerissimi risplendeva una scintilla di ilarità.

«Uh, uh» ululava, senza riuscire a smettere di ridere. «Non ho niente» le rassicurò, raccogliendo uno dei grossi lucciconi con l’indice. «Ma quando torni a casa per Natale, per favore, di’ a tuo padre… Digli che mi dispiace davvero tanto per la sua coda!»


***


La voce secondo cui uno dei figli Potter avrebbe partecipato al Torneo si era sparsa, veloce come solo i pettegolezzi erano capaci di diffondersi. Che tutti tifassero per Al era una conseguenza più che naturale, secondo sua sorella: persino lei avrebbe tifato per Al, se quel tarlo di inquietudine non le avesse divorato lo stomaco, spingendo sul cuore alla vana ricerca di un riscatto da quella eterna condizione di ultima venuta. Lily si mise a sedere sul letto, dove stava sdraiata da un quarto d’ora senza dire niente.

«Non ce la farò mai» sospirò, guardando il suo tema di Pozioni, che giaceva abbandonato assieme agli appunti che aveva preso a lezione. «Qual è la differenza fra le bacche e le foglie di Belladonna?»

Lyra chiuse il suo libro. Si era sciolta i capelli sulle spalle e se li attorcigliava attorno alle dita, quasi accarezzando, o pettinando, un pensiero latente. «La Belladonna ha un potere calmante. Le vittime della maledizione Contremui o i pazienti affetti da malattie con effetti che includono tremori possono trarre un certo giovamento da una pozione con estratto di foglie di Belladonna». Le mostrò i suoi appunti, evidenziando la parte sottolineata. «Ma non ti consiglio di usare le bacche. Il riposo in quel caso potrebbe essere eterno».

«Accidenti». Lily afferrò il suo tema e si affrettò a correggere. «Di che colore dovrebbe essere questa pozione?»

«Lattementa. Il verde intenso indica che hai usato troppe foglie. Se invece diventa blu e fa le bolle, l’hai fatta cuocere troppo a lungo». Lyra prese un gran respiro. «Dov’eri con la testa, mentre la Morgan spiegava queste cose?»

Lily grattò la pergamena con la penna e guardò fuori dalla finestra. A quell’ora, probabilmente, Al aveva già ricevuto il modulo di autorizzazione firmato e l’indomani lo avrebbe consegnato al Preside. Strinse i pugni, sbuffando: suo fratello meritava più di lei quella partecipazione. Lui di certo sapeva preparare il Distillato della Morte Vivente e non avrebbe avuto difficoltà a ricordare come ricavare un’essenza per la Pozione Fermascosse. Possedeva il talento che mancava a lei e pure a James, che però riusciva a brillare di una luce che era tutta sua. 

Lyra scese dal letto e andò a sedersi accanto a lei. «Sai cosa? Penso che le intenzioni bellicose di tuo fratello potrebbero volgersi a tuo favore».

«Terrà alto il buon nome della famiglia, suppongo. Comunque, nessuno a casa mia si sarebbe mai sognato di firmare per me». Ripose il tema in un cassetto. «Inoltre, il limite di età è una vera fregatura».

«Ah, ma allora sei di legno!» Lyra balzò in piedi e si sfilò dalla tasca un rotolo di pergamena pieno di scritte che si srotolò nella sua mano. Era così lungo che toccava terra.

«Oh, caz… Hai rubato il regolamento?»

Lyra scosse la testa. «Ma certo che no, Lils. L’ho duplicato». Estrasse la bacchetta dalla manica e picchiettò su un rigo: una piccola bolla che fluttuava nell’aria andò a posarsi sulle parole che le interessavano, ingrandendo i caratteri per permetterle di distinguerli anche a distanza. «Leggi».

«Gli studenti che compiranno la maggiore età entro un anno possono partecipare al Torneo se autorizzati dai genitori. Chiunque disponga dell’autorizzazione firmata può passare nell’ufficio del Preside per ritirare il suo lasciapassare entro il giorno dell’estrazione del nome» recitò Lily, scandendo le parole. «E allora?»

Il foglio si ripiegò ordinatamente nella mano di Lyra. «Hai letto bene? Dice un anno. Quando è il tuo compleanno?»

«Lo sai, è ad agosto». Sua madre era rimasta incinta che Albus non aveva neanche due mesi: era una cosa che entrambi i suoi fratelli non mancavano mai di farle notare, attribuendole una certa capacità di rompere sempre le uova nel paniere.

«Esatto. Di norma, questo non basterebbe a renderti idonea» Lyra esibì un sorriso trionfante, «ma la distrazione del Professor Faulks potrebbe averti fornito una scappatoia. Vedi, un anno non è la stessa cosa di quest’anno. Un anno sono dodici mesi e in questo senso hai tutti i requisiti per accedere al sorteggio».

Lily ci pensò su. «È un cavillo che non reggerà. Si renderanno conto dell’errore e lo correggeranno» disse dopo un po’.

«Non è possibile. Anche se nella pratica si tratterebbe di risolvere un’irregolarità, formalmente sarebbe come cambiare le regole. E le regole per il Torneo Tremaghi non si possono cambiare, una volta stilate». Lyra tornò a sedere. «Storia della Magia, volume quinto. Competizioni fra Maghi, Tornei e Olimpiadi di Stregoneria».

Lily annuì: adesso ricordava anche lei le noiosissime lezioni di Storia della Magia sull’argomento. «Bene, forse hai ragione, ma rimane il problema dell’autorizzazione che non ho. Nessuno firmerebbe per me, soprattutto visto che sto cercando di infrangere le regole».

«Quanto a questo, penso che tuo fratello possa decisamente aiutarci».

«Al?» Lily rise. «No, guarda, tu non lo conosci. Non mi aiuterà. Mamma gli taglierebbe la testa se lo scoprisse. Anzi, gli taglierà la testa appena scoprirà che vuole partecipare al Torneo» precisò, immaginando la faccia di sua madre mentre leggeva la lettera. «No, è escluso. Credimi: è un piano senza speranze».

«A me sembra» disse Lyra, annodandosi i capelli sulla nuca, «che tu abbia già gettato la spugna. Non mi fraintendere: normalmente mi starebbe benissimo così, ma sei tu che mi hai rotto le palle per settimane con la storia di tutti quelli che ti hanno sottovalutata nella tua vita». Le scoccò uno sguardo di biasimo.

«Lo so. Mi dispiace».

«Lils. Per favore, ascoltami solo un momento. So come ottenere il lasciapassare: non è una cosa semplice» ammise, sfregandosi lo spazio fra le sopracciglia, «ma si può fare. Ecco il piano: anche tuo fratello ha bisogno dell’autorizzazione, giusto?»

Lily fece un cenno affermativo. «L’hai sentito oggi, con Hagrid. Compie gli anni tra due settimane. Nel suo caso è una pura formalità».

«Esatto. Ma come hai detto tu, ha più probabilità di ottenerla perché è un maschio».

«Io non ho detto questo!»

«Oh, sante palle della prozia Belvina, è chiaro che è per questo!»

Lily scoppiò a ridere. «Hai una parente che si chiama Belvina?»

«Ma certo che ce l’ho. Solo che non sono del tutto sicura se sia una zia o una cugina. L’antica e nobilissima Casata dei Black ha un albero genealogico molto intricato. A proposito» saltò su come una molla, «lo sapevi che siamo quasi parenti? Una delle prozie di tuo padre era sorella del mio trisavolo Black».

«Non ci credo».

«È così. Mi sono studiata le carte quest’estate a casa dei nonni. Lo sai, le famiglie di Maghi finiscono per essere tutte imparentate fra loro, anche alla lontana. Mamma ha riso molto quando gliel’ho raccontato». Gli occhi di Lyra si illuminarono. «Papà un po’ meno. Ma l’ha presa meglio di quanto mi aspettassi».

«Supereranno mai questa storia?» Lily si strinse nelle spalle. 

«Mamma dice che si odiavano ai tempi della scuola. Anche con lei» mormorò Lyra, arricciando le labbra. «Ma alla fine se l’è sposato. Immagino che, se uno s’impegna…»

«Posso farti una domanda?» 

«Suppongo di sì» ribatté Lyra, fissando il soffitto.

«Papà mi ha raccontato qualcosa della guerra; è stato piuttosto vago, non credo gli piaccia rivangare certe faccende. Quando eravamo più piccoli diceva che ce lo avrebbe spiegato non appena fossimo stati in grado di capire». Lily si fissava le mani in grembo: certi argomenti fra loro non erano mai stati affrontati - le ferite degli altri, gli incubi dei tempi che erano stati si stagliavano di rado sulle loro vite senza terrore e quando lo facevano era per il tempo di un battito di ciglia.

«Quindi?»

Lily si fece coraggio. «Voi in famiglia parlate di queste cose?»

«A volte» Lyra sembrava ansiosa di cambiare argomento. «I miei non sono mai stati reticenti e Lucas e io volevamo sapere perché mamma non avesse preso il cognome di papà. Così ci hanno spiegato tutto quanto; io avevo sette anni. Lucas quasi dodici».

«Capisco». Avrebbe voluto chiedere altro, ma la sua amica sembrava essersi chiusa in se stessa, le braccia attorno al corpo e lo sguardo fisso sul poster di una squadra femminile di Quidditch. Lyra l’aveva ospitata spesso per le vacanze: aveva una casa assolutamente normale, piena di libri e foto di famiglia. Lily era rimasta incantata di fronte a una rastrelliera piena di manici di scope da corsa. I suoi genitori sembravano molto felici: casa Malfoy era diventata, per lei, un rifugio sicuro dal caos di Grimmauld Place. Hermione la trattava come una seconda figlia, anche se aveva l’orribile abitudine di regalarle soltanto libri. «Comunque, la tua famiglia mi piace» disse, un po’ per spezzare quel silenzio pesante e un po’ perché lo pensava davvero. «Siete in gamba. Non credo di aver mai visto nessuno come voi».

«Per aspera ad astra» mormorò Lyra, schiudendo le labbra in un sorriso.

«Il motto di famiglia?»

«Papà ha pensato che quello di prima non fosse più adatto. Ovviamente mio nonno ha battuto i pugni sul tavolo». Lyra sfoggiò un’espressione noncurante. «Ma non è il peggiore dei mali possibili, non credi?»

«Comincio a pensare di no. Le famiglie sono un gran casino. Guarda me: io adoro i miei fratelli, ma certe volte vorrei essere figlia unica».

Lyra fece una smorfia. «Se mio fratello fosse Albus Severus Potter probabilmente io lo sarei già».

«Lyra!»

Quella si fece seria. Posò le mani aperte sul copriletto blu e si drizzò, allungando il collo sottile, quasi in ascolto. Da fuori, non giungeva alcun rumore. Lyra estrasse la bacchetta e imperturbò la stanza. «Sto per dirti una cosa che non dovrei dirti, essendo un Prefetto. Quindi ascoltami perché non lo ripeterò. Per te è molto importante partecipare al Torneo, giusto?»

Lily fece per obiettare.

«No, non provarci. Tanto con me non attacca. So che lo vuoi».

«Suppongo che tu abbia ragione» ammise Lily, «ma non credo che questo cambi le cose».

«Un modo ci sarebbe, te l’ho detto prima. Ma non sono sicura che tu voglia usarlo». Lyra si alzò e cominciò a girellare nella stanza. «Sai cosa vuol dire la frase che ti ho detto prima? Per aspera ad astra?»

«Attraverso le difficoltà per arrivare alle stelle» Lily sorrise. «E allora?»

«E allora non tutte le difficoltà si possono superare in modo convenzionale. A volte è necessario forzare un po’ la mano».

«Significa giocare sporco». Sua madre l’avrebbe inseguita col manico di scopa in mano se avesse scoperto una cosa del genere e suo padre avrebbe avuto più di qualcosa da dire. «Non lo so, non credo mi si addica».

Lyra si voltò a guardarla: il nodo che aveva fatto ai capelli si era quasi sciolto e le ciocche di riccioli scuri sfuggivano alla costrizione come schizzi di una fontana d’acqua scura. «Sei così corretta» sorrise, tentando di ricomporre l’acconciatura. «Io lo capisco, sai. Devi reggere talmente tanti confronti che non sai quale sia più importante».

«E tu sì?»

«No. Ma so che dovresti pensare un po’ a quello che vuoi tu. Ad ogni modo, non ho nessuna intenzione di tifare per un altro Potter». 

Lily incrociò il suo sguardo e vi intravide una scintilla di sfida. «Questo cosa dovrebbe significare?»

«Che se non partecipi sarò costretta a tifare per Durmstrang. Anche se, adesso che ci penso, potrebbe non essere tanto male». Lyra le dedicò un sorriso con troppi denti. «Magari mi ospitano per un semestre, se gli faccio da supporter».

«Lyra!»

«O magari mi regalano un viaggio premio in Transylvania. Ho sempre desiderato visitarla».

Lily prese la bacchetta e la puntò verso la testa del letto.

«Non oserai!»

Il cuscino volò sulla faccia di Lyra in uno svolazzo di piume bianche.



Here we go.
Babies. Siete una meraviglia.
Note, citazioni, luoghi, etimo e nomenclatura:
• De Rais, da Gilles de Rais. Un personaggio poco rassicurante.
Contremui lat. ind. perf. di contremeo, tremare. L'equivalente magico del Morbo di Parkinson (come Pansy?)
• La pozione Fermascosse, invenzione della sottoscritta.
Il motto della famiglia Malfoy è originariamente «Sanctimonia vincet semper» cioè la purezza vince sempre. A prescindere che non avrei mai usato la parola Sanctimonia in quel senso, Per aspera ad astra mi sembrava adatto e magari qualcuno capirà perché.


Sarebbe carino se mi diceste cosa ve ne pare. E anche se mi raggiungeste qui.

   
 
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