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Autore: SaruzzaPower    14/12/2015    2 recensioni
"Sapete, credo di amare Liam Payne dalla prima volta in cui i miei occhi si sono posati su di lui, quel giorno in cui l'auto di suo padre rompendosi li fece arrivare alla nostra officina.
Avevo otto anni allora, ero solo un bambino che non sapeva niente dell'amore e lo era anche lui.
Ma l'amore che può provare un giovane cuore è tutt'altro che ingenuo, anzi, è probabilmente il più puro di tutti, un amore che non se né mai andato, nonostante siano passati altrettanti anni"
Queste sono le parole che Zayn ha per il suo migliore amico, per quel ragazzo che in segreto (o forse no) gli fa battere il cuore da anni.
E' la mia prima Ziam, ma io questi due esserini qui li amo da morire e spero di rendere giustizia a quell'amore che io vedo e leggo fra le righe anche nella realtà e spero non sia solo frutto della mia immaginazione.
[Zayn!Meccanico]
[Liam!Studente]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And pain gets hard, but now you’re here and I don’t feel a thing
[If I Could Fly - OneDirection]


3 mesi prima – Maggio


Le bombolette nuove che Louis mi ha comprato a Sheffield sbattono fra loro dentro il mio zaino, mentre salgo le scale che mi portano alla parte superiore della città.
Whitby è una cittadina suggestiva, guardarla dall’alto al tramonto è una di quelle cose che vuoi imprimerti nel cuore e tenerle davanti agli occhi per sempre.
C’è un promontorio, che io chiamo semplicemente la collina, c’è il canale che sfocia nel mare del nord, e tante piccole case colorate.
Un posto solo però che è davvero speciale per me, salgo ancora un po’, mi chino in avanti per portare il peso oltre i miei piedi e facilitarmi la salita del sentiero non asfaltato, sul piccolo promontorio che sovrasta la città infatti sorge un casale abbandonato, il mio casale, il mio posto o meglio, il nostro.
“Le ali sono ciò di cui hai bisogno” batto le dita sulla targa a fianco alla porta d’ingresso che riporta questa scritta, se non fosse arrivato Liam nella mia vita tanti anni fa, sarebbe solo un insieme di parole, invece ora è la nostra frase, il nostro punto di partenza, sono nostro.
Liam è arrivato un giorno di fine Agosto davanti alla porta della nostra officina con suo padre, un uomo dal viso duro e il portamento autoritario, che imprecava come se mio padre dovesse fermarsi, smettendo di fare qualsiasi cosa stesse facendo, per accorrere ad aiutarlo. 
Dietro di lui era apparso ai miei occhi un ragazzino che poteva avere sì e no la mia età, si nascondeva dietro le sue gambe e aveva un viso che non ho potuto fare a meno di fissare incantato. Le guance pronunciate e un po’ paffute, i capelli corti e ben pettinati, pantaloni chiari, e una polo di un colore azzurro pastello, si mordeva il labbro inferiore guardando mio padre come se si vergognasse mortalmente del proprio.
Sentivo le voci dei grandi che cercavano di accordarsi, sentivo a mala pena quell’uomo sconosciuto spiegare perché si trovasse lì, ma non capivo veramente di cosa stesse parlando, quelle parole non avevano nessun senso, era quel piccolo essere indifeso ad attirarmi, tanto che senza volerlo, tutto sporco di olio e grasso, mi sono trovato davanti a lui mentre dalle mie labbra usciva – Ciao, io sono Zayn – gli ho sporto la mano macchiata, non mi ero reso conto che lo fosse, mi sono vergognato pensando di ritrarla subito, perché i suoi occhi l’hanno guardata titubanti, chissà cosa stava pensando di me, il figlio trasandato di un meccanico di provincia.
Quanto mi sbagliavo, quel giorno non sapevo nulla di Liam; Liam Payne che allargò le sue labbra in un sorriso che sprigionava più luce del più caldo raggio di sole e che strinse le sue dita soffici e pulite attorno alle mie, senza però proferire parole, con il rosso che spuntava sulle sue guance, urlandomi silenziosamente quanto fosse timido.
A Whitby c’era solo una famiglia che poteva interessare a Geoff Payne, ed altri non era che quella della vedova Horan; Niall, suo figlio, era un mio compagno di giochi da sempre, origini irlandesi e una risata che riusciva a smuovere anche quello scettico di Louis, il mio migliore amico, nonché figlio del fornaio del paese. 
Per questo nessuno si stupì quando scoprimmo che Liam era semplicemente il nuovo fratellastro di cui Niall ci aveva parlato, narrandoci delle sue avventure estive.
Durante l’estate infatti, lui e sua madre, erano andati in crociera e lei ne era tornata fidanzata. Geoff, conosciuto imprenditore del centro Inghilterra, altri non era che il suo futuro marito.
Non so perché non abbia scelto di portare Maura e Niall a vivere in città, non me ne importa veramente, o forse sì, perché per quanto io non possa vedere quell’uomo, una parte di me lo ringrazierà ogni giorno per avermi donato quella meraviglia che è Liam.
Mr Payne: padre padrone, lui che decideva cosa Liam dovesse mangiare, studiare, con chi dovesse parlare, l’abbigliamento e addirittura i suoi hobby; Maura Horan non era certo così, Niall era uno spirito libero, giocherellone e pieno di vita, nonostante le scuole private e il fatto che avesse più soldi lui a otto anni di quanti ne potrà mai guadagnare mio padre in una vita intera.
È grazie a Niall se sono riuscito ad accaparrarmi un pezzettino di Liam tutto per me, nonostante era stato evidente da subito quanto fossimo poli opposti, se lui sorrideva io sorridevo, era così allora e lo è adesso.
Liam non mi lascia scampo, è il mio tesoro da proteggere ed allo stesso tempo è la cadenza che mi da il passo.
Quanti pomeriggi l’ho aspettato con un cambio di miei vestiti comodi, che anche se gli stavano un po’ stretti, lui indossava felice senza lamentarsi, lo portavo con me sulla collina e non dimenticherò mai il suono della sua voce bianca, mentre leggeva la frase all’ingresso, mentre mi rivelava che avrebbe tanto voluto suonare il pianoforte e che la musica era l’unica cosa che lo faceva sentire libero, come se fosse un uccello e la musica le sue ali.
Sua madre lo suonava, ma non vi stupirete se vi dico che suo padre col tempo gli ha impedito di continuare con questa sua passione.
Ho aperto le porte di questa casa un po’ malandata per lui, gli ho aperto anche le porte del mio cuore, anno dopo anno l’ho visto cambiare con me durante le vacanze, mentre ci concedevamo il tempo di conoscerci e crescere insieme e l’ho visto cambiato, migliorato tanto da togliermi il fiato dopo ogni inverno che passava a Londra, in quella scuola privata per persone altolocate. 
I tagli di capelli, la statura, ho guardato il suo fisico da bambino nascondersi dietro una divisa blu e rivelarsi sbocciato ad ogni cambio di stagione, quando le mie canottiere e i miei jeans strappati gli stavano sempre più aderenti.
L’ho guardato giocare alla playstation sul retro della panetteria, sul divano sfatto di Louis, imprecando parolacce che non avrei mai creduto le sue labbra capaci di pronunciare.
Liam è un po’ come il tramonto visto dal punto più alto di Whitby, qualcosa che ti imprimi nella mente con la speranza di tenerlo davanti agli occhi per sempre.
Entro nel salone più grande della casa, lascio cadere lo zaino per terra e cerco nell’armadietto sgangherato alla mia destra una mascherina pulita, incastro gli elastici dietro le orecchie e allungo le dita verso il muro completamente bianco, strofinando i polpastrelli fra loro per decidere se il bianco che ho dato qualche giorno fa, per coprire vecchi murales, sia ormai asciutto. 
Inizia a fare caldo ormai e sulle mie punte non c’è traccia di colore, non ho ancora in mente cosa disegnare questa volta, ma accendo lo stereo, inizio a cantare e aspetto che qualcosa mi spunti nella mente.
L’arte è questo: lasciarsi guidare, mi accovaccio davanti al muro, le ginocchia che spuntano fuori dai jeans, mi accendo una sigaretta e aspetto. Attendo che qualcosa mi solletichi la mente, non ho fretta, è questo il bello di questa passione, non ci sono regole o tabù, sono libero, libero di essere quello che voglio, dai giudizi e pregiudizi. 
Canticchio espirando piano, inclinando la testa, sentendo muoversi qualche idea; è periodo di half term questo, non ho compiti da fare e mio padre non ha bisogno di me in officina , Louis è come sempre in giro a fare conquiste e Niall e Liam spesso non tornano a casa, preferiscono restare a Londra dove sono più liberi di essere quello che preferiscono, di andare dove vogliono e con chi vogliono.
Mi manca Liam, sono tre mesi che non lo vedo e non sono certo i messaggi che ci spediamo qualche volta al giorno a soddisfarmi, eppure il solo pensarlo mi ispira, quei suoi occhi di quel castano caldo, pieni di passione per la vita.
Nell’angolo opposto a dove mi trovo c’è un divano marrone di pelle logora che abbiamo trovato di fianco ad un bidone e abbiamo portato qui qualche anno fa, non so perché il suo proprietario avesse deciso di non volerlo più con sé, ma con noi avrà ancora una lunga vita, soprattutto dopo tutta la fatica che abbiamo fatto in due a portarlo fino a qui.
Appoggiato sul bracciolo di quel divano c’è una tastiera, una di quelle professionali, è sua.
Un giorno è arrivato in officina piangendo, dopo che suo padre gli aveva proibito di frequentare un corso di musica con Niall, una delle tante volte che ho maledetto Geoff Payne senza pensare che era l’unica figura rimasta a Liam, visto la morte prematura della madre per una grave malattia.
L’ho guardato piangere triste, dicendo sottovoce che era una delle poche cose che gli ricordavano lei, poi fermarsi e guardarmi interrogativo dopo avermi ascoltato insultare suo padre – Perché lo maledici, lui vuole solo il mio bene, no? – mi aveva chiesto, tirando su con il naso.
- No Liam, quando diavolo lo capirai che quell’uomo vuole che tu sia il suo burattino? – avevo urlato.
- Perché tuo padre, no? Tuo padre che ti costringe in quell’officina ogni pomeriggio dopo scuola? Anche se sa che non ti piace? Che non vuole che tu abbia un futuro degno della tua intelligenza? – avevo stretto i pugni inizialmente, mi aveva colpito, leggermente ferito perché sapevo esserci un fondo di verità in quello che aveva detto, ma era la prima volta che Liam reagiva, che mi faceva sentire la sua voce nonostante la disperazione. Sono stato talmente orgoglioso di lui quel giorno che appena se n’è andato, sono corso in camera, ho spaccato il mio salvadanaio e pregando Louis di accompagnarmi siamo andati a Sheffield a comprargli quella tastiera. La più bella del negozio, Lou mi ha dovuto addirittura prestare dei soldi perché i miei non bastavano, ma io volevo solo il meglio per il mio Liam.
Ho dovuto aspettare altri tre mesi prima di dargliela, l’ho custodita con cura in questa casa in attesa del suo ritorno e quando finalmente l’ha potuta scartare, mi è saltato al collo e mi ha stretto talmente forte che per un attimo mi è mancato il respiro.
Ora non serve che stringa così tanto quando mi abbraccia per togliermi il respiro, adesso mi basta sentire il suo calore contro la mia pelle per provare talmente tante cose da sentirmi sull’orlo della pazzia.
Così ricordando quei bei giorni, sento un’idea fare capolino, impugno una bomboletta e alzo il volume dello stereo, lasciando alle mie mani carta bianca.
È quasi buio quando guardo una grande tastiera sinuosa riempire quasi tutta la parete e la scritta Love che si incastra ad essa occupando lo spazio rimanente, gli occhi mi bruciano e anche le narici, mi sfilo la mascherina, indietreggiando per guardare il mio lavoro dalla giusta prospettiva e delle mani che battono insieme mi fanno saltare sul posto.
- Nuovi progetti? – Liam è appoggiato allo stipite della porta, le gambe incrociate e il viso in penombra, coperto da un capellino rosso. Indossa una maglietta a mezze maniche bianca, jeans chiari e una camicia a scacchi legata ai fianchi. C’è uno zaino ai suoi piedi, segno che non è andato a casa prima di venire qui, il suo abbigliamento è troppo casual e sbarazzino per essere passato sotto gli occhi di suo padre – Cosa ci fai qui? – vorrei dire mille cose, ma chi si aspettava di vederlo a casa? Devo trattenermi da corrergli incontro e saltargli al collo.
- Non posso fare una sorpresa al mio migliore amico? – fa qualche passo avanti e mi arriva di fronte, allarga le braccia come fa sempre, tenendole entrambe un po’ inclinate e aspettandomi con un sorriso; non serve che mi dica niente, faccio scontrare i nostri petti e respiro il suo profumo, stringendomi a lui.
È un uomo ormai, anche se la barba non è ancora cresciuta ovunque e i capelli che aveva tagliato a zero l’estate scorsa, sono ancora un po’ corti, credo che passare le dita in quella piccola cresta accennata, potrebbe mandare la mia anima dritta all’inferno.
- Ciao – sussurro al suo orecchio.
- Sempre a scarabocchiare invece di studiare per gli esami di fine corso! – mi prende in giro. 
Dovrei dirgli che non continuerò a studiare, che ho preso la mia decisione, ma non ora, ora voglio solo tenerlo fra le mie braccia e buttarmi con lui sul divano per sentirlo raccontare di tutte le sue avventure.
Tira fuori dallo zaino due birre e me le porge perché le stappi sul bordo del davanzale mentre inizia a parlare a raffica, con quella sua cadenza stretta e spedita – Ma queste ragazze d’oggi, dovevi vedere la faccia di Niall quando siamo entrati e lei era mezza nuda sul mio letto! Ormai la mascella gli cadeva per terra! – scoppia a ridere, sollevando il cappellino e grattandosi la testa.
- Ed era bella? – chiedo sforzandomi di ridere, nascondendo la smorfia dietro l’imboccatura della bottiglia e bevendo un sorso.
- Carina – fa spallucce - due gran tette, pelle diafana, troppo truccata… Per Niall potrebbe andare bene! – appoggia una mano sulla mia gamba.
- Per Niall? – mi avvicino con le dita alle sue.
- E per chi altri? – sposta gli occhi dalle mie dita ai miei occhi, curioso - Io non sono tipo da una notte e via! Dai Zayn, mi conosci, no? – 
Già dimenticavo di dire che in questi nove anni, non ho mai detto a Liam quanto lo amo, sono sicuro che sia palese, eppure Louis mi dice che Liam e Niall ricadono nella categoria: ritardati sentimentalmente, e per quanto Niall sia etero, lui è convinto che Liam mi ricambi.
Ho mai avuto il coraggio di chiederglielo? No! 
E se gli dicessi: Liam io ti amo e lui scoppiasse a ridere o peggio ancora scappasse da me? Preferisco così, godere del suo affetto incondizionato e delle sue attenzioni particolari, tenendo per me la voglia di baciare quelle sue labbra rosse e sempre un po’ screpolate.
- Zayn, mi stai ascoltando? – ritorno in me e no, Liam non ti stavo ascoltando, o meglio sì, ascoltavo il suono melodico della sua parlantina, ma non le parole esatte; è una cosa che mi capita spesso dopo tanto che non lo vedo, mi perdo nelle sue labbra, in quel suono, ma non riesco a impegnarmi sul filo del discorso e nel filo dell’amore che provo.
- Scusa, no! – ammetto.
- Da quanto sei qui? Io fra poco devo andare, Niall mi ha coperto, ma ormai è buio e… - giocherella con i bordi della stoffa frastagliata del buco dei miei jeans.
- Quanto rimanete? – chiedo muovendomi irrequieto.
- Fino a domenica! – sorride e io con lui.
- Oggi è solo martedì – dico con troppo entusiasmo.
- Esatto! – scivola più in basso fino ad appoggiare la guancia alla mia spalla e non ce la faccio, fingo indifferenza e alzo la mano, facendo scorrere le dita fra i suoi capelli, chiudendo gli occhi e godendomi il momento.
Quando li riapro lo trovo con gli occhi su di me, le guance mi si colorano subito e mi sposto – Sei sempre nervoso quando torno, sembra quasi che io non sia il solito Liam. Se c’è qualcosa che non va, puoi… - allunga un braccio e mi avvolge la vita – Tu puoi dirmi tutto lo sai? Io sono Liam! – sfrega la faccia nel mio petto.
Il mio Liam? Vorrei chiedergli invece – Liam? Non mi dice nulla! – alzo gli occhi al cielo assumendo un’espressione pensierosa, ma una spinta ben assestata mi fa cadere per terra, facendo dondolare pericolosamente la tastiera. Mi allungo a bloccarla assumendo una posizione buffa, i piedi ancora all’aria un braccio avvolto alla sua gamba per tenere l’equilibrio e l’altro allungato a reggerla.
- Perché non la metti via quando non ci sono? – chiede aiutandomi a rimettermi in piedi – L’hai anche disegnata sul muro io… - 
- È che mi manchi… - deglutisco tenendo la mano stretta nella sua – A volte quando non ci sei mi manchi! – e chi se ne frega di cosa pensa. 
Ci alziamo entrambi rimanendo fermi in piedi uno accanto all’altro, i suoi occhi vagano sul muro e – mi manchi anche tu, lo sai! – mi abbraccia ancora una volta prima di aiutarmi a sistemare la stanza e fare le scale con me, fino in città.
Entro in casa e trovo il piatto coperto sulla tavola, sento la televisione accesa in camera di mio padre, Tigre mi viene incontro miagolando e lo accarezzo distrattamente, mentre faccio una smorfia guardando i broccoli e una fettina troppo cotta di carne, molto poco appetibile, butto tutto nel bidone e gli lascio leccare il piatto, poi afferro il gatto sotto la pancia e vado in camera, mi butto nel letto tenendolo stretto sulla pancia e scosto la tenda, da qui posso vedere la grande casa di Liam, la luce della sua camera è accesa, ogni tanto vedo una sagoma passare davanti alla finestra e mi addormento così, guardando quel ragazzo che è meglio di qualsiasi programma possano trasmettere alla tv.


** 
[nda]


Primo vero capitolo, un passo indietro per Zayn che ci spiega un po' meglio il suo rapporto con Liam.
Questa storia mi sta prendendo corpo e mente e sono felice che molti di voi l'abbiano letta e apprezzata! Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete usare l'hashtag #endlesslyziam su twitter per condividere qualcosa, mi farete ancora più felice.
Non ho molto da dire oggi perché ieri è stato il giorno che è stato, e anche se la frase This is not the end viaggia alla velocità della luce ovunque, è sempre un qualcosa che assomiglia moltissimo ad un addio! 
Till The End, and Over Again
un bacio 
SARA


ps - la città di Whitby esiste davvero si trova nel NorthYorkshire a una settantina di Km da york!
   
 
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