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Autore: inattivo ciao ciao    15/12/2015    4 recensioni
"Si può sapere che ci fai tu qui?" sbotta nella sua direzione, puntandogli contro un dito accusatorio. Il gatto si limita a sollevare una zampetta grigia e. Non se la porta dietro un orecchio per grattarsi il pelo o non decide di pulirsela con la linguetta ispida. Solo. La lascia lì, sospesa a mezz'aria. Come se lo stesse salutando. Louis scuote con veemenza la testa e "Okay" ridacchia nervosamente.
Gli occhi del gatto continuano a non accennare a volersi staccare dai suoi. Sono così verdi e sembrano così gentili e familiari e. Familiari? Perché gli sembrano familiari?
Harry/Louis
Genere: Commedia, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Lara, che è la mia bimba e, soprattutto, la mia micia  ;)  Buon (quasi) Natale, cucciola mia.





Purrfect Love.


La suoneria squillante della sveglia di Harry dovrebbe essere annoverata, di diritto, nella pole position della classifica mondiale dei suoni più fastidiosi per un essere umano.
Questo è, pressappoco, il primo pensiero che la mente di Louis elabora ogni dannata mattina.
Un mugolio al limite del pietoso è, invece, il primo verso emesso dalle sue labbra.
Louis, strappato violentemente da un sogno i cui particolari stanno già scivolando via, mantiene con ostinazione gli occhi chiusi e si rannicchia su se stesso, le mani premute debolmente sulle orecchie, in un inutile tentativo di sfuggire all'odioso din din din. Sente comunque il respiro lento e cadenzato di Harry trasformarsi in un piccolo sussulto, segno che anche lui si è finalmente svegliato. Louis sospira impercettibilmente non appena il suo ragazzo, con un piccolo sbuffo, rotola su un fianco ed allunga un braccio per disattivare la suoneria. 
La stanza torna ad essere silenziosa e Louis, soddisfatto, lascia la presa sulle proprie orecchie. Le palpebre ancora abbassate, si stiracchia leggermente e strofina il viso sul cuscino, allungando alla cieca una mano per aggrapparsi al corpo di Harry.

"Buongiorno" la voce roca di Harry gli fa dischiudere un occhio. Louis mugola qualcosa di indefinito in risposta, concedendogli un piccolo sorriso addormentato. Harry lo imita di riflesso e abbassa il volto per piantargli un bacio umido sull'angolo della bocca.

"Mhm" mormora Louis, accarezzandogli pigramente il fianco nudo.

"Sono esausto" confessa Harry, colpendogli l'orecchio con la sua inflessione così rauca, tipica di ogni suo risveglio. Louis sbadiglia rumorosamente e "Non alziamoci dal letto, ti prego" parla per la prima volta, in un sussurro che si incrina in alcune sillabe a causa del sonno. Harry strofina le labbra curvate in un ghigno sulla sua spalla e "Amore" pronuncia semplicemente, in un dolce rimprovero. Louis sbuffa e, solo dopo una deliziosa scia di piccoli baci lungo il collo, si decide ad aprire completamente gli occhi. Puntella un gomito sul cuscino.

"Buongiorno" ripete Harry, la voce esageratamente roca che inizia già a sfumare.

"Ciao, piccolo" replica Louis, donandogli un casto bacio sulle labbra schiuse.

"Doccia?" propone Harry, accarezzandogli una guancia.

"Mh-mh" acconsente Louis, sbadigliando una seconda volta. Si lascia cadere a peso morto sul materasso ed allunga i muscoli delle braccia e delle gambe, stiracchiandosi e rilasciando un gemito basso e prolungato.
Solo dopo un paio di minuti si decide a sollevarsi, con un piccolo scatto della schiena. Si libera delle coperte e strascica i piedi nudi verso il bagno, stropicciandosi gli occhi ancora impiastricciati dal sonno.
Harry sta già facendo scaldare l'acqua contro le pareti della doccia e Louis gli sorride complice, prima di preparare due grandi asciugamani e appenderli sui ganci appositi del bagno. Mentre Harry sistema un tappetino bianco fuori dalla doccia, Louis si spoglia della maglietta che utilizza come pigiama, gettandola incurante sul pavimento.

"Ringrazia che ci sono io che pulisco per terra" sbuffa Harry, sfilandosi i boxer neri, tesi sul davanti.

"Non sono così schizzinoso" ribatte Louis, rabbrividendo per l'aria fredda del bagno. Harry rotea affezionato gli occhi ed entra nella doccia, sibilando tra i denti per il piacevole calore dell'acqua. Louis infila i pollici dentro i propri boxer, facendoli scivolare a terra in una pozza grigio scura, e si libera dei calzettoni.

"Freddo freddo freddo" pigola, saltellando sulle punte fino a superare il tappetino. Appoggia un piede sul piatto già bagnato e scivoloso della doccia e si aggrappa alla mano che gli porge Harry, dandosi lo slancio. Quando entrambi sono completamente dentro la doccia, Harry si accerta di chiudere bene le ante ed aumenta il getto dell' acqua.

"Mh, buongiorno" prende Louis per i fianchi, manovrandolo fino ad avere il petto quasi contro la sua schiena. Appoggia le labbra sul suo collo ed inizia a posargli una serie di baci fino alla scapola destra, facendolo sorridere.

"Lavami la schiena" esige Louis, ruotando un poco le spalle all'indietro.

"Agli ordini" replica Harry, con un sorriso evidente nel tono di voce. Si inchina per raggiungere un flacone di bagnoschiuma al cocco e se ne spreme due o tre noci sul palmo della mano. Distribuisce il prodotto sulla schiena di Louis e, agevolato dall'acqua che gli ha già inumidito la pelle, strofina entrambe le mani su tutta la colonna vertebrale. Risale il suo corpo fino a lavargli anche le spalle ed una parte del collo, per poi ritornare verso il basso dove, con gentilezza, va a massaggiargli i fianchi sporgenti.

"Che ne dici di andare a fare colazione fuori, dopo?" suggerisce, scendendo con le mani per strofinargli con cerchi asimmetrici le natiche sode. Louis appoggia la nuca sulla sua spalla destra e solleva gli occhi per guardargli il viso.

"Mh, non so. Non ho nessuna voglia di uscire di casa" borbotta, sussultando appena quando una falange del ragazzo va a premergli fluidamente contro l'apertura, facilitato dal bagnoschiuma.

"Come puoi pretendere che io possa risponderti razionalmente in questo modo?" sbuffa Louis, rilassando tuttavia i muscoli. Harry non si degna di rispondergli. Piuttosto, soffoca una piccola risata sul suo collo bagnato e lo penetra, lentamente, con l'intero dito.

"Ti detesto" geme Louis, allargando un poco le gambe. Harry gli bacia il punto sensibile dietro l'orecchio e "Ti amo anche io" sogghigna, ritraendo poi la mano. Louis sbuffa nuovamente.
 
"Allora, avevi in mente qualcosa in particolare?" domanda al riccio, cedendo alla sua proposta, seppur riluttante. Harry seppellisce un sorriso sul suo collo.
 
"A dire il vero sì. Ieri stavo tornando dal tirocinio in ospedale e, mentre camminavo, un volantino mi è volato davanti agli occhi" risponde, massaggiandogli lo stomaco con il bagnoschiuma. Louis si gira tra le sue braccia, fronteggiandolo.
 
"Ma sei serio?" scoppia a ridere, allungando le braccia verso l'alto per intrufolargli le dita tra i capelli. "Sembra una di quelle scene stupide da film" commenta poi, arricciandosi i boccoli bagnati intorno ai polpastrelli.
 
"Comunque," continua imperterrito Harry, roteando gli occhi, "Mi è planato un dépliant sui piedi. L'ho raccolto e l'ho letto".
 
"Ma davvero?" Louis si finge esterrefatto, "Hai davvero letto un volantino? Questo... questo è sensazionale, Haz! Sai leggere! Oh Cielo, mi sto sentendo male" lo prende in giro. Harry gli lancia un'occhiata poco impressionata.
 
"Okay, okay, sto zitto" ridacchia Louis, premendo tre o quattro baci dolci sulle sue labbra rosse, per farsi perdonare.
 
"Comunque," torna a parlare Harry, affondando un po' le unghie sulla sua schiena per ripicca, "Hanno aperto una nuova caffetteria vicino al parco. Dalle foto e dalla descrizione sul volantino mi sembra proprio un posto carino" conclude, facendo scivolare le mani sui glutei sodi di Louis.
 
"Hai fatto la rima" osserva il liscio, un sorriso da monello dipinto sulle labbra rosee.
 
"Lewis, oggi faccio fatica a tollerarti" ribatte istantaneamente Harry, inchinando il viso per mordicchiargli la punta rotonda del naso. Louis scoppia nuovamente a ridere. Porta all'indietro la testa, per permettere alle loro bocche di baciarsi. "E se accettassi di andare in quella caffetteria? Mi tollereresti di nuovo?" mormora tra uno schiocco e l'altro.
 
"Tollereresti," ripete Harry, "Quanto è strana la parola tollereresti?" commenta.
 
"Tollereresti" Louis torna ad assaggiare quelle lettere con fare pensieroso. "Tollereresti. Tollereresti. Tollelelestri. Okay, mi sto ingarbugliando!" esplode in una risata argentina. Harry lo segue di riflesso.
 
"A me invece sta venendo mal di testa" esagera poi, premendo dolcemente la fronte su quella del suo ragazzo.
 
"Mi fai un massaggio ai capelli?" gli chiede Louis, dopo aver recuperato un flacone di shampoo dai ripiani della doccia.
 
"Solo se tu poi lo fai a me" contratta Harry, strofinando una tempia contro la sua guancia.
 
"Non esageriamo adesso, Harold. Ti ricordo che ho già accettato di andare a fare colazione fuori. In poche parole mi hai obbligato ad uscire di casa, dove fa freddo e si gela, e andare a mangiare cibo sconosciuto in un posto sconosciuto anziché quello buonissimo che mi prepari tu quasi ogni mattino. Insomma, ho accettato di fare un salto nel vuoto per te. Farti anche uno shampoo risulterebbe un po' eccessivo, non ti pare?".
 
Harry lo silenzia con un bacio, interrompendo il suo monologo teatralmente melodrammatico senza troppi problemi. 
 
**
 
"Allora, dove hai detto che si trova questa mirabolante caffetteria?" si informa Louis, stringendosi nelle spalle per non urtare un'anziana signora che sta lentamente trascinando sul marciapiede il suo carrellino della spesa.
 
"Ehiii, non fare il sarcastico," sbuffa Harry, aggiustando la presa delle loro mani, "Sono sicuro che ti piacerà moltissimo". Louis arriccia un poco il naso.
 
"Se lo dici tu". Continuano a camminare per una manciata di minuti, fino a quando "Ecco," annuncia Harry, "Dovrebbe essere quella" indica con un dito l'insegna fluorescente affissa quasi sbadatamente sopra una porta a vetri.
 
"Far far away? Davvero? Cosa siamo, in un film di Shrek?" commenta Louis, inarcando divertito un sopracciglio. Harry sbuffa una risata dal naso.
 
"Dai, Lou. A me invece piace molto come nome" ribatte poi, tornando a trascinarlo lungo il marciapiede. Nell'aprire la porta, un dolce scampanellio si diffonde nel locale. Non è molto grande, ma ha un'aria calda ed accogliente. I muri sono tinteggiati di un arancione tenue e sono decorati con piccoli ed eleganti ornamenti di fiori gialli. Sia Louis che Harry si perdono ad ammirare i numerosi quadri affissi alle pareti e le decine e decine di fotografie che raffigurano per lo più soggetti astratti.
 
"Buongiorno, ragazzi!" un coro di voci squillanti costringe Harry e Louis a puntare lo sguardo dietro il bancone. Ci sono quattro ragazze dal sorriso smagliante di fronte ai loro occhi, e tutte indossano un delizioso grembiulino color nocciola ed un paio di ballerine rosso magenta. Louis trova allo stesso tempo divertente ed insolito il fatto che abbiano parlato tutte e quattro contemporaneamente.
 
"Buongiorno a voi" fa loro eco Harry, anche lui con un grande sorriso dipinto sul viso. Louis si riscuote e "Ciao, ragazze" saluta le cameriere a sua volta.
 
"Accomodatevi pure dove preferite" annuncia una di loro --dalla pelle color caffellatte ed i boccoli che le ricadono dolcemente sul seno--, il sorriso che non scivola mai dal suo volto. Harry trilla un "Grazie!" per poi "Dove vuoi sederti, amore?" chiedere a Louis, abbassando il tono di voce.
 
"Mmm," pondera il castano, occhieggiando i graziosi tavolini rotondi, "Ti va bene lì in fondo?" punta il mento verso la grande vetrata che dà sulla strada. Harry si limita a sorridergli, per poi stringergli la mano e camminare verso il posto prescelto.
 
"Ecco i vostri menu. Ripasserò tra cinque minuti" la cameriera --Jade, scopre Louis nel leggere il cartellino dalle sfumature pesca affisso al suo grembiule-- allunga verso il loro tavolino due cartoncini colmi di scritte. Harry e Louis ringraziano, e la cameriera si congeda con un nuovo, l'ennesimo, sorriso zuccheroso.
 
"Se continua così le verrà una paralisi facciale" scherza Louis in un sussurro. Harry gli tira un calcetto leggero sulla caviglia.
 
"Dai, Lou, è così gentile" replica, afferrando uno dei menu. Louis rotea gli occhi, e imita il suo gesto. Già dalle prime righe, è costretto a reprimere una risata sorpresa.
 
"Cioccolata Bocca Di Rosa? Caffè Mille Sospiri?" legge divertito. Harry ridacchia con lui.
 
"Beh, devi ammettere che è un posticino alquanto originale" commenta, gli occhi verdi che sfrecciano a loro volta sulla lista di cibi e bevande, alla ricerca del nominativo più stravagante.
 
"Ti stupirò, Harold, mi sta proprio iniziando a piacere questa caffetteria" confessa Louis, accavallando le gambe sotto il tavolo. Harry si esibisce in un verso esageratamente shockato.
 
"Ripetilo una seconda volta, ti scongiuro! Devo assolutamente registrarti" esclama poi, ridendo. Louis gli mostra la linguaccia prima di portarsi una mano davanti alla bocca e fare segno di serrarsela a chiave. Harry scoppia a ridere, scuotendo il capo con fare affezionato. 
 
"Avete scelto?" poco dopo un'altra cameriera --tale Leigh-Anne-- arriva al loro tavolo, una penna a forma di giraffa ed un piccolo taccuino già stretti tra le mani curate.
 
"Uhm, sì, io prendo una Cioccolata Onde Del Mare e una, uhm," Harry sbircia rapidamente il menu, "Una Brioche Baci di Fata, grazie mille" conclude, sorridendo educatamente. Leigh-Anne annuisce concentrata e, dopo aver scribacchiato velocemente, punta gli occhioni da cerbiatta su di Louis. Il ragazzo si schiarisce la voce e "Per me una Cioccolata Sussurro Del Vento ed un Croissant piccolo Fiocchi Di Neve. Grazie" le riferisce.
Leigh-Anne gira nuovamente sui tacchi. Louis avvicina la propria sedia al tavolino.
 
"Allora, quando ricominci il tirocinio?" domanda ad Harry, intrecciando le loro caviglie insieme. 
 
"La professoressa Cole ci ha detto tra due settimane. Forse tre" risponde Harry, appoggiando i gomiti sul tavolo e avvolgendosi le guance tra le mani.
 
"Ehi," Louis allunga un braccio verso di lui, "Cos'è questo broncio?" gli accarezza la punta del naso e le labbra carnose con un dito. Harry si apre in un sorriso dolce.
 
"Scusami," mormora poi, prendendogli la mano e intrecciando le loro dita assieme, "Sono solo un po' triste perché non potrò stare con te il giorno del tuo compleanno" ammette, gli occhi rivolti verso il basso. Louis si sporge un po' per appoggiare l'altro palmo sulle loro mani unite.
 
"Amore" mormora semplicemente. Harry scuote debolmente il capo. 
 
"Scusami" sussurra, ostinandosi a non incontrare il suo sguardo. Louis aggrotta le sopracciglia.
 
"Ehi," lo chiama dolcemente, strizzandogli piano la mano, "Guardami". Harry solleva la testa, seppure restio.
 
"Non farne una questione di Stato, okay? Non devi essere triste per una cosa così stupida" mormora Louis, le pupille che gli scandagliano rapidamente gli occhi. È il turno di Harry di corrucciare le sopracciglia.
 
"Non è una cosa stupida. È il tuo compleanno. E io voglio passarlo con te. Da quando ci conosciamo lo abbiamo sempre festeggiato insieme" replica, la mascella un po' indurita. Louis sospira, per poi storcere le labbra in un'espressione pensierosa.
 
"Facciamo così," dichiara di punto in bianco, districando le loro caviglie e le loro mani, "Facciamo finta che il mio compleanno non sia il ventiquattro dicembre, okay?" propone, alzandosi in piedi per trascinare la sedia accanto a quella dove è seduto Harry. "Così tu non dovrai andare all'ospedale triste, e depresso, e sconsolato" prende in giro il suo ragazzo con un ghigno, accomodandosi poi pesantemente sullo sgabello. Harry ridacchia.
 
"Ehi" protesta. Louis sa che non è affatto indignato. Ridendo piano piano con lui, "Allora," conclude, stringendosi tra i denti il labbro inferiore, "Ci stai?". Harry inclina la testa a destra e a sinistra, puntandosi l'indice sul mento e assumendo un'aria esageratamente pensierosa.
 
"Okay" cede infine, allungandosi per premere un bacio dolce sulle labbra già schiuse di Louis.
 
"Okay?" gli fa eco il liscio, in cerca di conferma, aprendo gli occhi. Harry incatena lo sguardo al suo.
 
"Okay" mormora con un sorriso, che fa collidere poi con la bocca dell'altro in un secondo bacio a stampo.
Un piccolo colpo di tosse li interrompe all'improvviso.
 
"Scusate," dice loro Leigh- Anne, le guance tinte di un rosa acceso, "Ecco i vostri ordini" appoggia sul tavolino la loro colazione. Harry la ringrazia educatamente.
Inizia poi a sbocconcellare la sua brioche, guardando Louis con aria di aspettativa.
 
"Beh?" Louis lo sprona a parlare, la bocca già piena di crema chantilly. 
 
"Non mi hai detto quando sarebbe il tuo compleanno, alla fine" esclama Harry, stringendosi nelle spalle. Louis mugola pensieroso, impugnando meglio il proprio croissant con entrambe le mani.
 
"Mmm," pensa ad alta voce, mordendo un altro pezzo, "Oggi. Oggi è il mio compleanno" decreta infine.
 
"Cosa? No, dai" esclama ridendo Harry. Louis allarga le braccia, in viso dipinta un'espressione alla Eh. Che ci vuoi fare.
 
"Dai, Lou," mugugna Harry, imbronciando le labbra, "Devi darmi più tempo. Come faccio ad organizzarmi e preparare bene tutto, altrimenti?". Louis appoggia il croissant sul piattino e "Cucciolo, non è mica colpa mia se mia mamma mi ha partorito il ventisette novembre!" sospira teatralmente. Harry, suo malgrado, scoppia a ridere.
 
"Sei impossibile" brontola poi, strofinando il naso sulla sua guancia e mordicchiandogliela.
 
"Scusate! Ci siamo dimenticate di portarvi lo zucchero! Lo volete, vero? Vi prometto che è molto buono!" una voce squillante li interrompe nuovamente. Louis aggrotta la fronte, sollevando lo sguardo.
Di fronte a loro, c'è una nuova cameriera. E' bionda e ha gli occhi grandi e color del ghiaccio. Tra le mani smaltate di un azzurro tenue stringe spasmodicamente un cestino di vimini, contenente quelle che sembrano essere decine e decine di insolite zollette di zucchero incartate.
 
"Ehm, okay? Grazie?" replica Louis, un po' preso in contropiede dallo strano atteggiamento della ragazza.
 
"Allora lo appoggio qui!" esclama allegramente la cameriera, annuendo con veemenza e sgranando gli occhi. Louis lancia uno sguardo stralunato ad Harry non appena la ragazza li lascia soli.
 
"Poco fatta, mi dicono dalla regia" commenta sarcastico.
 
"In effetti, era un po' bizzarra" gli dà corda Harry. Louis afferra il cestino, sbirciandone meglio il contenuto.
 
"Oh dio, non è cocaina questa, vero?" inorridisce poi, stringendosi tra indice e pollice una delle zollette incriminate.
 
"Non dire stronzate" esclama Harry stupito, gli occhi sgranati, afferrandogli il dolciume dalle mani per studiarlo a sua volta. "Guarda, Lou! È a forma di pesciolino" osserva poi, un sorriso che prende lentamente a farsi strada sul suo viso.
Louis inarca le sopracciglia, incuriosito, e si sporge verso Harry.
 
"Ehi, è vero! Guarda, ha anche le pinne e la coda," gli fa notare, tracciando con dito delicato la forma della zolletta.
 
"Chissà come hanno fatto a modellarla e ad incartarla così bene" si chiede Harry, nell'appoggiare distrattamente il pesciolino di zucchero sul tavolino. Allunga poi le mani verso il cestino di vimini, avvicinandoselo.
 
"Hanno tutte una forma diversa!" scopre, facendo vorticare la mano nel cumulo di zollette, neanche fosse un cucchiaio intento a mescolare una zuppa. "Un coniglietto!" si illumina, reggendo tra le dita la piccola e dolce statuetta sul palmo della mano.
Insieme, Harry e Louis analizzano la maggior parte delle zollette. Raffigurano tutte degli animali. Individuano una papera, un elefantino, una ranocchia, una giraffa, un cavallo, una salamandra-
 
"Un gatto!" esclama entusiasta Harry, portandosi quasi ad un centimetro dagli occhi la zolletta dalle piccole orecchie e la coda arricciata. "Basta, ho deciso. Mangerò questa" decreta con solennità, prendendo a scartarla con inopportuna delicatezza.
Louis tentenna.
 
"Amore" chiama Harry in un sussurro. Il riccio si blocca, guardandolo con aspettativa. Louis si guarda intorno con fare circospetto, per poi "E se fosse droga per davvero?" bisbigliargli allarmato. Harry scuote la testa e "Ma va, tranquillo" lo liquida, la voce calda. Sotto lo sguardo dubbioso di Louis, termina di scartare il dolciume e ci passa la lingua sopra.
 
"È zucchero, amore" afferma Harry. Lecca una seconda volta il gattino bianco. "Definitivamente zucchero" annuisce tra sé e sé, ed immerge la zolletta dentro la tazza di cioccolata calda.
"Un po' mi dispiace rovinarne la forma" ammette poi, iniziando a mescolare lentamente. Louis libera una risata dal naso, e, a sua volta, riprende a dare attenzione alla propria colazione.
 
"Dai, Boo, provane una" lo sprona Harry, facendo un cenno con il mento verso il cestino di vimini. Louis arriccia il naso.
 
"Lo sai che mi fa schifo lo zucchero" gli ricorda, avvolgendo la propria cioccolata tra i palmi per riscaldarsi le mani.
 
"Contento tu, contenti tutti" borbotta Harry, sorseggiando la sua bevanda. Louis gli mostra la lingua. Il viso bianco di Harry è nascosto dalla tazza tondeggiante, ma Louis lo vede comunque il sorriso che gli curva le labbra.
 
"Propongo un brindisi" dichiara poco dopo il riccio, facendo tintinnare il cucchiaino sulla tazza. Louis solleva un sopracciglio, allo stesso tempo incuriosito e divertito. Harry gli lancia un sorriso raggiante e "All'amore della mia vita, che oggi compie gli anni!" annuncia, sollevando la tazza. Louis lo imita, e giura di sentire la pelle degli zigomi indolenzirsi tanto sta sorridendo con forza. Le loro tazze si incontrano a metà strada, liberando un suono felice.
 
**

"Lou" mugola Harry, alzandosi il cappuccio e seppellendo le mani dentro la tasca centrale della felpa. Striscia i piedi sul divano, cercando di infilarli sotto il fondoschiena di Louis, comodamente sdraiato accanto a lui. Louis si solleva appena e si risiede, coprendoli e facendo sospirare soddisfatto il ragazzo.

"Sinonimo di pretenzioso, otto lettere?" chiede Louis, una matita stretta tra i denti.

"C'è qualche lettera?" si informa Harry, facendo danzare le dita dei piedi e solleticandogli il sedere.

"Haz!" lo riprende infatti Louis, un accenno di risata a dipingergli il viso.
"E all'inizio e finisce con nte" fornisce poi.

"Esigente" borbotta Harry sprofondando maggiormente sul divano, le ginocchia puntate verso l'alto e la testa a sfiorare a malapena il bracciolo.

"Bravo" si congratula il liscio, affrettandosi a scribacchiare sul giornaletto di cruciverba.

"Amore" dice all'improvviso Harry con tono lamentoso. Louis gli preme una mano sullo stomaco e "Aspetta" esclama, scrivendo un'altra soluzione. Appoggia matita e rivista enigmistica accanto a sé e punta lo sguardo sul ragazzo.

"Mi sento strano" confessa Harry, chiudendo gli occhi.

"Forse perché lo sei" scherza Louis. Il riccio sbuffa una risata e "Dai, sono serio!" piagnucola. Louis arriccia le dita sulla sua maglietta e "Che cosa hai?" domanda gentilmente, appoggiando il mento sulle sue ginocchia.

"Non lo so" mormora Harry, strofinandosi il viso stancamente, "Mi sento, tipo, debole. La testa pesante". Louis solleva le sopracciglia, sorpreso, e si alza dal divano con preoccupazione. Harry lascia scivolare le lunghe gambe a peso morto e si raggomitola su un fianco, tornando ad aprire gli occhi. Louis si siede nello spazio lasciato libero dal suo corpo e gli appoggia una mano sulla spalla, prendendo a strofinarla lentamente contro il tessuto della felpa.

"Pensi di avere la febbre?" gli domanda, chinandosi per posare le labbra sulla sua fronte.

"No, non credo" risponde Harry, socchiudendo appena gli occhi.

"In effetti non sei caldo" conferma il liscio, accarezzandogli brevemente una guancia. "Però sei pallido" aggiunge, mordendosi pensieroso il labbro inferiore. "Devi vomitare?" si informa subito dopo, la sua voce leggermente allarmata. Harry scuote la testa e rivela gli occhi ricoperti da un velo lucido.

"Che cosa ti senti esattamente?" Louis prova a vederci chiaro, il pollice che sfrega contro il suo zigomo. Harry rabbrividisce e "Senza energie. Esausto. Come se non dormissi da settimane" tenta di spiegare. Louis strabuzza gli occhi e "Ma così? Di punto in bianco?" balbetta. Harry si stringe nelle spalle e "Da un po' " offre, criptico. Louis gli afferra una mano, sospirando.
 
"Sarà qualcosa che abbiamo mangiato a pranzo. Non so, forse il pollo non era abbastanza cotto?". Gli bacia lievemente le nocche e "Vuoi bere una tisana? O un thé?" si premura di domandargli.

"Non lo so" mormora Harry, incatenando le loro dita insieme ed osservandole con aria assente. Si solleva lentamente, fino a sedersi, ed inclina la testa, per andare meglio incontro alle sue carezze, quando Louis gli infila la mano libera tra i capelli.

"Perché non vai a stenderti un po'?" propone il liscio, alzandosi dal divano, i polpastrelli ancora intenti a districargli i ricci morbidi.

"Sono stato sdraiato su questo divano per quasi due ore, amore. Non mi sembra che sia servito granché" gli ricorda Harry con un piccolo sbuffo.

"Intendevo sul letto" precisa Louis roteando gli occhi. "È più comodo e riusciresti a dormire un po'".

"Mi fai sentire un ottantenne, così" brontola Harry.

"Aw. Il mio vecchietto" tuba Louis con un gran sorriso, sporgendosi per piazzargli un bacio sulle labbra. Harry ricambia debolmente e "D'accordo. Vado in camera" acconsente, premendo un palmo sul bracciolo per mettersi in piedi. I suoi occhi vengono immediatamente aggrediti da un turbine di puntini scuri. Si addensano e si scontrano l'uno contro l'altro, fino a creare una patina nera che gli va ad offuscare la vista per interminabili secondi.

"Ehi, ehi!" esclama Louis, afferrandolo per la vita. Il peso di Harry si sbilancia verso destra, ma grazie alla presa forte del suo ragazzo riesce a non cadere a terra. Chiude gli occhi, abbassando il capo a terra e "Dio" sussurra tra i denti, afferrandosi con fare flebile agli avambracci di Louis.

"Haz" lo richiama il liscio con fare preoccupato, stringendo maggiormente la stretta.

"Vertigini" fornisce Harry, dopo aver inspirato a lungo. Riapre gli occhi ed adagia la fronte contro il suo collo, cercando di regolarizzare il respiro.

"Stai bene?" Louis gli domanda allarmato. Il ragazzo si prende mezzo minuto per rispondergli e, alla fine, "Adesso sì" risponde sincero, risollevando lo sguardo. Louis lo scruta attentamente, il cipiglio sulla fronte non si scioglie. Con cautela, libera la vita di Harry da una sua mano, che porta a sistemargli un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Harry gli sorride dolcemente e "Sto bene, Lou. È stato solo un capogiro" lo rassicura. Si divincola gentilmente dal suo tocco e "Mi accompagni su?" chiede, tendendogli una mano.
Louis annuisce, poco convinto, e "Fermati che ti prendo in braccio" ordina con un tono che non ammette repliche. Harry gli afferra la mano e "Muoviti" lo ignora bellamente, iniziando a tirarlo verso le scale. Louis sbuffa rumorosamente e sfila le dita dalle sue, tornando a cingergli i fianchi per sostenerlo dal dietro mentre salgono i gradini. Harry alza gli occhi al cielo con fare affezionato, trovando un ulteriore supporto nel corrimano.

"Signor Lewis, a lei sembra normale che in questo schifo di ospizio non ci sia neanche l'ascensore?" scherza, assumendo il suo migliore tono di voce da anziano. Louis ridacchia e scorre le mani su e giù per accarezzargli il busto.

"Per non parlare della roba che ci danno da mangiare, signor Harold! Quella non è minestrina, ma urina di topo" sta al gioco, entrando anche lui nella parte di un fantomatico vecchio signore. Harry ride forte e si volta, abbracciandogli il collo. Preme la bocca sulla sua e "Ti amo" gli ricorda. "Tanto", un secondo bacio a stampo. "Tanto" ripete donandogliene un altro. "Tantissimo" mormora, posando un'ultima volta le labbra sulle sue. Louis sorride forte e "Anche io" sussurra, baciandolo a sua volta.

"Però devi dirmelo se ti senti male" aggiunge qualche attimo dopo, tornando improvvisamente serio. Harry gli circonda le guance con le mani e "Amore" sospira. "La smetti di preoccuparti? Ho avuto un capogiro, punto. Ti stai comportando come se ti avessi detto di avere il cancro" sbotta. Louis lo fulmina con lo sguardo e "Non dirlo neanche per scherzo" sibila. Harry sorride e gli tira un buffetto sul naso, per poi afferrargli il polso. Insieme finiscono di salire le scale e raggiungono la porta della loro camera. Harry si blocca improvvisamente e "Louis?" lo chiama. Il liscio si volta verso di lui, guardandolo interrogativo.
Harry abbassa lo sguardo verso i propri piedi e "Non. Non ti ho detto la verità prima" mormora. Louis aggrotta le sopracciglia e "Riguardo a cosa?" chiede confuso.

"Ti ho mentito, piccolo" ripete Harry a voce bassa. Emette un suono che sembra pericolosamente un singhiozzo e "Per la storia del capogiro. Io so il perché l'ho avuto. Ieri pomeriggio, mentre facevo il tirocinio, sono andato da un medico e, uhm. Mi ha fatto un controllo e, uhm" sussurra tremante. Louis avverte il proprio cuore venire stritolato da corde di ferro.

"Harry, cosa stai dicendo?" deglutisce, il proprio polso ancora connesso alle dita del ragazzo. Harry solleva il capo con uno scatto e "Mi ha diagnosticato una dose doppia di coccole!" esclama ridendo. Louis rilascia un sospiro che non si era neanche reso conto di aver trattenuto e lo avviluppa in un abbraccio spaccaossa.

"Coglione, coglione, sei un coglione di merda, ti odio" gli ringhia all'orecchio, mordendogli con forza il lobo. Harry geme di dolore ma torna a sghignazzare come una piccola iena quando "Mi hai fatto venire un infarto!" sbotta il ragazzo, stringendogli la schiena con vigore.

"Scusami, dai, era solo uno scherzo" ride Harry, scostandosi per baciargli una tempia.

"Uno scherzo del cazzo" lo corregge Louis, imbronciandosi. Harry ridacchia contro i suoi capelli e lo cinge in un abbraccio ancora più forte, prendendo a camminare, senza staccarsi dal suo corpo, in direzione della loro stanza. Louis ride non appena Harry lo spinge gentilmente sul letto matrimoniale, facendogli appoggiare la schiena sul materasso morbido. Il riccio fa poi leva sulle mani e si solleva dal suo corpo, rotolandosi su un fianco ed appoggiando la testa sul cuscino. Louis imita la sua posizione ed allunga un braccio, arpionandogli dolcemente la vita, manovrandolo come una bambola per trovarsi faccia a faccia con lui. Il ragazzo dagli occhi verdi si lascia spostare docilmente e gli picchietta la punta del naso con l'indice.

"Hai freddo?" indaga Louis, facendo riposare la mano piccola poco sopra i suoi fianchi.
 
"No, voglio solo dormire" confessa Harry, soffocando un piccolo sbadiglio contro la sua spalla calda e chiudendo velocemente gli occhi.

"Come ti senti? Sinceramente?" Louis non può evitare di chiedergli, passandogli un pollice sul contorno definito della mandibola. Harry solleva le palpebre e "Sono solo stanco, tesoro. Dammi qualche ora di sonno e sarò come nuovo" gli assicura, tornando a celargli le iridi chiare. Louis muove affermativamente il capo e si sporge per baciargli delicatamente lo spazio tra le sopracciglia.

"Ti do fastidio se resto qui con te?" mormora dopo un po'. Harry arriccia il naso e "Come potresti darmi fastidio, stupido?" protesta, aggiudicandosi un suo immediato sorrisino. Con un piccolo lamento striscia sul letto, fino a poggiare la tempia sullo stesso cuscino del liscio. Gli occhi ancora chiusi, cerca le sue labbra con le proprie, solleticandogliele gentilmente poco prima di premerle in un bacetto a timbro.

"'Notte" biascica.

"Dormi, amore. Per qualsiasi cosa sono qui, capito?" ribatte Louis, accompagnando le sue stesse parole con tenere carezze sulla sua schiena calda. "Magari mi riposo un po' anche io" aggiunge.

"Dormiglione" biascica Harry, afferrandogli una mano e portandosela al petto. "Signor Lewis? Ha tolto la dentiera?" bisbiglia poi.

"Come dice? Vuole portarmi a ballare sabato sera?" scherza Louis, sorridendo e chiudendo, a sua volta, gli occhi. Harry ridacchia leggermente e sfiora le nocche del ragazzo con un dito, prima di essere accolto, finalmente, tra le braccia di Morfeo.

**
 
Louis detesta essere svegliato bruscamente. Quando qualcuno vuole fargli aprire gli occhi, è estremamente necessario che agisca gentilmente e delicatamente. Harry questo, ovviamente, lo sa benissimo. Louis ne è pienamente consapevole. Perciò, è con un sorriso soddisfatto ed orgoglioso che si stiracchia sul materasso, le palpebre ancora abbassate, godendosi le carezze dei boccoli del suo ragazzo che gli solleticano le guance.
Louis libera un risolino quando Harry non accenna a volersi fermare dallo sfregargli i capelli contro il viso.
 
"Amore," mugola Louis, ridacchiando ancora un po', "Dai, smettila. Mi fai il solletico". Si gira su un fianco, sbadigliando, percependo Harry spostarsi accanto a lui.
 
"Hai il naso freddo" si lamenta Louis, quando Harry, evidentemente, inizia a tracciargli lentamente la punta del naso sulla fronte e sulla tempia. Louis sbuffa un poco. "Ma che ti prende, Haz? Ti sei svegliato con carenza d'affetto?" aggrotta leggermente la fronte quando Harry prende a leccargli con calma la pelle calda delle guance. Quando Harry non si decide a rispondergli, o a fermarsi, il cipiglio di Louis si accentua. Spalanca gli occhi, voltandosi per fronteggiare il suo ragazzo. Ad eccezione del fatto che non c'è nessun ragazzo nel suo letto. C'è un gatto. Un fottutissimo gatto. Louis e la palla di pelo si fissano per quelli che paiono secondi interminabili. Louis non va fiero dell'urlo acuto che, successivamente, libera nella stanza. Scosso, si appallottola su se stesso, fino a quasi sedersi sul cuscino, ed inizia a respirare rumorosamente.

"Dio!" strilla nuovamente, spostandosi repentinamente dall'animale. Si preme una mano sul petto, il cuore che batte frenetico contro il suo palmo.
"Ma che cazzo" sibila tra sé e sé, le pupille che scandagliano incredule la figura del felino, che lo fissa di rimando con quegli occhi chiari e fin troppo grandi. Louis ha il respiro ancora un po' affannato quando "Harry!" urla con tutto il fiato che possiede. Attende una risposta per un paio di secondi, le orecchie drizzate. Silenzio totale.

"Harry!" ritenta allora, districandosi velocemente dalle lenzuola stropicciate.
"Se è un cazzo di scherzo, non è divertente!" grida Louis una volta in piedi, incrociando le braccia.

"Meow" il gatto inclina la testolina, senza interrompere il contatto visivo. Louis sussulta.

"Si può sapere che ci fai tu qui?" sbotta nella sua direzione, puntandogli contro un dito accusatorio. Il gatto si limita a sollevare una zampetta grigia e. Non se la porta dietro un orecchio per grattarsi il pelo o non decide di pulirsela con la linguetta ispida. Solo. La lascia lì, sospesa a mezz'aria. Come se lo stesse salutando. Louis scuote con veemenza la testa e "Okay" ridacchia nervosamente.
Gli occhi del gatto continuano a non accennare a volersi staccare dai suoi. Sono così verdi e sembrano così gentili e familiari e. Familiari? Perché gli sembrano familiari?

"Uhm" Louis non ha idea di cosa dire o fare.

"Meow" ripete il gatto, iniziando a trotterellare rapidamente verso di lui. Si blocca sul ciglio del lettone e, dopo svariate esitazioni, tenta un salto ed atterra sul pavimento. Scrolla il muso con fare disorientato e riprende ad avanzare con passo sicuro verso Louis che, deglutendo, indietreggia per istinto.

"Meow" il gatto lo raggiunge ed appoggia, lesto, entrambe le zampe anteriori sugli stinchi del ragazzo.

"Ehi" mormora cauto Louis, dandogli piccole pacche sulla testa. Il gatto socchiude gli occhi e prende a strofinarsi contro le dita incerte di Louis che, a poco a poco, iniziano a lasciare sul pelo striato carezze più decise. Il gatto fa avanzare le due zampe fino alle sue ginocchia, facendo leva sugli arti posteriori. Louis capisce le sue intenzioni e lo prende in braccio, sorridendo un poco quando il gatto inizia quello che pare un accenno di fusa.

"Sei adorabile, gattino," confessa il ragazzo, "Ma non c'è una sola fottuta ragione per cui tu, in questo momento, debba essere qui, in questa stanza, con me" pensa ad alta voce, accarezzandogli distrattamente il manto. Il gatto si stiracchia tra le sue braccia, allungando il collo per strofinare il piccolo naso sulla gola di Louis. Nel movimento, qualcosa scivola a terra. Sentendo lo strano tintinnio, Louis corruccia le sopracciglia, incuriosito, e si inginocchia goffamente.
 
"Oh" sussurra, depositando gentilmente il gatto sul pavimento. Raccoglie l'oggetto da terra. Deglutisce. "Cosa" bisbiglia semplicemente tra sé e sé, rigirandosi tra le dita... un ciondolo. Il ciondolo. Quello che ha regalato un paio d'anni prima ad Harry, quando il riccio è riuscito a superare l'esame di ammissione per entrare nella facoltà di infermeria. Harry non se lo toglie mai, neanche quando si fa la doccia. Louis sbatte lentamente le palpebre, confuso. Inghiotte nuovamente saliva quando il gatto gli si piazza di fronte agli occhi, scrutandolo attentamente con sguardo caldo ed affettuoso.
 
"Non è possibile" bisbiglia esterrefatto Louis, occhieggiando, immobile come una statua, il felino strofinarsi gentilmente contro le sue dita e contro il pendente. "E'. E' impossibile" balbetta, senza riuscire ad alzarsi dal pavimento.
 
"Meow" il gatto gli lecca incoraggiante i polpastrelli. Louis non riesce a frenare il tremolio della voce quando, sentendosi terribilmente stupido, ridicolo ed imbarazzante, "H-Harry? Sei tu?" gli chiede. Il gatto annuisce veemente, accompagnando il suo gesto con un miagolio sollevato. Louis si sente svenire.
 
"Se sei davvero Harry miagola per sette volte e poi gira su te stesso" sbotta, gli occhi già sgranati che si spalancano ancora di più nell'osservare il felino svolgere diligentemente le istruzioni.
 
"Se sei davvero Harry salta sul letto" balbetta allora Louis, incapace di formulare qualcosa di più complesso, stringendo forte la collana in un pugno, fino a sentirla affondare nella carne. Il gatto --Harry?-- rotea gli occhi --facendo sussultare per l'ennesima volta il ragazzo-- ed obbedisce alla svelta. Troneggiando con fierezza sul materasso, "Meow?" miagola. Mi credi adesso?
 
"Io non. Non capisco. Come può anche solo essere possibile una cosa simile?" Louis si solleva rapidamente da terra, ignorando la protesta delle ginocchia, e si mette le mani tra i capelli. Agitato, prende a fare avanti ed indietro nella stanza, ragionando ad alta voce.
 
"Meow" lo interrompe Harry, sbadigliando e caracollando sul letto, sdraiandosi sulla schiena.
 
"Come faccio a non farmi prendere dal panico? Sei serio? Voglio dire! Ti sei trasformato in un gatto! Prima di aprire gli occhi ero steso sul mio letto con il mio ragazzo e adesso lui non c'è, e al posto suo c'è un gatto! Un gatto! Questo è impossibile, non è normale. Forse sto sognando? Forse è tutta un'allucinazione? Forse lo zucchero di quella caffetteria era davvero cocaina e--" Louis si blocca improvvisamente. Harry drizza le orecchie. Il liscio allarga gli occhi.
 
"Lo zucchero!" esclama urlando, facendo sobbalzare il gatto.
 
"Meow?" lo interroga Harry, confuso.
 
"Lo zucchero, amore. Il fottutissimo zucchero. Io non l'ho preso, ma tu sì! Tu sì!" strepita Louis, indossando velocemente la catenina, per poi precipitarsi verso la sedia dove sono ammassati i loro vestiti. "Dov'è? Dove lo hai messo?" domanda al gatto, mentre ispeziona furiosamente le tasche di ogni paio di pantaloni.
 
"Meow?" gli domanda di rimando Harry, scendendo con un balzo dal lettone.
 
"Il volantino. Quello del Far Far Away?" risponde Louis, gettando a terra maglioni e magliette. Harry appoggia una zampa sulla gamba di uno dei suoi innumerevoli skinny jeans neri, finito, chissà come, a terra. Louis squittisce un verso felice quando riesce, finalmente, a mettere mano sul dépliant. Mormora a mezza voce l'indirizzo esatto del locale.
 
"Perfetto," esclama una volta scoperto che strada fare --non era esattamente concentrato ed attento a memorizzare il percorso il giorno precedente, mentre camminava con Harry, fategli causa-- "E' ora di fare una passeggiatina, amore".
Senza aspettare nessuna risposta --pardon, miagolio-- indossa distrattamente dei pantaloni da joggers grigi, una vecchissima felpa viola di Harry --talmente vecchia che non gli calza nemmeno larga-- ed un paio di espadrillas a righe colorate, certamente non adatte al clima autunnale. Prende in braccio il gatto, assicurandosi di coprirlo con il calore della felpa e del proprio petto, e corricchia giù dalle scale, fino ad uscire fuori di casa.
Ignora tutto. Le occhiate incuriosite della gente, la brezza fredda che gli pizzica le caviglie nude e che gli scompiglia i capelli già di per loro arruffati, lo schiamazzo delle automobili che sfrecciano nelle strade. Louis guarda dritto di fronte a sé, il corpicino di Harry contro il suo cuore l'unica fonte di calore, ed avanza rapidamente sul marciapiede a passo di marcia, il sinistro dopo il destro dopo il sinistro dopo il destro.
Finalmente, minuti e minuti dopo, raggiunge la porta principale della caffetteria.
Non stringe le mani in due pugni violenti solo perché sta reggendo Harry. Non si mette ad urlare dalla frustrazione sempre per non spaventare il gatto, o fargli inavvertitamente del male.
 
Chiuso per ferie!, recita il cartello rosa affisso tra le sbarre del Far Far Away. Non sono specificate date, o motivi sul perché della chiusura improvvisa. Sono stampate solo quelle stupide tre parole.
 
**
 
Louis, eventualmente, vive e supera tutte e cinque Le Fasi.
Innanzitutto, quella del rifiuto.
 
"Non può essere vero, non può essere vero, non può essere vero, è tutta un'allucinazione, è un incubo e basta, tra poco mi sveglierò e sarà tutto finito" non riesce a smettere di cantilenare, andando avanti ed indietro nel loro appartamento, sotto lo sguardo impotente e preoccupato di Harry che "Meow" prova, inutilmente, a consolarlo. Louis non può evitare di sobbalzare ogni volta che Harry --no, no, no non è Harry. E' un gatto. Un gatto che casualmente è comparso il giorno stesso in cui Harry è sparito nel nulla. E' un gatto con gli stessi occhi di Harry, okay, ma non è Harry. Non. E'. Harry-- fa sentire la sua voce o gli compare improvvisamente di fronte agli occhi.
Dopodiché, è il turno della seconda fase. La rabbia.
 
"Perché proprio a me e a te è successa una cosa simile?" geme Louis, stritolando con forza un cuscino. Harry, ancora una volta, si limita a guardarlo, impossibilitato a fare o a dire qualcosa per rassicurarlo.
 
"Cazzo!" sbotta poi il ragazzo, gettando il cuscino a terra, "Quante cazzo di possibilità c'erano, mh?" ringhia, spiaccicandosi entrambe le mani sugli occhi e liberando poi un verso frustrato.
Harry, tentennante, gli si avvicina, e accomoda il muso sul suo grembo. Louis libera un sospiro angosciato. Si sente in colpa, dovrebbe cercare di stare vicino ad Harry, di consolarlo e aiutarlo in qualche modo, ma tutto ciò che riesce a pensare è correre e arrivare al Far Far Away e spaccare tutto. Muri, finestre, porte, tutto.
Sono le 3:27 del mattino quando Louis entra affannosamente nella terza fase, meglio nota come Contrattazione o Patteggiamento. Liberandosi con uno slancio dalle coperte --e svegliando di conseguenza Harry, acciambellato sul suo stomaco-- si precipita verso il proprio laptop ricoperto di adesivi colorati.
 
"Scusa, cucciolo," sussurra ad Harry che, assonnato, si limita a tornare a stendersi sul suo grembo quando Louis si siede sul materasso. Sorridendo tra sé e sé per il leggero russare del gatto, Louis prende a digitare convulsamente sui tasti del computer. E' come se qualcuno lo avesse appena pungolato con un ago, o come se gli avessero inferto una scarica potente di energia. Louis sente i pensieri nel proprio cervello accumularsi, e, presto, inizia ad elaborare congetture, piani ed ipotetiche soluzioni per riportare Harry alla sua forma originale.
 
"Forse facendo le opportune ricerche su Google riuscirò a salvarti..." mormora tra sé e sé, picchiettando sulla tastiera per quelle che risultano ore estenuanti, "Forse qualcuno ha già subito una magia simile. Se riesco a rintracciarlo riuscirò a riportarti indietro".
Alla fine, però, Louis non riesce a concludere granché. E' con un sospiro tremulo che si segna sul cellulare la data di riapertura del Far Far Away --l'unica informazione utile ed essenziale che è riuscito ad ottenere. Imposta il promemoria e, sconfitto, spegne il pc.
La fase più dura è, probabilmente, la penultima. Quella della depressione.
 
"Mi manca baciarti" singhiozza Louis, una lacrima che gli scivola veloce dalla coda dell'occhio, andando a bagnare il cuscino. Harry avvicina il muso, la linguetta rosa ed ispida che fa capolino in un battito di ciglia, e gli lecca gentilmente le labbra. Le spalle di Louis non smettono in ogni caso di scattare convulsamente, ed il suo intero corpo non riesce a non tremare.
 
"Cosa faccio, io, adesso? Ci sei, sei qui, ma è come se non ci fossi per davvero" balbetta, asciugandosi goffamente le lacrime prepotenti. Harry appoggia la testolina sulla sua fronte.
 
"Ti rivoglio indietro, amore. Ti prego, ti prego, ritorna" piange Louis, tirando su con il naso. Harry non può fare molto per consolarlo, ad eccezione di qualche miagolio gentile o un po' di fusa.
 
"Mi manchi" sussurra il ragazzo, la voce rotta, ed una mano tremante che scorre sulla schiena del gatto. "Torna da me".
 
Eventualmente, Louis torna ad essere positivo. Metaforicamente parlando, vede di nuovo la luce.
Giunge all'ultima fase, l'accettazione.
 
"Sai cosa ti dico? E' inutile piangersi addosso!" esclama, nel gettare gli innumerevoli fazzoletti usati nella pattumiera. Si volta rapidamente verso Harry, che, steso sul loro tappeto asiatico --dono di Gemma dal suo viaggio a Pechino-- sta sgranocchiando delle rondelle di banana. "Sei un gatto, e allora?" Louis allarga le braccia, "Non è mica morto nessuno" realizza, rassettando distrattamente i cuscini, prima di piombare sul divano.
 
"Fintanto che quella stupida caffetteria non riaprirà non possiamo fare granché," considera, sfilandosi il cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta. Harry annuisce, dimostrandogli di essere sulla sua stessa lunghezza d'onda. "Per quel che ne sappiamo potresti benissimo tornare normale anche domani" gesticola Louis, stringendosi nelle spalle. 
"Ma, per ora, direi di compilare una lista di cose che potrebbero servirti?" propone poi, grattandosi indeciso la punta del naso.
 
"Meow!" approva Harry, stendendosi a terra e rotolando sulla schiena. Louis sbuffa una risatina. 
 
"Allora... sicuramente ti serviranno dei croccantini" inizia poi, prendendo a digitare sul suo iPhone. Solleva poi lo sguardo dal telefonino, cercando gli occhi di Harry. Occhi che, inaspettatamente, sono assottigliati da quella che sembra essere rabbia.
 
"Beh?" Louis lo sprona ad elaborare. Il gatto si lecca i canini affilati, liberando un miagolio più basso del solito di almeno un'ottava.
 
"Amore, lo so che non sei veramente un gatto, ma devi capire che non è sicuro per te continuare a mangiare cibo per esseri umani al momento" replica immediatamente Louis.
 
"Meow" argomenta accorato Harry. Louis non può fare a meno di roteare gli occhi.
 
"Ho capito, H, so benissimo che molte persone danno gli avanzi dei pasti ai loro gatti, ma. Ci sarà pure un motivo se sono stati inventati croccantini e cibi appositi per animali, no?" ribatte esasperato. Harry si arrende, dopo quello. Anche se Louis sa che non ha veramente gettato la spugna. Semplicemente non sopporta le discussioni. Si stanca subito.
 
"Senti, facciamo così," cede Louis, già sommerso da piccole ondate di sensi di colpa, "Le crocchette te le compro, okay? E no, non mi guardare così. Però una volta alla settimana faremo una seratina pollo e prosciutto. Ci stai?" offre.
 
Harry, in una dimostrazione di elasticità, allunga una coscia in avanti, leccandosela con fare elegante —e Louis deve fare del suo meglio per non roteare gli occhi perché, spaccone.
Dopo aver ponderato i termini dell'accordo, si lecca un'ultima volta il pelo striato, e solleva gli occhioni verdi in quelli carichi di aspettativa di Louis.
 
"Meow" gli fa sapere. Louis scuote immediatamente la testa e "Cinque volte alla settimana? Non se ne parla proprio" gli nega.
 
"Meow".
 
"Due".
 
"Meow".
 
"E vada per tre volte alla settimana" sospira Louis, cercando di nascondere il sorriso che gli sta facendo sollevare gli angoli della bocca. Harry fa una piccola capriola a terra, entusiasta.
Louis si batte una mano sulla coscia, esortandolo ad avvicinarsi.
Harry non se lo fa dire due volte e, nel tempo di un respiro, e già sul suo grembo.
 
"Cos'altro potrebbe servirti?" ragiona ad alta voce il castano, facendo sparire le dita tra la peluria folta del micio. Harry spinge la testolina contro la sua gamba, spronandolo a continuare con le coccole. Louis libera una risatina bassa e obbedisce, aumentando il numero di carezze. 
 
"Trovato!" si illumina poi, spalancando la bocca in un ampio sorriso. "Una cuccia!".
Per tutta risposta, Harry gli affonda i denti appuntiti sulla coscia.
 
"Ouch, ouch! Stavo solo scherzando!" ride Louis, allontanandolo da sé. "Il lettone sarà sempre nostro, sia mio che tuo, qualsiasi cosa accada" recita poi, premendosi una mano sul cuore. Harry lo squadra con aria sospettosa, per poi annuire con solennità.
Louis torna a far scorrere un palmo sulla sua schiena.
 
"Adesso vado al negozio di animali, okay? Sicuramente una volta lì mi verranno in mente delle cose che potrebbero servirti."
 
"Meow?" pronuncia Harry.
 
"No, piccolo. Tu mi aspetti qui, mh?" gli annuncia il ragazzo, solleticandogli la punta di un orecchio, facendogliela fremere.
Harry socchiude gli occhi e "Meow" libera un miagolio ai limiti dello straziante. Louis se lo scrolla facilmente di dosso e "Amore. Ritorno tra pochissimo, vedrai che non farai nemmeno in tempo ad annoiarti" lo rassicura, incamminandosi verso l'appendiabiti all'ingresso.
Afferra ed indossa la giacca, sentendo lo sguardo bruciante di Harry formargli un buco sulla nuca. Louis ignora il rumore di zampette che gli si stanno avvicinando sempre di più, e lancia un'occhiata allo specchio appeso accanto alla porta principale.
 
"I miei capelli sono una merda oggi" sbuffa, cercando di sistemarseli con gesti veloci. Rassegnato, si volta per andare a recuperare uno dei cappellini di lana di Harry dall'appendiabiti.
I beanie a casa loro sono una delle poche cose che stanno sempre dove devono stare. È una sorta di legge non scritta.
Tutti i caricabatterie che possiedono scompaiono magicamente ogni volta che uno di loro due ne ha bisogno, è assai raro trovare dei guanti invernali non spaiati, spesso se una scarpa è in camera da letto l'altra è, non si sa come, in un'altra stanza, ed è impossibile rintracciare accendini e pacchetti di sigaretta di scorta (Louis, in questo caso, è più che convinto che sotto ci sia lo zampino di Harry). Ma. I beanie sono sempre stati perennemente immuni al disordine. Nessuno di loro due sa il perché. È così e basta.
Perciò, non appena le pupille di Louis registrano uno spazio dolorosamente vuoto tra una gruccia ed un'altra, il ragazzo assottiglia gli occhi. Lentamente, gira su se stesso e abbassa lo sguardo verso Harry che, appollaiato a terra, lo sta fissando con espressione angelica.
 
"Harry," scandisce Louis, incrociando le braccia al petto e fingendo di non notare l'inusuale rialzo su cui poggia il gatto, "Hai per caso visto il beanie grigio?". Harry scuote immediatamente il capo.
 
"Sicuro?" continua Louis, sollevando piano piano un sopracciglio. Harry muove la testolina su e giù, indirizzandogli quello che sembra essere un sorriso alla Certo, tesoro, non potrei mai mentirti, tesoro, come puoi anche solo dubitare di me, tesoro?
Louis rilascia un sospiro esagerato, e lascia cadere le braccia lungo i fianchi.
 
"Vorrà dire che dovrò uscire senza berretto con questo freddo" e, soprattutto, con dei capelli orrendi, pensa ma non aggiunge, "Dio, che freddo. Va beh, ci vediamo dopo amore, sì? Brrr, si congelerà fuori, e mi verrà il raffreddore" appoggia teatralmente una mano sulla maniglia della porta.
Non fa neanche in tempo a (fingere di) abbassarla che "Meow" un miagolio scontento cerca di richiamare la sua attenzione. Louis si volta, cercando di trattenere un'espressione vittoriosa, e "Oh, eccolo dov'era finito!" trilla, chinandosi per recuperare dal pavimento il beanie.
 
"A dopo, amore" Louis molla un buffetto delicato sul nasino di un Harry alquanto scocciato e, dopo averlo spazzolato da eventuali peli, si sistema il cappellino di lana sui capelli.
Recupera chiavi e portafogli, uscendo poi dalla porta con il sorriso più soddisfatto della storia dei tempi.
 
**
 
"Harreh! Sono a casa!" annuncia Louis, appoggiando un attimo a terra le due buste con dentro i suoi acquisti. Si libera della giacca e del berretto, e getta con noncuranza le chiavi sul tavolino dell'ingresso.
"Harry!" ripete, scalciando via le scarpe e riappropriandosi dei sacchetti.
 
"Amore, non hai idea di quante cose carine ho trovato! Avessi avuto i soldi avrei svaligiato l'intero negozio, renditi conto! C'era questo completino con i pois bianchi fatto apposta per gatti che--" le parole gli muoiono in bocca non appena raggiunge la cucina. "Oh, cielo" sussurra, fissando lo sguardo su Harry che, immobilizzato, lo guarda di rimando, l'espressione di un cervo terrorizzato di fronte ai fari abbaglianti di un furgoncino.
 
"Oh, cielo" sussurra nuovamente Louis, affrettandosi ad appoggiare la spesa sul tavolo in cedro.
Harry punta gli occhioni verdi sul suo viso e "Meow?" tenta debolmente.
 
"Harry," bisbiglia Louis, "Che diavolo hai combinato?" si inginocchia di fronte al gatto, facendo attenzione a non sporcarsi i piedi con tutta la farina che, evidentemente, Harry ha rovesciato sul pavimento.
 
"Meow" miagola Harry, zampettando imbarazzato sui fitti granelli bianchi. Louis si concede un sorriso.
 
"Tesoro, apprezzo il pensiero, ma" scuote la testa, a metà tra l'esasperato ed il divertito. Raccoglie il gatto da terra, arricciando il naso quando entra in contatto con i suoi peli completamente infarinati. "Adesso mi dici come cavolo avevi intenzione di cucinare una torta. Voglio dire! Non riesci neanche a reggere un cucchiaio!" esclama, facendosi strada verso il bagno. Harry si affloscia tra le sue braccia, imbarazzato, e prende a mordicchiargli un dito.
 
"Un bel bagnetto adesso non te lo toglie nessuno" lo avvisa Louis, spalancando la porta. Le orecchie di Harry si rizzano all'istante, ed il felino inizia a cercare di districarsi dalla presa del ragazzo.
 
"Stai buono," lo frena Louis, afferrando goffamente la tinozza blu accanto alla lavatrice, "Hai già sporcato abbastanza la casa, mi sembra". Harry sgrana gli occhi, il cuoricino che prende a battergli frenetico. Louis pare accorgersene perché, dopo aver appoggiato la tinozza dentro la vasca da bagno, si ferma e "Harry? Piccolo? Piccolo, stai tranquillo. Perché sei così agitato?" preme dolci baci sulla testolina pelosa del gatto.
Ignorando la consistenza fastidiosa della farina, gli accarezza gentilmente la schiena, tubando piccole rassicurazioni. "È solo acqua, amore. Acqua e un po' di bagnoschiuma. Non devi avere paura. In pochi minuti sarà tutto finito, mh?".
Con un ultimo bacio sul suo muso, Louis lo afferra da sotto le ascelle e lo deposita dentro la tinozza. Harry è pietrificato, nonostante tutto.
Un po' preoccupato, Louis gli lascia una carezza tra le orecchie e "Vado a prendere il necessario per lavarti. Menomale che ho pensato di comprartelo". Arriva alla soglia della porta. Gira la testa verso Harry e "Ti prego. Ti prego. Non ti muovere da lì" lo implora.
Fortunatamente, quando ritorna in bagno --armato di bagnoschiuma per gatti, un pettine, ed una spugna-- Harry non si è mosso di una virgola. Sembra sotto shock, e Louis è indeciso tra l'allertare qualcuno --un veterinario, un dottore, la polizia, la NASA, qualcuno-- o lo scoppiare a ridere. Alla fine, la seconda opzione prevale.
Harry, al sentire i suoi ha ha ha rumorosi, sembra come sciogliersi dal suo apparente stato di ibernazione.
Che sia in forma umana o felina, non cambia poi molto, riflette Louis. Gli sguardi di Harry Styles saranno sempre in grado di uccidere qualcuno.
 
"Scusami, scusami" ridacchia Louis, cadendo in ginocchio accanto alla vasca. "È solo che sembravi avessi tipo avuto un'apparizione mistica," si affretta a blaterare, divertito, "Insomma, te ne stavi lì immobile con gli occhi spalancati, neanche avessi visto la Madonna!" spreme del bagnoschiuma dentro la tinozza.
Harry si limita a lanciargli altri pugnali invisibili con gli occhi.
 
"E poi, boh. Vuol dire che anche se tecnicamente non sei un vero e proprio gatto, hai degli atteggiamenti tipici dei felini, quindi sei un gatto" ragiona Louis, iniziando a riempire cautamente la tinozza con dell'acqua tiepida. "Voglio dire, guardati. Sei terrorizzato dall'acqua. E di solito trascorri praticamente la tua vita sotto la doccia, o nella vasca da bagno. Vai persino in piscina due volte alla settimana!" aggiunge ridacchiando, muovendo un po' la mano in piccoli vortici per creare la schiuma.
 
"Meow" finalmente parla Harry, e Louis sa che se potesse in questo momento starebbe alzando un sopracciglio e facendo un ghigno malizioso.
 
"Idiota" borbotta Louis, le guance che si tingono di un rosa acceso.
 
"Meow" infierisce nuovamente Harry, puntando lo sguardo poco più in là, sulla piccola doccia. Louis segue il suo sguardo, e quasi rivede le sagome sue e di Harry fondersi insieme più e più volte, le loro mani intrecciate saldamente, i bacini che si incontrano frenetici e le lingue che raccolgono gocce d'acqua sulla pelle dell'altro.
 
"Non mi sembra il momento di rivangare certi ricordi" sbuffa Louis, le guance accaldate.
È il turno di Harry di ridacchiare.
Louis rotea gli occhi ed indossa il guanto di spugna. Con attenzione, sfrega il bagnoschiuma sul manto bianco di farina di Harry.
 
"Coraggio amore. Non c'è niente di cui avere paura" torna a ripetere, non appena il gatto torna ad assumere un'espressione terrorizzata. Louis aggiunge ulteriore bagnoschiuma e, con un sospiro, inizia a pulire Harry, facendo attenzione a non fargli finire la schiuma negli occhi.
Canticchiando, Louis aziona il getto d'acqua per rimuovere una parte di gel profumato. Harry inizia a liberare bassi miagolii innervositi.
 
"Dai, Haz, falla finita" si lamenta Louis, spostandosi con il dorso della mano alcuni capelli dagli occhi. Harry lo ignora e, per di più, aumenta il volume della voce. Louis sbuffa, sollevandolo con una mano per strofinargli il pancino. Harry incatena lo sguardo al suo, per poi soffiare infastidito. Louis si morde forte il labbro inferiore per non sbottare, e continua imperterrito a massaggiare via la farina dal pelo. Facendo attenzione a non fargli male, gli solleva poi una zampa dopo l'altra, pulendogliele tutte e quattro e fingendo di non notare gli artigli che si incastrano sul guanto. 
 
"Abbiamo quasi finito" annuncia poco dopo, le labbra strette in una linea dura. Harry non lo degna di una replica. Louis si sposta leggermente, le ginocchia che iniziano a protestare, ed aziona nuovamente i rubinetti. Sciacqua accuratamente la schiena del gatto, sbuffando quando si accorge di quanto lungo il procedimento risulta essere. Infatti, un po' per il manto estremamente lungo e folto di Harry ed un po' per la quantità eccessiva di bagnoschiuma utilizzato, Louis ci impiega una decina buona di minuti ad eliminare tutta la schiuma. Dieci minuti trascorsi nel silenzio più assoluto.
 
"Okay, manca solo il collo e poi abbiamo finito, d'accordo?" lo avvisa Louis, togliendosi il guanto di spugna e gettandolo distrattamente nell'angolo più lontano della vasca da bagno. Gira poi la tinozza, in modo da direzionare Harry direttamente di fronte al getto.
Louis si sporge in avanti per regolare l'acqua, preoccupandosi di non farla uscire dai tubi né troppo calda né troppo fredda. Nel procedimento, il getto colpisce Harry direttamente negli occhi. Louis, inorridito, spalanca la bocca e sta già per scusarsi profusamente quando, inaspettatamente, Harry solleva una zampa e gli graffia il viso.

"Cazzo!" sbotta Louis, spalmandosi una mano sul volto e ritraendosi, come scottato, dal gatto.
"Harry!" esclama preso alla sprovvista, guardandolo tra il sorpreso ed il deluso con l'occhio scoperto. Immediatamente, si alza in piedi e, la mano ancora sul viso, raggiunge lo specchio grande e lucido posto sopra il lavandino.
 
"Meow" Harry, grondante d'acqua, esce dalla vasca e si appioppa alla gamba del ragazzo. Louis finge di non accorgersene e prende ad esaminare i graffi da lui lasciatogli. Con l'indice un po' tremante, traccia delicatamente i contorni sottili delle unghiate, sibilando quando incontra la carne fresca.
Harry prende a strofinare la testolina bagnata sul suo polpaccio.
 
"Smettila" sospira Louis, il cuore che batte forte dalla delusione. Silenziosamente, il ragazzo inizia a rovistare nell'anta del bagno, alla ricerca di un dischetto di cotone e di una bottiglietta di disinfettante con cui medicare la ferita.
Il gatto compie un balzo piuttosto goffo per raggiungere il ripiano in marmo ed avvicinarsi così a Louis. Nel saltare, urta un paio di bottigliette di crema che vanno a rotolare dentro il lavandino. Le labbra del liscio si curvano in un piccolo sorriso, nonostante tutto.
Harry torna, determinato, a sfregare il capo contro di lui, questa volta sul suo braccio. Scusami, amore, gli comunica a modo suo. Louis gli avvicina il braccio per andare incontro alle sue coccole e "Tranquillo" mormora con dolcezza.
 
"Meow" gli riferisce, sconvolto, Harry. Non volevo farti male. Louis curva le labbra in un sorriso tenue ma è con un "Dai, stai riempiendo tutto il bagno di acqua" che sceglie di replicare.
 
"Meow" insiste Harry, ed è possibile che i gatti possano avere gli occhi pieni di lacrime?
 
"Ehi, no. Shhh. Tranquillo" il cuore di Louis si scioglie in un istante ed il ragazzo, senza curarsi del suo pelo completamente bagnato, prende in braccio il gatto. "Sto bene, piccolo," lo rassicura, stringendoselo forte forte al petto e cullandoselo tra le braccia. La t-shirt gli si inzuppa all'istante, ma Louis ignora la sensazione fastidiosa del tessuto che si appiccica alla pelle nuda, e continua ad abbracciare Harry.
 
"Va tutto bene," ripete, baciandogli la testolina fradicia.
 
"Meow" trema Harry, leccandogli gentilmente il collo. Louis chiude gli occhi, fingendo di non sentire il pulsare dolente delle unghiate, e sorride, il viso che si illumina.
 
"Lo so. Lo so. Anche io" bisbiglia.

**
 
Harry rimane letteralmente a bocca aperta di fronte a tutti gli acquisti che Louis ha portato a casa dal Tom & Jerry's, il negozio di animali dove lavora il loro amico Niall.
 
"Che c'è? Nialler mi ha fatto un prezzo di favore" Louis scrolla le spalle. Harry non accenna a volersi far scivolare di dosso l'espressione esterrefatta.
 
"Senti, c'erano troppe cose carine e non ho resistito, okay? Okay" sbotta Louis, incrociando le braccia. E, davvero, era semplicemente impossibile trattenersi. Soprattutto di fronte agli scaffali riservati ai completini ed ai vestiti. Ecco, in special modo di fronte a quelli.
Louis punta un dito contro Harry e "Li proverai tutti, chiaro? Tutti quanti" lo minaccia.
 
"Meow..." protesta debolmente Harry.
 
"Niente ma" sostiene categorico Louis, un luccichio selvaggio che gli fa brillare gli occhi. "E adesso, vieni qua. Fatti vestire" ghigna.
Harry mantiene il muso scocciato durante tutti gli estenuanti ventisette minuti che servono per fargli provare ogni completino compratogli dal liscio. Louis deve seriamente mordersi con forza il labbro inferiore per evitare di lasciarsi scappare un'innumerevole ed imbarazzante sfilza di aw.
 
"Sei consapevole del fatto che ti sto per fare un photoshoot con i fiocchi?" chiede retorico, sfregandosi con fare esaltato le mani, ad un Harry addobbato in un completino color carta di zucchero con annesso cappellino con pon-pon. Il gatto sospira un miagolio rassegnato.
Louis gli scatta una fotografia dopo l'altra, sorridendo come un ebete al cellulare.
Veste Harry dei più improbabili maglioncini, da quello con le piccole api sorridenti a quello con i fenicotteri.
 
"Sei un amore" tuba Louis, cliccando lo schermo per fargli l'ennesima foto. Harry lo squadra con espressione annoiata.
 
"Dico davvero!" insiste Louis, scoccandogli un sorriso radioso, "Sei proprio un piccolo Sherlock Holmes" gli fa notare. Harry si esibisce in un paio di leggiadre giravolte, iniziando a pavoneggiarsi nel suo morbido completino bianco con le stampe scure di pipe, baffi e lenti d'ingrandimento. Louis è ad un passo così dal premersi una mano sul cuore e sospirare, tanto è sommerso dalla tenerezza e dalla più completa adorazione.
 
"Okay, okay," si riprende, appoggiando un attimo il cellulare per afferrare Harry e metterselo in grembo, "Adesso ne manca solo uno" gli rivela, iniziando a slacciargli i piccoli bottoncini. Finito di spogliarlo, infila una mano nel sacchetto della Tom & Jerry's, estraendone l'ultimo completino.
 
"Questo ha anche i calzini inclusi" sorride Louis, manovrando gentilmente Harry per vestirlo.
 
"Meow?" chiede Harry, metà entusiasta e metà scettico. Louis annuisce lentamente, prima di "Molto rosa" confermare, soddisfatto più che mai dei propri acquisti.
 
"Ma guardati," tuba, "Sembri un fiorellino. O zucchero filato. Non lo so, comunque sei molto dolce" sorride al gatto, scattandogli un'ultima fotografia. Harry, scaldato dal suo maglioncino color cipria con le rose, fa fremere con fare felice il naso, e prende a zampettare in giro per la stanza, i suoi passi attutiti dai morbidi calzini color chewing gum. "Uno studio in rosa" aggiunge tra sé e sé Louis.
Essenzialmente, la lista della spesa fatta al Tom & Jerry's, è costituita da vestiti, ma. Louis --stranamente-- si è ricordato di comprare ad Harry altre cose, tra cui una confezione di croccantini (al salmone), il necessario per la toeletta, un plaid scozzese a misura di gatto ed anche un paio di giocattoli.
Harry riscontra ad una velocità allarmante uno smisurato appeal per il riccio di peluche che Louis estrae dal sacchetto. Snobba altezzosamente il topolino che squittisce se strizzato e la pallina luminosa, ed inizia a giocare e a coccolare il suo pupazzo. Louis, ovviamente, si premura di fargli un video.
Presto, Harry si addormenta vicino al caminetto, stretto in un dolce abbraccio con il suo nuovo amico Porcospino. Louis, in breve tempo, si ritrova con le mani in mano, terribilmente annoiato.
E Louis, quando si annoia, fa una sola cosa. Legge Cosmopolitan.
E' arrivato a metà della rivista quando Harry inizia a stiracchiarsi.
 
"Appena in tempo," ghigna Louis, "Sono arrivato alla pagina dei quiz". Harry si immobilizza, lo sguardo all'erta.
 
"Mi dispiace, piccolo. E' proprio quello che pensi," Louis fa una pausa ad effetto, "Un test per le coppie!". Harry mette su una grande scena, fingendo di svenire. Louis, suo malgrado, scoppia a ridere.
 
"Oh! Tu guarda! Ho una penna in mano!" esclama poi, recuperandone una dalla credenza.
Corre verso il divano, saltando ed atterrando con un tonfo. Harry, nonostante tutto, torna a donargli la sua attenzione.
 
"Quanto ti soddisfano le prestazioni sessuali del tuo partner?" inizia subito a leggere Louis, incrociando le gambe sul divano. "Molto, non abbastanza, o pochissimo?" riporta ad alta voce le opzioni possibili. Harry lo osserva attentamente, facendo fremere il piccolo naso rosa. Louis solleva le sopracciglia e "Beh" proferisce con un sospiro esagerato. "Se dovessi valutare gli ultimi giorni risponderei sicuramente la c" afferma con un sorriso tutto di scuse per il gatto, che socchiude pericolosamente gli occhi nella sua direzione.
 
"Piccolo, non guardarmi così!" ride Louis. "È da quando ti sei trasformato che non lo facciamo. E grazie a Dio, oserei dire. Non ho ancora sviluppato strane tendenze zoofile" sbuffa.
 
"Meow" decide di intervenire Harry. Louis rotea gli occhi al cielo e "Okay, okay" borbotta. "Qualche giorno di astinenza non sono così rilevanti in cinque anni di fuoco" gli dà ragione, segnando con una crocetta l'opzione Molto. Harry si lecca le labbra.
 
"Prossima domanda" esclama il ragazzo. "Qual è, tra queste, la tua zona erogena più sensibile? E le opzioni sono: il collo, le orecchie, i capezzoli, l'interno coscia" Louis si tamburella le dita sul mento. "Coraggio, amore," ghigna, con aria di sfida, "Qual è la risposta giusta?" solleva un sopracciglio.
Harry si allontana da Porcospino, assumendo un'espressione ai limiti del predatorio. Inizia ad avanzare, una zampa dopo l'altra, la linguetta ispida che, più volte, fa correre sui denti, e gli occhi luccicanti di qualcosa.
 
"Ah-ah, no" Louis solleva prontamente le mani in aria. "Non provarci nemmeno ad avvicinarti a me con sensualità quando sei ancora un, uhm, un gatto!" esclama, arricciando il naso. Harry si accartoccia su se stesso, frenando il proprio attacco. Scopre i canini e soffia innervosito in direzione di Louis.
 
"Aw" tuba il ragazzo, inclinando il capo verso destra. "Ti sei offeso?" gli chiede divertito, cercando di allungare le dita verso di lui. Harry gli scocca un'occhiataccia e gli rivolge le spalle.
 
"Okay" Louis rotea gli occhi. "Andiamo avanti?" interroga il felino. Nessuna risposta. "Andiamo avanti" si risponde da solo, alzando una seconda volta gli occhi verso il soffitto. "In quale momento della giornata vivi più spesso l'intimità con il tuo partner?" trilla.
"Uhm" pondera, picchiettandosi il naso con la penna. Accomoda meglio la schiena sui cuscini del divano e solleva una gamba, sovrappensiero. Rotea distrattamente la caviglia, prendendo a mordicchiare il rivestimento di gomma della penna. "Sai che non ne ho idea?" confessa, voltando il viso verso Harry, che sembra quasi scrollare le spalle, a sua volta.
 
"Mattino, pomeriggio, sera o notte inoltrata?" si domanda Louis, tornando a rosicchiare la penna. Il suo rimuginare viene prontamente interrotto da Harry che, silenzioso come un gatto, si arrampica sul suo corpo, occupando pesantemente il suo stomaco.
 
"Cos'è, ti è già passata l'incazzatura?" gongola Louis. Harry gli posa una zampa sul naso.
Louis sbuffa una risata e lascia cadere a terra la rivista e la penna. "Sei grasso, amore" dichiara improvvisamente, stringendo le labbra per non scoppiare a ridere fragorosamente. Harry spalanca la bocca, oltraggiato.
"Sei un gatto ciccione" rincara la dose Louis, afferrandogli dolcemente la carne morbida della pancia e dei fianchi. Harry assottiglia gli occhi ed arriccia le zampette, offeso. Louis ride apertamente e, per rimarcare il concetto, tira piano dei lembi pelosi di carne in eccesso.
 
"Chi l'avrebbe mai detto" esclama poi, liberando la propria maglietta dagli artigli arrotondati di Harry. "Il oh così magro e oh così muscoloso Harry Styles si è trasformato in un gatto in sovrappeso!" sghignazza, grattugiandogli teneramente lo spazio dietro l'orecchio destro.
Harry sbatte le palpebre, ostentando un'aria indifferente. Louis tenta di non ridacchiare.
 
"Lo sai," Louis cambia discorso, "Una volta ho letto che i gatti si dicono Ti amo a vicenda sbattendo lentamente le ciglia" gli svela.
"Perciò..." un sorriso dolce gli colora le labbra, e raddrizza la schiena sul divano. Circonda il muso di Harry con le mani piccole e gli si avvicina maggiormente, i loro nasi quasi a sfiorarsi. 
 
"Harry" mormora con dolcezza, incatenando i loro sguardi. Chiude poi gli occhi, con lentezza. Li riapre, sempre piano piano, e sorride alla vista del gatto che lo squadra con quello che, Louis ne è convinto al cento per cento, è amore. Amore puro.
 
**
 
"Quindi" dice Lottie, tamburellando le dita sul bancone.
 
"Quindi" le fa eco Louis, accarezzando la schiena di Harry.
 
"Tu mi stai dicendo che quello," la ragazza indica il felino, "Non è un vero e proprio gatto?".
 
"Già" Louis annuisce. Lottie inarca entrambe le sopracciglia curate.
 
"Tu mi stai dicendo che quello," specifica, "E' Harry?".
 
"Già" ripete Louis, scrollando le spalle. Lottie lo squadra con intensità per interi secondi, senza neanche premurarsi di sbattere le ciglia.
 
"Okay" trilla poi, tornando a passare lo straccio sul bancone come se niente fosse. Louis si concede un sorriso sollevato.
 
"Tutto qui? Nessuna domanda o interrogatorio? Ci credi e basta?" domanda a sua sorella, sollevando un sopracciglio. Lottie getta il canovaccio usato dentro il lavabo e "Beh, una spiegazione non mi disgusterebbe" replica, puntandosi le mani sui fianchi. Harry, intanto, si divincola dalla presa di Louis, e si arrampica sul bancone.
 
"No, amore, non è igienico" prova a farlo desistere il liscio. Il gatto si volta per scoccargli un'occhiataccia. "Meow?" sibila. Louis Tomlinson, stai forse insinuando che sono un lurido e sporco animale?
Louis allarga gli occhi e "Scusa, scusa, come non detto" borbotta, sollevando entrambi i palmi in segno di resa. Harry gli mostra altezzosamente le spalle, ed inizia a curiosare tra le bustine di zucchero e la macchina del caffè.
 
"Allora?" Lottie incalza suo fratello. Louis sospira, iniziando a raccontarle le varie vicissitudini.
 
"Questo non sarebbe successo se non aveste tradito il Tommo's" è il primo commento che esce dalla bocca della ragazza. Louis sbuffa, sollevandosi dalla sedia su cui è appollaiato da ormai una mezzora.
 
"Lots, onestamente. Ci lavoro praticamente ogni giorno, e le volte in cui siamo venuti qui a fare colazione sono infinite" le ricorda, iniziando a prepararsi una tazzina di caffè.
 
"Meow" aggiunge Harry, le orecchie abbassate dall'imbarazzo.
 
"Aw," sussurra Louis, "Amore, non devi sentirti in colpa per aver proposto di andare a mangiare lì. Mica potevi saperlo che in quella caffetteria ci lavorano delle streghe" lo rassicura, allungando un indice per tamburellargli delicatamente il nasino. 
Harry starnutisce improvvisamente. Louis allarga gli occhi e "Non ci credo" scandisce lentamente, un sorriso incredulo che si va a formare sul suo viso. Abbandonando il suo caffè, gli tocca nuovamente il piccolo naso, picchiettandoci sopra ripetutamente. Harry starnutisce ancora, e di nuovo, e una quarta volta. Louis ride della sua espressione offesa. È sicuro che se i gatti sapessero fare il broncio, Harry ne starebbe facendo uno proprio in questo momento.
 
"Dai, lascialo in pace" Lottie prende le difese di Harry. Il gatto si illumina e, grato, si affretta a raggiungere la ragazza e ad accomodarsi sulle sue cosce.
Lottie tuba e "Come sei adorabile" gli dice, prendendo ad accarezzargli lentamente con le dita snelle la testolina ed il collo.
Harry socchiude gli occhi e libera un miagolio soddisfatto, iniziando a fare le fusa. 
Louis tossicchia e "Ma che carini che siete insieme voi due" commenta acido.
 
"Tranquillo, fratellino, non ho intenzione di sedurre il tuo ragazzo" ribatte Lottie, roteando gli occhioni blu. Louis solleva una spalla e "Mai insinuata una cosa simile" borbotta tra i denti, mostrandosi indifferente.
Lottie sceglie di non replicare, e Louis finge per il bene di tutti di non sentire la sua risatina insolente.
 
"Allora," Lottie torna a parlare, "Cosa hai intenzione di fare?". Domanda da cento milioni di dollari, pensa Louis, sbuffando una risatina dal naso.
Si limita a offrire alla sorella un sospiro sconfitto. Ringrazia il Cielo quando Lottie non continua a premere sulla questione.
 
"Ehi, Lou, posso fare un'acconciatura ad Harry?" dice invece.
 
Louis non ha mai inarcato così tanto un sopracciglio, nemmeno quando Liam si è presentato a casa loro --ubriaco fradicio per la rottura con Sophia-- verso le quattro e mezzo del mattino, con degli adesivi luminosi a forma di stellina sui capezzoli ed un gonnellino hawaiano a cingergli i fianchi nudi.
Prima che possa anche solo dire qualcosa a sua sorella, "Meow" Harry approva entusiasticamente la proposta di Lottie.
La ragazza si illumina. "Perfetto!" esclama allegramente, "Fammi solo andare a prendere i miei strumenti nella borsa" riposiziona Harry sul bancone di legno.
 
"Meow?" Harry inclina la testolina di un lato. Strumenti?
Lottie annuisce distrattamente, già intenta a rovistare nella sua borsa e "Spazzole, mollette, tinte--" prende ad elencare.
 
"Non ti azzardare a tingerlo" la interrompe Louis, con espressione inorridita. Lottie imbroncia le labbra carnose.
 
"Harry, non ti va di cambiare colore?" consiglia, speranzosa, al diretto interessato.
 
"Meow" declina gentilmente il gatto. Lottie, dopo di quello, rinuncia al suo azzardato cambio look. Si limita a pettinare con delicatezza il pelo folto e sano di Harry, e ad appuntargli qua e là delle mollettine a forma di fiore. Harry si accoccola sul suo grembo, lasciandola lavorare senza agitarsi nella sua morsa.
 
"Finito" annuncia pochi minuti dopo Lottie, sorridendo. "Guarda come sei bello" tuba ad Harry, aprendo la fotocamera frontale del suo iPhone per mostrargli il suo riflesso.
 
"Cosa abbiamo detto sul fatto di fare apprezzamenti sul mio ragazzo?" domanda retorico Louis, incrociando le braccia ed appoggiandosi con il fianco al bancone. Lottie rotea gli occhi e "Al posto di brontolare, vieni qui che ci facciamo un selfie" ribatte.
 
"Le ragazzine di oggi e la mania per i selfie" commenta tra sé e sé Louis, avvicinandosi nonostante tutto ai due. "Sei uno splendore, cucciolo" si inchina a baciare il nasino di Harry, che gli offre un paio di secondi di fusa in risposta.
 
"Okay, pronti?" chiede Lottie, allungando un braccio e tenendo sospeso il pollice accuratamente smaltato sul pulsante nello schermo.
Louis appoggia il mento sulla sua testa bionda, ed incrocia gli occhi.
 
"Ancora un paio, dai," Lottie si mette nuovamente in posa. Louis si allunga per prendere in braccio Harry. Preme la tempia contro l'orecchio del gatto e sorride all'obbiettivo.
 
Improvvisamente, gli vibra la tasca. Louis solleva le sopracciglia e, maneggiando con attenzione Harry per reggerlo con una mano sola, estrae il cellulare dai jeans. Lo schermo lampeggia furiosamente, l'immagine pulsante di una sveglia che FAR FAR AWAY RIAPRE OGGI!!!!!!!!!!!!!!!!! gli ricorda.
 
"E' arrivata l'ora X" sussurra Louis cospiratorio, un sorriso soddisfatto che gli curva allo stremo gli angoli della bocca.
 
**
 
Le cameriere --cough cough! Le streghe-- del Far Far Away devono solo ringraziare il Cielo che Louis sia un ragazzo paziente ed accomodante, dotato di un grande autocontrollo e di un fervente animo pacifico.
Okay, no.
Devono semplicemente essere grate che Harry, sempre il solito gentleman, sia riuscito a convincere Louis a non sbottare e ad evitare di agire spinto dall'impulsività.
Louis, dunque, entra nel locale con il più falso dei sorrisi dipinti in volto, accompagnato da Harry, che trotterella dietro di lui, guardandogli le spalle.
 
"Buongiorno!" trillano come da copione le quattro ragazze.
 
"Buongiorno un cazzo" ringhia Louis, incapace di trattenersi. 
Una delle cameriere --Leigh-Anne, se Louis non ricorda male-- solleva le sopracciglia. Prima però che possa anche solo dire qualcosa, "Meow" interviene Harry, rimproverando gentilmente il suo ragazzo.
Al sentire la sua voce, tre delle quattro streghe si lasciano sfuggire un verso terrorizzato. All'unisono, indietreggiano di un paio di passi e si premono una mano sul cuore.
 
"Perrie" sibila poi una di loro --Jade?--, e Louis giura di vedere la scintilla di una fiamma rossastra danzarle intorno alle pupille.
 
"Mi dispiace, mi dispiace" piagnucola improvvisamente l'unica ragazza che non si è unita al loro teatrino meravigliato. Louis punta lo sguardo su di lei e. Capelli biondi. Occhi azzurrissimi.
 
"È lei! È la tizia che ci ha portato lo zucchero" bisbiglia ad Harry, che annuisce immediatamente.
Perrie ha tutti e due i palmi premuti sugli occhi e si sta ondeggiando in avanti e all'indietro, mugolando frasi indefinite.
 
"Non volevo, non volevo, non volevo" è la cantilena disperata che esce dalle sue labbra.
Jade sospira e "Avevi promesso che non lo avresti fatto più. Lo avevi giurato" esclama con trasporto. Dopodiché deglutisce rumorosamente, e lancia un'occhiata di sottecchi ad Harry.
 
"La sua aurea è potentissima. Irradia luce incandescente," continua, un dito puntato sul gatto, "Come hai anche potuto solo pensare che non ce ne saremmo mai accorte?" sibila accorata.
 
"La Regina Suprema non ne sarà affatto contenta" rincara la dose Leigh-Anne. Perrie non accenna a volersi scoprire il viso.
 
"Okay, okay," Louis interrompe il loro scambio, "Si può sapere di che diamine state parlando? Cosa avete fatto al mio ragazzo? E, soprattutto, perché lo avete fatto?" domanda, assetato di risposte.
 
"Noi non abbiamo fatto niente!" tuona Jesy, gli occhi allucinati, "E' solo sua la colpa! Sua e basta!" esplode, indicando Perrie, che inizia a tremare.
Jade appoggia una mano sulla spalla di Jesy. "Basta così" le riferisce con calma.
"Occupati di Perrie" le ordina poi, zittendo la protesta nascente con un'occhiataccia. Jesy sembra ad un passo così dal battere le mani e incenerire qualcosa --Louis deglutisce, perché è più che certo che ciò rientri nelle capacità della ragazza-- ma nonostante tutto annuisce, la mascella indurita, e si avvicina a Perrie. Con presa ferma ma stranamente gentile, la prende per mano. China il viso, le labbra contornate da una matita rosso borgogna che prendono a muoversi rapidamente, liberando decine e decine di parole incomprensibili. Pochi secondi dopo, le due ragazze vengono avvolte in una nuvola di fumo color acquamarina.
Louis sbatte le ciglia un paio di volte. Di Perrie e Jesy nessuna traccia.
 
"Ma che...?" sussurra sbigottito, gli occhi sgranati, la testa che si muove forsennatamente a destra e a sinistra alla ricerca delle due ragazze. 
 
"Seguiteci" Jade non si dilunga in spiegazioni e, a passo di marcia, prende a camminare verso una porta dietro il bancone.
Louis inghiotte ulteriore saliva e, facendosi coraggio, raggiunge la strega. Prima, però, raccoglie Harry da terra e se lo stringe al petto.
 
"Devi sapere che il tuo fidanzato non è la prima persona che Perrie tramuta" Jade sospira, una volta che tutti e quattro --lei, Leigh-Anne, Louis ed Harry-- hanno occupato la stanzetta.
 
"Questo lo avevo capito" replica Louis, la voce un po' velenosa, nel guardarsi distrattamente intorno.
La stanza in sé pare un'antica libreria in miniatura. Alle pareti sono affissi scaffali su scaffali, su cui riposano centinaia e centinaia di tomi e volumi completamente rivestiti di polvere.
In un angolo della stanza regna un robusto tavolo in mogano, dove sono appoggiati, nel disordine totale, gli oggetti più bizzarri. Dopo aver visto di sfuggita quella che ha tutta l'aria di essere la coda di un rettile, Louis non è poi così tanto sicuro di volere indagare ulteriormente.
Schiarendosi la voce, "Quello che non ho capito è per quale motivo la vostra amichetta pazza si diverta a trasformare povere persone innocenti in animali!" continua, incapace di mordersi la lingua e mantenere i toni soavi.
Il viso di Jade è una maschera di freddezza quando "Perrie non è pazza. E' stata condannata da Forze Superiori ad agire così" lo corregge, lo sguardo algido e tagliente.
 
"Dovete sapere che, nel Regno Magico, esistono più fazioni di creature magiche. Ogni gruppo, chiamiamolo così, è antagonista dell'altro. E' così dall'inizio della Storia Dei Tempi. E' severamente proibito anche solo avvicinarsi agli appartenenti di una fazione opposta alla propria. In poche parole, Perrie ha trasgredito alle regole. Si è innamorata di una ninfa marina, dai capelli color dell'ebano e gli occhi di ambrosia. Ha iniziato una storia con lui, tenendolo nascosto ai suoi Fratelli maghi e alle sue Sorelle streghe. La Regina Suprema, non appena ne è venuta a conoscenza, non è rimasta affatto contenta. Ma Lei è caritatevole, Lei conosce il Perdono, dunque non ha punito Perrie. Semplicemente, le ha proibito di rivedere la ninfa.
Ovviamente, Perrie non le ha dato ascolto. La storia con la ninfa andò avanti per altri dodici sospiri di Luna, prima che la Padrona dei Mari ne venne a conoscenza.
La Madre dell'Oceano, per altrettanti dodici sospiri di Luna, ha cancellato la memoria a Zayn, la ninfa, e lo ha cacciato dal Regno Magico. Inoltre, ha condannato Perrie a non riconoscere il viso e la voce del suo amante. Dovete sapere che le ninfe sono immuni a qualsivoglia incantesimo, anche nel caso si trovassero nel mondo degli umani. Dunque, le zollette di zucchero incantate che ha ingerito Harry, a Zayn non sortirebbero alcun effetto. Quindi Perrie, ad ogni giovane ragazzo che viene qui al Far Far Away fa dono delle sue zollette magiche, nella speranza di offrirle un giorno alla sua ninfa. Ogni volta che una persona ne mangia una, tuttavia, una parte del Regno Magico si distrugge inevitabilmente. Per questo motivo la Regina Suprema ha proibito a Perrie di continuare con la sua, uhm, ricerca. Inutile dire che Perrie non le obbedisce" Jade finisce il racconto con un lungo sospiro. 
 
Louis si massaggia lentamente le tempie. "Storia davvero avvincente, ma si può sapere come diavolo farete a portare il mio ragazzo alla normalità?" esclama poi, abbracciando un po' di più Harry.
 
"Non nominarLo," sussurra spaventata Leigh-Anne, gettando occhiate terrorizzate in tutti gli angoli della stanza. Louis rotea gli occhi.
 
"Ho bisogno di una soluzione. Ora" taglia corto successivamente. Harry sfrega la testolina contro il suo sterno.
Leigh-Anne e Jade sospirano contemporaneamente, prima di prendere a rovistare forsennatamente tra i libri.
Louis ed Harry le osservano cercare, fissano impotenti le loro dita muoversi velocemente tra le pagine giallastre e rovinate dei tomi.
Dopo minuti rassomiglianti a secoli interi, finalmente una delle streghe si lascia sfuggire un urletto vittorioso. Prima che Louis possa anche solo chiedere spiegazioni, Jade e Leigh-Anne iniziano a confabulare tra loro.
 
"Scusate," le interrompe Louis, una lampadina metaforica che gli illumina la mente, "Ma se questa non è la prima volta che Perrie combina scherzetti simili, come mai non avete idea di cosa fare per guarire una delle sue vittime?" domanda loro.
Jade sbuffa e "Provaci tu a memorizzare ogni incantesimo e ricetta esistente. E' impossibile. E poi noi non ci occupiamo solamente di risolvere i guai di Perrie, dunque" replica, allargando gli occhi.
Louis si stringe nelle spalle e "Oops. Scusate. Beh, era una domanda più che legittima, però" borbotta tra sé e sé.
Le due streghe ignorano il ragazzo e, silenziosamente, si avvicinano con passi calmi e studiati a Harry.
Sotto lo sguardo protettivo e enormemente preoccupato di Louis, entrambe appoggiano le loro mani sul corpo del gatto, ed iniziano a sussurrare frasi arcane e mormorii in una lingua sconosciuta.
Harry comincia ad irradiare una luce argentea, e Louis strabuzza gli occhi, allarmato.
 
"Che state facendo?" sussurra, spaventato.
 
Leigh-Anne solleva lo sguardo da cerbiatta sul suo e "E' ora" gli risponde semplicemente, prendendogli poi Harry dalle braccia e iniziando a trasportarlo verso il tavolo in legno. Louis, immediatamente, la segue.
 
"Voglio sapere cosa state per fargli" annuncia, con un tono che non ammette regole.
Jade si acconcia velocemente i lunghi capelli, riuscendo a sistemarli, nonostante tutto, in uno chignon elegante.
 
"Lo riportiamo alla sua forma naturale. Non è questo quello che volete entrambi?" gli risponde successivamente, inarcando un sopracciglio.
Louis annuisce con veemenza e "Certo" replica anche a voce. "Solo," sposta il peso da una gamba all'altra, "Non fategli del male" mormora, il cuore che gli batte frenetico nel petto.
Il viso della strega si ammorbidisce. "Gli faremo solo un piccolo ed elementare incantesimo. Dopodiché dovrà ingoiare un siero" gli spiega, sollevandosi le maniche del maglione color prugna al livello dei gomiti. Louis muove il capo in un cenno affermativo, e torna a guardare Harry.
Andrà tutto bene, mima in sua direzione. Il gatto sbatte dolcemente le ciglia.
 
"Leigh-Anne, alla mia destra" annuncia Jade, posizionandosi davanti ad Harry. Le due ragazze tornano a far riposare i loro palmi sul capo e sulla schiena del gatto.
Chiudono gli occhi e, dopo un paio di respiri profondi, inaspettatamente, prendono a cantare, la voce bassa e melodiosa.
 
Take a sip of my secret potion,
For a spell that can’t be broken,
One drop should be enough!
 
Ripetono quella sequenza di parole numerose volte, intervallando di tanto in tanto la lingua utilizzata.
Se le conoscenze di Louis non lo ingannano, pensa di riconoscere alcune parole di francese e di spagnolo.
Una volta finito di pronunciare l'incantesimo, il corpo di Harry torna a brillare, questa volta di una luce più calda, dalle sfumature dorate e di rosa pesca.
 
"E adesso?" sussurra Louis, mordendosi il labbro inferiore.
 
"Adesso è ora di fare merenda" replica Leigh-Anne, un ghigno che le storce la bocca. Sotto lo sguardo esterrefatto di Louis ed Harry, schiocca le dita, facendo apparire dal nulla una scodella, svariate ampolle sigillate ed un piccolo coltello affilato.
Louis deglutisce, pregando che i sacrifici di sangue non siano inclusi nel pacchetto.
Mentre Jade torna ad intonare una magia, Leigh- Anne si adopera a realizzare un siero da far ingerire ad Harry.
E, davvero. Gli ingredienti non risultano essere dei più invitanti.
Louis non può fare a meno di arricciare il naso quando la strega prende a rovesciare e a tagliuzzare nella ciotola cose come Polvere di occhi di tarantola cresciuta ed allevata nel sud dell'Arizona e Squame di tetraodontiformes e Coda di geco.
 
"Meow" sillaba seccamente Harry. Io quella roba non la mangio neanche se mi pagate.
 
"È una cosa barbara e disgustosa!" gli dà ragione Louis, "Insomma, siamo nel ventunesimo secolo. Come è possibile che per fare delle pozioni vengano ancora utilizzati ingredienti così retrogradi?" domanda esterrefatto.
 
"Non sempre il mondo moderno ci regala strumenti più efficaci" ribatte criptica Leigh-Anne, senza neanche degnarsi di sollevare lo sguardo dall'intruglio. "Però, se vuoi, posso mascherare il cattivo sapore con una spruzzatina di limone?" offre subito dopo al gatto. Harry non perde tempo ad annuire, seppure non propriamente soddisfatto.
 
"Ho finito" annuncia orgogliosa Leigh-Anne, pochi secondi dopo. Dopo uno sguardo d'intesa con Jade, "Mangia" dice perentoria ad Harry, allungandogli la scodella. Harry si lecca nervosamente i denti appuntiti. Louis lo osserva con occhi sgranati e, preso dall'ansia, inizia a sgranocchiarsi le unghie e le pellicine intorno ad esse.
 
"Un attimo!" grida un attimo prima che Harry vada ad affondare il muso nella pozione. Tre paia di occhi si puntano su di lui.
Louis deglutisce e "Non ci avete elencato gli eventuali effetti collaterali" ricorda alle streghe.
Jade rotea spazientita gli occhi ma evita di rispondergli sgarbatamente e si premura di andare a recuperare il foglietto relativo alla magia in questione.
Si porta un pugno di fronte alla bocca e si schiarisce la voce.
 
"Il soggetto, successivamente all'atto di ingurgito della Pozione, ha la possibilità pari alla divisione di due Lune piene ed una a tre quarti di tornare al suo Stato Originario" legge.
 
"Traduzione?" sbotta Louis, il sopracciglio inarcato. Jade allarga gli occhi ancora puntati sulla pagina antica e, scuotendo la testa, "Approssimativamente si parla di un 78,3% di riuscita dell'incantesimo" risponde.
Louis si sente sbiancare. "Cosa?" esclama sbalordito.
 
"Settantotto virgola--"
 
Louis si passa nervosamente una mano tra i capelli e "Ho capito," sbraita interrompendo la strega, "Solo che. Insomma. Io ero convinto avessimo una sicurezza assoluta! Pari al cento per cento, insomma!" farfuglia, troppo arrabbiato per riuscire a spiegarsi meglio.
 
"Niente al mondo è certo al cento per cento. Nemmeno quando si parla di magie ed incantesimi" taglia corto Jade. Louis sgrana gli occhi e "Stiamo scherzando? Fate sul serio? Il mio ragazzo non resterà un gatto per l'eternità!" grida, sconvolto.
 
"Meow" Harry gli dice, cercando di rassicurarlo. A Louis iniziano a pizzicare prepotentemente gli occhi. Deve mordersi con forza l'interno guancia per tenere a bada le lacrime.
 
"La possibilità di riuscita è comunque nettamente superiore a quella di fallimento" tenta di consolarlo Leigh-Anne. Louis scuote il capo, sconsolato. Ha paura. È terrorizzato, ed una parte di lui è certo che sarà quel fottutissimo 21,7% a vincere.
 
"Con la pozione è più che probabile che tu ce la faccia a ritornare umano. Se rinunci sin da adesso, beh. Ti conviene abituarti definitivamente alle tue sembianze feline" Jade si rivolge direttamente ad Harry. 
Harry annuisce, concentrato.
 
"Meow" riferisce senza troppi ripensamenti a Louis. Il ragazzo gli fa un cenno con il capo, comunicandogli di essere d'accordo con la sua decisione. Non che abbiano una vasta gamma di scelta, dopotutto.
Harry prende un profondo respiro e, senza perdere ulteriore tempo, inizia a mangiare l'intruglio preparatogli da Leigh-Anne.
A Louis bastano le smorfie disgustate che fa mentre mastica per intuire che il limone non abbia svolto a pieno il suo compito di celare il saporaccio della ricetta.
 
"Come ti senti?" chiede ad Harry non appena il gatto termina di mangiare.
 
"Meow" commenta Harry. La tarantola non fa poi così schifo. Chi l'avrebbe mai detto.
Louis scoppia a ridere, ed allunga una mano per accarezzargli il muso.
 
"Ehm" esordisce Jade. Louis si volta verso di lei, un sopracciglio che si alza pericolosamente alla vista di un nuovo pezzo di carta tra le sue dita.
 
"Che cosa?" domanda, all'erta.
 
"Nel caso il soggetto torni al suo Stato Originario, ha la possibilità pari al sorgere di dodici Soli in tredici decadi --cioè dell' 89,9%-- di riscontrare conseguenze quali la perdita delle dita dei piedi e dell'uso della parola" riferisce loro Jade.
Louis ed Harry si immobilizzano come statue di cera, i cuori che battono angosciati, le bocche e gli occhi spalancati all'inverosimile.
Jade li guarda di rimando, un'espressione dispiaciuta che le adorna il viso.
La maschera di tristezza empatica le cade dal viso poco dopo.
 
"Dai, questa ultima cosa che vi ho detto era uno scherzo!" scoppia in una risata argentina, "Così impari a dare della pazza a mia Sorella" inclina il viso sulla spalla destra, fluttuando le ciglia in direzione di Louis.
Harry soffia verso la strega, mostrandole i canini.
Louis non ha la forza di reagire. Perché tutte le persone da cui è circondato gli fanno scherzi di cattivo gusto?
Mantenendo la voce calma e razionale, "Allora? Adesso che succede? Entro quanto si trasformerà Harry?" si limita a informarsi. Perché Harry si trasformerà, okay? Tornerà umano.
Leigh-Anne si massaggia il mento.
 
"Di solito ci vogliono dalle sette alle otto ore" risponde infine. "E c'è un'alta probabilità che Harry, una volta tornato alla sua forma originale, non si ricorderà del suo periodo vissuto nel corpo di un gatto" aggiunge.
Louis rotea gli occhi e "Sapete una cosa? Mi avete rotto con le vostre percentuali e le vostre statistiche" ribatte, afferrando gentilmente Harry da sotto le ascelle. "E adesso, se non vi dispiace, noi due ce ne ritorniamo a casa".
Senza aspettare una risposta, Louis prende a marciare fino alla porta della stanza. A tanto così dall'afferrare la maniglia, però, si blocca sul posto.
Girandosi lentamente, "Anzi. Direi che come minimo dovreste essere voi a portarci a casa. Fuori piove e fa freddo, ed io e Harry gradiremmo essere il più velocemente possibile nel nostro divano a rimpinzarci di pizza. Quindi potreste, che ne so, schioccare le dita ed aprirci un portale? Grazie mille" riferisce con un sorrisetto alle due streghe.
Harry ridacchia contro il suo collo.
 
**
 
Louis grugnisce leggermente, gli occhi strizzati. Non prova a girarsi sul fianco, ma si lascia comunque scappare dalle labbra un piccolo gemito di dolore. Stupida pizza.
Si sente lo stomaco fastidiosamente schiacciato da un peso, e lo sapeva accidenti, lo sapeva, che era meglio non esagerare con i tranci la sera precedente.
Sbatte lentamente le ciglia, ed i suoi occhi vengono immediatamente accolti dall'oscurità più totale.
Ancora intontito dal sonno, Louis cerca a tentoni il pulsante della abat-jour.
Quando, finalmente, riesce ad illuminare la stanza, rimane immobile per svariati secondi. Perché sta ancora sognando, vero? In realtà sta ancora dormendo, giusto?
 
"Harry?" sussurra, tra l'emozionato e lo sbalordito, cercando di sollevarsi un po' sulla schiena. Cosa che gli risulta difficile, visto il corpo nudo e non propriamente esile --e privo di peli, vibrisse e coda-- appallottolato sulla sua pancia.
 
"Amore?" Louis alza il volume della voce, ed allunga un indice tremante per sfiorare il viso di Harry. Dio. Pensava fosse impossibile emozionarsi per una mascella definita ed un piccolo rivolo di saliva che scivola da una bocca schiusa, eppure.
 
"Tesoro" Louis mormora tra sé e sé, sorridendo tra le lacrime. Harry --Non è più un gatto, non è più un gatto, oh Dio, non è più un gatto-- sbuffa un lamento e "Lou, lasciami dormire" borbotta.
Louis non va fiero del singhiozzo che gli scappa dalle labbra ma, Cristo, qualcuno può biasimarlo? Non sente la voce calda e profonda del suo ragazzo da settimane intere.
Harry, ancora sdraiato sul suo stomaco, spalanca un occhio, probabilmente allarmato dal singulto di Louis.
E forse il suo inconscio non gli ha ancora suggerito di non essere più un felino, perché, subito dopo, nel tentativo di confortarlo, inizia a strofinare la testa sul petto caldo di Louis.
 
"Amore mio" Louis, con uno slancio --reso alquanto goffo dal peso di Harry ancora sul suo stomaco-- allaccia le braccia intorno al collo del riccio. Harry contraccambia immediatamente l'abbraccio, seppure un po' stranito e preoccupato.
 
"Piccolo? Va tutto bene?" chiede a Louis, spostandosi distrattamente, per sistemarsi meglio sul suo corpo, cosicché da avere una gamba tra le cosce del ragazzo, e lo stomaco premuto contro il suo. Louis non riesce neanche a rispondergli. Lo stringe forte forte a sé, il sonno che gli scivola agilmente via dagli arti.
 
"Ti prego, baciami" riesce a dire, la voce roca, dopo un paio di minuti passati a respirare il profumo naturale della sua pelle. Harry si estrapola dalla presa delle sue braccia.
 
"Che succede, Lou? Hai avuto un incubo?" gli domanda, sfregandogli il pollice sulla guancia. Louis scuote debolmente la testa, una piccola lacrima che va a rigargli il viso. Harry si inchina per baciargliela via. Louis si fa scappare un piccolo mugolio al sentore delle sue labbra calde e carnose a contatto con il proprio viso.
 
"Baciami" ripete, fregandosene di quanto la voce gli esca piccola e patetica. Harry, allora, si abbassa su di lui senza fare ulteriori domande, e gli preme dolci baci sulla bocca schiusa e affamata. Louis sorride, sorride, sorride, non riesce proprio a smettere. Gli avvolge la guancia liscia con un palmo e, ancora incredulo, gliela accarezza.
 
"Io invece ho fatto un sogno stranissimo" gli confida Harry dopo un ultimo bacio, seppellendo poi uno sbadiglio sul suo collo. "Però non mi ricordo granché".
Louis si concede un sorriso. Gli bacia la tempia due, tre, quattro volte, le labbra che rimangono ancorate alla sua pelle calda e morbida e confortevole.
 
"Ehi, amore?" lo chiama improvvisamente Harry.
 
"Mh?" ribatte il liscio, passandogli i polpastrelli sulla schiena, e godendosene ogni più piccolo particolare, dal neo leggermente sporgente sulla sua scapola destra alle indentazioni di ogni singola vertebra.
 
"Perché il cuscino e le coperte sono pieni di peli di gatto?".
 
Louis scoppia a ridere.



N.d.A. (completamente inutili, ma se qualcuno avesse voglia di leggerle eccole qui.)

Spero davvero che vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sorridere almeno un pochino. E' un po' una stronzatina, ma oh! Mi sono divertita un botto a scriverla. E poi io aaamo i gatti, quindi non sono proprio riuscita a trattenermi dallo scrivere questa fan fiction :))
Come sempre, sappiate che ricevere i vostri commenti mi rende felice, anzi felicissima, anzi felicissimissima, anzi... okay, avete capito.
Un bacione enorme + un miagolio tenero (giusto per rimanere in tema lol) a tuuutti quanti.
Alla prossima
  
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