- Ragazzi ci inseguono! Ci colpiscono! Freccie, fuoco e fiamme!
- Infidi serpenti ladri - urlò una voce violenta e roca in lontananza.
Nur capì subito che da soli non avrebbero mai vinto. Bisognava giocare d'astuzia. Estrasse dalla sua bisaccia un piccolo corno e un pugnale. Soffiò nel corno e poi disse agli amici:
- Prendiamo tempo, arrivano i rinforzi - e poi urlò un grido di guerra ad Aurin che capì e cominciò ad avvitarsi su se stesso per distrarre i nemici, finendo sotto il ventre di uno dei grandi draghi di Terror e senza pensarci conficcò in esso il suo pugnale.
Cominciò così la grande battaglia che avrebbe determinato il destino di quel mondo: il fato aveva deciso, quella battaglia sarebbe rimasta nella storia per sempre.
I ragazzi cominciarono a vedere nel cielo gli alleati che arrivavano. Draghi d'argento, elfi gialli armati di potentissimi archi di legno di cedro, alcuni uomini di érlate: tutti guidati dal saggio Silverius, re dei draghi d'argento.
Il cielo di quella terra, in pochi minuti si trasformò in una giungla di freccie e di fuoco. Tanti nemici, ma anche tanti alleati morirono in quella tragica battaglia.
Aurin si lanciò all'attacco andando a scontrarsi nella foga con una bella draghetta dorata dagli occhi color smeraldo. Allora lui non era affatto l'ultimo della sua razza!
- Va bene la guerra, ma vuoi stare più attento? - esclamò lei indignata.
- Aurora! Dove sei? - urlò un grande drago.
- Aurora. Ecco il suo nome - pensò Aurin.
Nel frattempo una cascata di frecce bollenti e con il veleno sulle punte si abbatterono su Terror che, avvelenato cominciò a precipitare. Nessuno vide il punto in cui atterrò.
Lo credettero tutti morto, ma negli anni avvenire si scoprì che si era ripreso e che grazie alla sua formidabile astuzia, sarebbe presto tornato al comando. In quel frangente però, i draghi neri e viola, senza un capo tornarono in patria impauriti. La guerra era finita.
Le truppe di Silverius planarono e si posarono. Nur prese Artie e lo adagiò sull'erba ed estrasse la freccia che lo aveva ferito, ma il ragazzo non riprendeva conoscenza.
L'elfo che cavalcava Silverius, Michellirius, era il più sapiente e visitò Artie.
- Rischia la morte, come facciamo - esclamò Nur preoccupatissima.
- Dovete portarlo nel regno delle fate. Per fortuna non é lontano ma ci rimane poco tempo. Sono le uniche che possono salvarlo. Occorre far presto - urlò l' elfo.