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Autore: GregMiller    16/12/2015    1 recensioni
Il virus C, potente arma creata nei laboratori dell' Umbrella Corporation è caduto in mano ad un organizzazione terroristica nota come " The Rebbelion " formata dall'alleanza delle principiali cellule terroristiche del globo. Quest'arma è in grado di trasformare un normale essere vivente umano in j'avo: Mostruosi essere con abilità fisiche e motorie fuori dal comune. Somministrandolo ai loro soldati, la Rebelion lancia un massiccio attacco,assediando per prima L'Europa orientale dove i paesi locali,già indeboliti dalle crisi economiche e sociali vengono facilmente sopraffatti, spingendosi fino ad arrivare alla parte centrale del continente occupando la Germania ed espandendosi gradualmente verso l'Ovest. La BSAA, una squadra speciale antiterrorismo è inviata al fronte per contrastare l'invasione.Il sergente Greg Miller si ritroverà ben presto coinvolto in una guerra senza esclusione di colpi.........
SPOILER: PIERS NIEVANS PROTAGONISTA DI RESIDENT EVIL è uno dei principali antagonisti del romanzo.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield, Nuovo Personaggio, Piers Nievans
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
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Capitolo 29

Già dall’alto potevo avere una visuale completa della città: edifici in fiamme e fumanti come se fossero delle enormi candele, le urla degli abitanti che correvano per le strade intasate dai cadaveri, i nostri soldati che li scortavano verso luoghi sicuri anche tramite gesti manuali. La situazione non era molto cambiata dall’ultima volta che ero stato in quel posto. L’elicottero si fermò sopra il tetto di un grattacielo rimanendo in volo, quindi calammo le corde e scendemmo a terra. Dopo un rapido appello da parte del colonnello Redfield per vedere se eravamo tutti presenti, mise una mano sul comunicatore auricolare:” Squadra Alpha a Delta! Abbiamo raggiunto la zona d’atterraggio! Confermateci la vostra posizione,passo!” Ci fu un breve momento di pausa seguito da brevi scariche statiche ma il messaggio di risposta arrivò subito dopo. “Squadra Delta ad Alpha,ricevuto! I nostri uomini sono bloccati da un’insistente fuoco di sbarramento nemico ma soprattutto dall’incessante tiro al bersaglio degli osservatori. Richiediamo assistenza immediata,passo!” “Squadra Delta,ricevuto! Ci dirigiamo verso la vostra posizione,resistete! Passo e chiudo!” Terminò la frase con tono risoluto e fermo. Controllammo brevemente il nostro equipaggiamento per assicurarci che tutto fosse al proprio posto,quindi procedemmo con la nostra missione: salvare i nostri compagni prima che i j’avo li facessero a brandelli. Scendemmo le scale rapidamente e silenziosamente in fila indiana; il colonnello in testa,seguito da me,Rivas ed altri tre uomini: Brown, McCalebb e Ramirez. Ci mettemmo in posizione di fianco alla porta per aprirla ed al segnale del comandante, Rivas ed io la sfondammo con un calcio ed entrammo uno alla volta con i fucili spianati. Dopo aver setacciato tutta la stanza, udì un “libero” da parte di uno dei nostri uomini, segnale che non vi era nessuna presenza ostile nei paraggi, confermato anche dai messaggi radio del resto della squadra che era stata scaricata in punti diversi,non molto lontani dalla nostra posizione;la diversità dei punti d’atterraggio era stata selezionata per motivi tattici quali la velocità ed il coordinamento delle azioni, nel caso di contatto ostile. In parole povere, il colonnello aveva diviso l’intera squadra in altre tre piccole sotto-squadre per gestire meglio la situazione che avremmo dovuto affrontare. Per prima cosa,dovevamo sbarazzarci di tutte le unità nemiche presenti negli edifici, in particolar modo gli osservatori che bloccavano a terra i nostri uomini. Proseguimmo in formazione scendendo le scale quando,nell’esatto istante in cui il comandante varcò la soglia di una stanza dei piani inferiori, fischiarono dei proiettili. Il comandante si mise subito a riparo ed urlò: “Fuoco a volontà! Nessuna pietà per questi bastardi!”Sparammo all’unisono mentre i j’avo cercavano di mettersi a riparo; alcuni rovesciarono delle casse di legno e diversi tavoli per ripararsi mentre altri non fecero in tempo che furono falciati dalle nostre raffiche. Potevo sentire anche diversi rumori d’armi nel comunicatore,simbolo che anche loro avevano incontrato noie negli altri edifici, confermato anche dagli assordanti rumori di combattimento. Due j’avo mutarono forma ma questa volta uno di questi subì una trasformazione che raramente avevo avuto modo di vedere: parte della testa e del busto si trasformarono in arti simili a quelli di un gambero. “Usate le flash bang!” Urlai mentre lo j’avo crostaceo correva verso noi con le fauci spalancate. Vidi Rivas accanto a me tirare la spoletta e lanciare la suddetta granata proprio in mezzo alle sue fauci; la luce abbagliante era molto efficace contro le BOW non troppo potenti; i Napad sarebbero stati solo accecati data la loro forza e la notevole struttura fisica che li permetteva di assorbire gran parte dell’impatto ma comunque era un buon diversivo per attaccarli sul loro punto debole. Eliminati i nemici, continuammo ad avanzare,eliminando i j’avo che si presentavano sul nostro cammino fino ad arrivare alla stanza dove perfino da fuori si poteva udire il fragoroso tuono del Dragunov, fucile da cecchino standard in dotazione ai terroristi della Rebellion. Per entrare,questa volta optammo per un’irruzione, quindi il colonnello ordinò a McCalebb di piazzare delle flash bang sugli stipiti della porta, in modo da poter sorprendere il nostro obbiettivo chiave senza spiacevoli sorprese. L’irruzione ebbe successo e riuscimmo a falciare in pochi secondi tutti i J’avo presenti nella stanza, incluso l’osservatore che dopo aver traballato sotto il getto incessante dei nostri proiettili,cadde di peso fuori dalla finestra, sfracellandosi al suolo. Mentre perlustrammo la stanza per assicurarci che fosse libera, il comandante contattò il resto della squadra tramite il suo comunicatore per il rapporto: tutti i j’avo a protezione degli osservatori negli edifici utilizzati come riparo per bersagliare i nostri erano stati sconfitti ma alcuni dei nostri soldati erano feriti gravemente o rimasti uccisi negli scontri. Dopodiché contattò la squadra Delta: “Alpha a Delta! Tutti gli osservatori sono stati eliminati. Ci dirigiamo verso la vostra posizione,passo!” “Ricevuto Alpha ma sbrigatevi! Quei bastardi armati di mitragliatrici ci stanno facendo a pezzi!” proseguimmo scendendo le scale fino ad arrivare al piano terra,quindi imboccammo la porta d’uscita. Lo spettacolo era terrificante,decisamente più nitido rispetto alla visuale dall’alto che ebbi al momento dell’arrivo. Vi erano cadaveri come donne,vecchi e bambini, trucidati e massacrati senza alcuna pietà che giacevano inermi e pietosi sull’asfalto in posizioni contorte ed innaturali oltre ai corpi dei nostri uomini che coraggiosamente avevano resistito fino all’ultimo, cercando di scortare i sopravvissuti e feriti in luoghi sicuri. Attendemmo che la nostra squadra si raggruppasse raggiungendo la nostra posizione, quindi proseguimmo a passo veloce verso la zona dove la squadra Delta stava ingaggiando il nemico, impegnandosi al massimo: potevamo infatti vedere diversi nostri colleghi che scortavano i civili verso ripari sicuri,soprattutto i più deboli come vecchi e bambini che venivano accompagnati da quest’ultimi. Inoltre gli affidammo anche i membri feriti della nostra squadra in modo che li potessero mettere in sesto il più rapidamente possibile; lo sforzo di ogni singolo soldato era indispensabile. Mentre camminavamo, un giornalista si avvicinò a noi insieme al suo cameraman, probabilmente inviati della tv locale oppure dei telegiornali più famosi quali la BBC o la CNN; con tutti i problemi che avevamo in quel momento ci mancava solo che persone del genere venissero a romperci le palle,soprattutto in momenti delicati come quello,dove la vita di ogni persona coinvolta scorreva sul filo del rasoio. Odiavo i giornalisti ma non in quanto tali: sapevo che facevano il loro lavoro ma pur di guadagnare solamente anche un briciolo di pane erano disposti a dire qualunque cazzata davanti le telecamere e la cosa che mi irritava di più succedeva quando la maggior parte delle notizie venivano inventate senza fonti fidate ed attendibili. Lo speaker si avvicinò a me, cominciando a sparare una raffica di parole che data la notevole velocità con cui venivano pronunciate quasi non riuscì a comprendere. Quando mi puntarono la videocamera vicino per la terza volta, mi liberai con uno strattone,spingendola via dalla mia visuale. Tuttavia il giornalista non mollava ancora la presa e così decisi di accontentarlo rilasciando una breve dichiarazione: “ Questo non è posto per voi! Se volete proprio ottenere uno scoop coi fiocchi, trovate voi stessi il modo di filmare in una postazione sicura senza infastidire i nostri uomini! Abbiamo già perso troppe persone e per oggi può anche bastare,grazie!” e ripresi il cammino. Difficilmente mancavo di rispetto alle persone, ma in circostanze come quella non si poteva giocare col fuoco,la vita di molti ma soprattutto della guerra era nelle nostre mani…

 
   
 
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