Dieci
passi insieme a te
Decimo
e ultimo passo
Proposta di
matrimonio
Sono trascorsi due mesi dal
rientro
della Squadra dall’ultima missione. Sotto il comando del
Capitano Levi, le ex
reclute hanno supportato i civili nella fondazione di una nuova colonia
oltre
Shingashina, a più di ottocento chilometri
dall’ormai distrutto Wall Maria, e
adesso aspettano nuovi ordini dal Comandante Erwin.
In una sera di
inizio autunno, una
circolare interrompe il pasto dei militari. Il refettorio cade nel
silenzio
quando un messo del superiore Smith annuncia che i soldati Ackerman,
Arlert,
Braus, Jaeger, Kirschtein e Springer sono convocati per il giorno dopo.
I
ragazzi si chiedono a cosa possa essere dovuta quell’urgenza
e trascorrono il
resto della cena speculando su quali saranno le parole che il
Comandante dirà
loro tra poche ore.
Al mattino, i primi
ad essere chiamati
sono Eren e Armin. Agli altri sono assegnati compiti svariati che li
tengono
impegnati, così che non possano sapere in anticipo
ciò che Erwin ha comunicato
loro. Viene poi il turno di Sasha e Connie ed infine, in tardo
pomeriggio,
quello di Jean e Mikasa.
È il
ragazzo ad essere ammesso per
primo nella stanza del superiore. Il colloquio non dura molto, ma
l’importanza
dell’informazione trasmessa fa sì che per il
soldato i minuti si dilatino in
secoli: alle sue orecchie, le frasi del Comandante si scindono in
sillabe che
poco alla volta ricostruiscono il senso del messaggio. In un primo
momento,
dunque, non gli è facile capire cosa l’uomo ha
appena detto; cogliendone il
significato, però, spalanca gli occhi, incredulo, e si
scioglie in un largo
sorriso.
Quando gli viene
concesso il permesso
di uscire dalla stanza, Jean apre la porta e vede Mikasa lì,
in attesa. Le fa
segno di entrare e, al suo passaggio, le sussurra un inudibile
“Ti aspetto
qui”. La ragazza annuisce con un cenno della testa e scompare
all’interno.
Rimanere in
silenzio per conoscere il
responso è logorante; trascorrono di nuovo pochi minuti, in
realtà, ma la
giovane sembra essere stata risucchiata dall’ufficio del
Comandante. Jean
misura a grandi passi la lunghezza del corridoio, facendo dietrofront
una volta
raggiunta la fine e tenendo le braccia incrociate sul petto: si chiede
se Erwin
dirà a Mikasa la stessa cosa che è stata a
riferita a lui. E la risposta non
tarda ad arrivare.
Non appena sente la
porta del
superiore dischiudersi e serrarsi di nuovo con un leggero stridio, alza
lo
sguardo sulla compagna e nota una luce brillare nei suoi occhi.
-Mi hanno
congedata-, dice lei con
voce esitante ed emozionata.
-Anch’io
ho il permesso di andare-,
conferma lui.
Si corrono incontro
e si abbracciano
forte, perché sanno che ora non c’è
più alcun impedimento al loro amore.
C’è
posto solo per la felicità che entrambi meritano.
-Mikasa-, le
mormora Jean in un
orecchio, inginocchiandosi subito dopo e stringendole una mano tra le
proprie.
-Vuoi diventare mia moglie?-.
Il consenso, che
non ha bisogno di
essere esplicitato a voce alta, è racchiuso nel bacio
più bello che si siano
mai scambiati.