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Autore: Carmenkodocha400    17/12/2015    3 recensioni
Sana Kurata è appena tornata nella sua terra Natale, il Giappone, da Los Angeles, ma ad accoglierla non c'è il ragazzo di cui è follemente innamorata, Akito Hayama. La loro relazione era stata interrotta quattro anni prima per evitare di apparire insieme sui giornali, dato il lavoro nel mondo dello spettacolo di Sana. Nonostante tutto, i due ragazzi cominciano ad essere molto intimi tra di loro e sembra andare tutto bene, quando delle fotografie...
Una storia romantica e introspettiva che porta Sana e Akito davanti a scelte, che porta loro problemi, che li porta a trovare delle soluzioni. Cosa succederà se il loro amore verrà mostrato al mondo intero?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Il segreto di Hayama
Sana si guardò allo specchio: era irriconoscibile! Aveva indossato un cappello di velluto nero, degli occhiali e una grossa giacca del medesimo colore. Era irriconoscibile non molto perché il colore scuro nascondeva il suo viso e le sue forme, ma perché nessuno avesse creduto che la colorata ed eccentrica Sana avrebbe indossato un abbigliamento del genere. Sana aveva infatti deciso di andare a fare un giro in città senza essere inseguita dai fans o dai paparazzi. Amava interagire con loro, ma adesso che era tornata a Tokyo voleva degli attimi di pace solamente per lei. Così, dopo aver salutato Rei e la madre e aver ringraziato la signora Shimura per la sostanziosa colazione che le aveva offerto, uscì allegramente di casa. Intorno a sé Tokyo si alternava in insegne luminose di negozi e ad aree verdi colorate. Amava la sua città, la considerava spumeggiante ed energica come Los Angeles. D’un tratto vide Aya e gli altri suoi amici, e le corsero incontro:-Sana!- esclamarono imprudenti. Sana rivolse loro un velenoso:-Shh!!- e poi li accolse abbracciandoli. –Mi sembra di non avervi visto ieri alla festa- disse emozionata. –Bene, io e Tsu ce ne andiamo, andate a passeggiare tranquille, voi- propose Gomi che voleva liberarsi delle ragazze, che considerava fastidiose come zanzare. –E va bene, ma non gioire perché non ti sei liberato di noi!- ringhiò Hisae al suo ragazzo, e insieme ad Aya e Sana andò a passeggiare. –Hisae, ma dove hai comprato questo braccialetto?- domandò Aya all’amica –Ah, questo, me l’ha regalato Gomi- rispose lei arrossendo. –Caspita!- esclamò Aya –Gomi sta facendo progressi, non è che sta diventando veramente romantico?- e diede una gomitata ad Hisae, che provocò grande imbarazzo in quest’ultima –Ma no…che dici?- disse nascondendosi le mani con il viso per nascondere il rossore– e tu, Sana, non dici niente?- disse poi per sviare l’argomento –Eh? Cosa?- rispose lei, svegliata da un completo stato di torpore. –Scusatemi, non stavo ascoltando- allargò le braccia e le amiche le sorrisero comprensiva –A che stai pensando?- -Oh, a nulla- mentì. Il suo pensiero era concentrato su Hayama. Come poteva non esserlo? Era altamente impossibile. Lo amava e non poteva nasconderlo. Entrarono in un bar per fare una sosta, Sana ordinò un cornetto a cioccolato accompagnato da una tazza di caffè, Hisae un cornetto alla crema e caffè e Aya una crepe e un tè al limone. –Sentite, che ne dite di uscire in discoteca stasera?-propose Hisae mordendo il cornetto – Non pensi sia meglio al cinema?- aggiunse Aya, che preferiva posti più tranquilli, mentre sorseggiava il suo tè –Sana, tu cosa ne dici?- -Oh, per me è uguale- sorrise la rossa, e, bevendo l’ultima goccia di caffè, ritornò ai suoi pensieri. Alla fine decisero che avrebbero chiesto parere ai ragazzi, e così si alzarono dal tavolino del bar, e dopo aver pagato, raggiunsero Gomi e Tsu e quando li vide a Sana per poco non le venne un colpo: si trovavano a chiacchierare sotto il gazebo. Era il gazebo di Sana e Akito, era quello! Per poco non trattenne le lacrime ‘’Dove cavolo sei, Hayama?’’ pensò quasi con rabbia. Alla fine optarono per il cinema –Sceglieremo il film stasera- disse Gomi, poi rivolgendosi a Sana:–Kurata, mi raccomando, cerca di non venire vestita in quel modo ridicolo- ghignò divertito –Spiritoso- ironizzò Sana ,e poi tornò a casa. –A stasera!- disse salutando gli amici, poi salì le scale e senza neanche salutare si piombò in camera sua e si gettò sul letto come un sacco di patate. ‘’Non riesco a sopportare ancora la lontananza, ho aspettato per quattro anni, perché non si fa vedere?’’. Si voltò nervosa e sbuffò. –Che cosa mi succede? Non devo rimanere con le mani in mano!- svelta infilò la giacca e il cappello di velluto ed uscì di casa, infilandosi gli occhiali scuri per strada e correndo verso la casa di Akito. D’un tratto la vide, e fu una grande emozione averla davanti agli occhi. Andò verso la porta principale e prima di bussare rimase esitando e ansimando, fissando la finestra della camera di Akito. Poi quando si decise, alzò il dito e premette con foga il pulsante. Nessuna risposta. Suonò di nuovo con foga… din din din din… ancora niente. Sbuffò. Si avvicinò vicino alla finestra di Akito e sbirciò all’interno della stanza. Non c’era niente. Poi d’un tratto notò una cosa che le fece saltare il cuore dal petto: il dinosauro che gli aveva regalato. C’era anche il maglione (quello che sarebbe dovuto diventare) sul collo del dinosauro. Una miriade di ricordi attraversarono la sua mente. Vicino al dinosauro che gli aveva regalato Sana, c’era anche quello del padre. Solo quei due ricordi e basta. Erano rimasti lì, abbandonati per sempre. E il resto della casa era vuoto e disabitato. Perché? Che cosa era successo ad Hayama? Che fine avevano fatto il padre e la sorella? Era un grande mistero e Sana temeva che sarebbe rimasto tale. Alla fine, vedendo che non c’era nessuno, tornò a casa e rimase a rimuginare su tutto fino a che non si rese conto che doveva prepararsi per andare al cinema. Optò per una semplice t-shirt, dei pantaloncini di jeans con delle calze colorate e degli stivaletti. Rimase i capelli sciolti sulle spalle e poi telefonò gli amici:- Sono pronta!- -Caspita! Proprio tu, Sana, che sei sempre in ritardo! – commentò Tsuyoshi-Anche noi siamo pronti, siamo nella macchina di Gomi, siamo quasi vicino casa tua- e infatti dopo poco tempo l’auto di Gomi si trovava sotto casa di Sana, e quest’ultima scese le scale per salire in macchina. Durante il tragitto, Sana e i suoi amici chiacchierarono del più e del meno, fino a che non si resero conto che erano arrivati. Avevano optato per un film d’azione. Sana ricordava benissimo le serate con Akito a guardare tutti i film d’azione esistenti sulla faccia della terra, e ricordava tutto con estrema nostalgia. Eppure quella sera il film non sembrava interessarla molto: la maggior parte dei suoi neuroni erano concentrati su Akito, come al solito, e vedendo che quei pensieri la soffocavano sempre di più disse ai suoi amici:- Ragazzi, ho fame, voi?- -No- risposero tutti –Va bene, io vado a comprare un pacco di popcorn- disse Sana –Visto che ti trovi prendine uno anche a me- chiese Aya –Delle caramelle gommose- aggiunse Hisae –Due birre- aggiunsero infine Tsuyoshi e Gomi –No, grazie, non sono una cameriera- rise Sana – E comunque non sarei capace di ricordare ciò che avete detto- e ridendo ancora uscì al di fuori della sala e non andò affatto di sotto a prendere il pacco di popcorn, ma piuttosto andò fuori a pensare e a prendere una boccata d’aria. Aveva voglia di piangere e correre, non sapeva dove, sentiva soltanto il bisogno di farlo, per sfogarsi, per gettare via finalmente quel peso dal cuore, ma non doveva abbandonare i suoi amici, né farli preoccupare. Intorno a lei c’erano moltissime coppie che andavano al cinema, continuava a guardarle, era confusa, triste, delusa, ferita, arrabbiata, nervosa. Tutte le emozioni negative le portava lei sul suo cuore e sulle sue spalle con coraggio, nascondendo tutto con il sorriso. L’unica persona che avrebbe potuto capirla e confortarla era la causa delle sue lacrime e della sua disperazione. Fino a che corse…non ce la fece più… uscì direttamente dal cinema, corse per le vie di Tokyo senza preoccuparsi di nulla, adesso l’unica cosa che voleva era distruggere il muro che c’era dentro di lei, buttare via i pesi che portava, tutto, fino a che non andò a sbattere violentemente contro qualcosa. O contro qualcuno, e cadde con un tonfo per terra. Alzandosi cercò di scappare, per evitare che fosse qualche suo fan o un paparazzo, ma venne afferrata con il braccio. Cercò di liberarsi invano dalla presa. ‘’E’ fatta’’ pensò ‘’ormai non ho nulla da nascondere’’. Si voltò lentamente contro la persona che l’aveva afferrata. –Ku-kurata?- 
-Hayama?-. Era incredula. Il ragazzo che l’aveva afferrata era proprio lui. Akito notò le lacrime, ma rimase immobile guardandola sorpreso. Anche Sana lo guardava così. Ma ben presto Akito lasciò la presa, e cercò di riprendersi dallo shock. Quella ragazza era proprio la Sana che l’aveva lasciato con un addio quattro anni prima. Com’era cambiata! E anche Sana pensava la stessa cosa. Se non fosse per quegli occhi, sempre magnetici e semplicemente magnifici, forse non lo avrebbe riconosciuto. Ma c’era qualcosa in quegli occhi: erano tornati come all’elementari! Scuri e minacciosi, non c’era più la dolcezza e la comprensione che ricordava Sana. Adesso c’era odio e rancore. E quegli occhi la stavano guardando con insistenza e decisione, al contrario di Sana, che invece posava ovunque i suoi occhi per non sostenere quello sguardo. –Ehm…io- prese parola Sana. Akito stava per allontanarsi, ma Sana lo fermò con le parole:- Aspetta, io…- -Aspetta un corno- la interruppe Akito –Non ho affatto voglia di parlare con te, ok?- Sana cominciò a singhiozzare, e nonostante la sua espressione dura Akito cominciò a guardarla preoccupato. Se non fosse stato così orgoglioso l’avrebbe già abbracciata e confortata, ma non lo avrebbe fatto. Neanche sotto tortura. Non poteva farla vincere. Comunque decise di assecondarla, così la invitò a sedersi su una panchina in un parco desolato e buio. –Perché piangi?- domandò –Perché tu… hai…quello sguardo e io…- Akito inarcò un sopracciglio –Che sguardo?- -Hayama, non sai quanto è difficile parlare con te- disse con il cuore che le batteva a mille. Il ragazzo che cercava da giorni e che aspettava da anni, l’unico ragazzo che aveva veramente amato nella sua vita, era accanto a lei e sembrava anche preoccupato. –Hayama…è successo qualcosa, vero?- chiese decisa –Lo so, quindi non mi rispondere nulla- Hayama voltò la testa dalla parte opposta: stavolta era lui che non riusciva a sostenere lo sguardo ormai deciso di Sana. –Mio padre è morto- 
-Cosa?- Sana era incredula. Akito aveva pronunciato quella frase tutto d’un fiato cercando di nascondere l’emozione, e non si voltò verso Sana. –Oh mio Dio, mi dispiace tantiss…-  -Non dire cazzate- ringhiò Akito, voltandosi verso di lei e guardandola minaccioso. Ma cosa era successo all’Akito che Sana aveva lasciato? Lo guardò dritto in quegli occhi di fuoco: Akito era cascato nel peggiore degli incubi. Di nuovo.
   
 
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