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Autore: keinit    17/12/2015    1 recensioni
Il Drago è stato abbattuto, William ha scelto di credere in un futuro per sé ed il ritrovato Hannibal, un tempo nemesi ed ora amante. Ma per cominciare una nuova vita dovranno lasciarsi alle spalle quella vecchia...
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hannibal Lecter, Nuovo personaggio, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo VII -

Questo viaggio non s'ha da fare




Non per molto, almeno.

Lungo l'Interstate 20 (autostrada che collega Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama, Georgia e Carolina del Sud), a quasi 290 chilometri da Newton, che avevano lasciato da sole due ore e quaranta minuti, il mini-van cominciò a dare problemi. D'improvviso, una spia rossa si accese, ma Stephen, che era alla guida, decise drasticamente di ignorarla “fino alla prossima stazione di servizio”. La spia cominciò, durante la marcia, a risuonare quasi tragicamente, fino a che la macchina non decise di spegnersi.

«Che cazzo è successo?!» urlò la voce sonora e squillante di Dean, che era stato scosso dal suo sonno dal brusco arrestarsi della marcia.

«Non lo so, si è spenta» si giustificò il guidatore, tentando di girare la chiave nel quadro così da riaccendere il motore: nessuna reazione. «Non ha alcuna intenzione di ripartire.»

Con un profondo sospiro stizzito, William analizzò il territorio circostante: erano nei pressi di una cittadina.

Tentò, quindi, di sovrastare la voce del biondo capobanda (che sembrava strillasse «Piantatela di fare i cazzo di fidanzatini, voi due, e fate qualcosa!») per proporre una soluzione a quel problema: «C’è un'officina: spingiamo la macchina lì e facciamogli dare un'occhiata da un meccanico.» Ovviamente, la proposta fu ben accolta dai cinque del gruppo, e persino Stephen diede cenno di assenso.

Ethan, che era il più piccolo per età e stazza, fu messo all'interno dell'abitacolo così da girare il volante ed eventualmente frenare; gli altri cinque cominciarono a spingere e dare indicazioni al più giovane, e con un notevole sforzo e dovendo arrestarsi varie volte per colpa di automobilisti troppo impazienti, finalmente riuscirono a spingere il mezzo sino all'aria destinata alle riparazioni. Vennero accolti da un uomo dai lunghi ricci neri, con un forte accento dell'est e pelle olivastra, che cominciò sin da subito a controllare cosa vi era che non andava. Rise di gusto all'espressione preoccupata di Dean dopo che annunciò «ecco perché si è fermata!» (Il mini-van era di proprietà della nonna del capobanda, e di certo l'anziana signora non avrebbe gradito che il nipote l'avesse irrimediabilmente rotto): il cosiddetto guasto era dato dalla mancanza di acqua nel radiatore. Tutti e sei i compagni di viaggio tirarono un profondo sospiro di sollievo.

«Va bene: pausa sigaretta, andiamo a mangiare e poi torniamo in strada.» Il sollievo sul viso del giovane biondo era innegabile, e contagiò ben presto gli altri ragazzi. Hannibal, d'altro canto, sembrò disinteressato.

Scoprirono di trovarsi a Monroe, in Louisiana: cittadina che deve il suo nome al quinto presidente degli Stati Uniti d'America, divisa da West Monroe dal fiume Ouachita.

Non fu difficile rintracciare un locale, dato che poco lontano dall'officina vi erano un ristorante italiano, un ristorante indiano, un pub irlandese, un ristorante di cucina locale ed uno facente parte di una catena di ristoranti pseudo-italiani. Optarono per quest'ultimo, molto conosciuto dai ragazzi. Dal canto suo William tentò di consolare un quasi disperato Hannibal, provando a dire «magari non è poi così male, mh?» e ricevendo per tutta risposta un non molto rassicurante «ne dubito.»

Osservando il menù, lo scetticismo del buongustaio si accrebbe.

Non osò rimuginare sulle accozzaglie di ingredienti elencati sotto la dicitura del piatto; tanto meno su come avessero trasformato la pizza, qualcosa di eccelso, in una focaccia condita con gli elementi più svariati e privi di qualsivoglia senso logico. Andò, come si suol dire, sul sicuro, con dei piatti che non si discostavano così drasticamente dalla tradizione millenaria italiana. I ragazzi non furono dello stesso avviso, ordinando quanto di più americano vi potesse essere nell'intero menù. William rimase per ultimo, contemplando per qualche altro istante il foglio plastificato che aveva di fronte, poi alzò lo sguardo e incrociò quello limpido di Hannibal. Si volse alla cameriera, esalando in un rassicurante tono: «prenderò quello che ha preso lui».

Usciti dal locale con gli stomaci pieni ma soprattutto le tasche alleggerite, dato che i prezzi non erano poi tanto modici come ci si aspetterebbe da un locale del genere, i sei tornarono alla macchina. Erano in ritardo di ben due ore sulla tabella di marcia.

Ore 15:45, incomincia un vero e proprio scontro per chi debba mettersi alla guida. Gli animi vengono calmati dal provvidenziale intervento del dottor Lecter, conosciuto dai ragazzi come Mathias, e dell'ex consulente dell'FBI, conosciuto dagli stesso come Christian: i due amanti avevano dovuto scegliere quei nomi di getto di fronte al fast food, quando i ragazzi ricordarono che gli strani compagni di viaggio non si erano ancora presentati. Così Hannibal divenne Mathias, un arredatore di interni di origine francese, e William divenne Christian, un neo-laureato che stava festeggiando con l'amico ora amante la fine degli studi.

Stephen s'intromise col suo tono saccente, recuperando dalla propria valigia un taccuino pieno di appunti. Dovette eliminare molti di quelli che considerava “robaccia disegnata da questi idioti” prima di trovare un foglio vuoto, e cominciarono le trattative per stabilire un vero e proprio orario: ogni sosta corrispondeva ad un cambio di guidatore, e l'ordine prevedeva che, dopo Perez il primo giorno e Stephen il secondo, adesso venisse il turno del giovane Ethan.

«Non ci provate nemmeno, quello la patente l'ha presa il mese scorso!» sbraitò il biondo Dean, recuperando le chiavi dalle mani dello scocciato del gruppo, com'era definito Stephen.

«Appunto» intervenne quest'ultimo, riprendendosi le chiavi. «Lui ricorda meglio di te le regole della strada.»

Christian si mise trai due prima che potesse sfociarne una rissa, cercando in Hannibal un qualche sorta di appoggio. Lo trovò nelle parole che lo sguardo del più grande gli suggerirono: «Dean, siediti nel posto libero di fianco ad Ethan, così potrai controllare ciò che fa ed intervenire se e quando lo ritieni giusto. Ethan, dimostragli che non hai bisogno della sua supervisione. Voi altri, entrate in macchina e partiamo, prima che si faccia notte.» Quella presa di posizione poco piacque allo scocciato, che però non recriminò ed accettò suo malgrado. Finalmente potevano ripartire.

Dean volle a tutti i costi accendere lo stereo, tenendo svegli gli altri passeggeri che, magari, altro non volevano che sonnecchiare fino all'arrivo: dagli altoparlanti fuoriuscì un frastuono di musica elettronica a volume talmente alto che lo stesso capogruppo chiese scusa per l'inconveniente e provvide ad abbassarlo tanto da renderlo un tenue sottofondo al chiacchiericcio. Vi fu una sosta nelle quattro ore a seguire, dove il biondo ragazzo sostituì il più piccolo.

I giovani continuarono a parlare del più e del meno: com'era andata la sera prima, se avevano avuto numeri di telefono da qualche ragazza, se avevano visto qualcuno messo male, dimenticando, per qualche istante, della presenza dei due nuovi passeggeri. Ma ecco che Perez li guardò e chiese «Voi da che parte del palco stavate?»

I Murder Husbands avevano pensato ad una risposta per tale domanda, optando per un semplice eppur fuorviante «Verso il centro, a sinistra» ... Che valse loro tutta l'attenzione dei giovani.

«Anche voi? Strano che non vi abbiamo visti...Sicuri che-» cominciò nuovamente il ragazzo ispanico.

Nel mentre, il guidatore tentò di farsi sentire: «ehm, ragazzi?» ma con scarso successo, dato che con una mano il primo fece per zittirlo, come se l'altro potesse vederlo. Allora il capogruppo tentò di nuovo: «Hey, gente?»

«Che c'è?» Fu la risposta dei tre amici che stavano procedendo all'interrogatorio dei due nuovi arrivati.

«C'è un problema. Uno grosso, che si estende per chilometri.»

Perez sbuffò innervosito «giuro che se stai parlando del tuo...» cominciò l'ispanico, ma affacciandosi a fronteggiare l'amico dovette lasciarsi andare ad un sospiro sconfitto.

«Allora? Che c'è?» Chiesero gli altri due amici, e William ed Hannibal erano della stessa curiosità.

«C’è così tanta fila che penso dormiremo in macchina, stasera.»

Della coda di macchine che si era venuta a creare non si distingueva la fine; clacson suonavano in continuazione, persone inveivano contro chissà chi, alcuni spensero i veicoli così da uscire da quel dedalo di automobili ed avvicinarsi alla causa del problema, la maggior parte invece tentava di avvicinarsi ad una delle uscite così da non dover sopportare tutto quell'inferno.

Dai sedili posteriori si levarono recriminazioni di ogni tipo, poi l'attimo di silenzio, in cui Ethan prese parola: «tanto deve continuare a guidare Dean: questa non vale come sosta».

«Non ci penso proprio!» annunciò stizzito il guidatore, cominciando di già a girare il volante, ma venne interrotto da un sagace William, che mentre stringeva la mano del compagno disse: «perché non accendi la radio e vedi se dicono la causa del problema? Possiamo agire di conseguenza, poi.»

Come ricompensa per la giusta osservazione il giovane uomo sentì sulla propria mano il caldo bacio delle sottili labbra di Hannibal, che ammirava quella pelle diafana alla stregua d'un tessuto prezioso.

Quel gesto denotava un'intimità a cui William non era avvezzo: ne fu sorpreso; studiò le reazioni che quel contatto aveva sulla propria pelle, vagò nella propria memoria per ricercare quando un contatto del genere fosse avvenuto in precedenza, se mai fosse avvenuto. Non lo trovò. Allora, con la mano sinistra che sino a pochi attimi prima carezzava la superficie ruvida ed irregolare della plastica interna al mini-van, fece per sollevare il volto austero del compagno e posarvi un caldo bacio.

Fu fermato a pochi millimetri da quelle labbra dalla voce squillante del guidatore:

«Non nella mia macchina!»

Che poi continuò a commentare le notizie sul traffico degli altri stati con “sì, ma il Texas?” quand'ecco che, finalmente, l'annunciatrice disse:

« ..Lunghe code anche sulla Interstate 20 all'altezza di Fort Worth, Texas, a causa di un camion che si è ribaltato. Non vi sono feriti, fortunatamente, ed i mezzi di soccorso stanno procedendo a rimuovere l'ostacolo.»

«Beh, Ethan ha ragione: non vale come sosta.» Commentò il sarcastico Stephen, prendendo le parti dell'amico... Forse più che amico?

«Infatti: ti tocca.» si trovò d'accordo Perez, che non aveva alcuna intenzione di guidare in tali condizioni.

«Ah sì? Ve lo faccio vedere io» minacciò Dean, digrignando i denti «la prima uscita che trovo, la prendo!»

Ci volle un'intera ora per raggiungere l'uscita di Willow Park, che in condizioni ottimali, da Fort Worth, distava di mezz'ora. Era ormai sera quando i sei raggiunsero un parcheggio a pagamento, dato che nelle immediate vicinanze non avevano trovato neanche l'ombra di un motel o di una qualunque struttura dove dormire. Dopo una meritata pausa per sgranchirsi le gambe ed esplorare un poco la zona, i sei si riunirono nei pressi del mini-van per organizzarsi per la notte. Saltò fuori che i ragazzi fossero preparati in caso avessero dovuto dormire in macchina: con loro avevano coperte e sacchi a pelo, oltre che alcuni cuscini di plastica gonfiabili. Dean e Perez occuparono la prima fila di sedili subito dietro quello del guidatore; Ethan e Stephen la fila successiva; per Hannibal e William vi sarebbe stato a disposizione il bagagliaio. L'organizzatore del viaggio nonché il capo di quella banda di ragazzi insisté perché i più anziani usufruissero dei sedili, ma l'orgoglio dei due uomini fu tale da mettere presto a tacere il giovane.

Ottennero un sacco a pelo ed una coperta, purtroppo vi erano solo due cuscini e nessuno voleva separarsi da loro, tanto scomodi risultavano i sedili persino durante il tragitto, figuriamoci passarci la notte. Come la sera prima, il moro si volse così da dare la schiena ad Hannibal, che non titubò prima di abbracciare il più giovane alle spalle e stringerlo contro di sé: il calore cominciò a irradiarsi nei loro corpi grazie a quella vicinanza; anche se il freddo era più pungente rispetto alla notte prima, adesso che erano stretti l'uno all'altro, il bagagliaio era quasi piacevole.


 
Finalmente il capitolo sette.

Due corpi stretti l'uno all'altro durante il momento di vulnerabilità inevitabile: il sonno. Avvinghiati, il calore si irradia e li avvolge rendendo il freddo pungente nient'altro che un lieve pizzicore sulla pelle lasciata scoperta...

Ma il riposo su di una superficie scomoda, dura, in uno spazio ristretto e quasi claustrofobico, avrà delle conseguenze?

 
   
 
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