”Che importanza ha?”
Un’urgenza gli serrò improvvisamente lo stomaco, folgorante e inappagabile.
Vederla... ritrovarla... Al più presto possibile, assicurarsi che respirasse.
Nient’altro poteva contare!!!
La morte, l’amore, i segreti... erano solo delle sciocchezze...
C’era solo Kaori.
Un solo gesto contava: vederla. Un’ora, un minuto, un secondo! Che importava!
Assicurarsi semplicemente che fosse in vita...
Se non aveva mai sentito questo sentimento prima d’ora, questa esigenza
incomprensibile ma completamente incontrollabile e irrefrenabile... essenziale
e vitale... ora albergava in lui in tutta la sua forza.
Non aveva bisogno di comprendere “perché”.
Lo sguardo scuro che poco a poco si era offuscato, s’illuminò di una nuova
fiamma.... feroce...
Inestinguibile... Irragionevole... Incessante.
Ryo Saeba aveva appena trovato il suo punto di rottura. Abbandonare Kaori.
Quel limite da non oltrepassare di cui si prende coscienza solo nel momento
stesso in cui lo si supera. La frontiera che pochi conoscono, fortunatamente,
poiché essa è l’inizio della disgregazione dell’essere umano, irrimediabilmente.
Unico per ognuno, ma in ognuno di noi.
Abbandonare Kaori.
Questa donna così ordinaria, perfetta nelle sue imperfezioni, gli aveva
impedito di sprofondare. Non solo nell’alcool e nelle droghe. Era stato loro
schiavo una sola e unica volta; da allora, nonostante quello che lasciava
credere, sapeva esattamente come dominarli. Ciò nonostante ne faceva uso con
diletto, anche se, ingannevoli, non facevano che placare momentaneamente le
immagini che scorrevano qualche volta davanti ai suoi occhi. Solo Kaori l’aveva
salvato da una parte dei suoi tormenti interiori.
Certe sere, la voglia di distruggere e di distruggersi lo invadeva
improvvisamente. Distruggere per far indietreggiare questo intorpidimento che
seguiva inevitabilmente la sensazione di avere il diritto di vita e di morte su
tutto quel gregge che lo circondava... Una lenta asfissia, che lo rendeva
impermeabile all’umanità ed ai suoi problemi, indifferente a sé stesso ed ai
suoi tormenti, completamente isolato da una qualunque esistenza, da una qualunque
ragione di aprire ancora gli occhi, di respirare una nuova boccata d’aria.
Estraneo agli altri ed a sé stesso. Vuoto.
Senza saperlo, forse senza volerlo, la sua socia riusciva ad obbligarlo a
respirare, a riprendere il suo posto nella realtà... semplicemente per vederla.
Girò la testa in direzione di Shinjuku. Laggiù, da qualche parte, c’era
Kaori... Il vento glaciale si infilò tra i suoi capelli, soffiando a raffiche.
A vederlo, a volte, sembrava spingerlo sulla schiena, a volte, sembrava erigere
una barriera di forza di fronte a lui.
Lei era da qualche parte tra migliaia di sconosciuti di cui se ne infischiava
intensamente. Forse lo stava maledendo. Forse lo
stava implorando silenziosamente di capire... ma lui doveva vederla... doveva
vedere il suo petto sollevarsi ed abbassarsi, vedere il suo cuore battere...
Lei e solamente lei.
Non la sentiva più... e non era la distanza fisica che spiegava la scomparsa di
questo legame...
Fece un passo.
Sapeva quello che stava facendo. Stava ritornando sulla sua decisione... Stava
tradendo sé stesso... Rinunciava a comportarsi da martire... Sceglieva di
essere egoista. Quanti rimpianti ancora da sopportare? Quelli del presente
dovevano aggiungersi a quelli del passato?
Non sapeva quello che stava facendo. Non doveva rivederla, non subito, non ora.
Non avrebbe fatto altro che ferirla ancora un po’ di più. Era finita. Cosa
credeva? Un sorriso e tutto sarebbe ricominciato? Ogni passo la condannava.
Perché farne un altro, allora?
Avrebbe avuto la forza di vivere accettando che lei si spergiuri per lui?
Avrebbe potuto guardarla senza sentire la lama della colpa conficcarsi nel suo
cuore? Non avrebbe finito per detestarla? La sua presenza non sarebbe stata un
richiamo evidente della sua vigliaccheria? Preferiva la propria felicità
rispetto a quella di lei? Tenerla al suo fianco e continuare ad essere quello
che era? Farla soffrire accontentandosi di essere accanto a lei?
Non aveva nemmeno realmente compreso la profondità dei suoi sentimenti per lei!
Ma chi può farlo? Chi può affermare se ama per la vita o solo per un periodo?
Senza mentire? Sapeva che il suo amore era egoista... ma ne aveva talmente
bisogno... Vitale, incontenibile, imperioso, incontrollabile... l’amore era
solo una parola... “ti amo”, una menzogna facilmente utilizzabile... La voglia
di colmare una solitudine senza fine... naturale... istintiva... Ma Kaori,
era... l’indefinito, il rischio, la riconoscenza dell’altro, l’accettazione di
una verità senza compiacenza, la realtà di una vita.
Eppure, ancora più che a lei, aveva provato a sé stesso che non la meritava...
E quindi? Aveva deciso di non fare quello che doveva fare? Dopo tutte queste
indecisioni? Per arrivare a tanto, questo valeva la pena di attraversare tutti
questi tormenti? Le parole che aveva pronunciato sarebbero state così facili da
cancellare? Avevano così poco peso che sarebbe bastato scusarsi perché tutto
fosse dimenticato? Non le aveva dette con sincerità e convinzione?
“Mi dispiace” e tutto scompare?
Avrebbe potuto perdonarlo nonostante tutto... nonostante l’amore, nonostante la
collera, nonostante la ferita?
Avrebbe potuto chiederglielo lui? Ne avrebbe avuto il coraggio? Quel coraggio
che non gli era mancato per indebolire Kaori, per dirne sempre di più, per
distruggerla...
Cosciente che la scelta si imponeva nel giro di qualche instante, lui era
disorientato.
Proteggerla, era quello per cui lui era nato, (tanto quanto, forse, per
punzecchiarla...) Un senso alle sue due mani... Un obiettivo che gli permetteva
di alzarsi ogni mattina... inconsciamente nascosto, ma
indispensabile... una ragione d’esistere... silenziosa e necessaria.
E ciò nonostante... avrebbe dato qualsiasi cosa perché questo non fosse vero...
Qualsiasi cosa per non sentirla in lui, qualsiasi cosa per non essere un
assassino... qualsiasi cosa per rifiutare
l’evidenza... Per liberarsi dal dolore... Per continuare ad ignorare...
Aveva deciso di lanciarla in un mondo di follia, nel quale lui stesso non era
sicuro di sopravvivere. Era questo quello che lui
considerava come amore? Lei l’avrebbe accettato adesso? L’aveva insultata come
mai prima...
Kaori era tanto fiera quanto lui era ottuso. Lui lo
avrebbe accettato? Senza dubbio no. Ma lei non era mai stata lui.
Un altro passo in direzione del loro appartamento.
Forse non le avrebbe donato quello che lei aspettava... Ma le avrebbe donato di
più di ciò che poteva... Le avrebbe donato quello che era... senza maschere, né
menzogne... Detestava questo rischio! Moriva dalla voglia di voltarsi, di
andarsene...
Comprendere ed accettare. Impegnarsi semplicemente ad essere finalmente umano.
Era così difficile.
Ma non rivederla più... Mai....
Eppure sapeva perfettamente di aver preso la decisione giusta... La sola che un
uomo coraggioso poteva prendere... Lasciarla partire.
Però accettare di morire come un cane randagio... senza tenere a nessuno, senza
che nessuno tenga a te? Abbandonarla, sperando che la vita guarisca tutte le
ferite...
Un altro passo.
Assicurarsi del suo respiro... Era indispensabile... era animale... più che
dell’istinto, più che della sopravvivenza... Un riflesso... Come aspirare una
boccata d’aria fresca quando si risale in superficie dopo un’immersione al
limite della propria capacità polmonare... salvatrice...
Accelerò il passo in direzione del suo appartamento.
Tuttavia, non ignorava che se avesse riflettuto un solo secondo su quello che
sarebbe potuto accadere, avrebbe perso tutto la sua determinazione nel
rivederla. Cosa avrebbe fatto lui? Cosa avrebbe fatto lei?
Aveva superato il suo limite. L’aveva finalmente riconosciuto. Allo stesso modo
l’aveva portata a superare il suo?
Aveva bisogno di lei... ma Kaori avrebbe avuto bisogno di lui?
Nonostante tutto, aveva dolorosamente riesumato una verità che aveva
minuziosamente seppellito nei meandri della sua colpevolezza. Adesso pulsava
con un vigore e un ardore impossibili da ignorare.
Lampante.
Ma durante questo inverosimile istante, le domande, i dubbi e le paure non
avevano più corso.
Per prima cosa, ritrovarla... e poi... “Poi” non contava più...