Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: belongtomusic    18/12/2015    1 recensioni
Sveva aprì finalmente gli occhi... Avrebbe preferito continuare a tenerli chiusi.
Il professore della lezione a cui stava facendo ritardo. Il professore che faceva parte dei suoi sogni erotici nascosti. Il professore la cui fama era abbastanza nota in facoltà: lo stronzo. Era davvero esigente, nei confronti dei suoi studenti, molti avevano addirittura paura.
Le toccava a gennaio, durante la sessione invernale, confrontarsi con lui. Ma dato l'esito degli avvenimenti, forse avrebbe dovuto cambiare facoltà.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia non ha nessun pretesto. Non racconta nessuna storia realmente accaduta, non vuole dimostrare nulla. Partorita tra una canzone di Ligabue e leggendo "Di carne e di carta" di Mirya (che adoro!).
E' puro svago, anche se dovrei davvero studiare per l'imminente sessione invernale.
Spero che la storia vi piaccia, era da tanto che non pubblicavo qui su.

Fatemi sapere, buon Natale. :)


 

 

I. Fisica quantistica

 

La Legge dell'Attrazione è una delle leggi che governano l'Universo.
Una espressione che ne sintetizza molto efficacemente il significato è "simile attrae simile".
Energia e vibrazioni positive attraggono altra energia dello stesso tipo, e lo stesso accade per quelle negative.
Anche se il più delle volte non si rende conto, si è come dei magneti che attraggono esperienze in sintonia con l'energia e le vibrazioni che ognuno emana nell'Universo.
Quindi, essere focalizzati sul lato negativo della vita, su ciò che ancora manca nell'esistenza di ognuno,non farà altro che attrarre ancora più negatività e più scarsità; al contrario, pensieri positivi, pieni di gioia e fiducia nell'Universo, attrarranno cose, persone e avvenimenti perfettamente allineate con essi.

Goethe diceva: “qualsiasi cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, falla. L’audacia ha in se genialità, forza e magia.

Molti filosofi, artisti o mistici avevano già avvertito questa legge osservando la vita e gli eventi, capendo come funzionavano le cose.

Ciò che determina la felicità o infelicità, la salute o i rapporti, non dipende dai geni che si ereditano, dipende invece da come si percepisce il mondo esterno. Da come il bagaglio di credenze inconsce interpreta la realtà oggettiva che si percepisce, ci si ammala o si sta bene, si è felici piuttosto che tristi, gioia piuttosto che ansia e preoccupazioni.
Le credenze inconsce hanno il loro potere nell'emozione cui sono associate. Se ad esempio si ha paura di amare e di essere amati perché delle esperienze negative ci hanno portato a credere che “tutti gli uomini sono cacciatori, inaffidabili e pronti a lasciarti per una più giovane/bella/magra di te”, a questa credenza è associata l'emozione del dolore e della paura. E' questa paura che adesso impedisce di avere nuove storie d'amore. E' questa paura che sta creando la realtà. Questa è la Legge dell'Attrazione.
Il pensiero da solo ha poco potere, quello che fa funzionare la Legge dell'Attrazione è l'emozione, l'energia, associata al pensiero.

 

Ha combattuto tantissimo, per disfare quel bagaglio pieno di pensieri negativi. Ogni qualvolta che Sveva si sentiva giù, pensava alla legge dell'attrazione, che tanto l'aveva affascinata. Aveva una passione smodata per la fisica quantistica, e come essa potesse essere associata alla quotidianità, anche sembrando una cosa astratta.

 

A volte le serviva più della fisica, per tirarsi su di morale. Aveva bisogno di rifugiarsi in qualcosa, un nascondiglio dove nessuno poteva raggiungerla: nel volume delle sue bugie.

 

Aveva perfezionato anno dopo anno, bugia dopo bugia, situazione dopo situazione quella sua dote. Aveva deciso di chiamarla così, dote. Perché in fondo mentire è sempre stato più semplice per lei. Il volume di quelle bugie era arrivato ormai ad un livello assordante, che quasi non riusciva più a sentire altro.

 

E quelle bugie portavano avanti la sua vita, quando alle domande dei suoi genitori rispondeva sempre «tutto alla grande!». Quando a lavoro dava sempre ragione al cliente, nonostante esso meritasse “una sprangata sulle gengive” come pensava Sveva. Quando alle superiori la professoressa le chiedeva «hai capito perché infinito per zero è una forma indeterminata?» annuiva, forse per non urtare l'ego della professoressa, ma no, non l'aveva capito e mai lo capirà forse. Perché a lei, la matematica, non le era mai piaciuta.

 

«Sveva, tra 10 minuti hai lezione. Perché sei ancora qui?»

Sveva alzò gli occhi sulla sua amica, con sguardo confuso «No, tra un'ora e 10 minuti, forse.» Ribatté Sveva.

Claudia, sua amica, scosse la testa, affranta.

«Hai dimenticato che stanotte è entrata l'ora solare, vero?» Non era la prima volta che Sveva dimenticasse di reimpostare l'orologio, e quindi di fare tardi o anticipo a qualche appuntamento o lezione.

«No ti giuro! L'ho reimpostato subito.»

Poi Sveva ebbe un lampo, invece di un'ora, fece tornare indietro l'orologio di ben due ore.

«D'oh!» Esclamò, prendendo la sua roba. Corse via, non salutando nemmeno la sua amica che si stava quasi piegando in due dalle risate; senza nemmeno indossare il cappotto, che quel freddo di fine ottobre cominciava a chiedere. Poteva aspettare la linea che la scendeva alla sua facoltà, ma non aveva tempo.

Infondo, la sua facoltà non era poi così lontana da quella di Claudia, una leggera corsa non guastava mai.

 

Immersa nelle sue imprecazioni mentali, “maledetta me! Mai una volta che indovinassi questi cambiamenti di orari!” e “D'oh! D'oh! D'oh!

 

Si fermò solo quando si trovò per terra, o meglio, non proprio per terra. Era sul corpo -cadavere?- di qualcuno, a giudicar dal corpo, un uomo.

 

Non aveva il coraggio di aprire gli occhi, quella situazione era così spiacevole, non sapeva come affrontare il malcapitato, che lanciava qualche lamentela, ma non accennava a dire niente su quella scena.

Sveva aprì finalmente gli occhi... Avrebbe preferito continuare a tenerli chiusi.

Il professore della lezione a cui stava facendo ritardo. Il professore che faceva parte dei suoi sogni erotici nascosti. Il professore la cui fama era abbastanza nota in facoltà: lo stronzo. Era davvero esigente, nei confronti dei suoi studenti, molti avevano addirittura paura.

Le toccava a gennaio, durante la sessione invernale, confrontarsi con lui. Ma dato l'esito degli avvenimenti, forse avrebbe dovuto cambiare facoltà.

Sveva deglutì, non staccando gli occhi da quel viso, e avrebbe dovuto staccarsi.

Staccare gli occhi, staccare il suo corpo da quello del docente, staccare le sue cose dal marciapiede e correre via.

 

Per quasi un minuto rimasero in quella posizione, e ringraziò il buio del tardo pomeriggio e la corsa a non far notare il suo volto paonazzo.

«Mi scusi,» proferì lei, alzandosi freneticamente. Facendo quel movimento, strusciò davvero troppo il suo corpo a quello del professore. Sentì qualcosa di strano, ma non glie ne diede peso. “Sei una perfetta imbecille!” si rimproverò, sentendosi ancora più imbarazzata e accaldata. Maldestra, goffa ed imbarazzante sono sempre state sue caratteristiche note.

 

«Può stare più attenta, la prossima volta.» Aveva finalmente proferito parola-anche se con tono burbero-, rialzandosi. Fabio Ottaviani. Carriera brillante, altrettanto il suo sorriso. Aveva una preparazione eccellente, e un concetto tutto suo sul mondo, sia dell'economia e non, che aveva fatto trapelare nelle sue lezioni. Era il sogno erotico di tutte le studentesse di quel corso.

 

«Vorrei davvero frequentare una delle sue lezioni» le disse una volta Claudia. Se fosse uno di quei film che Sveva guardava per noia, ora avrebbe dovuto rispondere

Ma no, non è poi così bello, io non vado dietro a tipi come lui... è un professore!... bla, bla, bla.”

Nei film, la protagonista è sempre l'eccezione che conferma la regola, anche se il destino dice di no, la protagonista e il belloccio sottostimato/stronzo/che non vuole innamorarsi devono finire insieme. Niente rema contro di loro, niente problemi, nulla di nulla.

Ma aveva imparato da molto che la sua vita non era un film, e che la sfigata di turno rimane la sfigata di turno. Per questo si trovò totalmente d'accordo con l'amica «si, lezioni private, però» aggiunse Sveva, con tono malizioso, scoppiando poi a ridere.

 

E invece questa ora le sembrava proprio la scena esatta di una commediola da quattro soldi. Sveva si sentì ancora più mortificata.

«Mi dispiace, ero in ritardo per una sua lezione.» Fu sincera, anche se non avrebbe dovuto.

Lui non rispose, raccolse la sua borsa. Aveva indosso la giacca aperta, che ora gli si era sporcata. Lo scrutò, non sapendo bene cosa dire, non sapendo bene nemmeno cosa aspettarsi, se non un imminente bocciatura.

«Non significa che può travolgere chiunque le si presenti davanti!» Cercava di contenere l'irritazione, non riuscendoci poi più di tanto.

«Lei, non tollera i ritardatari.» Ribatté pronta Sveva. I suoi occhi la fulminarono. Un uomo composto, sempre ben attento e cordiale. E ora era sgualcito, lei lo aveva sgualcito. Il completo si era quasi salvato ma i capelli erano spettinati, e il volto irritato, teso.

Poi gli occhi di Sveva saettarono dove proprio non avrebbero dovuto... Ecco che cos'era quella sensazione quando si era alzata, era «un'erezione!» le era scappato.

Ed ora scappava lei, aveva girato i tacchi, paonazza in viso e camminò velocemente.

Complimenti, Sveva”

Infondo la bocciatura era già stata assicurata dopo quello scontro, e con quel commento aveva proprio toccato il fondo.

Dato che la bocciatura era già stata assicurata, è stato meglio finire con stile... o no?” Pensò Sveva cercando la sua agenda, per cancellare le date dell'esame con il professore Fabio Ottaviani.

D'oh! L'ho persa!

 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: belongtomusic