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Autore: keepsakeEFP    19/12/2015    1 recensioni
Emma è una ragazza di povere origini presa a servizio nella tenuta della nobile famiglia Jones. Killian è un nobile arruolato nella marina militare di sua maestà, ma quando farà ritorno troverà ad attenderlo molto più di quello che aveva lasciato. L'amore proibito tra la serva e il suo padrone dovrà farsi strada tra intrighi, tradimenti, congiure e pregiudizi sociali.
Liberamente ispirato alla serie Tv Elisa di Rivombrosa.
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Dal testo:
« Voi siete… » cominciò titubante, terrorizzata all’idea di essersi solamente illusa, ma il ragazzo l’anticipò.
« Conte Killian Jones. » disse con orgoglio inchinandosi di fronte a lei e lasciandola alquanto esterrefatta.
« Ai vostri ordini. » aggiunse guardandola in un modo così intenso da farle venire i brividi.
Killian le sfiorò le dita, sicuramente intenzionato a farle il baciamano, ma prima che potesse riuscirci la ragazza le aveva già allontanate per tirar su gli angoli della gonna e fare una piccola riverenza.
« Onorata. » affermò raggiante e con gli occhi luccicanti.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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>> Capitolo 9 <<


 
Il salotto della tenuta era immenso, costituito da due enormi sale che erano state unificate e che si affacciavano sulla fontana circolare del parco. Il tavolino al centro della stanza era in legno di quercia massiccio, le tende alle finestre di un delicato rosa pallido che ricordava le camelie che in primavera riempivano il giardino. Le pareti erano rivestite con della carta da parati color nocciola e il lampadario di cristallo pendeva sulle teste di coloro che si accomodavano sul divano di pelle a sorseggiare il tè del pomeriggio, mentre un leggero pulviscolo svolazzava nell’aria posandosi sui diversi quadri affissi alle pareti raffiguranti volti appartenenti alla casata dei Jones.
Emma entrò nella stanza proprio nel momento in cui Regina stava dando sfogo alle pene che la tormentavano in un modo alquanto rumoroso.
« E’ inaccettabile che in questa casa la servitù non compia in modo adeguato il suo dovere. Guardate qui. » asserì passando un dito sul tavolino e sollevandolo per mostrarlo ad Ashley e Tamara.
« Vi sembra che sia una condizione rispettabile per la casa di un nobile? Ci saranno almeno due dita di polvere. Mi allontano per un po’ e abbassano tutti la guardia. »
Gli sguardi delle due cameriere fecero voltare d’istinto la contessa che si ritrovò dinanzi allo sguardo sconcertato e ancora scosso della bionda per quello che era appena venuta a sapere da Neal. Subito un ghigno malevolo ridisegnò le labbra tinte di rosso della nobildonna.
« Oh, proprio te cercavo. Avvicinati. »
Emma ubbidì evitando accuratamente di guardarla negli occhi.
« Mi hanno riferito che durante la mia assenza hai creato del trambusto nelle cucine. Oltretutto mi è arrivato all’orecchio uno strano pettegolezzo riguardo mio fratello. Bada bene Swan, questo è il mio ultimo avvertimento. O ti comporti adeguatamente o sarò estremamente felice di sbatterti fuori una volta per tutte, con o senza il consenso di mia madre. »
La bionda sollevò finalmente lo sguardo e la sua furia travolse la ragazza mora alle spalle di Regina che ridacchiava osservandola in modo truce.
« Non è così contessa! Tamara… »
« Silenzio, ne ho abbastanza delle tue scuse. Se hai così tanto tempo da perdere usalo per dedicarti alle cure di mia madre invece di andare in giro a fare chissà cosa. Abbiamo una festa da organizzare. »
La bionda lasciò perdere per un momento i pensieri omicidi rivolti a Tamara per concentrarsi sulle ultime parole pronunciate dalla nobile. Si voltò per seguire la figura della donna oltre la porta che si richiuse teatralmente con un tonfo. Ashley non disse una parola, sospirò sommessamente e uscì dalla parte opposta seguita a ruota da Tamara. Emma rimase così sola con i suoi pensieri.
« Quale festa? »
 
***
 
« Una festa? »
Fu la domanda che il giovane Killian pose a sua madre una volta che quest’ultima dal suo letto gli ebbe dato quell’inaspettata notizia.
« Sì figliolo, per il tuo ritorno. »
« Non ho bisogno di nessuna festa. » affermò il conte ridacchiando in modo alquanto irritato.
« Il conte Killian Jones torna a casa dopo 10 anni. La corte si aspetta una serata in tuo onore, e di certo noi non gli negheremo questo piacere. » rispose Cora osservando il figlio dalle lenti appannate dei suoi occhiali da lettura.
« Anche se al Conte Killian Jones queste serate di futili chiacchiere annoiano a morte? »
« Oh, suvvia Killian. La servitù si è già messa all’opera e questa sera le più alte cariche dello stato ci faranno l’onore di venire a festeggiare il tuo ritorno. Ho già preparato una lista degli invitati. »
La donna si diede una leggera spinta in avanti per poter sollevare la schiena. Aprì uno dei cassetti del comodino di fianco al letto e ne tirò fuori un piccolo foglio ripiegato su sé stesso che consegnò nelle mani di suo figlio. In un modo alquanto riluttante e seccato Killian lo aprì cominciando a leggere il primo nome della lista.
« Marchese Leopold Blanchard…. Ma sua moglie non si chiamava Eva? Qui c’è scritto Mary Margaret. » chiese il conte aggrottando le sopracciglia scure.
« Sua moglie è morta 5 anni fa, Killian. Quelle sulla lista sono le sue due figlie, Ruby e Mary Margaret. Due ragazze davvero molto graziose. »
« Oh. Sono cambiate un po’ di cose da quando sono partito. » affermò il ragazzo ripensando agli anni trascorsi. Continuò a leggere tenendo il foglio ben stretto nella mano destra.
« Conte David Nolan, Governatore Artù Pendragon e… »
Il nome successivo gli morì in gola. Sgranò gli occhi e strinse il foglio talmente forte da accartocciarlo. Sollevò il viso puntando gli occhi sbarrati in quelli quieti di sua madre e prese un profondo respiro per cercare di rimanere calmo e non aggravare troppo il tono della sua voce.
« Madre, qui c’è scritto… Marchesa Milah-Gold. »
Calcò il nome completo con più enfasi del dovuto. Gli sfuggì un brivido mentre restituiva il foglio accartocciato alla donna distesa nel letto. La contessa riaprì nuovamente il foglio e scorse i nomi inchiostrati fin quando anch’ella lesse il titolo e il nome della donna appena citata.
« Esatto Killian. Il Consigliere del Re, il Marchese Gold, e sua moglie, la Marchesa Milah. »
« Vi rinfresco la memoria madre. Quella donna… »
« Quella donna è la moglie del Consigliere del Re, Killian. Non ha più niente a che fare con te. » affermò Cora assumendo un’aria rispettabile e severa, degna del titolo che portava.
« Oh sì invece, quella donna mi ha rovinato la vita. E’ per colpa sua che me ne sono andato, che ho abbandonato voi e la tenuta per arruolarmi nella marina. Mi ha tradito, ha scelto il titolo e i soldi del Consigliere invece del mio amore per lei. »
L’enfasi rabbiosa con cui pronunciò quelle parole lo fecero alzare di scatto dalla seggiola in pelle su cui era seduto. Indicò il foglio che la madre teneva in mano mentre digrignava i denti e riduceva gli occhi a due fessure cerulee.
« Eravamo promessi, madre. Lei mi ha tenuto nascosto il fatto che si vedesse con il Consigliere, e se c’è una cosa che non sopporto è la slealtà. Mi ha mentito e si è presa gioco di me, e io dovrei ricambiare invitandola gentilmente alla festa per il mio ritorno? Non scherziamo! » concluse furibondo esplodendo sulle ultime parole, ringhiando con il tono graffiante della sua voce. Diede le spalle alla donna e si mise le mani sui fianchi guardando verso l’alto, indurendo i muscoli della mascella.
« Killian, pensavo che dopo tutto questo tempo l’avessi dimenticata. »
« Non prendetevi gioco di me, madre. Non sono un ragazzino che ha a che fare con la sua prima cotta. »
« Beh, sfortunatamente per te è ora di tornare ad esserlo. Milah si è fatta una vita, è la moglie del Consigliere del Re, e ci farà l’onore di partecipare alla tua festa… che ti piaccia o meno. »
Killian chiuse gli occhi inspirando profondamente. Il suo torace si gonfiò riempiendo la camicia nera di seta che gli sfiorava i pettorali. Rilasciò quell’aria a lungo repressa e sollevò nuovamente le palpebre. Non si voltò, dischiuse le labbra passando la punta della lingua sull’estremità del suo canino superiore.
« Come desiderate, madre. »
 
***


« Emma! »
Il richiamo del bambino arrivò alle orecchie della bionda che si trovava sul retro del cortile a stendere la biancheria.
« Henry! » rispose subito la ragazza una volta che si fu girata ed ebbe visto il ragazzino correrle incontro.
« Cosa ci fai qui? Sai che tua madre non vuole che vieni a trovarmi. » gli disse inginocchiandosi per poterlo guardare direttamente negli occhi.
« Sì, ma si è distratta e sono riuscito a sgattaiolare via. »
La bionda ridacchiò e gli passò una mano sul capo per accarezzargli i folti capelli castani. L’aveva visto per la prima volta 5 anni prima, un bambino energico ma allo stesso tempo timido e riservato. Non aveva amici, a parte lei e Neal, ma per un nobile avere come unica compagnia i membri della servitù non era di certo un vantaggio. Emma gli doveva tutto, doveva tutto a quel bambino che un giorno come tanti era passato di fronte alla locanda in cui lavorava, accompagnato da sua madre. Lei era lì, intenta a pulire ciò che i clienti avevano lasciato la sera prima. I loro occhi si erano incrociati, i suoi e quelli di Henry. Bastò quell’attimo a cambiare completamente la sua vita. Il bambino ritornò a casa e corse subito dalla nonna per fare quella richiesta che l’avrebbe portata via da un sentiero pieno di oscurità, una vita all’insegna del dolore e dell’umiliazione.
“Voglio che quella signorina venga a stare da noi.”
Il giorno successivo Neal era venuta a prenderla a cavallo e aveva pagato profumatamente i suoi servigi, così come richiesto da Cora. Il padrone della locanda, un tale di nome Isaac, era stato del tutto favorevole nel consegnare Emma alla tenuta di Hearthford in cambio di quel ricco bottino.
Nessuno seppe mai che fu Henry la causa di tutto, neanche sua madre. Fu un’esplicita richiesta del bambino, troppo spaventato all’idea che Regina potesse punirlo per essersi mischiato in certi affari. Emma vinse subito il cuore di Cora, ma non poté dire lo stesso di Regina. Quella donna l’aveva odiata non appena aveva messo piede in casa, e il suo odio veniva costantemente alimentato dalle continue lusinghe che riceveva dal marchese Malcolm a causa della sua bellezza.
« Hai sentito della festa di questa sera? Neal è già partito per consegnare gli inviti. Credo che ci saranno proprio tutti. Tu parteciperai, vero? » domandò il bambino con gli occhi pieni di aspettativa. Emma perse subito il sorriso. Come poteva dirgli che una serva non avrebbe mai potuto partecipare a questi incontri dediti esclusivamente ai nobili?
« Vedi Henry, io… »
« Certo che ci sarà. »
La voce cupa di Regina le impedì di concludere la frase. La bionda si tirò su voltandosi in preda alla sorpresa. Vide la contessa in piedi di fronte a lei, fasciata da un bellissimo abito viola che le metteva in risalto i seni.
« Contessa, cosa… » cercò di dire Emma, ma ancora una volta la ragazza venne messa a tacere.
« Mia madre ha voluto onorarti con un titolo che non hai diritto di portare, ma ricorda che sei anche, e soprattutto, un membro della servitù. Durante la festa terrai d’occhio Henry visto che mia madre non avrà bisogno dei tuoi servigi. Ci siamo intese? » domandò la donna avvicinandosi minacciosamente alla ragazza. Emma la guardò e piegò la testa verso il basso per darle la sua conferma mentre Regina spostava lo sguardo su suo figlio.
« E tu Henry… quante volte ti ho detto di non venire in questo postaccio? Il tuo posto è di sopra, insieme ai nobili. »
La donna lo afferrò per un braccio e lo trascinò con sé su per le scale, ma prima di lasciare il cortile si voltò nuovamente verso la ragazza bionda che se ne stava immobile di fronte al cesto della biancheria.
« Trovati un vestito decente e legati quei capelli. Qui non siamo di certo alla locanda, signorina Swan. »
 

***
 
Era pomeriggio inoltrato e di lì a poco i preparativi per la festa si sarebbero conclusi e gli ospiti avrebbero cominciato ad arrivare.
Emma era andata in città su ordine di Granny per comprare gli ingredienti necessari a preparare il piatto tipico della casata Jones: un po’ di pesce e tanta zuppa. Il porto non era lontano, ma la ragazza ci aveva impiegato un po’ visto che il suo amore per le passeggiate non era di certo scomparso in una sola notte. Mentre percorreva la strada per il ritorno decise di fermarsi a casa dei Locksley a salutare Marian. Era una bella occasione per rincontrarla e scambiare due chiacchiere, perciò aumentò il passo per evitare di perdere altro tempo.
La casetta al limitare della brughiera era sempre circondata da una strana atmosfera. Gli alberi che la sovrastano creavano delle ombre sul vialetto sterrato e le foglie cadute davano vita a un tappeto naturale, giallo e scricchiolante.
Emma si guardò intorno. Scorse la sua amica seduta su una roccia che regalava una stupenda vista di tutta Hearthford, compresa la tenuta che da quell’angolazione dava l’aria di essere un castello fatato delle fiabe.
« Ciao Marian. » la salutò la ragazza cogliendola di sorpresa.
« Sei tu Emma, non ti aspettavo. » rispose la mora regalandole subito dopo un sorriso sincero. La bionda si accomodò vicino a lei posando a terra il cestino in cui aveva riposto il pesce.
« Qualcosa non va? » le domandò Emma osservandola bene in viso. Aveva un’aria strana e sul suo volto vi erano impresse delle occhiaie ben evidenti.
« No, sono solo stanca, tutto qui. »
Vi fu un breve momento di silenzio. Le due amiche volsero entrambe lo sguardo verso l’orizzonte beandosi della vista del sole che stava per scomparire oltre le montagne.
« La tenuta sembra così luminosa questa sera. » affermò la mora continuando a guardare il palazzo illuminato.
« Ci sarà una festa in onore del conte Killian. Sembra che accorreranno tutti per dargli il bentornato. »
Un altro momento di silenzio. Le parole pronunciate da Emma vagarono a lungo nella mente della sua amica, che all’ultimo momento voltò la testa verso di lei mostrando un sorriso tirato.
« Ho sentito del suo ritorno. Come ti è sembrato? »
La bionda ebbe un attimo di esitazione e per un momento i suoi occhi raggiunsero la terra erbosa ai suoi piedi.
« Non credo ci siano parole per poterlo descrivere. » affermò giocherellando con un ramoscello d’erba, gli occhi sempre fissi al suolo.
« E’ bello, molto bello. Gentile e di buon cuore. Certo se non avesse il vizio di spiare… »
Avrebbe voluto dire di più, molto di più, ma si fermò appena la mora le sfiorò il braccio con la mano.
« Emma, guardami. »
La bionda fece come l’amica le aveva detto e tornò a guardarla negli occhi. Subito vi lesse un gran turbamento, una paura a cui non seppe trovare una spiegazione.
« Ti sei innamorata. »
Non era una domanda, ma un’affermazione. Marian guardò la bionda con gli occhi pieni di terrore e quest’ultima ruppe di nuovo il contatto visivo alzandosi in piedi.
« Cosa? Ma no, certo che no! Io… »
« Hai una strana luce negli occhi, Emma. E purtroppo riesco a riconoscerla. E’ la stessa che avevo io quando ho incontrato Robin. »
Emma non seppe cosa dire. Cercò in tutti i modi di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa che avrebbe potuto convincere la sua amica del contrario, ma lei stessa non sapeva trovare delle buone argomentazioni.
« Ascolta Marian, non è come sembra. Certo non posso dire che il conte non mi abbia colpito, ma da qui ad innamorarmi di lui ce ne passa. »
La mora le afferrò subito le mani. I suoi occhi lucidi riflettevano la paura che quella donna portava con sé, in ogni istante.
« Ed è proprio questo che devi continuare a ripeterti. Non fare il mio stesso errore Emma, o non te lo perdonerai per il resto della vita. »
 

***
 
Il sole era calato e la sera aveva portato una ventata d’aria gelida. Tutt’intorno alla tenuta erano stati piazzati dei lumi che rischiaravano il percorso verso l’entrata del palazzo, guidando i nobili che si facevano strada tra gli alberi autunnali del giardino. All’interno tutto era addobbato per la festa: fiori freschi, tavole imbandite di leccornie e gente in ogni dove, candele agli angoli delle finestre, lampadari di cristallo che brillavano come stelle cadenti. Il salone principale era sgombro e la pista da ballo comprendeva un’orchestra composta da sette uomini che tenevano in mano violini, violoncelli e un’arpa dorata che allietava il pubblico con le sue dolci note unita alla musica di un bellissimo pianoforte.
Killian vagava lungo la sala nel suo abito per la festa. Un panciotto nero che gli stringeva i pettorali, sotto di esso una camicia bianca con il colletto alto, pantaloni neri e stivali lunghi di pelle dello stesso colore. Sopra portava un soprabito di stoffa pregiata color marrone-oro, lungo fin sotto le ginocchia e che terminava con delle pieghe sulla parte posteriore, non abbottonato sul davanti nonostante fossero presenti dei bottoni dorati e delle fibbie nere di cuoio. Il colletto del soprabito era alto, nero e gli avvolgeva il retro del collo, mentre le maniche strette finivano con un risvolto nero su cui erano cuciti altri bottoni. Da queste maniche si intravedeva un po’ la camicia bianca che copriva leggermente i guanti di pelle, per la prima volta indossati su entrambe le mani.
Per quasi tutta la prima parte della serata il ragazzo non fece altro che accogliere gli ospiti, scambiare parole di cortesia e ricevere occhiate ammalianti da parte della maggior parte delle dame presenti alla festa. Sua madre era seduta su una poltrona sfarzosa preparata appositamente per lei, affiancata da sua figlia Regina e il marito, che non perdeva tempo di fare qualche complimento scadente alle dame che si avvicinavano per rendere i loro omaggi al conte e alla contessa. Dopo aver sopportato l’ennesimo sproloquio da parte di un marchese Killian riuscì a congedarsi per andare a ricevere David che aveva appena fatto il suo ingresso nella sala. Dopo aver salutato Regina e Cora il biondo incrociò lo sguardo con il capitano e gli andò subito incontro.
« Allora, ti stai divertendo? » gli domandò reprimendo una risata sarcastica.
« Non me ne parlare. Se potessi prenderei il mio cavallo e galopperei fino all’altra parte del mondo. » rispose il moro tra i denti mentre rifilava l’ennesimo sorriso forzato ad una coppia di conti appena arrivata.
« Oh andiamo, non può essere così male. E poi devo presentarti una persona. » disse David insinuando in Killian una certa curiosità. Il moro seguì lo sguardo del suo amico che sembrava essersi incantato non appena un signore anziano aveva varcato la porta, seguito a ruota da due ragazze che, doveva ammettere, erano davvero molto graziose. La prima aveva i capelli neri come l’ebano e una pelle bianca come la neve. I suoi occhi celesti vagarono per la sala fin quando non incrociò lo sguardo del ragazzo biondo al suo fianco. Il suo corpo snello era avvolto in un abito lungo, bianco e candido come la sua pelle. La seconda ragazza aveva i capelli castani e occhi verdi splendenti. Il suo abito rosso sangue metteva in risalto le sue forme e si coordinava con le labbra tinte dello stesso colore. Di certo la sua presenza non passava inosservata, soprattutto per la generosa scollatura sul davanti. La maggior parte degli uomini della sala si voltò a fissarla, mentre lei sembrava assolutamente indifferente a tutti quegli sguardi.
« Quale delle due? » domandò Killian avendo già capito a cosa si stesse riferendo il suo amico.
« Che domande… la più bella. » affermò David visibilmente offeso da quella domanda.
Killian le osservò entrambe, ma i suoi dubbi vennero fugati solo quando il suo amico afferrò con delicatezza la mano che la ragazza con il vestito bianco gli aveva porto.
« Killian, ti presento la marchesa Mary Margaret Blanchard. »
Il capitano le sorrise e le prese la mano, si chinò e gliela sfiorò leggermente con le labbra.
« E’ un onore conoscervi. » le disse rimanendo abbagliato dal sorriso della giovane.
« Bentornato conte. David non ha fatto altro che parlarmi di voi durante la vostra assenza. »
« Spero mi abbia dipinto come un ragazzo allegro e virtuoso. » disse conquistandosi l’ennesima risata cristallina da parte della ragazza.
« Non ha usato proprio questi termini, ma potete stare tranquillo. Siete proprio come vi ha descritto. »
« Lo prenderò come un complimento. » affermò rivolgendosi anche a David che lo stava fissando con il sorriso sotto i baffi.
« Killian, vorrei presentarti anche la sorella di Mary Margaret, Ruby. » aggiunse David indicando la ragazza che si stava facendo strada tra la folla per raggiungerlo.
« Onorato. » affermò Killian prendendo la mano che la ragazza gli stava porgendo.
« L’onore è mio, conte. Finalmente siete tornato, ed era anche ora che qualcuno organizzasse un ricevimento come si deve. Di questo periodo ci si annoia a morte. »
Dopo aver pronunciato quelle parole la ragazza gli sorrise e si allontanò per avvicinarsi al buffet con già tre ragazzi alle calcagna che non le avevano tolto gli occhi di dosso, compreso il marchese Malcolm.
« Vi prego di scusarla. Ruby è fatta così, non pensa prima di aprire bocca. » affermò Mary Margaret sollevando gli occhi al cielo.
« Non vi preoccupate. Non sarò di certo io a giudicarla. » rispose Killian guadagnandosi un’occhiata di gratitudine da parte della mora. Quest’ultima si allontanò per raggiungere il padre, proprio mentre la sala si acquietava per ricevere gli ospiti più graditi di quella serata.
Killian sollevò lo sguardo, e dopo ben 10 anni poté nuovamente ammirare gli occhi celesti di quella donna. Era sempre bellissima, di una grazia e una femminilità fuori dal comune. I capelli neri corvini erano legati in uno chignon di trecce da cui pendevano alcuni riccioli che le sfioravano le guance rosate. Lo sguardo del capitano vagò sulla sua bocca, bella come una rosa, poi si spostò sul collo snello, sul corpetto bianco e rosa che le stringeva i seni. La gonna era una ruota dalla fantasia fiorata, in coordinato con il ventaglio che teneva delicatamente tra le dita lunghe e bianche.
Non capiva cosa stesse provando in quel momento. Da una parte era furibondo, la sola vista di quella donna gli aveva mandato in fiamme il cervello, dall’altra sentiva uno strano calore all’altezza del petto. La odiava, la odiava con tutte le sue forze, ma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Al suo fianco c’era un uomo di mezza età che di certo non brillava per il suo aspetto. Il suo viso era marcato da qualche ruga dell’età, aveva i capelli lunghi e castani con qualche tocco di grigio e si reggeva in piedi grazie all’aiuto di un bastone da passeggio. Nonostante tutto, il suo modo di vestire era impeccabile. Indossava un panciotto, una camicia e dei pantaloni di una fattura a dir poco ottima e dal taglio elegante, tutto rigorosamente di colore nero. La folla si aprì per lasciarli passare, intimidita più che altro dall’uomo con il bastone.
« Mia cara contessa, avete un aspetto incantevole. » affermò l’uomo fermandosi di fronte alla poltrona sulla quale era seduta Cora. Non accennò alcun inchino, così come la donna al suo fianco.
« Consigliere Gold, è un onore poter ospitare voi e vostra moglie Milah nella mia umile casa. Vi ringrazio per aver accettato l’invito. » affermò Cora piegando rispettosamente il capo in avanti.
« L’onore è mio, contessa. Non potevo che presenziare a questo delizioso ricevimento per offrire il mio bentornato al qui presente Killian Jones. »
Gold si voltò verso l’oggetto delle sue parole. Incontrò gli occhi celesti del ragazzo, che però stavano guardando altrove. Quando voltò il capo verso sua moglie si rese conto che stava ricambiando lo sguardo penetrante del giovane. Nei suoi occhi vide per la prima volta una luce, un bagliore che le stava illuminando la carnagione pallida.
« Vi ringrazio Consigliere. Do il benvenuto a voi e alla vostra incantevole moglie. »
Non ci fu esitazione nelle sue parole. Né un fremito, un sussurro o un accenno di estasi. Sentiva solo il desiderio di sfiorarle la mano, e così fece. Allungò il braccio e afferrò delicatamente la mano della donna che nel frattempo l’aveva sollevata. Quel contatto restituì un brivido ad entrambi, ancora più forte quando le labbra del giovane toccarono il dorso della mano di Milah sotto lo sguardo vigile di Gold e del resto della sala, che nel frattempo sembrava aver perso l’uso della parola.
« E’ un onore avervi qui. »
Milah trafisse gli occhi del giovane, e in quelli di lei il capitano vi lesse qualcosa di inaspettato. Era forse desiderio? Le loro mani erano ancora l’una sull’altra, incapaci di separarsi.
Killian ritornò ben presto alla realtà. Non doveva farsi soggiogare da quella strega ammaliatrice. Le lasciò la mano e arretrò di un passo concentrando la sua attenzione sul consigliere Gold.
« Godetevi la serata. » affermò mentre si allontanava dai suoi illustri ospiti sotto lo sguardo vigile di Milah.
Le sue gambe lo portarono automaticamente sulla terrazza, forse perché sentiva il bisogno insistente di aria fresca. Non riusciva a respirare. Il panciotto sembrava essere diventato più stretto e la morsa che percepiva sul collo non aveva intenzione di allentarsi. Si avvicinò alla balaustra e vi posò sopra le mani stringendo forte le palpebre.
Una risata cristallina lo fece sussultare e voltare di scatto. In piedi di fronte a lui vi era una bellissima dama dai capelli biondi raccolti in un elaborato chignon e con indosso un sofisticato vestito rosso ciliegia dalle maniche strette che le fasciavano le braccia esili. La ragazza si voltò e il suo sorriso si spense non appena incrociò gli occhi raggelanti del ragazzo che se ne stava in piedi a fissarla.
« Conte. » disse in un sussurro.
« Emma. » la chiamò lui continuando ad ammirare quella creatura meravigliosa.
« Cosa fate qui. L’aria della sera è gelida in questo periodo. » le domandò il capitano con il fiato corto.
« Io… ero venuta qui con Henry per prendere una boccata d’aria. »
Il ragazzino fece capolino da dietro l’enorme gonna di Emma e osservò suo zio avvicinarsi lentamente a loro con uno strano sguardo negli occhi.
« Zio, vi sentite bene? » domandò il bambino aggrappandosi alla gonna della bionda.
Killian si fermò di fronte al volto di Emma. La ragazza poteva sentire il suo respiro sfiorarle le guance, la punta del naso ghiacciata che premeva dolcemente contro la sua. Rimase immobile, smettendo perfino di respirare.
« Sì, adesso sì. »

 

 

Angolo Autrice
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Ecco il fatidico incontro con la ex, Milah! Mi sono divertita a scambiare i ruoli rispetto alla serie. Qui è Killian ad essere lasciato per Gold, e non il contrario. Un po' strano in effetti, ma i soldi si sa sono allettanti quindi tutto è possibile xD In Elisa di Rivombrosa ho adorato la scena del ballo quindi spero che nel prossimo capitolo piacerà anche a voi ^^ A presto!

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