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Autore: Julsss_    19/12/2015    4 recensioni
SUPERWHOLOCK.
E se, per caso, in un momento di noia, l'arcangelo Gabriele coinvolgesse i fratelli Winchester, Castiel, il Decimo Dottore, Sherlock e Watson in un'avventura pericolosa chissà dove?
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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A TRICKSTER GAME



























Capitolo 4:

Weeping Angels


 















Quando Dean si svegliò tutti erano intenti a spostare il grande blocco di ghiaccio incastrato verso l’uscita della caverna. Sam si voltò mentre cercava di spingere.
« Non è che ci daresti una mano? » chiese a Dean.
« Su, principessina, forza! » incitò il Dottore.
« Vengo, vengo, quanta fretta… » bofonchiò.
Dean si aggiunse alla squadra, ma notò che il signor Holmes non faceva poi così tanta forza. Probabilmente se ne erano accorti anche gli altri, ma sorvolarono. La situazione non era facile per lui visto ciò che era accaduto poche ore prima.
Con l’aiuto del sole e un po’ di olio di gomito erano riusciti a spostare il blocco di ghiacchio, ma qualcosa attirò l’attenzione del Dottore: un enorme drago dormiente proprio davanti a loro.
Il drago era enorme non c’era che dire, bastava guardare le loro facce incredule e senza parole per capirlo. Dalla loro posizione, cioè fuori la caverna, non si riusciva a capire quale fosse la fine di quel mostro gigantesco, ma poteva essere quindici metri solo di lunghezza, senza contare la lunga coda che chissà dov’era nascosta. La sua testa era proprio davanti a loro e sarà stata di circa tre metri e quel dente che spuntava da sotto la bocca, almeno di sessanta centimetri o forse più. Era di un beige lucente, sembrava quasi oro, e le sue ali al sole quasi brillavano. Non avevano mai visto qualcosa di così incredibile nella loro vita; certo, si pensava che i draghi fossero delle leggende volanti sputa fuoco. A quel punto, però, sembrava non trattarsi di una leggenda. Era proprio lì davanti a loro, in tutta la sua grandezza e magnificenza.
« Ditemi che non è quello che penso! » esclamò Dean sottovoce per non svegliare il drago.
« Dean, temo che questo sia proprio un drago in carne ed ossa » rispose Sam.
« Oh, fantastico! Adesso siamo capitati in Game of Thrones! »
« Piantala di lamentarti, o lo sveglierai » disse il Dottore osservando il drago dormiente.
L’alieno uscì fuori dalla caverna a passo felpato per esaminare la situazione.
Dean sembrava agitato, non capiva perché il Dottore ce l’avesse sempre con lui e se la prendeva con Sam.
« Volete smetterla voi due? Volete farci scoprire? » disse Castiel intromettendosi tra i due fratelli.
In tutto ciò, Sherlock non proferiva parola. Sembrava che la situazione non gli interessasse più di tanto, ormai non sembrava avere più senso se lì a fargli compagnia non c’era il suo amico John Watson. Ma per lui non era finita lì, sicuramente era così.
Nel frattempo, il Dottore aveva esaminato l’area circostante e aveva trovato un piccolo sentiero da seguire, l’unico problema è che non sapeva a cosa avrebbe portato.
« Ho trovato una pista da seguire, però non so a cosa ci porterà »
« Non abbiamo niente da perdere ormai, buttiamoci »
I cinque partecipanti s’incamminarono senza far rumore verso il sentiero. L’aria era mite e quindi tutto era sopportabile, stranamente. Mentre si allontanavano da lì, venne fuori come per magia, uno strano pulsante rosso dove Sam, non avendolo visto, inciampò clamorosamente, ma non cadde a terra.
Scattò un’allarme che stordì i poveri partecipanti e svegliò il drago dal suo sonno. Questo si alzò su due zampe facendo tremare la terra circostante. Era mostruosamente alto e nobile. Voltò lo sguardo verso di loro e emise un ruggito che quasi diede fastidio ai loro timpani e iniziò ad inclinare la testa: voleva sputare fuoco.
« Cooooorrete!! » urlò il Dottore.
Tutti iniziarono a correre a perdi fiato col drago alle calcagna. Spiccò il volo spostando una grande quantità d’aria che fece piegare tutti gli alberi circostanti. Molti si spezzarono e caddero sul sentiero creando ostacoli da saltare e questo gli portò molto svantaggio. Dall’alto il drago aveva un’ottima visuale e li individuava tutti.
« Dobbiamo nasconderci! » disse Sam correndo.
« E dimmi dove? » rispose il Dottore che correva al suo fianco. « Basta che sputi fuoco e siamo comunque spacciati »
Dovevano fare qualcosa, e anche in fretta, non c’era un minuto da perdere, dovevano nascondersi o chissà che fine avrebbero fatto. Il drago sputò fuoco e tutto quello che li circondava iniziò ad incendiarsi.  Il fumo venuto a crearsi non aiutava i ragazzi, stavano rallentando.
Presto si accorsero che avevano girato in tondo e si ritrovarono davanti alla caverna. Non avevano via d’uscita.
« Oh no! Siamo spacciati! » esclamò Sam.
« Non del tutto » disse con fare sorpreso Sherlock che aveva alzato gli occhi al cielo e visto che sopra la caverna, molto, ma molto in alto, c’era una strana scritta “EXIT”. Forse quella era l’uscita!
Entrarono nella caverna per stare al sicuro dal drago almeno per un po’. Come sempre, si fece largo il solito leggìo che non annunciava nulla di buono. Questa volta fu Sherlock a leggere la pergamena: « A breve compariranno delle indicazioni, seguitele »
« Io non mi fido » aggiunse il Dottore.
« Già, nemmeno io e direi di fare l’opposto di quello che ci indica » concordò Sherlock.
« Ottima osservazione! »
Sherlock non era affatto stupito che qualcuno gli dicesse di fare delle ottime osservazioni, così fece un’espressione soddisfatta del tipo “Lo so che faccio delle ottime osservazioni, cioè guardami, sono Sherlock Holmes”.
Dean vide Castiel allontanarsi verso l’uscita della caverna e tentò di ricorrerlo se non fosse stato per il Dottore che afferrandolo per un braccio gli disse di rimanere dentro.
« Ma Castiel?! » gridò Dean.
« Sa quello che fa, non ha bisogno della balia » rispose l’alieno.
«Non solo la sua balia, sono solo preoccupato! »
« Ehi ragazzi! » chiamò Cas. « Ho trovato un sentiero che porta in cima. E’ molto ripido, ma credo che possiamo farcela »
A prescindere da ciò che aveva detto, Dean era sollevato e sembrava non aver sentito, mentre gli altri avevano ascoltato ogni singola parola.
« Allora? Che state aspettando? Allons-y! » esclamò il Dottore con la sua solita frase.
Il Dottore era al capo del gruppo, seguito da Sherlock, Sam, Dean e Cas. Con molta calma aspettarono il momento giusto per seguire il sentiero. Non ci volle molto, il drago sembrava quasi essere scomparso nel cielo ed era quindi il momento propizio.
I grandi alberi colorati, dal colore spento di giorno e brillanti di notte, capeggiavano il sentiero stretto e ripido. I rami degli alberi s’incontravano formando quasi delle arcate e sembravano formare colori di tante sfumature.
« Che spettacolo fantastico! » esclamò il Dottore meravigliato.
Ma non era il solo stupito da quella fusione di colori, anche gli altri avevano le bocche spalancate a cotanto splendore.
Però le forze dopo un po’ iniziarono a cedere. Non mangiavano da quando erano arrivati e questo stava diventando un grosso problema. Castiel, che ormai senza grazia, poteva definirsi umano, stava iniziando ad accusare i primi sintomi della fame e non riusciva a spiegarli bene a Dean.
« Non ho capito, Cas. Per caso hai fame? » chiese.
« Non lo so Dean, proprio in questo punto » disse toccandosi la pancia « Lo sento lamentarsi » rispose Cas.
« Ah, hai fame! » esclamò « Non dirlo a me, sento di svenire »
« Ehi, voi due laggiù! La fame non ci fermerà! Dobbiamo salire in cima »
« Parla facile lui. Vedi com’è magro! » sussurrò a Castiel.
Sam e Sherlock non badavano alla fame; per via dell’apparente morte di John. Per Sherlock in quel momento era come se fosse sparita. Sam azzardava domande sui racconti che lui aveva letto, sul personaggio inventato che in quel momento aveva davanti a lui. Quale migliore occasione di fare un’intervista al grande Sherlock Holmes scalando una montagna per sfuggire a un drago!
Ormai stanchi e sfiniti, avevano marciato per circa un chilometro, ma erano ancora nel bel mezzo del nulla, finché non si udirono altri passi, una dozzina o forse più. Tutti si fermarono di botto. Qualcuno li stava seguendo; Sherlock avrebbe voluto si trattasse di John, Dean sognava una cameriera con un pezzo di torta e il Dottore… aveva già capito cosa fossero.
« Adesso vi consiglio di correre più veloce che potete, di non girarvi indietro, MAI E DI NON BATTERE CIGLIO QUALSIASI COSA ACCADA! 
»
I ragazzi presero alla lettere le sue istruzioni iniziando a correre più veloce che potevano con la poca energia rimasta nei loro corpi.
Il Dottore era rimasto dietro per controllare se fossero davvero le creature che temeva e…aveva ragione! Erano proprio loro… GLI ANGELI PIANGENTI!
Gli angeli piangenti non erano altro che statue di pietra raffiguranti creature alate, ma non avevano per niente un volto angelico bensì terrificante quando toglievano le loro mani dal volto di pietra; e apparivano con occhi e bocche spalancate dove fuoriuscivano denti aguzzi, le braccia prostrate in avanti, con mani arcuate che sembravano poter afferrare di tutto. Gli angeli piangenti erano tutt’altro che angeli.
Allora il Dottore iniziò a correre, in certi momenti veniva comodo possedere due cuori!
Urlava « Correte, correte! », ma sembrava che gli angeli guadagnassero sempre di più terreno rispetto a loro.
« Ma da cosa stiamo fuggendo? » chiese Dean col fiatone.
« Dagli angeli piangenti! » rispose l’alieno che quasi li aveva raggiunti.
« Da angeli? » risposero in coro.
Castiel fece l’errore di girarsi e si trovò faccia a faccia con uno di loro.
« Castiel, che hai combinato?! » gridò il Dottore agitato pensando che per lui ormai era la fine.
Castiel stava per girarsi senza togliere lo sguardo dall’angelo di pietra quando il Dottore gli gridò ancora una volta « Non battere ciglio! »
Cas continuava a guardare l’angelo negli occhi impaurito perché senza la sua grazia non poteva fare nulla per sconfiggerlo.
Dean si girò e vide Cas bloccato che fissava quella creatura.
« Cas! » lo chiamò e Castiel si girò (« Nooo! » urlò il Dottore) come se fosse la cosa più normale del mondo, ma l'urlo del Dottore gli fece capire di aver commesso un errore e la sua faccia mutò in uno sguardo di terrore. Non avrebbe dovuto girarsi, ma ormai l’angelo l’aveva toccato e Castiel sparì.
« Caaaaas! » Sam e Dean urlarono disperati.
Il loro angelo non c’era più, era svanito come per magia. A quel punto, gli altri si erano fermarono e scesero verso di loro quando furono circondati da altri angeli.
« Fermi! » ordinò il Dottore « Continuate a fissarli senza battere ciglio. Ho un piano! »
« Che cosa sono queste statue? » chiese Sherlock senza distogliere lo sguardo dal suo angelo.
« Sono delle creature terribili, possono mandarti nel passato e nel futuro e farti rimanere bloccato lì per sempre! »rispose l’alieno che ne sapeva abbastanza sull’argomento.
« Oh, fantastico! » esclamò Dean furioso senza battere ciglio « E adesso dov’è Castiel?! »
Il Dottore non rispose, non sapeva che destino crudele era toccato all’angelo e in quel momento non poteva interessagli perché doveva procedere col suo piano.

Castiel si ritrovò a terra, disteso sul suolo erboso di un posto sconosciuto. Era giorno, il sole era caldo e splendeva in cielo. Faceva caldo, ma un caldo sopportabile anche per chi aveva un trench e un completo.
Aprì pian piano gli occhi e si stupì nel vedere davanti a sé una grande vallata.   
Essa era circondata da maestosi abeti, tutti vicini tra loro, sembravano formassero una sorta di barriera. Castiel si guardò attorno e non vedeva altro che quella vegetazione, ma nessun sentiero da seguire e andare via da quel posto. Non c’era nessuno, era solo, almeno all’apparenza.
Iniziò a camminare per esplorare quel territorio sconosciuto quando sentì un fruscio di foglie provenire dall’interno della barriera. Non tirava un filo di vento, tutto era molto calmo, troppo calmo, e si rese conto di non essere da solo come aveva creduto. Cercò di individuare da dove provenisse quel rumore guardandosi attorno agitato, e se fossero stati altri angeli di pietra? Che cosa ne avrebbero fatto di lui? Era già spacciato in chissà quale epoca e sarebbe rimasto a morire lì, perché adesso era mortale.
Sentì una specie di ruggito che lo fece subito voltare e si trovò davanti a sé un Tirannosauro. Era enorme, alto dieci metri circa, con denti affilati e sanguinanti come se avesse appena finito di sbranare una sfortunata preda. Iniziò a correre verso Castiel facendo tremare la terra ad ogni suo passo.
L’angelo iniziò a correre più in fretta che poteva, ma il dinosauro era più veloce di lui.
Castiel non aveva mai avuto paura come quella volta, non aveva mai temuto di morire, la paura della morte non gli aveva mai sfiorato la mente, ma quella volta sì perché non era più come un tempo. Non era, però, la morte in sé che lo spaventava, perché sapeva che sarebbe tornato in vita, anche se non ne aveva l’assoluta certezza; aveva paura delle fauci, del modo in cui il dinosauro l’avrebbe mangiato, di quanto sarebbe stato doloroso e struggente, di come fosse indignitoso morire in quel modo senza aver potuto difendere se stesso.
Sfinito, si fermò voltandosi verso il mostro consapevole a quello che stava andando incontro;  il Tirannosauro lo raggiunse spalancando le sue fauci spaventose pronte a sbranarlo, ma quando il dinosauro si apprestò a divorarlo…
« Nah, non mi va di farti morire così » disse una voce.
A Castiel sembrò quella del fratello, ma non ebbe tempo per rifletterci perché scomparve nel nulla lasciando il mostro a stomaco vuoto.

Castiel ricomparve nel posto in cui Gabriele li aveva trasportati una volta. Lo aveva risparmiato, incredibile! Sbucò dietro un albero gigante non lontano dai suoi amici.
« Abbassatevi! » stava urlando il Dottore quando ricomparve Castiel.
Tutti seguirono i suoi comandi. Gli angeli si trovarono l’uno faccia a faccia, e guardandosi, rimasero immobili come statue.
« Okay, adesso strisciate fuori e filiamo da qui! »
« Ma lei Dottore, è un genio! » esclamò Sam.
« L’avevo già fatto…col Tardis » rammentò.
« Beh, lo è comunque! » continuò.
Castiel lì raggiunse « Dean! »
Dean si girò all’udire la voce di Castiel « Cas, dov’eri finito? »
« Temo nel giurassico! » esclamò con sorriso sghembo. « Un tirannosauro mi aveva in pugno »
« E come hai fatto a tornare? » chiese Dean.
« In effetti è strano. Ho solo pensato di ritrovarmi qui con voi perché mi sentivo solo e tutto ad un tratto eccomi qui »
Dean si accigliò e gli si fece più vicino « Ti sono tornati i poteri? »
Cas abbassò il capo e si fissò le scarpe « Credo di aver sentito Gabriele...mi ha lasciato andare. Si sta divertendo »
Dean divenne una furia « Quel figlio di puttana! »
Il Dottore intervenne « Calmo, ragazzo. Intanto dobbiamo pensare ad allontanarci da qui, è possibile che ce ne siano altri »
Ripresero la loro scalata verso la cima della montagna dove gli aspettava l’uscita. La prova non sembrava affatto facile, chissà quali altri tranelli il Trickster aveva in serbo per loro.
Erano riusciti nella prima prova al vulcano, ma con scarsi risultati visto che alla fine si era rivelato un tranello di cattivo gusto, un tranello che è costato alla fine la morte di John Watson.
Non solo il dottor Watson aveva dovuto provare l’allucinante dolore della lava che gli bruciava la pelle, ma anche il dolore dell’acqua avvelenata che gli aveva corroso l’intero corpo provocandogli la morte. Tutto questo nella mente del suo amico Sherlock si ripeteva ancora e ancora, silenzioso durante la loro scalata. Non aveva aperto bocca. Non era il momento. Era distratto, ma sapeva, o almeno sperava, che John tornasse.
Non avevano armi con sé, erano completamente indifesi, avevano solo le loro menti. Per fortuna non mancava molto alla cima e non avevano incontrato nessun altro ostacolo da valicare.
« Ci siamo quasi! » disse Sam che faceva da capofila.
Mentre scalavano, Sam continuava a pensare da cosa erano scappati e si rivolse al Dottore « Quegli angeli, sono molto diversi da ciò che conosco »
« Sono creature molto pericolose. Esistono solo quando le guardi e non te ne rendi conto. Sono pur sempre statue e non devi mai, mai, mostrargli le spalle e battere ciglio altrimenti ti trasportano in qualsiasi secolo, passato o futuro… o era solo passato?! Well…»
Gli altri ascoltarono in silenzio. Sam annuì e Dean guardò Castiel. Tornarono a concentrarsi sulla strada che stavano percorrendo e si accorsero di essere arrivati.
« Era ora! » esclamò annoiato Dean dietro di lui.
« Un ultimo forzo e andremo via da qui » aggiunse calmo il Dottore.
« Finalmente! »  sussurrò Sherlock.
Ecco, ce l’avevano fatta! Erano in cima, ma… non era come si erano aspettati.









Angolo Autrice: 

...dai questa volta ho aggiornato presto.
Un pò di tregua dopo la morte di John sia per voi che leggete, sia per i personaggi che penso vorrebbero lamentarsi con me. Pazienza, qua comando io B)
Comunque, cosa ne pensate? Secondo voi, cosa aspetta ai nostri protagonisti? Voglio supposizioni ù.ù Aspetto vostri commenti creativi! ^^
Alla prossima.
Juls



 
   
 
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