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Autore: Abby_Donati    19/12/2015    1 recensioni
"Vivi la vita al momento perchè tutto il resto è incerto" era la sua filosofia. Era un po’ come me, ma non avrei mai pensato che il nostro primo incontro non si svolse in quel negozio, ma anni prima, in cui la mia vita cambiò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 5
 
 
“Liam piacere” il moro si avvicinò, posizionandosi sulla sedia posta dall’altra parte del tavolino.
Presi una sigaretta dal pacchetto, posizionato sul tavolino che stava facendo da barriera tra me e il ragazzo ancora completamente sconosciuto, portandola alla bocca e accendendola.
“Non ti fa bene quella roba” aspirai facendo uscire il fumo verso la sua direzione dove, appena sfiorato il viso, si disperse intorno alla figura.
“So che non ti andiamo a genio, ma come puoi giudicarci se non ci conosci?” tra la confusione che avevo nella testa, l’unica cosa che feci era sorridere e ricordarmi del piccolo proverbio ‘Non giudicare mai un libro dalla copertina’ e a volte ci ricordiamo di questi proverbi troppo tardi .
“Hai ragione, non posso giudicare, ma posso prevenire” il fumo riuscì dalle mia labbra, viaggiando nell’immenso spazio fino a scomparire, mentre Liam si alzò rientrando verso l’abitazione.
“Tu non vieni?” era così pacato, non sembrava affatto come Louis ed Harry, come poteva essere loro amico? Feci cenno di no guardando davanti a me, dove l’enorme pacco era semicoperto dalle case circostanti.
Il moro ritornò a sedersi dove aveva lasciato prima lo spazio vuoto che prima di quel giorno, nessuno aveva riempito.
Iniziò a parlare di se, in quanto io non volevo raccontare di come ero, del mio carattere; raccontò della sua famiglia e delle sue sorelle, della sua fobia per i cucchiai e di come aveva conosciuto gli altri.
Harry e Louis si conoscevano da tutta una vita e, non appena arrivò in quella scuola, furono i primi ad accoglierlo e così fecero con Niall, l’irlandese, patito per il cibo. Zayn fu l’ultimo ad arrivare e i ragazzi avevano provato a socializzare, a conoscerlo, ma non ne voleva sapere, a lui interessava solo l’arte, come a me interessa solo la musica, ma nonostante tutto non hanno ceduto e ora sono tutti insieme.
“Dai raccontami un po’ di te” iniziai a parlare della mia infanzia, del rapporto con i mia, della mia amicizia con Mia, tralasciando la sera della festa e tutto ciò che ne riguarda.
“Mia madre odia la musica, infatti era in disaccordo che io frequentassi questa scuola, ma ho vent’anni e quindi ho preso la mia macchina e sono venuta qui” Aspirai l’aria fresca cercando la libertà che mi ero guadagnata.
“E tuo padre?” con mia madre non si parlava mai di lui, non so se era per il dolore che ancora portava dentro o per il fatto che non gliene importava più di tanto, in fondo fu per causa sua che divorziarono, ma era fatta così.
“Mio padre è morto cinque anni fa, è grazie a lui se sono arrivata fin qui, e ho la passione per la musica. Dedico la mia felicità a lui e il dolore a mia madre, non merita di essere felice.” Feci per prendere un’altra sigaretta ma, nel momento in cui toccai il pacchetto, Liam appoggiò la sua mano sulla mia.
Lo guardai tra lo essere scocciata e il non sapere cosa volesse fare, fece cenno di no guardando il pacchetto da venti di Marlboro Gold, ormai quasi vuoto, e tolse la mano.
Rimasi lì, a guardarlo, come se intorno a lui ci fosse una luce soprannaturale e, tirando fuori il piccolo involucro di carta, contenente il tabacco, ripensai al suo piccolo gesto. Eravamo li da solo mezz’ora e mi aveva già raccontato tutto di se impedendo di rovinarmi la vita. Lasciai la sigaretta nel pacchetto e lo guardai sorridere a quel gesto.
“Ehi piccioncini, è ora di pranzo ” Harry si affacciò, forse troppo felice per un semplice pasto tra amici e la sua nuova coinquilina.
Ci avviammo al tavolo nella piccola sala: a capotavola c’era Harry, io e Liam ci eravamo messi su un lato e dall’altra c’era Niall, posizionato davanti a me, e Louis, davanti Liam, infine Zayn era dalla parte opposta di Harry.

Kate: Come va con i cani?

Tutto apposto, Liam è davvero simpatico. –Ally

Per qualche strano motivo con Liam sentivo di essere me stessa, senza vergognarmi di quello che ero e di quello che facevo.
Louis era piuttosto silenzioso, si mise una forchettata dei suoi spaghetti cinesi guardando con sguardo truce il ragazzo sorridente seduto di fianco a me: i suoi occhi si spostavano da Liam a me ritornando poi sui suoi spaghetti facendo finta di nulla.
“Chi ha voglia di giocare a fifa?” Harry annunciò la sua fantastica idea, al quale tutti, a parte Louis, avevano risposto in coro si.
I ragazzi si recarono nel soggiorno formando le squadre: Liam e Niall contro Zayn e Harry.
In quella piccola stanza rimanemmo solo io e il ragazzo dallo sguardo minaccioso; ogni passo che facevo sentivo i suoi occhi su di me. Si muovevano lungo il mio corpo, partendo dai capelli fino ai piedi rifacendo poi il percorso all’inverso: tra me e lui c’era tensione sin dalla litigata di quella mattina.
Misi i piatti e il resto dell’apparecchiatura dentro il lavello, e la tovaglia ripiegata in un apposito cassetto.
“Com’è che non sei andato con quell’altri?” mi posizionai davanti a lui, cercando di scovare che cosa lo stesse affliggendo o, meglio ancora, cosa lo stesse irritando così tanto. Teneva gli occhi bassi, verso il suo bicchiere ormai senza acqua.
"E com’è che te non sei andata a sbaciucchiare il tuo ragazzo?” alzò lo sguardo verso di me, con gli occhi pieni di rabbia, di gelosia, di tristezza.
“E’ assurdo. Come puoi pensare una cosa del genere?” il mio tono si stava alterando, le mani si chiusero in pugni, le labbra formarono una linea rigida e gli occhi iniziarono a riempirsi di irritazione.
“Dai, a me lo puoi dire, non c’è niente se te lo vuoi portare a letto” gli occhi erano sempre nello stesso stato di pochi secondi fa, ma, allo stesso tempo, si era formata un’altra sfumatura: quella dello spregevole, del senza cuore; sulle sue labbra si formò un sorriso che non gli apparteneva e che, di sicuro, non lo sarebbe mai stato.
“Disse quello che non riesce a togliere gli occhi dal mio culo” mi diressi verso il bancone della cucina, dove si trovava il pacchetto delle Marlboro scoprendo di averlo vuoto.
“DOVE SONO!?” la risata di Louis mi fece venire i brividi e distinto mi girai verso di lui. Era posizionato vicino al lavello con l’acqua che scorreva e in mano 5 sigarette. In quella stanza si era creato qualcosa di più di una semplice discussione, era diventata una vera e propria battaglia tra il mio carattere e il suo, forse troppo simili per stare in armonia; ogni passo che facevo le sigarette si avvicinavano sempre di più all’acqua. Ormai mancava un solo passo ma, allo stesso tempo, un solo centimetro e sarebbero diventate inutilizzabili.
“Dai forza chiama il tuo principe”
“Tu sei pazzo” feci l’ultimo passo e, non appena le Marlboro toccarono l’acqua, rifinendo sul fondo del lavello, la mano sfrecciò sul viso del ragazzo poso davanti a me. Louis si toccò la parte dolorante e ormai arrossata, nella stanza si sentiva solo lo scroscio dell’acqua, e le urla dei ragazzi situati nella stanza a fianco, un presunto gol forse; ci guardavamo negli occhi, ma senza dire nulla, gli occhi parlavano da soli: entrambi pieni di rabbia, di oppressione e disprezzo.
Mi allontanai da lui quando chiuse il rubinetto, dirigendosi verso la porta chiudendola a chiave, mettendosela nella parte posteriore dei jeans.
“Ora ti insegno io come essere gentili”



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SPAZIO AUTRICE:
Scusate per il ritardo, ho avuto problemi in casa e non ho potuto usare il computer.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossimaa.

P.S. se ho fatto qualche errore scusatemi tanto, ma ho dovuto fare veloce.
-Bibi
  
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