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Autore: Ghillyam    19/12/2015    6 recensioni
[Descrizione di un momento durante la prigionia di Effie a Capitol City.]
-La prossima volta parlerai, Trinket- dice, sputando a poca distanza da te.
L'ultima cosa che vedi prima di svenire è la porta della cella chiudersi alle sue spalle; mentre ti accasci a terra, in mezzo al tuo stesso sangue, dalle labbra ti esce un sospiro che assomiglia incredibilmente al nome di Haymitch.
[Post!Catching Fire | Effie!Centric | Hayffie]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Una pedina
 
 
Non eri nulla per loro.
Ti hanno abbandonata.
Eri solo una pedina.
 
No, loro mi volevano bene.
Eravamo una squadra io, Katniss, Peeta e Haymitch...
 
Oh, Haymitch.
Per lui non contavi, eri solo una delle
tante frivole capitoline che odiava;
andavi bene giusto per farlo divertire
ogni tanto
 
Non è vero!
Ci amavamo, lui mi ama.
 
Se ti amasse non lascerebbe qui,
se ti avesse amata ti avrebbe portata con lui.
Non eri niente, non sei niente.
 
Basta, ti prego.
 
Perché gli sarebbe dovuto importare di te?
 
Smettila.
 
Solo una sciocca, inutile, insulsa pedina.
 
No...
 
Perché lo neghi?
Lo sai anche tu, non è mai interessato a nessuno di te.
Una semplice pedina.
 
Una pedina.
 
Le lacrime ti rigano il viso, il fiato è mozzato dai continui singhiozzi.

Quella voce ipnotica e terribilmente suadente che assomiglia in maniera impressionante alla tua, ma che al tempo stesso è quasi irriconoscibile, ti risuona nelle orecchie e non ti abbandona. Dopo che ti hanno iniettato uno strano liquido nel braccio tutto si è fatto nero e l'unica cosa che ti ha convinta di non essere morta è quella voce, la tua voce.

Qualunque cosa ci sia in circolo nel tuo corpo sta facendo prendere il sopravvento al tuo subconscio e i pensieri più reconditi che ti affollano la mente si fanno via via sempre più vividi e chiari.

Hai urlato, hai pianto, ti sei ferita con le tue stesse mani per provare a soffocarli e a convincerti che fossero solo sciocchezze, frasi pensate dai Pacificatori e da Snow stesso per indurti a tradire la tua squadra, ma col passare del tempo hai iniziato a renderti conto della verità di quelle parole: ti hanno abbandonata, lasciata sola, in balia del presidente, pronto a tutto pur di ottenere le informazioni che cerca. Ma tu non sai niente, eppure continui ad essere torturata giorno e notte.

Quella che prima era solo una fantasia adesso inizia a diventare un pensiero concreto: sei sempre stata solo e soltanto una pedina dei loro giochi.
Pensavi di essere importante per Haymitch, l'uomo che credevi ricambiasse il tuo amore e che invece ti ha usata e basta. Ti ha fatto innamorare solo per poi spezzarti il cuore, valevi meno di una bottiglia di whiskey per lui. Eri una delle tante capitoline rimaste affascinate dal rozzo ubriacone del Distretto 12, ma tu non ne eri solo affascinata.

Non sai bene nemmeno tu quando hai iniziato a credere a queste parole, forse ci hai sempre creduto, ma non lo volevi ammettere.

Una figura compare all'improvviso davanti a te. Ora non c'è più solo buio a circondarti – sei nella cella delle prigioni di Capitol – però devi essere ancora sotto gli effetti di quel misterioso serio perché la persona che hai davanti è uguale identica a… te. Certo, lei è in condizioni decisamente migliori rispetto alle tue – al posto di una delle solite parrucche colorate, i capelli biondi sono fatti cadere dolcemente sulle spalle, il vestito che indossa è color blu notte e sembra che sia cucito sul suo corpo perfetto tanto le sta bene; le scarpe argentate, dal tacco vertiginoso, sono abbinate alla cintura che le fascia la vita e al ciondolo che porta al collo. Anche il trucco è impeccabile – ma non c'è dubbio che si tratti di te.

Lei ti si avvicina e inizia a parlare con lo stesso tono ipnotico di poco prima «Povera, povera Effie, ridotta a uno straccio. Una bambola di porcellana rotta e impossibile da aggiustare. Come ti sei ridotta così? Prima eri perfetta, riuscivi a farti invidiare da tutte, ora invece sei sola patetica, sai solo compatirti, ma non devi preoccuparti – dice, mentre si china su di te e ti accarezza il viso, vedendo che hai abbassato lo sguardo di fronte ai suoi rimproveri – Chiunque proverebbe pena per se stesso se fosse in questo stato.»

Per qualche istante si interrompe e quasi ti ritrovi a desiderare che non l'avesse fatto, la sua voce ti piace così tanto...

Adesso è ad un centimetro dal tuo viso e ti chiede «Cos'è che ti ha distrutta?»

«Haymitch.» rispondi senza esitare e ti stupisci della velocità con cui hai pronunciato il suo nome, ma in fondo è a causa sua lo stato indecente in cui ti trovi.

Gli hai permesso di vederti oltre alla maschera di trucco e parrucche che indossavi ogni giorno e lui ti ha ricambiata lasciandoti nelle mani di pazzi assassini che tu stessa hai aiutato inconsapevolmente per anni, almeno fino a quando non sei riuscita a lasciarti andare insieme a lui. Haymitch non è stato in grado di ripagarti allo stesso modo: non si è fidato a parlarti della rivoluzione né dei ribelli, non ti ha portata con lui e questo ti sta distruggendo. Pezzo dopo pezzo, tortura dopo tortura.

«Haymitch – ripete, e il tono con cui lo pronuncia ha un non so che di sensuale che ti fa rabbrividire – Il tuo grande amore, ma lui non ti ricambiava, giusto?»

Adesso, l'altra Effie è inginocchiata accanto a te e pronuncia ogni parola in modo lento e cadenzato, mentre il suo fiato ti solletica il collo. Senti le sue labbra carnose sfiorarti l'orecchio e ti senti paralizzata, non riesci a muoverti e a distanziarti dal tuo alter ego, ma, in realtà, non sei sicura che allontanarti sia quello che vuoi. Inizi a chiederti che cosa contenesse il siero che ti hanno iniettato, sicuramente forti allucinogeni, ma non ti ricordi di nessuno che a Capitol abbia mai fatto uso di una simile sostanza. Probabilmente l'hanno ideata apposta per te, una nuova tortura personale.

La voce calma dell'altra te ti distoglie dai tuoi pensieri e riacquista la tua completa attenzione. Non riesci proprio a resisterle. Le sue parole suonano come una dolce melodia, faresti tutto quello che ti chiede per continuare ad ascoltarla. Che diavoleria si è inventato Snow?

Di nuovo vieni strappata dalle tue congetture dalla sua voce soave «Lo sai che non ti amava e allora perché continui a proteggerlo? Cosa ha fatto per te? Ti ha prestato qualche attenzione e ti ha affibbiato un soprannome ridicolo, ti basta questo, Rubs?»

Rubs. Quel nomignolo ti riporta alla mente un fiume di ricordi che ti attraversano come una scossa elettrica. Le immagini della prima volta in cui Haymitch ti chiamò in questo modo sono ben definite: erano appena terminati i sessantatreesimi Hunger Games ed eri al tuo terzo anno da accompagnatrice. Nonostante non fossi in vena di festeggiare, data la recente morte del tributo maschio del 12 – stranamente ultimo a morire, ucciso dalla femmina del 2 – ti eri preparata al meglio delle tue capacità per scendere nella sala principale del Centro di Addestramento e andare a congratularti con Violet – l'accompagnatrice del Distretto 2 – per la vittoria del suo tributo. Avevi indossato un abito rosso, disegnato da Portia apposta per te, che ti lasciava scoperta parte della schiena e ti arrivava fino a metà coscia; era accompagnato da una parrucca anch'essa di una sfumatura più leggera di rosso e da scarpe nere col tacco alto, puntellate da piccole pietre di ossidiana. Anche il trucco metteva in contrasto i due colori.

Naturalmente non appena ti aveva vista, Haymitch, ubriaco fradicio, aveva preso a criticarti per la tua superficialità e per la stupidità che, secondo lui, caratterizzava ogni singolo abitante di Capitol City.

«Ma guardati! – aveva esclamato – Sembri una caramella gigante.»

Di fronte al tuo sguardo offeso aveva aggiunto un retorico «Preferisci che ti dica che sembri un rubino? Una raffinata gemma nelle mani della capitale?»

A quel punto te ne eri andata, prima di rischiare di iniziare a urlare, accompagnata dal commento del mentore «Non è educato andarsene mentre qualcuno ti sta parlando, Rubs!»

Da allora non ti aveva più chiamato in altro modo, se non dolcezza, e col tempo avevi iniziato ad abituarti a quel soprannome che in qualche modo ti legava ad Haymitch e che lui si divertiva a pronunciare in continuazione anche durante le notti che passavate insieme.

Improvvisamente, al pensiero di tutto ciò che avete passato e che è successo tra di voi, non sei più sicura di quello che sostiene “Effie”. Magari Haymitch pensava che tenendoti all'oscuro di tutto ti avrebbe tenuto al sicuro.

«No! – urli, mentre con la poca forza che ti rimane ti allontani dalla tua allucinazione – Lui voleva proteggermi!»

Quando parla di nuovo non è più una voce armoniosa che senti, ma una stridula e gracchiante «Vediamo come ti protegge da questo, allora.»

Non hai nemmeno il tempo di capire di cosa stia parlando che avverti un dolore lancinante all'altezza della coscia destra. Senti qualcosa di freddo premere e squarciare la tua pelle, mentre il sangue fuoriesce copioso dalla ferita e ti scivola lungo la gamba, andando a formare una larga pozza sul pavimento umido.
Provi ad urlare, ma vieni bloccata da un pugno sulla mascella che ti fa sbattere la testa contro la parete. La vista già annebbiata si riempie di puntini neri che ti informano che stai per perdere i sensi. Forse stai morendo dissanguata. No, non ti lasceranno morire, hanno bisogno di te o almeno lo credono.
Probabilmente chiuderanno la ferita, facendo in modo di lasciarti una disgustosa cicatrice, e riprenderanno a torturarti tra qualche giorno.

Evidentemente gli effetti di quello che doveva essere un misto tra veleno di aghi inseguitori, morfamina e una strana sostanza ipnotica stanno svanendo, dato che al posto della te malvagia adesso c'è un pacificatore che ride sguaiatamente, mentre ti assesta un calcio nello stomaco che ti fa piegare in due.

«La prossima volta parlerai, Trinket.» dice, sputando a poca distanza da te.

L'ultima cosa che vedi prima di svenire è la porta della cella chiudersi alle sue spalle. Mentre ti accasci a terra, in mezzo al tuo stesso sangue, dalle tue labbra esce un sospiro che assomiglia incredibilmente al nome di Haymitch.
 

NdA: salve a tutti! Vorrei ringraziarvi se siete arrivati a leggere fino a qui e spero che la storia vi sia piaciuta. È la prima fan fiction che scrivo nel fandom di Hunger Games e non potevo non concentrarmi sul mio personaggio preferito della saga. Mi sono domandata spesso come debba essere stato la prigionia di Effie e ho provato ad immaginarlo, fatemi sapere che ne pensate e se ci sono dei dettagli che dovrei sistemare.
   
 
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