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Autore: ShinRan4862    20/12/2015    5 recensioni
Conan riesce a sconfiggere l'Organizzazione, ma non può più tornare ad essere Shinichi.
Cosa succederebbe se a distanza di 10 anni dalla scomparsa di Shinichi Kudo dalla sua vita, Ran scoprisse la sua vera identità? Come la prenderà? Cosa succederà a Ran a tre settimane dal suo matrimonio con Kaito? Cosa farà, ora che sa che Shinichi in fondo non l'ha mai abbandonata? E' davvero tutto perduto o il destino ha ancora qualcosa in serbo per loro?
Lo scoprirete solo leggendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Sonoko Suzuki | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bambina mia
 
 
Sentii il rumore di una porta aprirsi, richiudendosi subito dopo e mi svegliai, non realizzando subito cosa fosse successo.
Sbattei un paio di volte le palpebre e sbadigliai sonoramente, mettendomi una mano sulla bocca.
Mi tirai su, e mi ricordai cosa era successo. Spalancai gli occhi, completamente sveglia e mi girai alla mia destra, trovando proprio chi stavo cercando.
Lui era lì, bello come al solito, con gli occhi aperti che mi fissavano ammaliati.
Arrossi, e gli dissi un
“Buon giorno”, accorgendomi di aver dormito così tanto che si era fatta mattina.
Mi chinai su di lui e gli diedi un bacio, e quando ci staccammo disse
“Questo sì che è un buon giorno” sorridendo, e facendo sorridere anche me.
Mi alzai e mi coprii con la vestaglia che avevo buttato qualche giorno prima ai piedi del letto.
Si alzò anche Shinichi, rimettendosi i pantaloni e i boxer.
“Ma che ore sono?” gli chiesi, non trovavo l’orologio da polso
“Aspetta…” lo vidi aprire la porta e sporgere lo sguardo oltre ad essa, per poi tornare dentro, con la faccia bianca come un lenzuolo, facendomi preoccupare.
“Che succede?”, gli chiesi allarmata, avvicinandomi a lui.
“Ran, dove sono i tuoi leggins? Quelli che indossavi ieri..” mi chiese, con sguardo preoccupato e io arrossi della sua domanda; come non se lo ricordava?
Abbassai lo sguardo imbarazzata e gli dissi
“M-Mi sembra che, insomma siano i-in soggiorno, ieri n-non so di preciso d-dove sono andati a-a finire…D-dai Non farmi queste domande!” dissi io, più rossa di non so cosa e con gli occhi chiusi per la vergogna.
“Ran, di là c’è tuo padre, che gira per casa con in mano la mia cravatta e i tuoi leggins, con uno sguardo piuttosto furibondo…” mi disse, sudando freddo.
Capii subito cosa voleva dire: se mio padre avesse scoperto tutto lo avrebbe scuoiato vivo.
“Cosa possiamo fare?” gli chiesi, avvicinandomi a lui, nel tentativo di calmarlo, ma sapevo che era inutile; mio padre era molto spesso comprensivo, e (a volte) ragionevole, ma quando si trattava di me, perdeva subito il controllo, iperprotettivo com’era. Non aveva mai visto di buon occhio Shinichi, e nemmeno Conan, dato che da quando aveva iniziato a risolvere casi per conto suo, il famoso detective in trance era scomparsi dai giornali e dagli schermi, e ogni persona che veniva in agenzia lo faceva quasi sempre solo ed esclusivamente per Conan.
In più, ultimamente, a causa di questo fatto, mio padre mi aveva sollecitato a contattare i genitori di Conan, con la scusa che non potesse vivere per sempre con noi, ma io avevo sempre rifiutato, finendo per litigare con lui ogni singola volta che Conan era fuori casa, anche per motivi differenti.
Mi sembrava di aver sostituito mia madre in questi casi.
“Proprio non lo so” disse Shinichi, abbracciandomi e strappandomi dal mio universo di pensieri.
Mi venne un’idea, forse un po’ scontata e poco credibile, ma almeno un’idea!
“Senti… e se diciamo a papà che eri venuto in camera solo per chiedermi una cosa?” Proposi, suscitando un suo sorriso, che invece mi fece confondere
“Che ho detto di divertente?” gli chiesi, curiosa di capire cosa avesse suscitato la sua ilarità
“Ran, mi spieghi come sarebbe possibile per una persona andare a svegliarne un’altra alle cinque meno un quarto del mattino solo per chiedergli ‘una cosa’ ?” disse, mimando le virgolette e facendomi pensare che mi sembrava davvero un po’ strano come comportamento.
“D’accordo…” sospirai
“Tu allora cosa proponi?” gli chiesi, con aria di sfida
Lui allora si avvicinò a me con uno sguardo piuttosto malizioso
“Cosa ne dici di tornare a ‘dormire’ ?” mi disse, ma io non ero in vena di scherzi
“SHINICHI!” urlai con rimprovero, non pensando alle conseguenze del mio gesto, infatti appena pronunciata quella parola vidi l’interpellato avvicinarsi e con uno sguardo quasi terrorizzato tapparmi la bocca con una mano, guardando preoccupato la porta alle sue spalle.
Mi accorsi dell’errore madornale che avevo commesso, ma ormai…
“Ran sei sveglia?” sentii, dall'altra parte della porta, la voce di mio padre, ovattata a causa del legno.
Mi immobilizzai e non risposi, sentendo dei passi avvicinarsi alla porta, e lui ripetere
“Sei sveglia?” ancora una volta non risposi e rimasi dov'ero, con indosso solo l’intimo e quella vestaglia semi-trasparente.
Aiuto. Aiuto. Aiuto!
Non avevo la minima idea di cosa fare. Completamente immobilizzata vidi Shinichi togliere la mano dalla mia bocca e fissare spaventato la porta aprirsi lentamente, forse anche troppo.
“Ran?” disse mio padre, per poi guardare all'interno della stanza.
Mi pietrificai ancor di più, vedendo Shinichi fare lo stesso, dopo avermi preso la mano.
Vidi lo sguardo di mio padre mutare da imbarazzato, perché non indossavo praticamente nulla di particolarmente coprente, a confuso e sorpreso quando vide Shinichi, o meglio Conan con indosso solo i pantaloni della divisa, a furibondo quando collegò le due cose.
“TU!” urlò indicando Shinichi alla mia destra e scagliandosi contro di lui come una furia.
Mio padre lo colpì allo stomaco con un pugno, che lo fece indietreggiare, ma mi risvegliò, poiché la sua mano non aveva lasciato la mia.
“COSA HAI FATTO ALLA MIA BAMBINA!?” disse nuovamente, mentre io mi misi di fronte a lui con le braccia aperte e sguardo deciso.
Avevo la mano destra ancora unita a quella sinistra di Shinichi, e non avevo intenzione di staccarla.
“Levati, Ran” mi disse mio padre, fermandosi, ma senza guardarmi negli occhi, tenendo lo sguardo sul volto di Shinichi, che pensai sarebbe stato il suo prossimo obbiettivo da colpire.
“No!” gli dissi, arrabbiata del suo comportamento, come si permetteva di fare del male all'uomo che amavo?
Finalmente spostò lo sguardo sul mio e lo vidi sorpreso del mio comportamento.
“Come?” MI chiese, e io ribattei
“Ho detto NO!” con forza, per fargli capire bene il concetto.
Lui mi guardò, sorpreso e un po’…malinconico? No, devo essermi sbagliata.
Indietreggiò e fissandoci male uscì, dicendo
”Vestitevi e venite nello studio, SUBITO!” per poi sbattere la porta con violenza e lasciandoci allibiti.
Davvero aveva ceduto così facilmente? Sorrisi, e mi girai abbracciando Shinichi con tutte le mie forze.
Ero estremamente felice in quel momento, ma forse perché ancora non sapevo che cosa sarebbe successo nei giorni seguenti…
 
 
Pov Kogoro
 
 
Mi allontanai dalla stanza di Ran, sconvolto.
Che cosa era successo? Cosa era cambiato nella mia bambina?
Ma perché, potevo ancora definire Ran la mai bambina?
Ormai aveva ventisei anni, era adulta e faceva le sue scelte.
Ma io? Dove ero fino ad ora? Perché non riuscivo (o non volevo) a vedere cosa stava succedendo?
Me ne sono accorto solo ora.
Ran è cresciuta, ma io non ci volevo credere, volevo avere ancora l’illusione che avesse bisogno di me e della mia protezione, volevo avere l’illusione che per qualcuno fossi utile a qualcosa, che per qualcuno ero ancora importante, che avevo uno scopo per cui vivere.
Invece ora? Cosa avrei fatto?
Prima mi ero comportato come uno sciocco.
Aggredire Conan, per cosa poi? Perché mia figlia aveva cambiato idea nonostante tra due settimane si dovesse sposare? Ma dove sta il problema?
I matrimoni si annullano ogni giorno per qualsiasi motivo.
Era perché Conan aveva dieci anni in meno di lei? No, no di certo, tanto in fatto di età Conan ne dimostrava più di Ran, come intelligenza.
E allora perché mi ero accanito così su di lui? Ma poi perché farsi questa domanda se si sa già la risposta?
Sì perché io lo sapevo bene il motivo.
Io non volevo essere nuovamente solo, come quando vent'anni prima Eri se n’era andata di casa, lasciando la sua famiglia per la carriera di avvocato, ecco perché.
Dovevo farmene una ragione, Ran non era più piccola, lo avevo visto nei suoi occhi poco prima.
In quegli occhi lilla c’era tutta la sua determinazione e la sua forza, per non parlare del suo rancore nei miei confronti per quel che avevo appena fatto e dell’amore che provava per quel ragazzo alle sue spalle, che aveva fatto notare subito non lasciandogli la mano quando io gli avevo espressamente chiesto di togliersi.
Sospirai, buttando la testa sulla spalliera del divano marrone dell’agenzia.
Mi mancarono i tempi in cui Ran era appena nata, ed io e Eri ci parlavamo, ci dicevamo tutto, senza urlarci contro per ogni stupida motivazione.
Già, in quel momento ebbi davvero nostalgia di quei giorni.
Chiusi gli occhi e inaspettatamente una lacrima scese per la mia guancia, amara, come i pensieri che si formularono nella mia mente in quel momento.
Fu tutta colpa mia se andò tutto a monte; il matrimonio e il rapporto con mia moglie.
Sempre lì a criticarla per ogni cosa che faceva, a farla ingelosire perché ogni volta che vedevo una ragazza giovane e carina le andavo dietro come se nulla fosse, senza rendermi conto della bellezza della donna che avevo di fronte, e che avevo sposato anni prima.
“Papà” mi senti chiamare alle mie spalle e mi tolsi frettolosamente quella lacrima, per poi dire
“Ran, chiama Eri, falla venire qui, dobbiamo parlare e voglio che ci sia anche lei” le dissi, e lei fece un cenno con il capo, correndo al piano superiore per chiamare la madre.
Intanto Conan era rimasto lì, affianco alla porta, e lo vidi dubbioso sul da farsi. Mai avevo respirato una tale tensione fra noi due.
Gli indicai il divano di fronte al mio, facendolo sedere.
Lo vidi sedersi e ripensai al pugno che gli avevo tirato, sentendomi in colpa di quel che avevo fatto
“Scusa per il pugno di prima…” gli dissi, senza guardarlo negli occhi.
“No, non fa nulla…Kogoro” disse e io mi accorsi di come mi aveva chiamato; Kogoro, non era da lui, di solito mi chiamava Oji-san, anche se sapeva che non mi andava che mi chiamasse così. Non glielo feci notare,  ma, dopo ilo ritorno di Ran, il silenzio dell’attesa che arrivasse Eri creò una tensione spaventosa, come se, se solo qualcuno avesse aperto bocca, il mondo sarebbe crollato cosa che effettivamente, qualche giorno dopo sarebbe successa nella vita di Ran, ma che io, lei e tutti gli altri non avremmo potuto sapere in quel momento.
 
Pov Otaki
 
Ebbene, ora sono ufficialmente un omicida, fantastico!
Pensai, ironicamente, ma ormai ‘Quel che è fatto è fatto’ no?
Mi alzai dal letto dove ero dalla sera prima.
Mi diressi in cucina e notai un biglietto sotto la porta, ennesimo avviso di mancato pagamento, ma che ci potevo fare se ero stato licenziato?
Accartocciai la busta e la buttai, il cestino ormai ne era pieno.
Con una tazza di caffè mi misi al lavoro per cercare notizie su quella ragazza.
Cercai a lungo sui giornali, qualcosa che potesse ricondurre al lei, quando finalmente nella pagina delle notizie sportive di qualche anno prima la vidi:
Ran Mouri, vincitrice del torneo regionale di Karate avvenuto qualche anno prima alla sua scuola.
Cercai il suo nome e scoprii che era la figlia del Detective Kogoro Mouri, ma ciò che attirò la mai attenzione fu un altro articolo, che parlava di una ragazza che aveva risolto un caso di omicidio avvenuto in una villa in montagna anni prima.
C’erano qualche paio di foto che la raffiguravano, la prima mentre indicava la colpevole, con le lacrime agli occhi, e l’altra era inginocchiata che abbracciava in lacrime un bambino di all'incirca sei o sette anni, che mi ricordava terribilmente qualcuno. Suonò il telefono, e io mi risvegliai dall'indagine, ma non risposi. Era tardi, si erano fatte le tre del pomeriggio, e io avevo altro a cui pensare, scoprire i movimenti di quella ragazza e del suo amico detective. Uscii di casa e dopo aver chiuso la porta mi indirizzai con passo sicuro verso l’Agenzia Investigativa del Detective Kogoro.
   
 
 
 
Tatattatataataaa!!! Olè!! ^.^
Sono riuscita ad accorciare i tempi, e spero di non averci rimesso sulla qualità della storia, ma questo potete dirmelo solo voi ^.-
Ecco qui la scena che credo abbia fatto stare peggio Shinichi in questi capitoli. Kogoro è proprio il suo incubo peggiore, altro che uomini in nero!
Ma d'altronde un comportamento del genere nasconde sempre qualcosa no?
Ebbene, cosa ne pensate del discorso di Kogoro? Vi ho annoiati con le sue seghe mentali da padre iperprotettivo nei confronti della sua figliuola?
Se sì mi scuso, ma spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto. :)
Alla prossima
Miao >.<
ShinRan4862  
  
   
 
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