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Autore: Recchan8    21/12/2015    3 recensioni
Dal testo:
"L'amministratore era un ragazzo che andava per i trenta, dalla pelle abbronzata, i capelli bianchi e gli occhi color grano; abitava al piano terra del condominio nell'appartamento numero 1. Si chiamava Xemnas, e la leggenda narrava che avesse guadagnato la proprietà del palazzo in un modo alquanto... bizzarro".
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Il primo piano del CCNE aveva due appartamenti: il numero 4 e il numero 5. Nel numero 4 viveva un uomo di un paio d'anni più giovane di Xaldin, dalla carnagione grigiastra e dai lunghi capelli lisci e biondo cenere; i suoi occhi verdi erano sempre attenti a tutto quello che gli accadeva intorno. Il suo nome era Vexen ed era un professore di genetica con una cattedra nell'università della città. Vexen, maniaco della pulizia, odiava il contatto con le persone, ed era solito considerarsi superiore a tutti. Grande appassionato di vini, si ubriacava con una facilità sorprendente. La leggenda narrava che nella cantina del condominio, nel box di Vexen, ci fossero due oggetti dal valore inestimabile: la formula della perfetta clonazione umana e una bottiglia di Cabernet di Screaming Eagle, 1992.
All'interno del CCNE Vexen era conosciuto con l'appellativo "Il Freddo Enologo".

 

 

Ogni giorno la stessa storia: doversi svegliare, alzare dal letto, prepararsi per andare a tenere i corsi all'università e, cosa più fastidiosa di tutte, doversi relazionare con le persone.
"Che schifo i plebei".
Vexen odiava il contatto fisico. Chissà quanti germi e batteri strisciavano addosso alle persone... Ogni volta che ci pensava, un brivido di repulsione gli correva lungo la schiena.
"Ossignore! Quanto schifo ci dev'essere nei dreads di quel buzzurro di Xaldin?!", pensò chiudendosi la porta dell'appartamento alle spalle. Tirò fuori dalla sua cartella di pelle una salvietta profumata e prese a strofinare con foga il pomello d'ottone della porta.
-"Buongiorno, professore!"-.
Vexen si irrigidì di colpo e la salvietta scivolò per terra. Tra tutti gli inquilini del condominio proprio lui doveva incontrare?
"Scappa Vexen, o ti contagerà con la sua povertà! E non solo!".
L'uomo biondo si strinse al petto la cartella, si voltò di scatto e, senza incrociare gli occhi del ragazzo, si fiondò giù per le scale. Aveva ormai raggiunto il portone del condominio, la sua porta del Paradiso, quando Axel lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla.
-"Prof, ha dimenticato il fazzoletto"- gli fece notare porgendogli la salvietta.
Vexen sbarrò gli occhi verdi e passò più volte lo sguardo dalla salvietta appallottolata nella mano di Axel al viso troppo vicino del ragazzo; si rese poi conto di avere una mano estranea posata sulla spalla.
-"I g-germi... I g-g-g-ermi...!"- balbettò Vexen prima di andare in iperventilazione e di svenire.
Axel guardò shockato il corpo del Freddo Enologo accasciarsi per terra. Si lanciò delle rapide occhiate intorno e alzò le mani.
-"Io non ho fatto niente!"- disse ad alta voce per farsi sentire dagli eventuali spettatori.
Scavalcò Vexen e uscì dal condominio, sperando con tutto se stesso che il fantasma del professore non lo perseguitasse.

 

 

 

Frigo vuoto, zero voglia di fare la spesa, bottiglia di vino rosso decente rimasta in dispensa: era arrivato il momento di scroccare la cena a Vexen.
-"Senti un po', avrei una domanda da farti"- disse Xigbar facendo roteare il vino rosso all'interno del suo bicchiere.
-"Mi si dica, mi si dica!"- esclamò Vexen; aveva il naso e gli zigomi arrossati, e un tono di voce un po' più acuto del solito.
Xigbar alzò gli occhi al cielo e si maledisse per aver lasciato che l'Enologo bevesse due bicchieri di vino. Era incredibile: gli bastava pochissimo per ubriacarsi e per perdere la sua solita altezzosità e la repulsione per le persone.
-"Come mai hai deciso di fare il professore universitario? Voglio dire... Sappiamo benissimo entrambi che hai qualche problemino con le relazioni sociali"-.
Vexen annuì con vigore, i lunghi capelli biondo cenere che si muovevano da tutte le parti. Si scolò in un sorso il terzo bicchiere e si apprestò a riempirsi il quarto. Xigbar, inizialmente restìo a cedergli la bottiglia di vino, gliela porse subito.
"E dovrei perdermi uno spettacolo del genere? Sì, come no!", pensò sghignazzando.
-"Dunque"- esordì Vexen alzandosi in piedi e facendo oscillare pericolosamente il vino nel bicchiere. -"La risposta è semplice: ho bisogno di reclutare degli apprendisti"-.
-"Apprendisti?"- ripeté Xigbar con una smorfia.
-"Eh sì, eh sì!"-.
-"Per cosa?"-.
Vexen fece una breve risatina e guardò Xigbar come a dire "Che domanda stupida"; e giù col quarto bicchiere.
-"Ovviamente per il mio esperimento!"- rispose con entusiasmo.
-"...Ovvero?"- lo incalzò l'Importunatore.
-"Il Siero Anti-Plebei!"-.
Xigbar guardò il professore con compassione e scosse la testa; ormai doveva essere completamente ubriaco. Lanciò un'occhiata alla bottiglia e indicò a Vexen la cucina.
-"Prendi il Chianti, vai..."-.

 

 

Vexen e Marluxia non si erano mai incrociati; il professore di genetica aveva sempre fatto di tutto perché non accadesse. Per Vexen Marluxia era l'Anti-Cristo: astemio e dalla vita sessuale molto attiva. Era riuscito a carpire queste informazioni da quella pettegola di Larxene e da quel chiacchierone di Demyx.
"Senza precauzioni, senza precauzioni... Germi ovunque!".
Il Freddo Enologo non poteva ancora sapere che presto, molto presto, avrebbe dovuto affrontare faccia a faccia la sua nemesi.
Ma questa è un'altra storia...
 

 

 

 

 

   
 
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