Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure
Ricorda la storia  |      
Autore: Mad Genius    22/12/2015    3 recensioni
Un piccolo Rewrite dell'episodio di Natale, raccontato attraverso il flusso di pensieri dei due protagonisti di questa storia: Taichi e Sora. Tutto viene raccontato attraverso i loro sentimenti, i loro dubbi e i loro dissidi interiori. Il mondo di contorno, infatti, è più uno sfondo sfocato, tutto si basa su di loro in questa fiction natalizia.
Un Taichi intimorito, una Sora rassegnata ed un'unica parola valida per entrambi... "Quasi".
In altre parole... è solo una dose di fluff natalizio. Vi auguro una buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Almost

 

 

 

 

(Taichi)

 

 

 

 

“Quasi.

 

Ci sono andato vicino, ancora una volta sono stato a tanto così dal dirle la verità. Perché sono rimasto zitto? Stavolta avevo davvero una possibilità, perché non ho spiccicato parola ancora una volta?

 

“Yamato, huh?”

 

Perché Yamato? Era stato più diretto? Più chiaro? Più attraente? Perché lei voleva portare quei dannati biscotti a lui?

 

“Sei cresciuto, Taichi…”

 

Non è vero, Agumon. E Sora lo sa… sa che non l’ho fatto. Non riesco a parlare, ma non sono “cresciuto”. Non andartene via… ti prego. Perché non ci riesco mai?

 

“Quasi.”

 

Questa dannata parola è la costante della mia vita… ti ho quasi detto che mi piacevi dopo la piramide, ti ho quasi detto che mi piacevi quando hai detto di essere priva di amore a causa di quel balordo di Demidevimon, ti ho quasi detto che mi piacevi quando ti ho mandato quell’e-mail per scusarmi del fermaglio… quasi. Quasi. Quasi.

Non è giusto, perché non riesco a parlarle? Sono il Digiprescelto del Coraggio, che diamine! Dovrei essere pronto da secoli a dirle queste parole… perché non ci riesco? Eppure so ciò che voglio… perché non mi si apre questa dannata boccaccia.

Paura? Di perderla, è chiaro. Ma c’è quella vocina, quella del dubbio, che mi chiede se, alla resa dei conti, non starebbe meglio con Yamato. Ha mille difetti, tutti caratteriali, ma è risoluto… più di me, a quanto pare.

La sua felicità verrebbe prima della mia… non importa quali siano le circostanze, lei è più importante di ciò che voglio. E se Yamato fosse quello giusto?

E se lo fossi io? In fondo mi sono… ah! In fondo mi sono  “quasi” dichiarato. Il mio amico forse non è tanto socievole o aperto… ma almeno non ha paura di prendersi ciò che vuole.

Non ha paura di dire ciò che prova.

Io si.

Perché lei…? Perché devo sentire questo sentimento per la persona che più di tutte potrebbe fracassarmi il cuore con una parola?

Perché non Sanada, la biondina del terzo banco? Perché non una delle decine di ragazze che mi perseguitano a causa dei miei successi sportivi?

Perché nessuna di loro era Sora. Semplice ma perfettamente esplicativo. Perché deve essere così dolce e buona…? Perché i suoi occhi sono di una sfumatura così particolare da apparire braci incandescenti e lasciarmi inebetito?

… perché ha scelto Yamato?

 

“Quasi.”

 

Però ciò ho provato, giusto?

Beh, no. Ci ho quasi provato. All’inferno la mia stupida boccaccia… così pronta nelle occasioni inutili per poi tacere nel momento meno indicato.

Se ne sta andando: Sora sta andando via, sta portando quei biscotti a Yamato… e lui non è stupido. Non si lascerà mai sfuggire una simile persona… probabilmente nel nostro gruppo sono l’unico a conoscerlo tanto bene da sapere che, una volta trovata una persona in grado di comprenderlo e di non ostacolarlo, Yamato non avrebbe mai avuto problemi a stare con quella persona anche per il resto della vita. Era fatto così: le sue decisioni erano destinate a restare incise nella roccia, non le avrebbe mai ritrattate.

E io? Beh, io ci ho quasi provato… giusto?

 

“Quasi.”

 

Se ne sta andando… i suoi passi sono già più difficili da sentire. Non posso voltarmi, se mi volto e la chiamo… cosa accadrà? Niente… probabilmente arriverei, di nuovo, a quasi dichiararmi.

Sono uno stupido, Sora ha ragione: sei uno stupido, Taichi Yagami.

Stupido… valle a parlare.

Codardo.

Stacca le mani da quella ringhiera e corri da lei… dille qualcosa, fai qualcosa! Vai da lei… perché non riesco ad andare da lei?

Agumon mi guarda preoccupato: poverino, probabilmente capisce che non sono in me ma non può neanche immaginare cosa mi passa per la testa.

Ci sono andato così vicino… stavo quasi per dirle tutto.

 

“Quasi.”

 

Il cuore mi batte forte come un tamburo, sento un rombo nelle orecchie fragoroso: sto male, l’ansia mi assale al pari di un serpente velenoso.

Sora se ne sta andando. Muoviti! So che dovrei muovermi… ma non posso. Yamato potrebbe essere quello giusto… e io non metterò me stesso prima del suo bene.

Eppure c’è un’altra vocina che ora parla: il disgusto interiore che provo per le mie quasi azioni. E se fosse soltanto una giustificazione?

E se avessi solo paura di dichiararmi? Preferisco davvero vederla tra le braccia di un altro piuttosto che dirle cosa provo per lei?

Codardo.

No, non sono un codardo! Io… le ho quasi detto la verità, le ho quasi detto tutto! Non ho rinunciato. Ho quasi…

 

“Quasi.”

 

Codardo.

Vorrei quasi scoppiare a piangere, liberarmi di tutto il male e delle menzogne che mi sto infliggendo solo perché sono troppo vigliacco per dirle che lei mi piace.

E’ andata via ormai, non è vero? C’ero così vicino… le ho quasi detto che mi piace… ma suppongo che non importi davvero.

L’aver quasi fatto qualcosa non equivale ad un tentativo.

Codardo.

C’ero quasi… mi mancava così poco. Due parole… non serviva altro. Non era difficile, giusto? Io sono un coraggioso, no?

Codardo.

No, non lo sono. Lei sta andando via… e io la sto lasciando scivolare dalla mia vita solo perché ho paura di dirle la verità.

Yamato è quello giusto… lui non avrebbe paura.

No, non lo è. E’ inutile che ripetermelo… non riesco  vederla con lui o con nessun altro. Non voglio vederla con qualcun altro… sono forse egoista? No.

Codardo si, egoista mai.

Il volerla a questo modo non è egoismo… almeno su questo sono pronto a metterci la mano sul fuoco.

Però… però lei se ne sta andando, anzi è già andata via. Perché non riesco a muovermi? Perché non riesco a parlarle?

Il cuore sembra volermi esplodere fuori dal petto, gli occhi sembrano essere costantemente  essere sottoposti ad agopuntura e mi sento tremare senza ritegno a più riprese: è così che ci si sente a perdere in modo tanto brutale la persona che si desidera?

Sora… posso davvero permettermi di perderla a favore di Yamato?

In fondo non abbiamo parlato molto… magari è meglio così.

E’ una sciocchezza così abissale da farmi quasi a scoppiare a ridere e a piangere: Sora non mi ha rivolto la parola per colpa mia. Ad ogni quasi appuntamento… non è mai accaduto nulla. Sempre una quasi rivelazione in un quasi appuntamento… non era abbastanza. Non è abbastanza.

 

Sora…

 

Sora…

 

Sora…

 

Sto correndo. Sto correndo a perdifiato. Sento Agumon arrancare e imprecare dietro di me.

Sto correndo. Sto correndo a perdifiato. Sento il cuore battermi così forte in petto da temere per la mia vita.

Sto correndo. Sto correndo da Sora.

L’ho quasi lasciata andare.

 

“Quasi.”

 

Strano, al momento questa parola sembra più dolce. Non posso fermarmi. Non posso. Non posso più fare mezzi tentativi. O tutto o niente. O vittoria o morte.

Sto correndo. La vedo. L’ho persa? No, ma c’ero quasi.

 

“Quasi.”

 

Eccola! Mi guarda stupita… perché è così bella? Perché è così difficile parlarle adesso? Da piccoli non abbiamo mai avuto imbarazzi simili.

Non guardarmi così, Sora. Ti prego… non ce la faccio.

Codardo.

No… non adesso… ti prego non adesso. Devo farcela.

Coraggio.

Io sono il Digiprescelto del Coraggio. Posso farcela.

 

 

“C’è qualche problema, Tai?”

 

 

Codardo.

No. Non più.

Non so nemmeno io come riesco ad articolare i movimenti del corpo, ma lo faccio.

Con tutta la delicatezza presente in me, le avvolgo le guance con le mani e abbasso la testa verso di lei.

Spero davvero di non avere le labbra gelide.

Ho paura.

Coraggio.

La bacio.

 

 

 

 

(Sora)

 

 

 

 

Non capisco bene ciò che succede. In questo momento credo di essere così confusa da poter impazzire da un momento all’altro.

Mi ha baciata.

Perché mi ha baciata? Perché continua a baciarmi?

… perché sto rispondendo al bacio?

Avverto cadere i biscotti fatti per Yamato… pazienza, magari non erano neanche buoni.

No.

Aspetta.

Mi sta baciando!

Perché mi sta baciando?

Mi aveva lasciata andare… no? Era tutto okay tra di noi!

Smettila di baciarlo!

No.

Aveva detto che andava bene… era quasi fatta.

 

“Quasi.”

 

Possibile che dovesse trovare adesso il coraggio necessario? Devo andare da Yamato… devo andare da lui. Era quasi fatta… avevamo quasi chiuso.

 

“Quasi.”

 

Staccati da lui! E da almeno un minuto che lo stai baciando senza ritegno. Yamato… Yamato ti aspetta.

No. Non posso farlo, non voglio farlo! Che succede se smetto di baciarlo e lo perdo? Non posso perderlo, non ora che ha trovato la forza di fare un passo avanti.

Ti ha quasi lasciata andare, però.

 

“Quasi.”

 

Ora è qui. Non voglio che finisca… ti prego, fa che non finisca.

Mi stacco da lui e lo guardo negli occhi: cosa siamo adesso? Questo bacio cosa ci ha fatti diventare? Cosa vuole lui da una relazione?

 

“Sora… io…”

 

Ti prego, non chiedermi scusa. Non chiedermi scusa o scoppio in lacrime.

 

“Mi dispiace averci messo tanto… non sapevo… non sapevo cosa dire… io… tu…”

 

Stupido Tai.

 

“Stupido Tai. Perché tergiversi sempre fino all’ultimo secondo!”

 

Merda.

Che linguaggio è mai questo? Io non impreco.

Merda.

L’ho schiaffeggiato.

Merda.

Mi guarda con un’aria così spaventata e colpevole che non ce la faccio più. Scoppio in lacrime senza ritegno e immergo la testa nel suo petto.

Mi ha quasi lasciata andare

 

“Quasi.”

 

Perché ha dovuto perdere tanto tempo? Perché ha dovuto perdermi prima di agire? Non sono abbastanza non ne valgo la pena? Non valgo il rischio se prima non sono fuori dalla sua portata? E’ così?

 

“Perché, Tai? Perché hai dovuto lasciarmi andare… non ero abbastanza? Non valeva la pena di fare questo prima? Perché hai dovuto perdermi prima di agire?”

 

Calmati. Smettila di tremare e di abbracciarlo, vattene da Yamato. Lui sarà migliore, lui è deciso.

Non posso. Non è Taichi. Non posso.

 

“Mi dispiace, Sora… non è come credi. Non ho mai tergiversato perché non valeva la pena rischiare… io… io non ti ho data per scontata. Ma avevo paura… avevo perso il coraggio e… e ti ho persa.”

 

No. Ferma. Non guardarlo negli occhi. Ferma. Se lo fai, non andrà bene. Ferma.

 

“Quasi.” Gli dico guardandolo negli occhi. “Mi hai quasi persa… ma sono qui.”

 

Smettila di guardarmi così, ti prego. Dimmi qualcosa.

 

“Farò di tutto per… per meritare il tuo restare con me, lo giuro.”

 

Perché deve essere così drammatico? E perché mi viene da ridere se stiamo piangendo entrambi? Sono forse impazzita?

 

“Stupido Tai.” Gli dico.

 

Mi bacia di nuovo e stavolta non sono sorpresa: l’ho quasi perso ma ora siamo insieme.

 

“Quasi.”

 

I quasi non contano mai. Non si può quasi vincere e non si può quasi perdere. Ed io lo so: lo so perché sento Taichi contro di me, che mi bacia piangendo perché ha capito quanto male ha fatto ad entrambi. E no. Una quasi amicizia non sarebbe stata abbastanza così come una quasi relazione. In amore, anche se non oso pensare a questo sentimento così presto, il quasi è per quelli che si lasciano cullare dall’illusione di aver provato.

Fortunatamente… Taichi non l’ha fatto.

Ed il bacio che ci stiamo scambiando adesso… è la giusta ricompensa per entrambi per aver lottato e provato davvero.

 

“Stupido Tai…” Gli sussurro contro il petto una volta separate le nostre labbra.

 

Mi viene da ridere: Biyomon sta beccando Agumon per aver mangiato i biscotti per Yamato. Mi viene da ridere perché Taichi, malgrado le lacrime, mi guarda con lo stesso sorriso che mi regalava durante le partite a pallone.

Sembrano passate intere vite… ero così diversa. Forse, però, anche in questi cambiamenti c’è una costante. Ed è lui. Taichi è la mia costante.

So che dovrò spiegare a Yamato perché mi sono presentata col suo migliore amico… ma so anche che non mi terrà il broncio a lungo. In fondo, la nostra doveva essere un’uscita amichevole, niente impegni.

Mi regalo un ultimo bacio con Taichi, leggero come il vento, e gli chiedo se possiamo comunque andare al concerto. E lui annuisce. Sa che devo parlare con Yamato… ma sa che ho scelto lui, e non il nostro comune amico.

Mi ha quasi persa… ma lo conosco abbastanza da sapere che tenterà di rimediare al suo errore per tutta la vita.

Questa volta è lui a baciarmi dolcemente. Arrossisco. Bene, e ora chi gli toglie quel ghigno da quella stupida faccia che si ritrova?

Rimprovero Biyomon ed Agumon e ordino loro di seguirmi. Sento Taichi scoppiare a ridere e, dopo avermi cinto le spalle con un braccio, cammina insieme a me, sempre ostentando quell’irritante espressione divertita: so che si divertirà a farmi imbarazzare davanti a tutti. Sa che effetto ha su di me la sua vicinanza.

E io odio il fatto che lo sappia.

Lo odio.

Odio.

Dannazione.

Scoppio a ridere insieme a lui e appoggio la testa sulla sua spalla.

 

“Stupido Tai.”

 

“Buon Natale, Sora.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“I’m destined to spend my time missing you.

And I almost had you!

And I almost had you!

And I almost had you!

I almost wish you would’ve loved me too.”

 

(Bowling For Soup: Almost.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OH-OH-OH! Buon (quasi) Natale!!!

 

 

Ed eccoci qua. La seconda fiction di Natale. Stavolta niente flashback o più personaggi… puro fluff Taiora.

Com’è nata questa storia? Da tre fattori: un’immagine che ho trovato su internet (http://img12.deviantart.net/afd6/i/2015/112/6/f/stupid_tai_by_4everbacon-d5wc01y.png) e una storia su Paperinik scritta da me che condivide con questa storia la struttura… più o meno e dalla bellissima canzone dei Bowling For Soup, “Almost” appunto, che vi invito ad ascoltare.

Colgo dunque l’occasione che crea questa storia per dirvi:

 

-          Non ci sarò almeno fino a febbraio… lo so, è devastante e farà ritardare la fiction principale da morire… ma gli esami si avvicinano e io non posso rischiare.

-          Intendo comunque continuare il Richiamo di Dragomon e sto già scrivendo il nuovo capitolo che si chiamerà “L’Ultimo Dio Di Digiworld”.

-          Grazie per l’infinito supporto dimostratomi… spero davvero di darvi il finale che meritate.

 

 

E ora che ho dato gli annunci… vi auguro un buon natale e un felice anno nuovo. Ubriacatevi, divertitevi, state con le vostre famiglie se le amate, state con i vostri ragazzi/e se li/e amate, state coi vostri amici e…. divertitevi.

Come sempre, chiedo perdono per eventuali errori (ho scritto tutto stamattina e solo ora posso pubblicare perché a breve sarò molto occupato… quindi addio correzione.) e vi invito a recensire questa storia e “Il Richiamo Di Dragomon”. Chi mi conosce sa che amo le recensioni proprio perché possono far scaturire discussioni più che costruttive!

Ancora un augurio di buone feste e… alla prossima!

 

 

Mad Genius.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure / Vai alla pagina dell'autore: Mad Genius