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Autore: WibblyVale    22/12/2015    5 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi rimase a lungo in silenzio osservando l’enorme creatura davanti a lui. Si era immaginato più volte come sarebbe stato incontrarlo, ma in nessuno degli scenari che si era figurato rimaneva lì bloccato e senza parole. Nella sua immaginazione sapeva sempre cosa dire, che fosse qualcosa che esprimesse la sua rabbia, il suo rimorso, persino la sua gratitudine per essere stato accanto alla donna che amava. Aumentò la presa sul kunai tra le sue mani.
“Perché non hai cercato di aiutarla?” fu l’unica cosa che uscì dalle sue labbra.
Il demone vibrò le sue code nell’aria e sembrò quasi sospirare.
All’epoca ero furioso. Il mio precedente Jinchuriki era stato ucciso ignominiosamente e… Volevo solo creare il caos. Non è una giustificazione, lo so. Mi dispiace per la tua amica.”
Kakashi abbassò lo sguardo. In fondo, stava incolpando il Tricoda, ma lui biasimava solo sé stesso.
Lei sapeva quello che faceva. Si è sacrificata pensando di poter salvare il suo Villaggio. Pensò che se l’aveva fatto Obito, lei non poteva essere da meno.
Il Copia-ninja si passò una mano tra i capelli, cercando di mantenere la sua solita flemma. Certo, Rin voleva che Obito non fosse morto per nulla, voleva mantenere la pace che anche lui aveva contribuito a creare.
“Ti ringrazio per Shiori.” Decise che era meglio cambiare argomento.
Figurati. Alla fine, ha fatto molto più lei per me di quanto non abbia fatto io per lei.” Si abbassò leggermente, arrivando all’altezza degli occhi dello shinobi. “Mi ha mandato un messaggio, informandomi che ha trovato il potere e l’ha distrutto.”
Il jonin non fu in grado di trattenere un sorriso. Allora forse la cosa si stava risolvendo da sola, non c’era bisogno che lui imparasse quella tecnica.
“Allora è tutto a posto.”
No.
“Ma hai detto…”
Un leggero suono gutturale provenne dal biju, Kakashi non capiva se si trattasse di pietà o di impazienza.
Voi esseri umani siete molto bravi a mentire, molto più di quanto non lo siamo noi demoni. Shiori può aver detto di aver distrutto quella forza, ma non ne avremo mai la certezza.”
“Shiori ha uno spirito forte! Lei non si fa corrompere facilmente.”
La ami così tanto che la tua fiducia è cieca. Sfortunatamente, né tu né io possiamo permetterci di essere così ingenui, ragazzino.”
Il ninja sentì le sue guance divenire rosse come il fuoco. “Perché io? Perché non l’uomo di cui è innamorata ora?”
Non sapevo ci fosse qualcun altro.” Affermò, chiaramente sorpreso il demone.
“Oh si, c’è eccome. È per questo che non tornerà a Konoha. Magari l’hai anche visto. Un uomo alto, con una tunica grigia che gli copriva il volto. Lei ci tiene a lui, mi era stato chiaro persino prima che mi dicesse che… aveva scelto lui.”
Isobu intuì che si trattasse di Itachi, ma era sicuro che tra i due non ci fosse nient’altro che una profonda amicizia.
Questo cambia i tuoi sentimenti per lei?” chiese, non esponendo le sue teorie. Sapeva che qualunque cosa avesse in mente Shiori era meglio lasciarla fare.
Per tutta risposta alla sua domanda, Kakashi guardò in basso, in imbarazzo. Sapeva che non sarebbe mai finita.
In quell’istante Gai uscì dal fitto del bosco, facendo scoppiare in un ruggito minaccioso il Tricoda, che era pronto a schiacciare quel minuscolo essere. Il Copia-ninja alzò le mani e urlò cercando di superare il ruggito del demone.
“È con me! È un amico!”
Il biju ancora scosso urlò, la sua voce rimbombò nelle menti di entrambi gli shinobi.
Come hai osato? Non dovevi portare nessuno in questo luogo segreto!
Massaggiandosi le tempie con due dita, dopo aver ripreso fiato, Kakashi rispose: “Affiderei a quest’uomo la mia vita. Ti puoi fidare di lui.”
Gai, che aveva riguadagnato il suo sorriso smagliante, si avvicinò al Tricoda senza timore.
“Piacere biju-sama. Sono Maito Gai.”
Il demone si calmò. “Ho sentito molto parlare di te.” Sul volto del ninja Verde si dipinse un’espressione interrogativa. “Lui non sa?” chiese sconvolto il demone.
Kakashi scosse la testa.
Credo che sia ora che tu gli dia qualche spiegazione.” Ordinò il biju.
 
Gai stranamente ascoltò il racconto in silenzio e senza interrompere, anche se era evidente che avesse molto da dire, da come si agitava sul posto. Quando Kakashi ebbe finito finalmente si sentì libero di esprimersi con una profusione di parole. Espresse la sua felicità (non poteva credere che Shiori fosse viva!), la sua tristezza (com’era possibile che avessero dovuto passare tutte quelle cose?), il suo dispiacere per l’amico, che aveva definitivamente perso l’amore della sua vita, e, infine, la sua incredulità (Shiori non avrebbe mai abusato di un tale potere) e la sua rabbia (Ucciderla? Ma erano impazziti?).
Il Copia-ninja aspettò pazientemente che quel fiume di parole cessasse di straripare dai suoi argini. Gai aveva un modo tutto suo di esprime le sue emozioni, accompagnava ogni suo sentimento con un movimento del suo corpo e delle sue braccia. Quando ebbe finito l’Hatake gli spiegò che ormai non c’erano altre possibilità, che era solo un’assicurazione e che chissà forse c’erano altre soluzioni. Fu in quel momento che si rivolse di nuovo al Tricoda, per assicurarsene.
No, non ce ne sono.” Rispose l’antica creatura. “È come l’estrazione di un demone dal suo Jinchuriki. L’ospite non resta vivo.”
“Ma si tratta di Shiori!” urlò Kakashi. “Devi aver pensato a qualcosa?!”
Mi dispiace, ragazzino, ma non c’è nessuna possibilità.”
“Non la ucciderò!” Esclamò con un tono un tantino più debole.
Una volta che quel potere si impossessa di te non c’è più niente da fare. Se non provassi questo conflitto non potresti essere la persona adatta al compito.”
“Ma è folle!” si intromise Gai. “Non sarebbe meglio insegnare a lei come contenere quel potere?” chiese con una logica schiacciante.
Nessuno sa come farlo.” Il Tricoda si alzò in tutta la sua grandezza. “Devi accettarlo o il mondo potrebbe rischiare di venire schiacciato.”
Kakashi sospirò, arrendendosi. “Va bene, facciamolo.”
Il biju tornò ad immergersi nell’acqua. “Bene per prima cosa devi rafforzare il corpo.”
“Come dovrei farlo?”
I due shinobi credettero di vedere l’ombra di un sorriso stamparsi sul volto del demone. “Combatti con me.”
 
Era stato l’allenamento più difficile della sua vita. Combattere contro un demone non era per niente facile. Isobu, a quanto pare era questo il nome del demone, lo aveva fatto a pezzettini, e Kakashi era più che sicuro che non si fosse nemmeno impegnato. Si era limitato a sferzare l’aria con quelle maledette tre code e a colpirlo ogni volta che gli stava a tiro. Certo, il Copia-ninja non era uno sprovveduto, si era tenuto alla larga da quelle armi micidiali, fu allora che il demone cominciò ad usare delle piccole sfere di energia, che lasciarono dei segni profondi sulla sua pelle. Nonostante la grande mole, il bestione era veloce e sapeva il fatto suo.
In quel momento lo shinobi stava seduto a riprendere fiato e a guardare Gai che veniva preso a frustate nel sedere. Il verde aveva affermato che se il suo eterno rivale fosse diventato più forte, be’ lui non poteva tirarsi indietro. Inoltre, Kakashi aveva promesso a Shikamaru che gli avrebbe insegnato la tecnica, come avrebbe fatto a renderlo più forte nel corpo da solo senza l’aiuto di un demone?
Quando anche l’amico ebbe finito il suo allenamento il sole era calato e nel cielo cominciavano ad apparire le prime stelle. L’aria fresca era un toccasana per le bruciature sulla pelle dei due ninja. Il Tricoda si offrì di curarli, ma entrambi alzarono le mani per impedirglielo.
“Non finché non saremo più in grado di combattere.” Spiegò Kakashi.
“Sono le ferite che ci rendono più forti.”
Come volete. Lo trovo assurdo, ma se è quello che volete.”
Mangiarono in silenzio, recuperando un po’ di forze, mentre il demone galleggiava tranquillo nell’acqua con le fauci aperte per catturare qualche pesce, come una gigantesca balena.
Quando ebbero terminato la loro cena, il Tricoda si avvicinò ai due shinobi e chiese.
Perché tu? Perché non Shikamaru? In fondo mio fratello alla fine ha fatto quello che gli pareva come al solito.”
“Il ragazzo avrebbe voluto aiutare, ma… Sono d’accordo con voi, Isobu-sama, non voglio che faccia questo. Poi, sono abbastanza adatto, certo mi manca il cosiddetto cuore puro, ma…” Si schiarì la gola. “A proposito, come ha fatto a superare il sigillo?”
Il demone si agitò leggermente, smuovendo l’acqua del grande lago, sembrava quasi in difficoltà.
È… È come un’uscita bonus per casi speciali. Insomma…”
“Non vuoi dirmelo. Siete pieni di segreti voi, eh?” disse sorridendo, ma anche con un po’ di rammarico. Anche Shori aveva i suoi numerosi segreti.
Non fu difficile addormentarsi, in fondo la mattina successiva sarebbe stata altrettanto dura.
 
Kakashi fece un paio di capriole in aria e cadde sulla schiena del Tricoda. Era arrivato fin lì non sapeva bene come, ma ce l’aveva fatta. Schivò le code e corse sul carapace. Doveva solo fare un salto abbastanza lungo per arrivare all’altro lato del lago. A dirla tutta era un impresa impossibile, ma doveva almeno tentare. Di correre sull’acqua non se ne parlava, era l’elemento di quel bestione, dopotutto. Distrasse il demone creando una barriera di nebbia, poi si piegò sulle gambe e saltò.
Certo la nebbia era un’arma a doppio taglio, ma lui avrebbe evitato coscientemente le code cercando di percepirle. Il demone però non sembrò turbato da quell’espediente, si tuffò sott’acqua e nel giro di pochi secondi fu davanti al Copia-ninja. Lo colpì con forza con una delle sue code e lo fece volare dall’altra parte del lago.
Lo shinobi cadde a terra con uno schianto e sollevando un’enorme nuvola di polvere. Gai fu subito al suo fianco con bende e disinfettante.
“Sta volta ce l’hai quasi fatta! Direi che facciamo progressi.”
“Non abbastanza. Se devo arrivare sull’altro lato del lago devo impedirgli di andare sott’acqua. Le ho provate tutte.” Si lamentò Kakashi ansimando, mentre l’amico gli medicava una bruciatura sul petto. Dato che ogni suo indumento finiva per essere distrutto, indossava solo i pantaloni, certo questo gli provocava maggiori ferite, ma era meglio che tornare a casa senza possedere  più uno straccio di vestito.
Gai, invece, in quelle due settimane non aveva rinunciato alla sua tutina verde, ma dopotutto si stava parlando di Gai.
Quest’ultimo in quel momento aveva un sorriso complice e quasi subdolo.
“Ieri, mi sono accorto di uno cosa. Il collo non è ricoperto dal carapace, perché possa muoversi liberamente.”
“E l’hai notato solo ieri?” ribatté il Copia-ninja con un’aria da saputello.
“No.” Rispose l’amico con una smorfia.
“Allora sai che è molto attento a quel punto debole ed è impossibile colpirlo.” Continuò l’albino pedante.
“Questo perché è un bestione saggio, ma vedi tu hai lo Sharingan. Sai ti ho visto far sparire le cose l’altro giorno dopo l’allenamento.”
“Sassolini minuscoli e faccio fatica. Quello è un gigante, pesante quanto una montagna.”
“Vero, ma vuol dire che il tuo Sharingan sta diventando più forte.”
“Se stai pensando che io possa essere in grado di fare quello che fa Itachi, be’ ti sbagli.”
“No, tu non sei forte come Itachi.”
“Oh, grazie ora mi sento meglio.”
“Però hai la forza della giovinezza dalla tua.”
Kakashi non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. “E questo cosa significa?”
“Se quei sassolino li fai sparire, forse sei in grado di farli riapparire, no?”
Kakashi sorrise. “Mi serve solo un sassolino leggermente più grande.”
 
 
Suna il luogo più caldo e inospitale dove gli fosse capitata la sfortuna di capitare. Quel caldo poi gli faceva venire ancora più voglia di dormire. Aveva seguito con attenzione gli incontri tra il consiglio e suo padre. Quegli uomini gli parevano spaventati. Non avevano una guida, ma temevano di sceglierne una, per ora le cose sarebbero rimaste così. Non vi era nessuno abbastanza forte o carismatico da prendere il posto di Raza. Shikaku consigliò loro che prendessero in fretta una decisione perché un Villaggio senza Kage era un villaggio debole.
Shikamaru, quando fu congedato, gli adulti dovevano parlare di cose segrete per fortuna, raggiunse il tetto e si sedette sul cornicione, dondolando le gambe avanti e indietro. Con molta cura prese la pergamena dall’interno della sua giacca e la srotolò. Finalmente poteva occuparsi degli studi di Orochimaru.
Lesse con attenzione quelle carte scritte in un a calligrafia fine e curata. C’erano tantissimi termini tecnici e doveva leggere i paragrafi più e più volte per capirci qualcosa. Inoltre, il nome del donatore, Kishiko Uzumaki, continuava a rimbalzargli nella mente come una palla impazzita.
Ad un tratto la sua attenzione fu attratta da una particolare formula. Era quella del siero che era stato somministrato a sua nonna, ma c’era qualcosa che non andava. L’inserimento di geni estranei avrebbe dovuto modificare anche il DNA della donna, o comunque darle maggiori problemi. Perché questo non era accaduto?
Un leggero rumore di passi lo distrasse dalle sue letture.
“Stai oziando, Nara?” la fastidiosa voce di Temari lo raggiunse. La ragazza si sedette accanto a lui sul cornicione, con uno sguardo di sfida. Perché non lo lasciava in pace?
“Tu che ci fai qui, Seccatura?” domandò a sua volta senza rispondere alla domanda, ma allo stesso tempo sorridendole.
“Mi piace vedere il Villaggio dall’alto. Cos’è quello?” chiese indicando la pergamena tra le sue mani.
“Uno studio genetico.” Spiegò. “C’è un nome che mi rimbomba nella testa, ma non riesco a ricordare dove l’ho sentito.” Non avrebbe dovuto dire niente, ma sapeva che la giovane genin avrebbe tenuto la bocca chiusa. Poi, aveva bisogno di sfogarsi e con Temari sembrava venirgli facile.
“Mio padre aveva un metodo per farci ricordare le cose. Magari posso aiutarti.” Si offrì gentilmente. “A quanto pare è quello che continuo a fare. Dove saresti senza di me, è Nara?” aggiunse poi, con il solito tono irritante.
“Probabilmente in un posto più tranquillo. Magari a dormire, Seccatura.”
Lei si portò le braccia al petto. “Vuoi il mio aiuto o no?”
“Quanto mi costerà?”
“Sei troppo diffidente. Lo faccio per semplice bontà.” Shikamaru la guardò dubbioso. “Diciamo che magari potresti convincere tuo padre a parlare al consiglio di Gaara e di come lui sia cambiato e che non c’è bisogno di tenerlo sotto costante oss…”
Il chunin mise un dito sulle labbra della ragazza. “Lo farò. Sono sicuro che mio padre non avrà problemi a perorare la tua causa.”
La ragazza arrossì leggermente. “Non zittirmi mai più.” Lo minacciò.
“Cominciamo?” fece lui, ignorandola.
La ragazza si avvicinò e pose le mani su entrambi i lati del volto dell’altro ninja. “Che fai?”
“Lasciami fare.” Ordinò spazientita. “Ora chiudi gli occhi e concentrati su quel nome. Deve essere l’unica cosa che riempie la tua mente.”
Ci provò, ma le mani di Temari che gli stringevano il volto… E se gli avesse staccato la testa? Ma dai! Ora stava esagerando. Doveva concentrarsi. Kishiko Uzumaki. Kishiko Uzumaki. Kishiko Uzumaki.
Temari sospirò, quando vide che il ragazzo si era perso nei suoi pensieri. “Bene. Ora segui l’eco di quel nome, seguilo fino a una porta del colore azzurro del cielo.” La voce della ragazza arrivava lontana, ma non lo stava distraendo anzi lo guidava nel buio della sua memoria. Lontano piccola quasi come una formica vide una porta azzurra come il cielo.
“È troppo piccola. Come cavolo faccio a entrare?”
“È la tua mente, idiota. Avvicinati, devi volerlo con tutte le tue forze.” Certo che le faceva saltare i nervi.
Shikamaru non riuscì a ribattere, concentrato com’era nella sua ricerca. Più si avvicinava alla porta più questa si ingrandiva. Riuscì a posare la mano sul pomello e con determinazione la spinse.
“Ci sono. Ma… è… è… confuso.”
“D’accordo ora concentrati sui particolari. Cosa senti?”
“Le cose sono molto grandi attorno a me. Devo essere un bambino. Ho fame. No, è più complesso. Desidero qualcosa. Voglio i biscotti di mamma.” Le cose iniziarono a farsi più chiare. Il corridoio, la porta della cucina, una luce soffusa che proveniva dall’interno. “Lei non vuole darmeli. Dice che è importante non esagerare. Sto camminando con circospezione, glieli fregherò da sotto il naso. Ho paura. Se mi scopre sono guai.”
Temari cercò di trattenere una risata.  “Sei arrivato in cucina?”
“Si, ma non entro. Mamma e papà stanno parlando a bassa voce. È come se si stessero raccontando un segreto. È confortante vedere come si vogliono bene. Mamma si alza dalla sua sedia e si siede sulle gambe di papà. Lo bacia…”
Shikamaru continuava a seguire la scena svolgersi davanti ai suoi occhi.
“Mi dispiace, tesoro.” Affermò Yoshino. “Dobbiamo parlarne a Shiori.”
“No, mio padre ha scritto in quel diario che questo l’avrebbe distrutta. Sai, credo che sia troppo presto. Non è abbastanza forte per sopportarlo.” Aveva un tono di voce abbattuto.
“Tu come stai? È una grossa notizia anche per te.”
“Non importa.”
“Importa a me!” esclamò con il suo solito tono autoritario.
Lui le accarezzò la guancia con dolcezza. “Ti amo.”
Yoshino lo abbracciò. “Tu non sei tuo padre.”
“No, infatti. Quell’uomo mi ha…” Scosse la testa. “Scoprirò tutto quello che posso su questa Kishiko Uzumaki. Quando lo dirò a Shiori, voglio poterle dare tutte le informazioni necessarie… Shikamaru! Che ci fai lì?” Concluse improvvisamente voltandosi verso di lui.
“Mi ha scoperto. Cavolo mamma mi ucciderà.”
“Tranquillo, ora puoi tornare.”
Il chunin riaprì gli occhi. “Wow! È stato… Mi sembrava di essere lì!” esclamò.
Temari gli sorrideva, le mani ancora sulle sue guancie. “Ti è stato utile?”
“Si, grazie!” Poi, schiarendosi la voce, aggiunse: “È… Insomma è… ancora necessario?”
La ragazza si staccò immediatamente. “Non volevo cadessi giù dal cornicione. Non sarebbe stato un bell’inizio per i nostri due paesi se ti avessi ucciso.”
“No, direi di no.” Rise l’altro.
“Che cos’era quella conversazione?” chiese la kunoichi.
“A quanto pare un altro dei milioni di segreti della mia famiglia. Mi sembra quasi che, a volte, siamo peggio degli Hyuga.”
“Chiederai spiegazioni a tuo padre?”
“No, troverò quel diario e lo leggerò da cima a fondo.”
“Wow, Cry-baby, non pensavo fossi così determinato.”
“Lo sono. Quando le persone a cui tengo sono in pericolo.”
“Allora in questo siamo uguali.”
“È un inizio, Seccatura. E chissà, magari un giorno anche tu starai a guardare le nuvole sdraiata  sull’erba con me.”
“Solo quando tu smetterai di sbuffare ogni volta che devi fare qualcosa.”
“Oh… Allora mi sa che ci dovremmo limitare a quest’unico punto di incontro.”
“Non è così male dopotutto.” Affermò Temari.
“No, non lo è.” Le fece eco Shikamaru, tornando ad osservare il cielo.

 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti!
Cavolo! Questo è l’ultimo capitolo prima di Natale. Mi sono accorta che è il secondo Natale che faccio gli auguri tramite questa storia. Vola proprio il tempo!
Vi ringrazio tutti per continuare a seguirmi e a recensire!
Detto ciò auguro a tutti buone feste!
Baci!!
WibblyVale
  
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