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Autore: Yasha 26    24/12/2015    5 recensioni
E’ la Vigilia di Natale, e Kyoko si prepara a passarla in modo del tutto diverso dal solito, aspettando il suo compleanno in compagnia di una persona per lei davvero speciale.
La voglia di essere amata e un desiderio espresso, renderanno quel giorno qualcosa di indimenticabile per lei, quella persona e anche per qualcun altro.
Passato, presente e futuro si uniranno grazie alla magia del Natale.
Buona lettura a chi vorrà ^_^
P.S: Per comprendere al meglio tutti i vari riferimenti, é bene conoscere tutta la storia fino agli ultimi capitoli del manga n.37. Se non li avete letti tutti, potreste trovare parecchi spoiler.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kanae Kotonami, Kuu Hizuri, Kyoko Mogami, Ren Tsuruga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     - Mi spiace onee-samaaaaa! Avrei voluto festeggiare anche con te il mio compleanno e fare un’unica festa per entrambe, ma papà ha chiesto che io e il nonno andassimo a trovarlo in Europa, dove al momento lavora! Non ho potuto dire di no! Perdonamiiiiii! – continuava a strillare in lacrime Maria, aggrappata alle gambe di Kyoko, facendo voltare molti dei membri della LME che si trovavano a passare davanti all’ufficio di Sawara-san.
     - Maria, non fare così. E’ tutto a posto. Sono felice che lo festeggerai insieme a tuo padre. Non preoccuparti per me. E poi non sono abituata a festeggiare il mio compleanno. L’anno scorso è stato un caso visto che coincideva con la tua festa. Quindi smetti di piangere e sii felice del fatto che vedrai presto il tuo papà. – la consolò Kyoko, abbassandosi al livello della piccola e asciugandole i lacrimoni che le bagnavano i grandi occhi castani.
     Appena era arrivata all’agenzia di casting, la bambina l’aveva quasi investita, tuffandosi addosso a lei in lacrime perché non potevano festeggiare insieme i loro compleanni, poiché quello della piccola Maria cadeva il giorno della Vigilia di Natale, quello di Kyoko il giorno dopo, il 25 dicembre. L’anno precedente, Kyoko aveva organizzato per lei una festa, spacciandola come una festicciola per ringraziare tutte le persone che le volevano bene, quando invece era una scusa per farle festeggiare il compleanno, che si ostinava a non celebrare più dopo la morte della madre, avvenuta proprio il giorno del suo compleanno. In effetti, di festicciola aveva ben poco, visto che il presidente Takarada l’aveva resa quasi un evento mondiale.
     A ben pensare, non le dispiaceva non ripetere l’esperienza dell’anno precedente. Avere a che fare quel megalomane non era affatto facile. L’importante poi, era che Maria fosse felice, quindi non le interessava affatto festeggiare il suo compleanno, cosa che comunque non faceva mai.
     Istintivamente portò le mani al collo, dove troneggiava la collana contenente il cristallo trovato dentro la rosa che le aveva regalato Tsuruga-san. Amava quel ciondolo, era un regalo importante per lei, che aveva aumentato a dismisura il suo valore quando si era scoperta innamorata dell’attore. Si era ripromessa di non amare più nessuno, ma Ren Tsuruga era entrato nella sua vita come un tornado, spazzando via i suoi pensieri negativi. Era grazie a lui se aveva scoperto una se stessa che non conosceva, una Kyoko di cui poter andare fiera finalmente, che viveva per sé e non per servire o accontentare qualcuno.
     Gli doveva tanto. Non solo la sua carriera di attrice, che poco a poco, consiglio dopo consiglio, diventava sempre più di successo, ma perché le aveva insegnato che era capace di fare tutto se solamente lo avesse voluto.
     Tsuruga-san era davvero una persona speciale per lei. Aveva curato il suo cuore, coperto di numerose ferite, solamente con la sua presenza. Anche quando gli aveva parlato di sua madre, mesi prima, dopo il programma in cui lei aveva negato di avere figli, lui le era rimasto accanto, confortandola con i suoi modi gentili e, in un certo modo, anche amorevoli. L’aveva stretta a sé, permettendole di piangere tra le sue braccia senza batter ciglio, lasciandola sfogare, fino a farla sorridere nuovamente.
     - Onee-sama? Mi senti? E poi perché sorridi così? – la richiamò imbronciata Maria, osservandola sorridere e arrossire senza motivo, mentre lei si disperava perché non poteva festeggiare con lei.
     - Eh? Oh… Pensavo a come sarà felice il tuo papà quando ti vedrà arrivare. Sai, piacerebbe anche a me avere un padre come il tuo, che aspetta impaziente di vedermi. Devi essere felice di questo, Maria-chan. – le disse, cambiando argomento, ma pensando sinceramente quello che aveva detto.
     Il destino non le aveva negato solo l’amore di una madre, ma anche quello di un padre. La persona più simile a un padre che aveva conosciuto, era stato il sensei Kuu Hizuri, quando lei aveva recitato nei panni di suo figlio Kuon. Era stata una bellissima sensazione che le sarebbe piaciuto poter ripetere. Le aveva proposto di andare a trovarlo in America quando avrebbe voluto, ma a parte la sua scarsa disponibilità economica, non avrebbe mai potuto presentarsi a casa sua, senza un reale motivo. Era stata invitata, ma non sarebbe mai stata capace di andare a disturbare lui e sua moglie solamente perché sentiva la mancanza di una famiglia.
     Quella non era la sua famiglia, era quella di Kuon, e quanto lo invidiava.
     - Mi dispiace tanto che tu non abbia la mamma e il papà. Dev’essere triste non avere nessuno. A maggior ragione non voglio andare via. – disse la piccola, triste per l’amica che doveva sentirsi sola.
     - Se sei davvero dispiaciuta per me, rendimi felice andando dal tuo papà, ok? –
     - Ma… -
     - Niente ma. Avremo modo di festeggiare altro noi due, quindi è tutto a posto. – le sorrise Kyoko, sperando si calmasse e accettasse la cosa.
     - Ho avuto un’idea! Perché non vieni con me e il nonno? Sono sicura ti divertirai e potremmo festeggiare insieme! – propose Maria, rallegrandosi subito all’idea di partire con la sua sorellona.
     - Non posso Maria-chan, devo lavorare. E poi non sarebbe giusto imporre la mia presenza alla tua famiglia, non credi? – cercò di farla ragionare l’attrice.
     - Sono sicura che al nonno non dispiaccia! E con papà ci parlerei io! – insistette la bambina.
     - Maria-chan, non fare i capricci. Ormai sei una signorina e non sta bene comportarsi così, soprattutto in un luogo pubblico. – intervenne la voce di Ren, che aveva ascoltato interessato una parte della loro conversazione e che aveva infine deciso di intervenire in aiuto di Kyoko.
     - Ren-sama! – esclamò Maria appena lo vide, correndo da lui. - Ren-sama diglielo tu di venire con me! Ti prego! Non voglio che stia da sola per Natale e per il suo compleanno! Convincila tu! Lei ascolta tutto quello che le dici! – lo pregò disperata la bambina, facendo arrossire Kyoko per le cose che aveva detto (e che erano vere) e lasciando Ren perplesso. Davvero Kyoko faceva come gli diceva lui? Lo avrebbe scoperto molto presto grazie ad un’idea che frullava nella sua testa da diverso tempo.
     - Invece ha ragione. E’ giusto tu passi questi giorni con tuo padre. E comunque non temere per lei… le terrò compagnia io, quindi non sarà da sola. – le promise, facendole l’occhiolino.
     - Eh? – fu l’unica cosa che disse Kyoko, guardando Tsuruga-san con occhi sgranati.
     - Ma come, Mogami-san, hai già dimenticato di avermi chiesto aiuto per interpretare un personaggio che non riuscivi a capire? Avevamo deciso per il 25 visto che siamo liberi entrambi dagli impegni. – le spiegò, sorridendole nel suo solito modo cordiale e minaccioso che sapeva lei avrebbe riconosciuto come il preludio della morte.
     - A-ah… s-sì è vero! O-ora ricordo Tsuruga-san! Eheheheh… – tremò la giovane, intuendo i suoi pensieri dietro quel sorriso terrificante e falso. Diceva: Reggimi il gioco o mi arrabbio sul serio con te, stupida!
     - Dici davvero? Starete insieme per Natale? – chiese Maria, sorpresa dalla notizia. Suo nonno non faceva che ripeterle che la Vigilia di Natale fosse la notte speciale per le coppiette innamorate, che approfittavano di quella serata magica per dichiararsi. Possibile che quei due volessero dichiararsi? Un po’ le spiaceva perché a lei piaceva Ren, ma le piaceva anche Kyoko, quindi, se proprio non poteva averlo per sé, la sua sorellona sarebbe stata l’unica che lei avrebbe accettato di vedere vicino al suo idolo.
     - Sì, anche se è per lavoro. – puntualizzò Ren, notando lo sguardo perplesso della bambina.
     - Allora va bene! Ti lascio in buone mani onee-sama! Però ti chiamerò comunque per farti gli auguri! – disse più tranquilla la piccola, riacquisendo il sorriso.
     - Ok, ci conto allora. – rispose Kyoko più serena.
     - Vado dal nonno a dirgli che adesso voglio partire! Ci vediamo dopo! – li salutò Maria, dileguandosi come un fulmine.
     - Sembra essersi convinta abbastanza in fretta. – osservò Ren, che era sicuro di dover faticare di più.
     - Già. Fortuna che sei corso in mio aiuto con quella bugia. Grazie infinite Tsuruga-san. Ti sono debitrice. – lo ringraziò, inchinandosi. Senza il suo intervento non sarebbe mai riuscita a convincere Maria a partire tranquilla.
     - In effetti è vero, mi devi un favore, ed io saprei già cosa chiederti. – le sorrise Ren, cercando di usare un tono malizioso, che lei, com’era prevedibile, non colse.
     - Oh… davvero? Allora dimmi pure. Cosa posso fare per te? Portarti un tè? Fare qualche commissione? Magari preferisci ti cucini qualcosa oppure… -
     - No Mogami-san, non mi serve nessuna di quelle di cose. – rispose sconfortato. Qualunque altra donna avrebbe colto l’allusione dietro quella richiesta apparentemente innocua, ma non una ragazza pura ed ingenua come lei, ed in fondo, forse era un bene.
     - Ah no? E cosa vorresti chiedermi? –
     - Beh… se non hai altri impegni, che ne dici di passare con me la Vigilia e aspettare insieme il 25? Così sarebbe come non aver raccontato nessuna bugia a Maria-chan e potrei darti il mio regalo senza dover attendere. – propose Ren, aspettandosi però un rifiuto con qualche scusa assurda da parte sua.
     Erano giorni che pensava di voler trascorrere con lei non solo il Natale, ma soprattutto il giorno del suo compleanno. Temeva, però, che la ragazza lo passasse come l’anno precedente con Maria, ma il destino lo aveva in qualche modo aiutato.
     Da anni non festeggiava più la ricorrenza natalizia, che in America era molto più sentita che in Giappone, e la cosa gli dispiaceva. La festività cristiana era stata trasformata, dai giapponesi, in una serata da trascorrere non con la famiglia e le persone più care, ma era quasi vista come una replica del giorno di San Valentino e quindi una notte da passare con la persona amata. Di conseguenza, lui la trascorreva sempre da solo, chiuso in casa o in giro a godersi l’ultimo giorno di esposizione delle spettacolari luminarie che adornavano strade, viali e parchi, regalando alle città un’aria quasi magica.
     Quell’anno, invece, si presentava un’ottima occasione per trascorrere forse il miglior Natale della sua vita con la ragazza che aveva capito di amare già da diverso tempo.
     Era rimasto a guardarla da lontano, stando ben attento a non farsi scoprire da lei, che sembrava aver messo momentaneamente da parte la vendetta per quell’insulso di Fuwa. Si era gettata anima e corpo nella recitazione, ottenendo dei miglioramenti incredibili. Non la sentiva più blaterare di vendetta, quanto di felicità e orgoglio ogni volta che la ingaggiavano per un nuovo ruolo, e questo lo aveva fatto sperare di avere una piccola possibilità. Se non parlava più del cantante, forse lo aveva dimenticato. Così aveva pensato di provare a tastare il terreno e capire se fosse possibile approcciarsi a lei in modi differenti da quelli lavorativi. E quale modo migliore di una specie di appuntamento? Ma a giudicare dal mutismo in cui era rimasta, pensò, non aveva speranze.
     La ragazza, dal canto suo, era rimasta molto sorpresa da quella proposta. Passare con lui non solo la Vigilia, ma anche il Natale? Quello voleva dire solamente una cosa: un appuntamento.
     Possibile che Tsuruga Ren, l’attore più ambito dalle donne di tutto il Giappone, le stesse proponendo di uscire? Proprio a lei? No, forse stava sognando e tutto quello che stava avvenendo non era reale. Perché un uomo bello e famoso come lui, doveva proporle una cosa del genere? Forse era semplice gentilezza per festeggiare il suo compleanno, niente di più. Non doveva sperare in qualcosa che sicuramente non sarebbe mai accaduto, non a lei comunque. Doveva restare con i piedi per terra e smettere di fantasticare.
     “Ma chissenefrega del perché lo fa! Non posso farmi sfuggire una simile occasione!” si trovò ad esultare, cercando di non mostrargli la gioia che le stava per esplodere nel petto.
     - Forse… hai altro da fare, non è così? Tranquilla, non fa nie… -
     - NO! Non ho impegni per quel giorno! – gli urlò con forza, interrompendo ciò che stava dicendo.
     Desiderava con tutta se stessa passare del tempo con lui, e se era proprio Tsuruga-san a proporglielo, non avrebbe di certo rifiutato. Lei non avrebbe mai avuto il coraggio di proporgli una cosa del genere. Con che scusa avrebbe potuto invitare il suo senpai ad uscire con lei? Temeva gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia. Ok, forse lui non la stava invitando con le sue stesse intenzioni, ma di certo non le dispiaceva approfittare anche di un solo minuto in sua compagnia. Avrebbe accettato tutto da lui, anche di scalare il monte Fuji.
     - E quindi? Accetti? – domandò Ren, sperando in una sua affermazione.
     - S-sì! Mi farebbe… pi-piacere… se per te non è un disturbo. – balbettò improvvisamente timida, lasciandolo perplesso. Prima urlava e poi arrossiva? Quella ragazza per lui era un mistero che forse mai avrebbe capito. Aveva comunque accettato e questa era la cosa più importante.
     - Se fosse stato un disturbo, non te lo avrei proposto, non credi? Comunque, se per te va bene, passo a prenderti giovedì alle diciannove al Darumaya, ok? –
     - Ok... – rispose solamente, non riuscendo a guardarlo in viso.
     - Bene, ora devo andare, il lavoro mi attende. A dopo. – si congedò Ren, felice come poche volte lo era stato. Non gli sembrava ancora vero che Kyoko avesse accettato senza fare storie.
     Forse aveva davvero qualche possibilità con lei. Era impossibile che non avesse capito che la stava invitando ad uscire con lui, da soli e in quel particolare giorno, quindi, se aveva accettato, non doveva essere più tanto spaventata nel relazionarsi con un uomo, come invece lo era prima. O almeno lo sperava.
     “Certo, c’è la possibilità che abbia accettato senza nemmeno pensare a niente, dicendo sì perché glielo chiedeva il suo senpai. Sarebbe da lei un simile ragionamento.” pensò avvilito. Da lei c’era da aspettarsi di tutto.
 
     Chiunque avesse incontrato Kyoko Mogami, quel giorno, avrebbe giurato di averla vista fluttuare soave per i corridoi della LME Production, con un’espressione estasiata stampata sul viso.
     Definirla felice sarebbe stato riduttivo.
     - Uscirò con Tsuruga-san! Uscirò con Tsuruga-san! Non mi sembra ancora vero! Sono così felice che mi sembra di volare! Chissà dove andremo e come si vestirà. E’ sempre così elegante quando… aspetta un attimo… - si fermò di colpo, sgranando gli occhi come terrorizzata. - Ed io che accidenti dovrò mettermi? Non ho nulla di decente!- realizzò all’improvviso, mutando repentinamente l’espressione estasiata in angosciata, degna di un condannato in attesa del patibolo.
     Chiunque l’avesse incontrata in quel momento, stavolta, avrebbe visto una nuova interpretazione dell’Urlo di Munch in tuta rosa shocking, con tanto di diavoletti attorno con la medesima espressione, tormentati all’idea di apparire insulsi e dozzinali anche in un appuntamento importante come quello.
     “Un’idea… ci vuole un’idea… Pensa Kyoko! Pensa! Ah! Ho trovato!”
     Poco lontano da lì, nell’ufficio della Love Me Section, Kanae Kotonami avvertì un brivido correrle lungo la schiena, segno di un cattivo presagio, infatti, un istante dopo, la porta venne spalancata con una forza tale da scardinarla, ed un razzo di colore rosa la investì in pieno, mandandola al tappeto e “spedendola al creatore”.
     - Moko-saaaaan! Aiutoooo! Ho bisogno di teeeeee! – frignò Kyoko, entrata totalmente nel pallone e scuotendo l’amica semi-morta. – Aaaaaaaah mi senti? Svegliati! Ho bisogno del tuo aiuto per uscire con Tsuruga-saaaan! –
     - Eh? Uscire con Tsuruga-san hai detto? – chiese Kanae, rianimandosi all’istante. Fingeva di essere morta, in verità, come facevano certe prede per sfuggire ai loro predatori, solo così (almeno sperava) quella pazza l’avrebbe lasciata in pace, ma quando le sue orecchie avevano sentito la parola “uscire” associata a Tsuruga Ren, la curiosità aveva preso il sopravvento. – Spiega. – disse, facendosi seria.
     - Tsuruga-san mi ha chiesto di passare la Vigilia con lui ed io non so che accidenti mettermi! Non sono mai uscita con nessuno in vita mia! – spiegò agitata Kyoko, con dei lacrimoni che facevano invidia a quelli di un bambino.
     - Quindi avete un appuntamento?! – domandò sorpresa.
     - Non è detto sia un appuntamento. Potrebbe averlo fatto per Maria-chan. – rispose un po’ dispiaciuta.
     - Cosa c’entra lei? – chiese Kanae, così Kyoko le raccontò tutto ciò che era accaduto quella mattina.
     - Quindi non credo sia un vero appuntamento. – concluse infine.
     - Per me ti sbagli. Se voleva semplicemente darti il suo regalo di compleanno, bastava farlo il giorno successivo. Perché aspettare il 25 con lui? E’ ovvio che sia un appuntamento. –
     - Perché dovrebbe voler uscire con me, scusa? -
     - Forse Tsuruga si è finalmente deciso a dichiararsi. – sostenne la ragazza, che aveva già capito da tempo che il bell’attore fosse interessato alla sua amica, e non certo per farle da senpai.
     - Eh? Dichiararsi? Che intendi? – chiese Kyoko spaesata.
     - Sei seria? Solamente tu non hai notato che quell’uomo ti muore dietro da mesi ormai! -
     - L-lui mi muore dietro da mesi? Ad una persona insignificante come me? Moko-san ma che dici? Non è che hai battuto la testa poco fa? In effetti sembravi svenuta e non vorrei che… -
     - Ma piantala! Sto benissimo! Sei tu quella che ha problemi al cervello oltre che alla vista, perché se così non fosse, ti saresti accorta della fila di ragazzi che hai alle tue spalle! – sbottò Kanae, stanca della sua scarsa autostima.
     A quelle parole, istintivamente Kyoko si girò a guardare dietro di sé. Ma dove la vedeva Moko-san la fila di ragazzi? Sicuramente la botta presa doveva essere forte, pensò preoccupata.
     - Oh cielo! Ti sei davvero voltata per guardare alle tue spalle, non è così? Ma si può essere così ottusi? – esclamò l’attrice, che faticava davvero a credere esistesse qualcuno così ingenuo come Kyoko.
     - Ma hai detto che dietro di me avevo… -
     - Era un modo per dire che piaci a tanti ragazzi! Possibile non te ne sia mai accorta? –
     - No, mai. E chi sarebbero scusa? –
     - Per cominciare c’è il leader dei Bridge Rock. Credo sia stato il primo ad aver mostrato interesse per te. – iniziò ad elencare, stupendosi lei stessa per il numero di ragazzi attratti dall’amica.
     - Chi? Hikaru-san? Ma no, che dici? Ci troviamo spesso a parlare quando partecipo alla trasmissione come Bo. Figurati se uno che mi vede vestita da pollo prova interesse per me! – contestò Kyoko, che davvero non capiva come le fosse venuta quell’idea.
     - Ok, altro esempio: Reino dei Vie Ghoul! –
     - Quello stupido Beagle voleva solo tormentare Sho e usava me per farlo. Dubito quel tipo sia in grado di innamorarsi. – rispose Kyoko, sentendo ancora i brividi solamente nel pronunciare il suo nome.
     - E di Kijima-san che mi dici? Ti ha rifatto totalmente il look per portarti a letto! – provò ancora, sull’orlo della disperazione.
     - Io trovo sia stato solamente gentile. Non capisco perché sia tu che Tsuruga-san, e perfino quell’idiota di Sho, dobbiate trovarci un doppio fine. – rispose Kyoko, non comprendendo l’ostilità verso quel povero ragazzo così gentile.
     Kanae si colpì la faccia, completamente sconfortata per la stupidità e l’ottusità dell’amica, che proprio non riusciva a capire nulla della vita.
     - E che mi dici di Fuwa? Davvero pensi che non provi assolutamente nulla per te? – tentò almeno con lui, poiché Kyoko lo conosceva da sempre. Non poteva non essersi accorta dei suoi sentimenti.
     - Lui… ammetto che non lo so. Mi ha sempre trattata come una serva, non sono mai stata niente più di questo, tuttavia mi ha baciata due volte, mi ha salvata dal Beagle e ha provato a consolarmi quando ho rivisto mia madre. Ma dire che sia interessato a me, da un punto di vista sentimentale, lo escludo. Sicuramente quell’asino avrà visto il suo giocattolo andare via e vorrebbe solo riaverlo per sé. Nulla di più. – ipotizzò, dato che Sho non l’aveva mai nemmeno degnata di uno sguardo. Non vedeva perché avrebbe dovuto iniziare dopo.
     - E quand’è che ti avrebbe baciata una seconda volta? – domandò Kanae, che si era persa quel passaggio.
     - Il giorno in cui era andato in onda il programma con mia madre che negava di avere figli. Era venuto a vedere come stavo e visto che non reagivo, mi ha baciato per farmi arrabbiare… credo. - commentò la giovane, ricordando come quell’imbecille le avesse rubato un altro bacio di cui Tsuruga-san non doveva assolutamente venire a conoscenza.
     - Oh! E tu? –
     - Io niente, non ho reagito. Non ne avevo né la voglia né tantomeno la forza. L’ho mandato via e poi ho vagato un po’ per la città, finché… - s’interruppe, arrossendo.
     - Finché? – incalzò Kanae, davvero incuriosita.
     - E’ arrivato Tsuruga-san e mi sono gettata a piangere tra le sue braccia, anche se lo avevo scambiato per Corn. Lui, però, mi ha tenuta stretta a sé e mi ha abbracciata finché non mi sono calmata. – spiegò, arrossendo ancora più di prima per l’imbarazzo.
     - Interessante. E poi dici che Tsuruga non prova niente per te. Comunque, spiegami una cosa… da quando t’imbarazza parlare di lui? Prima lo lodavi in quanto tuo modello da seguire per diventare una brava attrice, ma non arrossivi di certo. Adesso non lo lodi più, ma ti emozioni anche solo se si fa il suo nome. Cos’è cambiato? – indagò Kanae, quasi certa che finalmente la scintilla tra quei due fosse scoppiata.
     - Ecco… io… credo… beh, non “credo”, ne sono sicura, anche se… non sarebbe dovuto accadere, accidenti! Mi ero impegnata tanto per evitarlo e invece ci sono caduta di nuovo! Non doveva ricapitare una tragedia simile! – iniziò a tormentarsi nuovamente, temendo avrebbe finito col soffrire nuovamente.
     - Ma accadere cosa? Che diamine è successo? – chiese esasperata da tutti quei giri di parole.
     - C’è che me ne sono innamorata! Ecco che è successo! MI SONO INNAMORATA DI REN TSURUGA! Contenta? – confessò, perdendo il controllo e stordendo quasi l’amica per la forza con cui l’aveva urlato.
     - Non c’era bisogno di urlarlo. – rispose Kanae, massaggiandosi le orecchie.
     - S-Scusami! Mi dispiace Moko-san! –
     - Lascia stare. Comunque era ora che la smettessi con quei discorsi stupidi sul volere rinunciare all’amore. Non è una cosa che puoi comandare a tuo piacimento. –
     - Me ne sono accorta. Il problema è che ho paura finirò col soffrire anche questa volta. – sospirò sconfortata, sedendosi stancamente.
     - Perché dovresti soffrire? Tsuruga non è un uomo serio? –
     - Il perché, mi chiedi? Ma dico… mi hai vista? Non ho alcun pregio, non sono bella, non sono famosa, sono vendicativa, sono testarda, ho sempre la testa tra le nuvole! Cosa potrebbe trovarci un uomo come Tsuruga-san in me? – replicò sconfortata.
     - Io invece la vedo diversamente. Sei una ragazza molto dotata di talento; sei bella, al contrario di ciò che pensi; essere testardi non sempre è un difetto, a volte serve a raggiungere i propri obiettivi; la fama la otterrai e per quanto riguarda la tua fervida fantasia, beh sì, quella dovresti frenarla se non vuoi passare per matta. –   “E pensare che esistano fate e folletti è da folli!” pensò Kanae, che non capiva come lei potesse davvero credere all’esistenza di quelle stupidaggini.
     - Ecco, visto? Anche tu pensi che io sia sbagliata per Tsuruga-san! – piagnucolò Kyoko, lasciandosi andare con la testa contro il tavolo, per la disperazione in cui era sprofondata.
     - Senti solamente ciò che vuoi sentire. Lasciamo stare e ritorniamo al problema principale. Che cosa indosserai al tuo appuntamento con Tsuruga. Sai dove ti porterà? –
     - No, non ho chiesto. So solamente che passerà a prendermi alle diciannove. –
     - Quindi di sicuro ti porterà a cena, il problema è cosa farà prima o dopo di quella. Dovremmo optare per qualcosa di carino ed elegante ma non troppo eccessivo. – rifletté Kanae, che non conoscendo il luogo in cui sarebbero andati, non poteva scegliere qualcosa di troppo elegante o troppo semplice.
     - Gonna e maglione? – propose Kyoko, venendo subito fulminata da uno sguardo inceneritore dell’amica, così non parlò più.
 
     Dopo il lavoro, Kanae la trascinò in giro per negozi, cercando qualcosa che potesse andare bene, ma era difficile con lei che giudicava ogni abito come troppo scollato, troppo appariscente, troppo corto, troppo lungo, troppo tutto. Alla fine, anche se con fatica, scelsero un abito bordeaux, lungo fin sopra il ginocchio, dal taglio morbido dalla vita in giù e con la scollatura a cuore per valorizzare il seno. Il tutto era arricchito da inserti di leggero pizzo su scollatura e maniche. La parte più difficile comunque, era stata farle prendere le decolleté col tacco a spillo, visto che Kyoko non sapeva camminarci.
     - Imparerai in questi giorni! Piantale ai piedi con i chiodi se necessario, ma non toglierle se prima non hai fatto l’abitudine! – la minacciò quasi, facendole seriamente paura.
     - O-ok. Ma dovevano per forza essere così alte? – chiese Kyoko, che si appoggiava al braccio dell’amica per non cadere mentre tornavano a casa. Appena uscite dal negozio, le aveva imposto di indossarle subito per abituarsi, ma non era affatto facile stare in equilibrio su dei tacchi sottili e alti.
     - Sì! Tsuruga è alto almeno trenta centimetri più di te, se non di più. Non vorrai s’inginocchi quando ti bacerà, no? –
     - Ba-baciare? Moko-san… che ti viene in mente? Lui non potrebbe mai… una come me poi. Stai correndo troppo! – balbettò imbarazzata. Essere baciata da Tsuruga-san era una cosa impossibile per lei. Non aveva mai nemmeno osato pensarlo, reputandolo un pensiero assurdo ed irrealizzabile.
     - Sei tu che sei lenta di comprendonio! Perché ti avrebbe invitato altrimenti? Comunque, ritornando alle scarpe, hai mai pensato che potrebbe capitarti di recitare un ruolo in cui la protagonista porta tacchi altissimi? Che faresti in quel caso? Rifiuteresti perché non sai camminarci? – le fece presente Kanae, trovando quel comportamento infantile.
     Colpita da quelle parole, la mente di Kyoko tornò a quando recitò la parte di Setsuka Heel e che, in effetti, non portava certamente scarpe basse e comode, e anche se i suoi erano per lo più stivali, la cosa non era poi molto diversa. Così prese coraggio, lasciando il braccio di Kanae e camminando da sola, imitando l’andatura sicura e composta sia di Setsu che di Natsu, altro suo personaggio che non disdegnava i tacchi.
     - Hai ragione! Devo solo immaginare di recitare nei panni di qualcuno che indossa i tacchi. Non è difficile! – disse allegra, riuscendo a controllare meglio i passi e iniziando a camminare con maggiore disinvoltura in pochissimi minuti.
     - Quanta pazienza ci vuole con te. – sorrise intenerita Kanae. Sotto certi aspetti, Kyoko restava una bambina, eppure, era l’unica che fosse riuscita a diventarle amica con semplicità, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.
     Non aveva mai avuto amiche. Kyoko era la prima e doveva ammettere di essersi affezionata molto a quella stramba ragazza che parlava di fate e principesse, anche se sapeva benissimo cosa realmente si nascondesse nel cuore della giovane. Da quando aveva saputo del suo brutto rapporto con la madre, aveva rivalutato tantissimo la sua forza d’animo. Come riuscisse a ridere e scherzare dopo ciò che aveva passato, per Kanae restava un mistero.
     Doveva essere fiera di ciò che era, e non sminuirsi com’era solita fare. Non si accorgeva nemmeno di quante persone le girassero intorno, attratte da lei come una calamita. Non si rendeva conto di che splendida persona fosse, il che minava la sua già carente autostima. Purtroppo era sempre stata rifiutata dalle persone che amava, quindi aveva sviluppato un senso d’inadeguatezza difficile da estirpare.
     Forse, pensò, la persona adatta a farle capire quanto in realtà lei valesse, era finalmente giunta. Tsuruga sembrava quello che più tenesse a lei, o almeno, questo aveva notato da quando conosceva entrambi. Sperò con tutto il cuore, che quella fosse la volta buona per la sua amica di sentirsi finalmente amata e apprezzata, ma se così non fosse stato, Tsuruga Ren avrebbe dovuto vedersela con lei.
     Giunta a casa, Kyoko ripose gli acquisti con molta cura. Le era costato molto lo shopping con Moko-san, che le aveva fatto acquistare collant, pochette e altre cose che lei definiva “utili per una donna”, tuttavia era soddisfatta. Lo era un po’ meno delle terribili scarpe che le avevano quasi distrutto i piedi.
     “Non esiste anche un segreto per non sentire il dolore di questi aggeggi infernali?” pensò, osservando il profondo segno rosso lasciatole dal bordo della scarpa, tutto attorno al piede.
     Sbuffando per il dolore, tolse la collana e la ripose con cura vicino all’altro suo tesoro, la pietra di Corn. La Principessa Rosa e Corn erano i suoi più preziosi tesori, ricevuti da due persone estremamente importanti per lei. Improvvisamente ripensò al giorno in cui aveva rivisto Corn dopo ben dieci anni. Il suo aspetto era quello di Tsuruga-san, così come la voce, questo perché il suo magico amico aveva preso le sembianze dell’ultima persona che lei aveva pensato. Stranamente però, i capelli e gli occhi erano quelli che aveva sempre ricordato del suo principe delle fate. Si ritrovò così a pensare che Tsuruga-san non sarebbe stato per niente male biondo e con gli occhi verdi. Sarebbe stato l’unione perfetta delle due persone a cui più teneva.
     - Ma che pensieri idioti che faccio! Meglio che vada a dormire adesso, o domani rischio di non alzarmi per andare a scuola! – si disse, mettendo il pigiama e mettendosi sotto alle coperte, sorridendo felice al pensiero della serata che l’attendeva con il suo senpai.
     Aveva detto di avere un regalo. Magari un’altra bellissima rosa come quella dell’anno precedente. Le sarebbe piaciuto molto, ma dubitava che Tsuruga-san si ripetesse nel regalarle la stessa cosa. Chissà cosa la aspettava, ma qualunque cosa fosse, non vedeva l’ora di scoprirla.
 
     La Vigilia era giunta, e Ren era alquanto nervoso. Era la prima volta che si trovava in difficoltà ad uscire con una donna. Questo perché lei non era una ragazza qualunque, come le donne con cui usciva abitualmente.
     Quella serata sarebbe stata decisiva per lui. Dopo cena, l’avrebbe portata in un parco, dove avrebbero ammirato le numerose luminarie natalizie, famose ai turisti per la loro bellezza. Quello, decise, sarebbe stato il luogo in cui le avrebbe dichiarato il suo amore.
     Da giorni cercava di prepararsi un discorso, le giuste parole da dirle, ma lui non era bravo in quel genere di cose. Il terrore, poi, di essere rifiutato, lo metteva ancora più in agitazione, perché non sapeva come la ragazza avrebbe reagito. Oltretutto, a tormentarlo c’era anche il pensiero di chi in realtà fosse. Anche se lei avesse ricambiato i suoi sentimenti, avrebbe necessariamente dovuto rivelarle la sua vera identità, quindi rischiava di perderla ugualmente. Conoscere la sua doppia, anzi tripla personalità, avrebbe potuto troncare ogni legame con Kyoko, ferita dalle sue menzogne.
     La immaginava già in lacrime, urlandogli contro di essersi preso gioco di lei su Corn e Kuon, che aveva “conosciuto” per colpa di suo padre. Come spiegarle la vita sregolata che aveva condotto da ragazzo? Come spiegarle la morte del suo migliore amico, causata dai suoi errori? Avrebbe capito? Avrebbe accettato ciò che lui era, in tutte le sue sfaccettature? Poteva solamente sperare di sì.
     Giunto in anticipo al ristorante dove la ragazza viveva, entrò a salutare i proprietari, attendendo pazientemente che Kyoko arrivasse.
    - Gradisce una tazza di tè mentre aspetta? – gli chiese la proprietaria, dall’aria più cordiale rispetto al marito, che invece sembrava scrutarlo accigliato da quando era arrivato.
     - Sì, la ringrazio. – accettò, prendendo la tazza che la donna aveva già sul vassoio.
     - Non faccia caso a mio marito. E’ solamente preoccupato per Kyoko-chan. Quella ragazza è come una figlia per noi. – gli spiegò lei, notando come il ragazzo guardasse pensieroso il marito.
     - Potete stare tranquilli entrambi. Tengo molto anch’io a lei. – rispose Ren, guardando serio prima la donna e poi il marito che, essendo lì vicino, doveva aver sentito sicuramente.
     - Ne sono felice. – gli sorrise gentile la signora, allontanandosi.
     Alcuni minuti dopo, Ren ringraziò di aver già terminato il suo tè da parecchio, perché sicuramente gli sarebbe andato di traverso a causa di ciò che gli si era appena presentato di fronte.
     - Scusami per l’attesa Tsuruga-san. – si scusò Kyoko, raggiungendolo.
     Aveva tentennato qualche minuto prima di scendere giù da lui. Più si guardava allo specchio e più si sentiva in imbarazzo. Kanae, quella mattina, l’aveva trascinata in un salone di bellezza in cui l’avevano quasi rimessa a nuovo. I capelli, che non tagliava più da quasi un anno e che quindi erano cresciuti, erano stati rialzati in una piccola acconciatura, lasciando liberi solo la frangia e qualche ciuffo laterale; il trucco, realizzato per risaltare il colore dei suoi occhi ed il rossetto brillante, in tinta con l’abito, la rendevano quasi più matura dei suoi diciotto anni. Era carina, pensò, ma così conciata aveva paura che Tsuruga-san potesse arrabbiarsi o pensar male di lei, visto come aveva reagito quella volta che si era fatta bella per il Party dedicato a Dark Moon.
     La sua amica l’aveva rassicurata più volte, però, che non si sarebbe affatto arrabbiato dato che la situazione era del tutto diversa, e che il problema non era il suo aspetto sofisticato a quella festa, ma la persona che glielo aveva regalato. Ancora faticava a capire cosa avesse fatto di così sbagliato Kijima-san, ma seguì comunque i consigli dell’amica senza aggiungere altro.
     In quel momento comunque, davanti allo sguardo sorpreso di Tsuruga-san, temette di aver scatenato nuovamente le sue ire, visto che la guardava ma non diceva assolutamente nulla.
     “Io lo sapevo che sarebbe finita così!” pensò, iniziando a disperarsi. Doveva presentarsi con qualcosa di più sobrio, più adatto al suo stile anonimo, non cercare di rendersi bella quando in realtà non lo era. Doveva sembrare ridicola agli occhi dell’attore più bello del Giappone. Desiderò sparire e fuggire via per la vergogna, quando le parole del ragazzo le ridiedero speranza.
     - Sei davvero… bellissima, Mogami-san. – affermò Ren, continuando a fissarla sorpreso.
     Era sempre stata bella ai suoi occhi, sia con il trucco elaborato delle make-up artist professioniste sia nella sua semplicità, ma quella sera la trovò ancora più bella ed attraente del solito, perché si era fatta bella per lui, e questo lo aveva riempito di gioia.
     - Dici sul serio? Non sembro ridicola? – gli chiese lei, incerta se la stesse prendendo in giro o no.
     - Non sei mai stata più bella di stasera. – le confessò, avvicinandosi e prendendole il cappotto che teneva tra le mani per aiutarla ad indossarlo.
     - Ti ringrazio. – rispose Kyoko, imbarazzata e nervosa, ma anche molto felice.
     - Andiamo? – le chiese, porgendole il braccio per uscire e lei annuì.
     - Noi andiamo. – disse Kyoko ai signori Darumaya.
     - Divertitevi cari. – li salutò sorridente la signora.
 
     Una volta in macchina, Ren si diresse verso il ristorante che aveva prenotato per quella sera. Una tradizione recente, voleva che in quella particolare serata si mangiasse  il pollo fritto di una famosa catena di fast-food, la KFC, cosa che a lui non andava proprio giù. Non avrebbe portato la donna che amava in un comune fast-food il giorno del loro primo appuntamento, così aveva prenotato in uno dei lussuosi ristoranti sulla Tokyo SkyTree*, da dove avrebbero goduto di una vista stupenda, osservando la città illuminata a festa sotto di loro.
     - Wow! Non sono mai entrata alla SkyTree! – esclamò emozionata, osservandola in tutta la sua maestosa altezza. Ne aveva seguito i lavori alla tv, ma non aveva mai avuto modo e tempo di andare a visitare quella torre imponente, alta il doppio della Tokyo Tower.**
     - Davvero? Allora ho fatto bene a portarti qui. Andiamo? – le chiese porgendole, per la seconda volta in quella serata, il braccio per accompagnarla a visitare la torre.
     Camminare al fianco di Tsuruga-san, notò Kyoko, era una sensazione meravigliosa. Si sentiva felice come mai, aggrappata a quel braccio che le dava uno strano senso di protezione. Ringraziò di cuore Moko-san per averle fatto acquistare quei tacchi vertiginosi, visto che, grazie a loro, riusciva a stare ad un livello abbastanza decente rispetto a lui, a cui solitamente arrivava a malapena sotto alla spalla.
     Quando arrivarono al ristorante, Kyoko si affacciò ad una delle enormi vetrate, osservando incantata la città sottostante che sfavillava di luci colorate. Il parco di fronte alla torre, poi, era un trionfo di luci dai più svariati colori. Era uno spettacolo magnifico.
     - Ti piace? – le domandò Ren, affiancandola.
     - E’ bellissimo! Mi era già capitato di guardare la città dall’alto, ma non da quest’altezza! Sembra di vedere un tappeto di luce. E’ stupendo! – rispose emozionata.
     Ren fu felice di vederla così radiosa. Temeva di metterla a disagio portandola lì, invece sembrava trovarsi a suo agio nonostante il lusso del ristorante. In effetti, ricordò, lei aveva vissuto in un lussuoso ryokan, quello della famiglia di Fuwa, quindi doveva essere abituata a quel genere di ambiente.
     Passarono la sera a parlare soprattutto dei loro rispettivi lavori, mantenendo la discussione su argomenti neutri. Dopo la cena e la classica Christmas Cake con panna e fragole, tipica di quella festività, si recarono sul piccolo ma affollato terrazzo chiuso sopra al ristorante, per godere di qualche altro istante dello spettacolo sotto i loro piedi.
     - Te l’ho già detto prima ma… stasera sei particolarmente bella Mogami-san. – le ripeté, provando però un certo fastidio nel mantenere ancora le formalità.
     - Ti ringrazio. Sei molto gentile Tsuruga-san. – rispose Kyoko imbarazzata, ma avvertendo inconsapevolmente lo stesso fastidio dell’attore.
     Quello che stavano avendo, poteva considerarsi un appuntamento? Non avevano parlato di nulla oltre al lavoro, quindi Kyoko non poté che pensare che quell’invito fosse solamente un modo per essere gentile con lei. Usavano ancora le onorificenze seguite al cognome, quindi non avevano fatto passi avanti in quell’anno e mezzo che si conoscevano. Si chiese come sarebbe stato pronunciare il suo nome e arrossì per la sua sfacciataggine. Avrebbe tanto voluto proporgli di abbandonare i formalismi, ma non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Temeva troppo la sua reazione e non voleva essere derisa. Non lo avrebbe sopportato da lui.
     - Che ne dici di andare a fare un giro qui intorno? A breve dovrebbe iniziare la replica del concerto virtuale della violinista Emiri Miyamoto*. – propose Ren, notando un gruppo di ragazze che sembrava averlo riconosciuto. Non voleva essere disturbato, quindi lui e Kyoko dovevano allontanarsi il prima possibile.
     - Un concerto virtuale? – chiese lei perplessa.
     - Sì. Proiettano l’esibizione in grafica 3D sui muri del palazzo a fianco alla torre. Lo replicano ad intervalli regolari. Credo che fosse appena finito quando siamo arrivati noi. –
     - Sì! Mi piacerebbe molto! – esultò la ragazza, così scesero dalla torre per recarsi nello spiazzo sottostante dove si erano già radunati numerosi spettatori. Il concerto stava iniziando proprio in quell’istante.
     Kyoko osservò affascinata le immagini che si susseguivano sugli enormi schermi ricavati dai muri dell’edificio della SkyTree. In esse, la violinista era entrata camminando solenne lungo il corridoio che univa la torre al palazzo, e quando aveva iniziato a suonare, numerose stelle apparvero al suo fianco al ritmo della sua musica, stupendo poi tutti i presenti col cambio sia della melodia che dello scenario proiettato, anch’essi in sincrono.
     Era uno spettacolo unico, che mai aveva visto. Da quando era arrivata a Tokyo, non aveva ancora avuto tempo di osservare le bellezze della città addobbata a festa, perché troppo impegnata in mille lavori. Quell’idiota di Shotaro le aveva rovinato completamente l’adolescenza. Per fortuna se n’era liberata, iniziando a vivere davvero la sua vita, soprattutto grazie al ragazzo che le stava accanto in quel momento.
 
     Le musiche natalizie del piccolo mercatino posto ai piedi della SkyTree, riecheggiavano fino al parco in cui si erano incamminati dopo il concerto. Tutto era illuminato da piccole luci a led dai più svariati colori. Ren osservava l’espressione rapita di Kyoko, che sembrava quella di una bambina in un negozio di giocattoli.
     La serata, però, non stava andando come lui aveva programmato. Non avevano praticamente parlato di nulla da quando si erano visti e la cosa iniziava a diventare frustrante. Aveva pensato di dirle molte cose, ma niente pareva voler uscire dalla sua bocca. Doveva fare qualcosa o rischiava di perdere quell’occasione più unica che rara.
     - Questo tunnel è la cosa più bella che abbia mai visto! Sembra di essere dentro un arcobaleno! Chissà se alla fine c’è un Leprechaun con la sua pentola d’oro ad attenderci! – esclamò divertita Kyoko, osservando il lungo tunnel di luci dentro cui erano appena entrati e che imitava fedelmente un arcobaleno.
     - Mi auguro non ti aspetti di trovarcelo sul serio uno gnomo alla fine del tunnel. – la prese in giro Ren. Di buono, in quella serata, c’era che almeno lei sembrava divertirsi molto.
     - Che dici Tsuruga-san?! Non sono così stupida! Ovvio che non mi aspetti di trovarci davvero i folletti! Lo sanno tutti che quelli appaiono solo con i veri arcobaleni quando smette di piovere! – affermò sicura e con occhi sbrilluccicanti di chi è già perso nel mondo delle favole, provocando le risate di Ren che, come immaginava, credeva anche a quell’assurda leggenda che alla fine dell’arcobaleno ci fosse una pignatta ricolma d’oro custodita da uno gnomo irlandese. - Mi stai prendendo in giro Tsuruga-san? Perché? – chiese lei, facendo la sua solita espressione da cucciolo bastonato.
     - No Mogami-san… ti giuro che non mi sto prendendo gioco di te. – rispose, trattenendosi dal ridere ancora e provando a ritornare serio, cosa che risultava difficile osservando il suo viso. La purezza e la fantasia di Kyoko erano tali da intenerirlo. Almeno, notò, una parte della tensione avvertita fino a poco prima, iniziava a sparire.
     - E allora perché ridevi? – domandò perplessa, mutando espressione in una decisamente imbronciata. Forse la riteneva una stupida perché credeva alle creature magiche? In effetti, Moko-san le aveva suggerito di porre un freno alla sua fantasia, ma lei era fatta così, che poteva farci?
     - Ridevo perché sembra ci sia davvero una leggenda su questo viale, anche se non riguarda gli gnomi. – raccontò, mentendo sul perché stesse ridendo e provando ad essere serio. Forse, ora che si sentiva più rilassato, poteva provare a parlarle davvero.
     - Una leggenda? E quale? – chiese curiosa, concentrandosi del tutto su ciò che l’attore aveva appena detto e dimenticando il resto.
     - Quand’ero piccolo, mio padre mi raccontò che se si esprime un desiderio dentro questi magici tunnel di luci, esso viaggerà su questo sentiero illuminato, raggiungendo il cielo e arrivando agli Dei che lo esaudiranno di sicuro. – le spiegò, osservando i bagliori dell’arcobaleno di luci illuminare il viso sorpreso di Kyoko.
     - Davvero? – chiese lei, sognando già ad occhi aperti il percorso immaginario del desiderio, cui diede inspiegabilmente la forma di una lettera alata con un cuore stampato sopra. La vedeva già tra le mani degli Dei che, dopo averla letta, esaudivano il desiderio.
     - In verità, non so se sia una cosa che si è inventato perché ero un bambino, però mi piacerebbe crederci. Se fosse vero, che cosa desidereresti tu, Mogami-san? –
     - Che cosa chiederei agli Dei? – ripeté, pensando a cosa avrebbe chiesto se fosse stato vero. - Sicuramente li pregherei di farmi diventare al più presto un’attrice brava e famosa, richiesta per parti importanti da protagonista, così da poter finalmente… -
     - Vendicarti di Fuwa! Non è così? Possibile non pensi ad altro? – la interruppe Ren, mutando l’espressione prima serena, in una delusa e arrabbiata. Dopo tutto quel tempo, pensava ancora a quel cantante stupido e arrogante che non meritava nulla che indifferenza, e la cosa lo faceva infuriare ogni volta.
     - Cosa? Assolutamente no! – negò Kyoko, che aveva perfino rimosso la questione della vendetta da parecchio. Era più impegnata a non mostrare in giro la sua faccia ebete ogni volta che incontrava Tsuruga-san. Comunque, perché aveva tirato fuori la faccenda di Shotaro proprio in quel momento?
     - Ah no? E allora perché ci tieni tanto a diventare famosa in così breve tempo? La fama bisogna sudarsela! – affermò irritato.
     - Questo lo so. Il fatto è che… - si bloccò, timorosa di proseguire. Il tono che stava usando il ragazzo non prometteva nulla di buono e lei aveva paura di farlo arrabbiare con le sue sciocchezze.
     - Cosa? – incalzò invece Ren, che provava a mantenere la calma.
     - Io… vorrei solamente… essere alla tua altezza, Tsuruga-san. E’ questo che volevo dire prima. – parlò infine, sperando che il ragazzo non la prendesse in giro.
     Ren, invece, era rimasto sorpreso da quella spiegazione. Che significava che voleva essere alla sua altezza?
     - Non capisco. Perché vuoi essere alla mia altezza? – domandò, dando voce ai propri pensieri.
     - Mi piacerebbe che tu fossi fiero di me. Che mi reputassi brava al punto da volermi come tua partner in un film. Vorrei tanto recitare fianco a fianco con te, senza farti sfigurare, senza che la gente possa pensare che sono banale ed insignificante accanto a te, cosa che attualmente sono. – gli rivelò a disagio, imbarazzata per quella confessione.
     Fintanto che non fosse stata degna di essere chiamata attrice, non poteva nemmeno sperare che una persona come Tsuruga Ren la notasse, per questo le sarebbe piaciuto accelerare i tempi, così, forse, si sarebbe accorto anche di lei. Era sempre fotografato con donne famose, belle e importanti, mentre lei, al loro confronto, era meno che niente.
     Non avrebbe mai avuto alcuna speranza con lui, e lo dimostrava la serata che stavano trascorrendo insieme. Lui non aveva mai mostrato un vero interesse per lei, era stato solamente galante. Questo la diceva lunga. Come temeva, il loro non era un appuntamento, ma un semplice invito a cena da parte di un amico, e la cosa la ferì, perché, inconsciamente, sperava davvero che accadesse ciò che aveva ipotizzato Moko-san.
     “Che ti aspettavi, stupida? Uno in alto come lui non guarderà mai in basso ai suoi piedi. Ha ragione Moko-san… devo smetterla di fantasticare e credere alle favole.” si schernì avvilita.
     Ren restò basito dalle parole di Kyoko. L’unica cosa che lei desiderava era poter recitare con lui ed esserne degna? Era un discorso assolutamente assurdo per lui, poiché già la reputava una bravissima attrice e non si sarebbe certo lamentato di girare un film con lei come sua co-protagonista. Tuttavia, lei pensava di non esserne all’altezza.
     La rabbia provata poco prima, invece di diminuire, aumentò drasticamente, ma non contro la fragile ragazza che gli stava davanti e che aveva abbassato il viso, nascondendo lo sguardo sotto la frangia. No, la sua ira era rivolta contro Sho Fuwa e Saena Mogami, le due persone che avevano distrutto l’autostima di Kyoko, rendendola talmente insicura da farla sentire inadeguata. Se avesse potuto, avrebbe cancellato i ricordi di entrambi dai pensieri della ragazza, in modo da restituirle la fiducia e la stima di se stessa, così come lei era riuscita a fare con lui. Purtroppo non era in suo potere fare simili magie, però qualcosa poteva fare.
     Portò una mano ad accarezzarle e sollevarle il viso rattristato, guardando dentro i suoi occhi lucidi che sembravano prossimi al pianto.
     - Ascoltami bene Mogami-san, tu non sei né banale né tantomeno insignificante. Io ti ritengo già alla mia altezza da molto tempo. Sei cresciuta molto in questi mesi e il tuo impegno ha dato i suoi risultati. Quando comprendi come interpretare un personaggio sei straordinaria, quasi spaventosa. Kyoko Mogami sparisce e diventa quel personaggio, sia dentro che fuori. Questo fa di te una persona che io ammiro e stimo molto… e non solo come attrice. – le confessò, ritenendo quel momento adatto per rivelarle una volta per tutte i suoi sentimenti.
     Kyoko lo guardò sorpresa. Quando l’attore le aveva accarezzato gentilmente il viso, portandola a guardarlo negli occhi, aveva iniziato a sentire pulsare il cuore fin dentro le orecchie. Le sue parole, poi, l’avevano riempita di una tale gioia da farle credere di averle immaginate.
     - Dici sul serio? – chiese incerta, cercando conferma, temendo di essere preda di uno dei suoi sogni ad occhi aperti.
     - Ti sembra possa scherzare su una cosa come questa? – replicò Ren, guardandola serio.
     - No. – rispose quindi Kyoko, incantata a fissare gli occhi del ragazzo, dentro cui brillavano i riflessi delle luci. Era serio, quindi pensava davvero che lei fosse una brava attrice. Non riusciva a crederci. Avrebbe voluto fargli mille domande ma l’atmosfera che avevano intorno non sembrava lasciare spazio alle parole.
     La mano, fino a quel momento ferma sulla guancia di Kyoko, iniziò a muoversi lenta, in una carezza dolce e delicata. Il pollice si avvicinò alle labbra piene e leggermente dischiuse, massaggiandole con desiderio. Ren moriva dalla voglia di baciarle e stavolta senza prenderla di sorpresa, come invece aveva fatto nei panni di Corn. Quel bacio lo tormentava da mesi. Non passava giorno in cui non pensasse alla sensazione di quelle labbra contro le sue.
     L’istinto gli diceva di chinarsi e baciarla, ma la razionalità gli diceva che se lo avesse fatto, lei sarebbe scappata a gambe levate. Doveva prima parlarle e capire se potersi spingersi oltre una carezza sul viso o no. Allontanò la mano e prese un profondo respiro, provando a parlare.
     - Mogami-san,  posso chiederti una cosa? –
     - Co-cosa? – rispose Kyoko, piacevolmente turbata da quelle carezze così poco da “amico” che Tsuruga-san le stava riservando. Aveva perfino pensato volesse baciarla. Poteva forse sperare in qualcosa?
     - Ti darebbe fastidio se ci chiamassimo per nome? Ci conosciamo da parecchio ormai e ammetto inizia ad infastidirmi la formalità che c’è tra noi. – le spiegò Ren, provando a fare il primo passo verso la sua dichiarazione. Se avesse accettato di abbandonare le formalità avrebbe continuato, altrimenti, si sarebbe fermato a quel paletto impostogli.
     Kyoko, in quel momento, sentì la felicità esploderle nel petto. In qualche modo, la serata stava cambiando la piega iniziale, mutando in qualcosa di più… come poteva definirlo? Romantico? Non aveva mai avuto un momento romantico in vita sua, quindi non capiva se quello lo fosse o no. Nei film, comunque, scene come quella che stava vivendo, sarebbero state descritte esattamente con quel termine.
     - No… anzi, mi farebbe piacere. – rispose, arrossendo. Per fortuna, dentro al tunnel, non era possibile distinguere altri colori che non fossero quelli dei led che illuminavano la volta sopra le loro teste, così lui non avrebbe notato le sue guance andare a fuoco.
    - Ne sono felice… Kyoko. – la chiamò quindi per la prima volta, facendole tremare il cuore per l’emozione.
     Si poteva morire per l’immensa felicità? Kyoko sperò di no, o non avrebbe potuto godere di altre occasioni in cui Tsuruga-san avrebbe pronunciato ancora il suo nome. Anzi, Ren, si corresse. Poteva chiamarlo Ren da quel momento in poi. Ne sarebbe stata capace però?
     - C’è un motivo per cui ti ho fatto questa richiesta. – iniziò a parlare Ren, sperando di non perdere almeno la sua amicizia in caso di un rifiuto. - Vedi… quando ci siamo conosciuti, non avevo particolare stima di te. Il motivo per cui volevi entrare nel mondo dello spettacolo era quanto di più riprovevole avessi mai sentito. E’ un mondo difficile che richiede testa e cuore, soprattutto sacrificio, e sentirti dire che saresti diventata famosa solo per vendetta, m’infastidiva tantissimo. Sai quanto tenga a questo lavoro, l’impegno e la passione che ci metto. Per questo non capivo e non accettavo una ragazzina che improvvisamente si era messa in testa di diventare una star. –
     - Ma adesso non è più così! Ho iniziato ad amare davvero questo lavoro e non potrei più vivere senza! Posso giurartelo! – intervenne Kyoko, interrompendolo. Da molto aveva capito di amare il mondo della recitazione e pensava di averglielo fatto capire. Sentirgli rivangare il passato la rattristò molto, perché significava che Ren non l’aveva perdonata davvero. E lei non voleva essere odiata proprio da lui.
     - Lo so, tranquilla. Ho visto dai tuoi occhi quanto ti piaccia recitare. – la rassicurò.
     - Davvero lo sai? – chiese lei, confusa dalle sue parole.
     - Sì, o non sarei certamente qui a fare la figura dell’imbranato che non sa come dirti che gli piaci. – le confessò, sorridendo intenerito dall’espressione disorientata di Kyoko. In effetti, ci stava girando intorno, ma non sapeva come arrivarci senza rivelare più del dovuto in una volta sola.
     - Come… come hai detto? – domandò stavolta incredula, convinta di aver capito male.
     - Ho detto che mi piaci Kyoko. Per essere precisi… sono innamorato di te. Dopo averti conosciuto meglio e aver visto la determinazione che mettevi in ogni singolo ruolo che interpretavi, tormentandoti quando non riuscivi a comprenderne l’essenza, ho capito di averti mal giudicata. Non eri la ragazzina superficiale che avevo creduto che fossi, così ho iniziato a provare un certo interesse nei tuoi confronti, prima dal punto di vista recitativo, poi, col tempo è diventato qualcosa di più. Per questo vorrei chiederti… pensi ci sia spazio nel tuo cuore per accettare il mio amore per te? – le domandò infine, togliendosi come un peso dal cuore e sentendosi più libero per averle detto finalmente ciò che provava.
     Purtroppo, però, notò con preoccupazione come sul viso della ragazza fosse apparso sconcerto nell’udire la sua dichiarazione. Certo non immaginava di vederla volare tra le sue braccia, ma neppure di vederla talmente sconvolta da restare a bocca aperta.
     Nella mente di Kyoko, stavano passano numerose immagini in quel momento. Rivide tutte le sue varie interpretazioni, con Tsuruga-san al suo fianco a sostenerla per immedesimarsi nei vari ruoli; lui che le dava dei passaggi a casa; lui malato e lei ad assisterlo; lui che non mangiava regolarmente e lei che gli preparava i pasti, forzandolo a mangiare; lui che la abbracciava e consolava; loro che recitavano nel ruolo dei fratelli Heel e condividevano la camera; lui che si arrabbiava per le chiamate di Sho… che fosse gelosia dunque? E quando, in quale di quei momenti trascorsi insieme, lui aveva capito di provare interesse per lei? Anzi, amore, lo aveva ben specificato.
     Proprio non riusciva a comprendere come un uomo bello, popolare e ricco come Tsuruga-san, potesse anche solo considerare la sua esistenza, figurarsi vederla come una donna da amare. Non era sconvolta, era totalmente scombussolata e frastornata.
     In verità, non avrebbe dovuto essere nemmeno una cosa inaspettata quella. In quei giorni lo aveva sperato, sognato, immaginato ad occhi aperti, ma quella realtà che stava vivendo, superava ogni sua più sfrenata fantasia. Aveva sperato che Tsuruga-san le chiedesse di frequentarsi, (più che altro perché Moko-san non faceva che ripeterglielo, quindi aveva finito per sperarci anche lei) ma non immaginava che lui si dichiarasse addirittura innamorato.
     Come si rispondeva in occasioni del genere? Doveva rispondere che anche lei lo amava e poi, come nei film, si sarebbero baciati e abbracciati?
     - Beh, dal tuo silenzio, capisco che per te non è il momento per pensare all’amore, quindi ti chiedo scusa. Non volevo metterti a disagio. Fai finta che non ti abbia detto niente ok? – le sorrise gentile, cercando di non mostrare l’immensa delusione che albergava nel suo cuore.  – Forse è meglio avviarci all’uscita e proseguire il giro, che dici? – propose Ren, cercando una via di fuga e avviandosi a passo spedito fuori dal tunnel arcobaleno, trovandosi in un viale con piante e alberi artificiali realizzati dall’intreccio di luci bianche e blu, che rendevano l’atmosfera molto più fredda rispetto al tepore dei colori del tunnel. Tutto quel freddo blu, pensò, si abbinava perfettamente al freddo che la sua anima stava provando in quel momento.
     Doveva immaginarlo che sarebbe finita in quel modo. Lo aveva messo in conto. Certo, sperava quantomeno in una risposta, non in un suo completo mutismo.
     - Ren! – si sentì chiamare improvvisamente da quella voce che sperava di sentire. Si voltò e la trovò dietro di sé, col fiatone per la corsa fatta per raggiungerlo.
     Quando Kyoko lo aveva visto andarsene in quel modo, dopo quelle parole, si era sentita morire. Non era riuscita ad articolare nessuna risposta, né positiva né negativa. Era talmente sorpresa da essere rimasta in silenzio come un’idiota, ma quando lo aveva visto andarsene, l’unica cosa che le era venuta in mente di fare era stata quella di seguirlo e fermarlo, e dargli la sua risposta. Non poteva permettere alla sua stupidità di rovinare quel momento.
     - Dimmi. – rispose Ren, che per la prima volta si sentiva chiamato per nome da lei, anche se non quello vero.
     - La risposta è sì. - disse semplicemente Kyoko, non sapendo cos’altro dire.
     - Sì a cosa? – domandò Ren, sperando fosse ciò che immaginava.
     - Nel mio cuore… c’è quello spazio che mi hai chiesto. Anch’io sono… innamorata di te… - sussurrò piano, ma Ren la sentì ugualmente.
     Avrebbe voluto dirle molte cose, tante quante ne pensava in quell’istante, ma si limitò a lasciare che le sue azioni esprimessero la gioia che si era appena impossessata di lui, prendendole il viso tra le mani e dandole quel bacio che bramava ormai da mesi, unendo le sue labbra a quelle della donna che amava.
     Non gli serviva sapere nulla, né come né quando né perché. Lei ricambiava i suoi sentimenti e tanto gli bastava per sperare che un giorno, quando le avrebbe detto la verità, Kyoko l’avrebbe accettata.
     Era tra le sue braccia, a ricambiare il suo bacio, mentre il nuovo giorno prendeva il posto del vecchio col suono del promemoria del suo cellulare, che lo avvisava che era appena scattata la mezzanotte. 
     - Buon compleanno Kyoko. – le sussurrò, stringendola maggiormente a sé, senza doversi più trattenere.
     Osservando le luci attorno a loro, Ren constatò che festeggiare il Natale in Giappone non era poi così male come credeva. Iniziava stranamente a piacergli.
     - Che dici… proseguiamo col giro? La serata è ancora lunga. – le propose, ricordandosi dei posti in cui aveva deciso di portarla, così da darle finalmente il suo regalo: degli orecchini realizzati con lo stesso cristallo della sua collana. Per restare fedele al nome con cui aveva battezzato il ciondolo, li aveva fatti realizzare a forma di rosa. Di sicuro le sarebbero piaciuti, ma ignorava il nome assurdo che avrebbe dato loro.
     - Sì. – gli sorrise emozionata Kyoko, prendendo la mano che le offriva Ren e avviandosi verso un’altra ala del parco, pensando che quello che stava vivendo fosse il compleanno più bello della sua vita, e sperò che non fosse l’unico.
 
 
 
 
 
     - Mamma, che stai facendo? - domandò suo figlio appena rientrato in casa, vedendola sporgersi pericolosamente da sopra una sedia.
     - Ah, Kuon tesoro, aiutami per favore! Metti quella farfalla vicino al puntale. Tento di arrivarci da mezz'ora ma è troppo in alto per me! - lo pregò Julie, che iniziava ad avere male alle braccia. Essere la più bassa della casa aveva parecchi svantaggi.
     - E gli altri dove sono? Potevi chiedere a papà invece di rischiare di romperti l'osso del collo! - la rimproverò Kuon, salendo sulla sedia al posto della madre e mettendo la farfalla in cima al grande albero che la donna stava addobbando.
     - Lo avrei fatto, ma è impegnato. - sospirò Julie, scuotendo la testa.
     - Cosa? Ancora?- domandò incredulo il ragazzo.
     - Già. Dovresti sapere come sono fatti. Sono capaci di andare avanti per ore. -
     Kuon si recò incuriosito nella grande biblioteca di casa sua, dove da bambino gli piaceva passare parte delle sue giornate. In quei sei anni lontano da casa, non era cambiato assolutamente nulla. Nemmeno il più piccolo oggetto.
     Quando arrivò a destinazione, sentì le voci concitate di due persone che stavano chiaramente litigando. Non facevano altro ultimamente. Aprì la porta e li osservò senza farsi notare.
     - Quando ci siamo sposati, pensavo valessi più di questo! Mi hai deluso davvero Shin! -
     - Sta zitta Midori! Ho mal di testa e non voglio sentire anche le tue lamentele! -
     - Invece le sentirai! Sono giorni che torni a casa ubriaco, gettandoti sul divano e dormendo tutto il giorno! Non è certo così che guarirai! - lo rimproverò la donna.
     - Chi dice che guarirò? I medici non hanno dato molte possibilità! -
     - Neppure le hanno escluse! Invece di fare il codardo, rifugiandoti nell'alcol, esci da qui, trova un qualsiasi lavoro che ti tenga impegnato e vai dai medici per iniziare la cura! -
     - La fai facile! Chi diavolo assumerebbe uno che potrebbe tirare le cuoia da un momento all'altro? Watanabe mi ha licenziato proprio per questo motivo. Usa il cervello prima di dire cazzate! -
     - Non sono tutti dei bastardi come Watanabe! Piuttosto... ammetti che ti piace il ruolo della vittima! Il povero piccolo Shin sta per morire, quindi è normale che sia depresso? Ma piantala di piangerti addosso! Se morirai, sarà solamente per colpa tua! -
     Udendo quelle parole, l'uomo, accecato di rabbia, afferrò la moglie per il collo, spingendola contro al muro e iniziando a stringere la presa. Kuon provò un sussulto al cuore osservando quella scena, ma non poteva intromettersi, restò così in disparte a guardare.
     - Osa ripetere che mi piace fare la vittima e ti trascinerò con me all'inferno! Che ne sai di cosa si prova quando ti dicono “Lei ha il cancro”? Che cazzo ne sai di cosa si prova a sentire scivolare via la tua vita a trent'anni, senza che tu possa fermarla? Tu non sai niente! Ti rifarai una vita con un altro quando morirò, e continuerai la tua stupida vita come se niente fosse! Ma io no! Quindi chiudi quella bocca o te la chiuderò io una volta per tutte! - la minacciò, lasciando il suo collo solo quando la sentì quasi perdere i sensi per la mancanza d'aria.
     Finita a terra, Midori tossì, in cerca d'aria che pareva non voler rientrare nei suoi polmoni. Era rimasta talmente paralizzata dalla reazione del marito, da non riuscire nemmeno a reagire per difendersi.
     Non lo riconosceva più. Il marito amorevole che era un tempo, era sparito totalmente, lasciando il posto ad un essere a lei sconosciuto e violento. Non era la prima volta che alzava le mani su di lei, ma fino a quel momento si era limitato a qualche schiaffo. Provava a passarci su, cercando di comprenderlo, ma ciò che aveva appena fatto, passava il limite della sua sopportazione. Non doveva proteggere solo se stessa, ma qualcosa di più importante che stava prendendo vita in lei. Così prese la sua dolorosa decisione.
     - Hai ragione... - iniziò a parlare con voce malferma, prendendo lentamente fiato. - Io non capisco cosa si provi nel sapere di essere malati, ma so cosa si prova nel vedere la persona che ami più di te stessa spegnersi giorno dopo giorno, senza lottare, senza tentare di fare nulla. O pensi che sia felice nel sapere che potresti morire? No! Non lo sono affatto! - disse, iniziando a piangere, ma decisa a porre fine all'ennesima lite, troppo stanca per andare avanti. - Ho provato a starti accanto, ad aiutarti come potevo, spronandoti a non mollare, chiedendoti di farlo per te, per noi, ma a te sembra non importare! Adesso tenti perfino di uccidermi? Questo è troppo! - si mise in piedi, avvicinandosi alla porta, dalla quale Kuon si allontanò. - Non resterò a guardarti mentre ti uccidi, tantomeno posso permetterti di uccidere me. Anche se mi costa farlo... me ne vado! Questa vita è insostenibile per me! Addio Shin! - esclamò, stringendo la maniglia per aprire la porta e andar via.
     - Così non va Kyoko. Sbagli sempre l'ultima battuta di Midori. - disse Kuu, uscendo dai panni di Shin.
     - Ancora? Ma cos'è che sbaglio? - chiese delusa la ragazza, che aveva provato la stessa scena per ben cinque volte quel giorno.
     A breve, avrebbe dovuto interpretare quel ruolo per un film TV, ma non riusciva ad esprimere correttamente le emozioni di Midori dopo la lite col marito.
     - Nell'ultima battuta imprimi troppa rabbia. Ci troviamo di fronte ad una donna che sta per perdere l'uomo che ama. In più è incinta e non può dirlo al marito, che ha tentato perfino di farle del male. Per proteggere se stessa e il bambino, è costretta ad andarsene, lasciandolo da solo al suo destino. E va bene la rabbia iniziale, ma quando sta per varcare la porta per andare via, il suo tono non può essere arrabbiato come prima. La delusione e il senso di perdita devono prendere il sopravvento. Quell'addio deve essere dato con dolore, non con rabbia. - le spiegò l'attore, cercando di farle capire cosa mancasse alla sua interpretazione.
     - É facile capire i sentimenti di Midori. Pensa che Shin sia io e che è me che stai lasciando. - intervenne a quel punto Kuon, entrando e osservando con dispiacere l'espressione delusa della sua ragazza.
     - Penso ne morirei se dovessi lasciarti in quel modo. - rifletté Kyoko, che forse iniziava a comprendere cosa le stesse spiegando Kuu.
     - Ed è ciò che prova anche Midori. Rabbia e delusione, ma anche immenso dolore. Comunque per oggi direi di fermarci qui. Immagino il tuo ragazzo ti voglia tutta per sé. - le disse, facendo l'occhiolino a suo figlio, che rise complice col padre, mentre Kyoko invece arrossiva.
     - Giusto papà. L'hai monopolizzata per tutto il giorno, quindi ora me la porto via. - scherzò, abbracciando Kyoko che diventò bordeaux.
     - Kuon! Che fai?! - protestò la ragazza, che, da buona giapponese, non era abituata alle effusioni in pubblico.
     - Siamo in America amore. Adeguati. Qui ci si abbraccia e bacia anche davanti alla gente. - rispose il ragazzo, schioccandole un bacio sulle labbra e sorridendo per l'espressione imbronciata di Kyoko.
     - Questa me la paghi!- mormorò, facendosi sentire solamente da lui.
     - Non vedo l'ora di scoprire come. - rise il ragazzo che, continuando ad abbracciarla, la trascinò verso la porta.
     - Aspetta! – lo fermò però Kyoko. - Grazie per la lezione di oggi papà! - esclamò lei, rivolgendosi grata al suo sensei, che era diventato davvero come un padre da quando conosceva la verità.
     Quando Ren le aveva raccontato di chi realmente fosse, dopo un primo momento di sconcerto e incredulità, aveva accettato la cosa, pensando a quanto il destino potesse essere strano. La sua vita era stata legata a quella di Kuon quando era ancora una bambina, e mai avrebbe creduto possibile che, per una serie di strani eventi, si sarebbe ricongiunta al suo amato principe delle fate, dai capelli luminosi come il sole e gli occhi brillanti come gli smeraldi (sì, aveva decisamente ragione quando si era fermata a riflettere che Ren sarebbe stato davvero bellissimo biondo. E ne capiva anche il perché).
     Il destino aveva giocato con lei ma alla fine, rifletté, quel gioco non le era dispiaciuto affatto visto il premio che aveva ottenuto. Stava con Kuon da due anni ormai e quante cose erano cambiate.
     Lei non faceva più parte della Love Me Section ed era entrata a pieni voti a lavorare come attrice della LME, al contrario di Moko-san e Amamiya-san che erano rimaste perché, testuali parole del presidente Takarada, "ancora troppo refrattarie all'amore". Nonostante non facesse più parte di quella sezione, continuava a frequentarla, aiutando le sue amiche come poteva. E poi, doveva ammettere, le piaceva la Love Me Section. Era grazie a quella stramba opportunità che le aveva dato il presidente, se era giunta dove si trovava, quindi vi era legata.
     Per quel che riguardava Ren Tsuruga, era sparito dalla scena, lasciando il posto a Kuon Hizuri, ancora più amato dal pubblico femminile nella sua versione bionda. La notizia della sua vera identità aveva creato un certo scalpore nel mondo dello spettacolo, ma dopo qualche mese, tutti avevano fatto l’abitudine al suo cambiamento e la vita era tornata a scorrere tranquilla.
     La loro storia, poi, era stata ben accolta da tutti, amici e fan. Tutti tranne una persona, Sho, che non riusciva ad accettare di essere stato messo da parte per colpa del suo peggior "nemico", e non perdeva occasione per litigare con lei tutte le volte che la incontrava. A Kyoko però poco interessavano i suoi capricci. Era felice e tanto le importava. Con Kuon aveva trovato non solo il principe dei suoi sogni, ma anche una famiglia che l'amava. Kuu e Julie l'avevano accolta a braccia aperte. Il primo come un padre, la seconda come una vera madre. Quella madre che non aveva mai avuto. Finalmente si sentiva amata ed accettata, con i suoi pregi ed i suoi difetti.
     - Figurati figliola. E poi è bello avere qualcuno a cui fare da maestro, visto che Kuon non ne ha mai avuto bisogno! – rispose Kuu, fingendosi deluso con fare drammatico, mentre il figlio scuoteva la testa andandosene con Kyoko.
     - Dovrei essere io a ringraziare te, ragazza mia. – commentò Kuu, una volta rimasto solo. Quella ragazzina gli aveva restituito suo figlio, e lui non poteva che essergli grato.
     Lui e sua moglie ricordavano ancora il giorno di due anni prima, in cui Kuon era apparso alla loro porta con ancora l’aspetto di Ren Tsuruga. E non era da solo. Da quel giorno, suo figlio era tornato ad essere Kuon Hizuri, anche agli occhi del mondo, e lui e Kyoko tornavano spesso in America per stare tutti insieme.
     Kyoko era una ragazza straordinaria, oltre che un’attrice dalle abilità innate. In due anni era migliorata tantissimo, tanto da ottenere delle parti abbastanza importanti in numerosi film, e lui ne era fiero esattamente come un padre. Di sicurò, pensò Kuu, fra una decina d’anni sarebbe stata chiamata a girare film oltreoceano, diventando una delle attrici più richieste e pagate, probabilmente anche più di suo figlio.
 
     Kyoko e Kuon passeggiavano, mano nella mano, nel giardino della villa di quest’ultimo. La sera stava calando e presto la Viglia avrebbe lasciato il posto al 25 dicembre.
     - Perché siamo usciti fuori? – domandò Kyoko, osservando il suo sguardo serio.
     - Due anni fa ti chiesi una cosa, la ricordi? –
     - Certo. Mi hai chiesto se nel mio cuore ci fosse spazio per te. – ricordò lei.
     - Già. Oggi vorrei farti un’altra domanda. – disse, prendendo qualcosa dalla tasca e mostrandola alla sua ragazza. Davanti agli occhi di Kyoko, tintinnarono delle chiavi agganciate ad un portachiavi a forma di fata. Le osservò, ma non capì il significato di quel gesto. Kuon gliele mise tra le mani e poi proseguì nella sua richiesta. – Quelle sono le chiavi di una villetta che ho acquistato qualche settimana fa e che in questi giorni sto facendo ristrutturare. Per i primi di gennaio dovrebbe essere pronta. Bisogna solamente arredarla. Quindi, volevo chiederti se tra i tuoi pensieri… c’è lo spazio di una convivenza con me, in quella casa? – domandò, utilizzando quasi le stesse parole di due anni prima, conscio che anche quella fosse una richiesta delicata.
     Kyoko era una ragazza che teneva alle tradizioni, di conseguenza, avrebbe potuto rifiutare una convivenza senza il vincolo del matrimonio. Aveva comunque voluto tentare, poiché lei, spesso e volentieri, si fermava a casa sua per la notte, il che non equivaleva forse ad una convivenza?
     - Vivere insieme? – ripeté Kyoko, stringendo incredula le chiavi.
     - Sì, ma non sentirti obbligata se non vuoi. Possiamo aspettare se non ti va. – la rassicurò, notando lo stupore stampato sul suo viso.
     - Se non voglio? Scherzi? Certo che voglio! Così potrò vederti ogni giorno pur avendo turni differenti. Non avrei potuto chiedere di meglio! – esultò Kyoko, abbracciandolo commossa. Finalmente non avrebbe più dovuto fare avanti e indietro dal ristorante alla casa di Kuon, correndo come una dannata per cambiarsi e prepararsi per la scuola o il lavoro. Oltretutto le piaceva risvegliarsi al suo fianco ogni mattina e quando non accadeva perché si fermava al Darumaya, si svegliava di cattivo umore. Sapeva di essere diventata dipendente da lui, ma non riusciva proprio a dispiacersene.
     - Sono felice tu abbia accettato. – rispose il ragazzo, più sereno, baciandola tra i capelli.
     - Io invece sono felice di stare con un ragazzo che vale per tre! –
     - In che senso? –
     - Che vali per tre! Kuon, Corn e Ren. E sono tutti e tre miei! Desideravo un principe, ma ne ho avuti addirittura tre! - gli spiegò felice, poiché amava tutte e tre le persone a cui erano associati quei nomi, anche se in modi diversi.
     - Allora meriterei un premio, no? – scherzò lui con tono malizioso.
     - Dipende da che tipo di premio vuoi. – replicò lei, stando al suo gioco.
     - Per cominciare potresti darmi un bacio. – propose Kuon, unendo le sue labbra a quelle della ragazza in lungo bacio, che si concluse quando Julie li chiamò per la cena. – Il resto me lo prendo quando saremo soli in camera nostra. - sussurrò con voce roca sulle labbra di Kyoko, allontanandosi a fatica da lei. Ogni volta, baciarla, era sempre come la prima volta. Non si stancava mai di farlo.
     - Sai, credo che tuo padre avesse ragione quando ha detto che se esprimi un desiderio dentro i tunnel illuminati, esso arrivi dritto in cielo, in mano agli Dei che lo esaudiranno. - disse improvvisamente Kyoko, ancora abbracciata a lui.
     - Perché? -
     - Perché il mio desiderio di due anni fa si è esaudito. - rispose lei, sorridendo.
     - Quello di diventare famosa? - chiese Kuon perplesso.
     - No. Quello di essere amata. Volevo la fama solo per raggiungerti ed essere accettata. -spiegò lei.
     - Ma io già ti amavo. Quindi non è stato il tunnel. - precisò Kuon, che l'amava già dall'anno precedente.
     - É vero, ma ti sei dichiarato dentro il tunnel arcobaleno, quindi un po' di merito ce l'ha. - insistette lei.
     Come sempre, Kyoko rimaneva fedele alle sue fantasie, ma stavolta un po' di ragione l'aveva, quindi lui non replicò oltre. Ricordava ancora il desiderio che aveva espresso da bambino, il giorno in cui suo padre gli aveva raccontato della leggenda del tunnel.
     - Hai ragione tesoro. - rispose, dandole un ultimo veloce bacio a stampo, prima di rientrare in casa a festeggiare il Natale con la sua famiglia e la donna che amava.
     La sua vita era stata un susseguirsi di eventi per nulla piacevoli, la maggior parte dei quali erano stati causati dalla sua sconsideratezza e stupidità.
     Della sua infanzia e adolescenza, l'unica cosa che ricordava con un sorriso, era l'incontro con una bambina triste e sola, che per poter sorridere ancora, si rifugiava in un mondo fantastico fatto di creature magiche. Quella bambina l'aveva rincontrata dieci anni dopo, esattamente come l'aveva lasciata.
     Era quello il desiderio che aveva espresso l'anno successivo all'incontro con la piccola Kyoko, tornato in Giappone col padre per una breve visita al presidente e amico Lory Takarada.
     "Rincontrare almeno una volta Kyoko-chan e diventare bravo quanto papà. Questo avevo chiesto dentro quel tunnel. Anche se il mio desiderio è arrivato con nove anni di ritardo agli Dei, è stato comunque esaudito. Chissà, forse funziona davvero." pensò Kuon, sorridendo felice mentre varcava la porta di casa sua con quella bambina cresciuta sotto braccio.
     A volte, i desideri si avverano. Basta crederci.
 
 
 

 
 
 
 
 
Note:
*La Tokyo SkyTree è una torre per telecomunicazioni di recente costruzione (è stata terminata nel 2012).  E’ la torre più alta del mondo con ben 634 metri di altezza e si trova a Sumida, uno dei quartieri di Tokyo. (se volete vederla QUI )
 Nonostante nasca per la radiodiffusione, al suo interno vi sono ristoranti e negozi vari. Per Natale si addobba a festa e vengono fatte numerose rappresentazioni. Una tra queste è il concerto a cui hanno assistito Ren e Kyoko  (potete vederne un pezzo QUI )
L’altezza di 634 metri non è casuale, infatti, mettendo insieme la pronuncia dei numeri  6 (mu)  3 (sa)  4 (shi)  si ottiene il nome Musashi, che è l’antico nome della regione in cui oggi sorge Tokyo.
 
** La Tokyo Tower è alta 333 metri, per questo dico che la SkyTree è alta il doppio.
 
Curiosità:
Come ho già spiegato per bocca dei protagonisti, il giorno di Natale, per i giapponesi, non è una festività sentita come negli altri paesi. Dal punto di vista religioso non ha alcuna rilevanza ovviamente, ed è vista come una giornata da trascorrere con la persona amata, con tanto di cenetta romantica e anelli di fidanzamento. In quel giorno poi, lavorano tutti, visto che non è considerata festa nazionale.
Dagli anni settanta, è tradizione che si mangi il pollo fritto della catena di fast-food KFC (Kentuchy Fried Chicken) Magari chi non ha il partner con cui cenare, si strafoga col pollo per consolarsi XD (eccovi la foto del menù QUI )
Altra tradizione natalizia è la Christmas Cake (Kurisumasu Keki) una torta di Pan di Spagna con panna e fragole, decorata a tema natalizio. (foto QUI ) (Praticamente le torte spugna americane secondo me XD)
Per quanto riguarda le luminarie... Mamma mia che belle *^* vorrei davvero vederle di persona e passarci ore!
I luoghi descritti in questa storia esistono tutti. Si trovano però in posti diversi e non vicini alla torre, quella è una cosa che ho usato io per una mia necessità XD Vi riporto le immagini se volete vederle. Fatelo perché sono spettacolari ;)
Tunnel arcobaleno  QUI
Viale blu QUI
Se vi interessasse vederne altre, basta cercare su Google immagini, scrivendo semplicemente Tokyo Christmas Lights, non ve ne pentirete se lo farete ;)
 
 
Note finite :) Grazie a chi ha letto questa storiella, nata senza troppe pretese. Scritta più che altro perché domani è il compleanno di Kyoko ed ho immagino questo scenario abbasta improbabile nel manga temo, ma chissà… i sogni si avverano XD basta crederci ;)
Come noterete, alcune cose le ho tralasciate, volutamente, focalizzando l'attenzione il più possibile su Ren e Kyoko.
Per essere sincera, non volevo fosse questa la prima storia che avrei pubblicato in questa sezione per me nuova XD (io vivo e vegeto nella sezione Inuyasha XD) questa, in ordine di tempo, è la terza che scrivo su Skip Beat, ma spero possa esservi piaciuta almeno un pochino nonostante la sua estrema semplicità ^^'  (temo di non essere molto brava con le romanticherie ^^’ mi destreggio meglio con le storie drammatiche -.- chiedo scusa)
Ovviamente la leggenda del desiderio dentro al tunnel me la sono inventata io, anzi, se l’è inventata Kuu XD prendetevela con lui se la trovate idiota XD
Detto questo, vi saluto e auguro a tutti buone feste ^_^ passate un bel Natale e un buon anno nuovo ^_^
P.S.  Un grazie speciale va sempre alle mie amiche e sorelle a cui rompo sempre le scatole coi miei dubbi XD grazie per la pazienza ragazze <3
Baci Faby <3 <3 <3
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
   
 
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