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Autore: Little_GirlMoon005    26/12/2015    2 recensioni
[AU Dark!Legolas] [ In Revisione/piccole modifiche ]
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Guardalo, distruggilo.
Guardalo, corrompi il suo cuore,
E fallo impazzire.
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Quando il male fa breccia nel cuore di uno dei membri della Compagnia dell'Anello, alcune cose prendono una piega diversa.
Dite addio a Legolas Thranduilion, Principe di Bosco Atro, l'affascinante elfo nobile dall'animo senza macchia e senza paura.
Date il benvenuto alla sua nuova esistenza.
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Lasciatemi na' recensione, fateme sta' pietà
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Gimli, Glorfindel, Legolas
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Under a Dark Spell (13)


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XII
I Campi di Pelennor






Erano passati quattro giorni da quando Gandalf era partito con Pipino a Minas Tirith; Ombromanto doveva aver dato tutto sè stesso per coprire quella distanza in così poco tempo. E inaspettatamente i fuochi di segnalazione si erano accesi nella città dei Re; una chiara richiesta di aiuto che Theoden aveva accolto quasi con gioia. Quello stesso giorno il Re insieme ai Rohirrim partirono a cavallo da Edoras per raggiungere il grande accampamento sulle montagne, dove si sarebbero uniti con gli eserciti delle altre città. Dopo ore di viaggio arrivarono agli accampamenti, iniziando a montare le tende per il soggiorno che si prevedeva più lungo del previsto. In tutto gli uomini erano almeno 6000, meno della metà che Theoden e Aragorn speravano. Il ramingo sapeva che non erano abbastanza da spezzare le forze di Mordor, ma il Re era fiducioso e sicuro che altri uomini sarebbero arrivati.

Glorfindel si guardò attorno, distogliendo per un attimo l'attenzione dal suo lavoro, e notò un grigio sentiero poco lontano dall'accampamento. I cavalli si agitavano ogni volta che si avvicinavano a quella strada, come se vi fosse una presenza maligna che alimentavano la loro paura. Con passo lento si avvicinò al sentiero. ''I cavalli sono irrequieti, e gli uomini silenziosi.'' disse, ascoltando i nitrii degli animali impauriti. Anche il nano osservò, seppur con un leggero timore, la cupa strada. ''Quel sentiero, dove conduce?'' chiese, vedendo Eomer avvicinarsi a loro. ''Quella strada conduce ai Sentieri dei Morti.'' rispose l'uomo lanciando un occhiata alla montagna. ''Il loro cancello si trova a Dunclivo, ma nessun uomo lo può varcare. Nessuno è mai tornato indietro... vivo.'' disse, prima di allontanarsi.

Glorfindel e Gimli rimasero ancora a osservare il sentiero, e l'unico cuore a non tremare di paura era quello dell'elfo. ''Spero di non intraprendere quella strada.'' sussurrò il nano. ''Credo invece che presto o tardi succederà.'' disse Glorfindel. Il nano alzò lo sguardo verso di lui. ''Scommettiamo?'' chiese. L'elfo piegò le labbra in un ghigno. ''Vuoi per caso un'altra sconfitta?'' esclamò, ritornando a montare la tenda. ''Non questa volta, elfo!'' sbottò il nano. Glorfindel rise. ''Vedremo. Dai, vieni ad aiutarmi con queste tende! ''



Più tardi, quando il sole lasciò spazio al dolce crepuscolo, una figura avvolta in un mantello scuro si stava dirigendo verso l'accampamento scalando la montagna in sella a un destriero bianco. Con una mano teneva le redini e l'altra una lunga spada custodita in un fodero. Una delle sentinelle corse ad avvertire il Re, mentre l'altra si parò davanti allo sconosciuto appena questo ebbe raggiunto l'accampamento. ''Mostrate il vostro volto.'' egli disse, lanciando occhiate nervose verso l'arma che l'altro possedeva. La figura avvolta nel manto sorrise da sotto il cappuccio. Poi senza dire nulla lo lasciò cadere sulle spalle, mostrandosi alla luce dei fuochi accesi. Il soldato impallidì riconoscendolo. Accennò a un inchino. ''Perdonatemi, non vi avevo riconosciuto.'' disse. L'altro scese dal suo destriero. ''Lascia stare le giustificazioni. Devo parlare con il Re, e con Aragorn.'' ordinò, tagliando corto. L'uomo annuì guidandolo poi alla tenda del Re.


Aragorn si era appena alzato dal giaciglio sul quale si era brevemente addormentato quando una delle sentinelle entrò nella tenda. ''Mio signore.'' a quel richiamo, l'uomo si voltò verso di lui. ''Re Theoden vi attende, mio signore.'' disse la sentinella prima di allontanarsi. Aragorn uscì e raggiunse l'accampamento di Theoden. Superò la tenda e lo vide parlare con una figura completamente coperta da un manto scuro, seduta su una piccola poltrona. Quando notò la presenza del ramingo Theoden lasciò la tenda, e i due rimasero da soli. Aragorn osservò lo sconosciuto, domandandosi chi ci fosse sotto quel cappuccio, e se era un amico o un nemico.

La risposta fu immediata; l'altro si mise in piedi voltandosi verso l'uomo, e si abbassò il cappuccio rivelando la sua identità. Aragorn si paralizzò nel vedere il Signore di Gran Burrone lì, davanti a lui. ''Mio Signore Elrond.'' disse, abbassando il capo in un cenno d'inchino. ''Vengo da parte di colei che io amo.'' sussurrò l'elfo, e la sua voce era bellissima e soave come la pioggia d'autunno. L'uomo alzò nuovamente lo sguardo. ''Arwen sta morendo.'' disse lentamente l'elfo. Su di loro calò per un attimo il silenzio. ''Non sopravviverà a lungo al male che ora si sparge da Mordor.'' parlò ancora. Per istinto Aragorn si portò la mano all'altezza del ciondolo sfiorandolo con le dita, ascoltando attentamente le parole dell'elfo. ''La luce della Stella del Vespro si affievolisce. Mentre il potere di Sauron aumenta, le sue forze diminuiscono. La vita di Arwen ora è legata al destino dell'Anello. L'Ombra è su di noi, Aragorn. La fine è giunta.'' Aragorn cercò di non trasalire, ma quelle parole risultavano pesanti da accettare.

''Non sarà la nostra fine ma la Sua.'' ribattè. ''Tu vai verso la guerra ma non verso la vittoria.'' replicò Elrond. Aragorn gli lanciò uno sguardo piuttosto scettico. ''Gli eserciti di Sauron avanzano su Minas Tirith, e questo lo sai... ma in segreto egli invia un'altra forza che attaccherà dal fiume; una flotta di navi dei Corsari veleggia dal sud. Entreranno nella città tra due giorni. Siete numericamente inferiori; vi occorrono più uomini!'' esclamò infine. ''Non ce ne sono.'' rispose Aragorn con voce grave. Elrond sembrò esitare sulle sue prossime parole. Poi con voce quasi forzata, sussurrò; ''Ci sono coloro che dimorano nella Montagna.'' un vento gelido da far accapponare la pelle mosse le tende, e Aragorn sembrò udire per un attimo delle voci, voci che gli vorticavano attorno come fantasmi sospesi a mezz'aria nel crepuscolo.

''Assassini, traditori...'' le parole gli uscirono con evidente disprezzo. ''Dovrei chiamarli a combattere? Non credono in nulla! Non rispondono a nessuno.'' esclamò con rabbia. ''Risponderanno al Re di Gondor!'' Come disse queste parole, Elrond estrasse da sotto la stoffa un fodero di pelle scura, dal quale spuntava un'elsa inconfondibile, e con voce chiara esclamò; ''Anduril, Fiamma dell'Occidente, forgiata dai frammenti di Narsil!'' Aragorn fece un passo avanti, osservando l'arma affascinato. Lentamente ne afferrò il manico, ''Sauron non avrà dimenticato la spada di Elendil.'' e poi la svelò dalla sua protezione, in tutta la sua suprema bellezza. Osservò la lama lucete e abbagliante, illuminata dal fuoco delle torce. ''La lama che fu spezzata farà ritorno a Minas Tirith.'' disse mentre una nuova luce si accendeva nei suoi occhi.

''L'uomo che può brandire il potere di questa spada può chiamare a sé un esercito più micidiale di qualunque altro su questa terra! Metti da parte il ramingo; divento ciò che sei nato per essere. Prendi la via del Dimult.'' disse Elrond. ''Onen i-Estel Edain.'' (Io do speranza agli uomini.) sussurrò poi in elfico. ''ù-chebin estel anim.'' (Ma non ne ho per me.) replicò l'uomo con lo sguardo basso, prima di riporre la spada nel fodero di pelle.

L'elfo prese congedo, e fece per andarsene. Ma la voce di Aragorn lo fermò; ''Ho bisogno di sapere una cosa.'' egli disse, e il signore di Gran Burrone si voltò verso di lui che gli dava le spalle. ''Che cosa c'è nel futuro di Legolas?'' chiese l'uomo. Elrond sospirò, e con voce decisa disse, ''Ho visto nel suo futuro, e ho visto morte.'' Aragorn strinse forte i pugni. ''Ma con essa riaffiorerà la vita.'' concluse poi, e Aragorn corrucciò la fronte pensieroso a quelle frasi. Si voltò immediatamente per chiedergli spiegazioni, ma l'elfo era sparito...



Poco tempo dopo uscì dalla tenda, predisponendosi a preparare i bagagli ficcandoli nelle sacche del suo cavallo. Si fermò notando una figura avvicinarsi a lui; Eowyn. Aragorn si voltò e la vide come una luce nella notte. ''Aragorn, perché fai questo?'' ella disse, e i suoi occhi erano infocati. ''La guerra è vicina, non puoi andare via alla vigilia di una battaglia. Abbiamo bisogno di te.'' Aragorn si voltò, distogliendo l'attenzione dai suoi bagagli, e la guardò negli occhi; scorse rabbia, ma anche una tremenda tristezza. ''Perché sei venuta?'' fu la risposta dell'uomo. La dama rimase per qualche attimo silenziosa, poi disse; ''Non lo sai?'' Aragorn non rispose subito, come intento a soppesare il significato delle sue parole. Infine si voltò e sussurrò: ''E' solo di un ombra e un pensiero che sei innamorata. Non posso darti quello che cerchi.''

A quelle parole, il mondo le era diventato silenzioso. Incrociò gli occhi chiari del ramingo, in cui poteva leggere 'mi dispiace'. Ella sentì tutto il suo corpo pesante, e l'aria che faticava ad arrivare ai polmoni. Tentò di tornare in possesso del suo corpo e delle sue emozioni, ma era difficile... e doloroso. Riuscì a recuperare quelle poche forze per indietreggiare mentre i cristallini occhi si velarono di amare lacrime. Aragorn alzò una mano sfiorandole dolcemente una guancia con la punta delle dita. ''Addio, Dama di Rohan.'' non disse altro, semplicemente afferrò le redini del suo destriero e si allontanò lasciandola da sola. E lei rimase immobile come una statua, con le mani strette sui fianchi a osservarlo mentre svaniva nelle tenebre.

Aragorn raggiunse con passo lento il sentiero grigio, lasciandosi alle spalle l'accampamento. Aveva appena oltrepassato l'ennesima tenda quando udì una voce. ''Dove credi di andare, giovanotto?'' Si voltò; era Gimli, che se ne stava seduto fuori a fumare. ''Non questa volta,'' disse Aragorn deciso. ''Devo andare da solo, Gimli.'' il nano non rispose, spense la pipa e si mise in piedi. Il ramingo udì dei passi alle proprie spalle, e il rumore di zoccoli. ''Non credo proprio.'' si voltò e vide Glorfindel insieme al suo destriero.

''Verremo con te, che ti piaccia o no; fin'ora ti abbiamo sempre seguito, e lo faremo anche stavolta.'' disse il giovane Vanya.
''Concordo con il guerriero dalle orecchie a punta.'' ribattè il nano.

Aragorn guardò i due compagni con un caldo sorriso sulle labbra; era davvero grato di averli affianco, ancora una volta. ''Ah, sai,'' fece l'elfo mentre avanzavano. ''io e Gimli prima abbiamo fatto una piccola scommessa; se avremmo intrapreso il Sentieri dei Morti, oppure no.''
''Ah, e chi ha vinto?'' chiese Aragorn. In quel momento Gimli lanciò un piccolo sacchetto marrone verso Glorfindel, che lo prese al volo. "Ho un sesto senso per le persone che si buttano in situazioni pericolose. È la mia specialità." esclamò ironico. Il ramingo lo osservò divertito.

Aragorn salì su Hazufel, Glorfindel e Gimli su Asfaloth, e insieme intrapresero la via del Dimult.





Poco prima dell'alba i Rohirrim giunsero alla Città Bianca, che era ormai sull'orlo della distruzione. Guidati da Thèoden e Eomer, attaccarono con la cavalleria gli orchi distruggendo i soldati di Rhun e Knand. La cavalleria nemica venne abbattuta e gli orchi calpestati, alcuni invece di combattere si diedero alla fuga alla vista dell'esercito di Rohan che cavalcava verso Minas Tirith. A migliaia i nemici furono schiacciati dalla potente carica dei Rohirrim e i pochi superstiti erano terrorizzati e isolati, senza possibilità di ricevere comandi o rinforzi. Quando sembrava la fine di Mordor e la vittoria vicina, fu allora che dal Sud giunse una nuova minaccia, del tutto inaspettata.

La terra tremò, e da lontano apparvero i titanici Olifanti da combattimento, dotati di zanne spinose con numerosi guerrieri sul dorso; si trattava dell'esercito degli Haradrim. Con uno squillo di tromba, Legolas lo fece avanzare contro la cavalleria di Rohan. Gli Olifanti si aprirono la strada a suon di colpi delle loro zanne, e l'esercito dei Rohirrim iniziò a subire molte perdite.

Thèoden provò a contrastarli, ma le enormi bestie spaventarono i cavalli col solo odore e la cavalleria venne resa inutilizzabile. Molti però tentarono di ucciderli colpendoli alle zampe, ma gli procurarono solo dei graffi poichè erano grosse come tronchi d'albero. Gli Haradrim scoccarono le loro frecce contro la Cavalleria, e molti di loro caddero al suolo come mosche.

''Bene, divertiamoci un po'.'' sibilò Legolas estraendo la spada incitando il suo destriero a cavalcare più veloce. Il cavallo nitrì e si lanciò nella mischia, e l'elfo cominciò a combattere. Munilò la lama a destra e sinistra, menando fendenti e tagliando teste, abbattendo molti Rohirrim. E anche Arod, con i suoi calci e morsi, combatteva aiutandolo nella lotta. Legolas galoppava a destra e sinistra, passando sotto gli Olifanti, e evitando i colpi nemici.

Improvvisamente, delle frecce vennero scagliate contro di lui, ma colpirono il suo destriero alla base collo. L'animale nutrì di dolore e cadde rovinosamente sul terreno, e Legolas fu sbalzato in avanti rotolando a qualche metro di distanza. Sbattè la testa contro una roccia e la vista gli si annebbiò per qualche istante.

Si costrinse a riprendersi velocemente, e come si voltò vide Arod steso di fianco mentre il sangue usciva dalle ferite. ''Arod!'' per un attimo si dimenticò di tutto ciò che lo circondava e si buttò sull'animale cingendogli il collo con le braccia. ''No, no, Arod!'' Nitrì debolmente di dolore mentre Legolas osservava gli occhi dell'animale, e riuscì a percepire la sua vita che lentamente scivolava via. Gli accarezzò il muso dolcemente, e sussurrò: ''Sei stato un bravo combattente, e un grande compagno. Namarie, Mellon nin.'' gli diede un'ultima carezza, e lentamente si rimise in piedi allontanandosi con passo calmo intorno a quella mischia. Vide un cavaliere andargli incontro con la spada alzata verso l'alto, e l'elfo sentì quasi un istinto omicida fremergli il corpo. Lo colpì brutalmente, e continuando a camminare abbattè senza nessuna difficoltà i nemici intorno a lui.

Fu allora che accadde qualcosa che egli non aveva previsto; con orrore vide i Signori delle Montagne cavalcare lungo le terre di Minas Tirith, facendo piazza pulita, spazzando via qualsiasi orco che calcasse quelle terre semplicemente con il loro passaggio. La scena era qualcosa di impressionante, da lasciar a bocca aperta. Chi combatteva si era fermato per osservare, meravigliato e terrorizzato allo stesso tempo, con quanta disinvoltura le anime scorressero fra le file dei loro nemici. Ma Legolas non si lasciò incantare da quella visione e continuò a combattere instancabile. Non voleva arrendersi, non doveva arrendersi.

Aveva appena lacerato la gola a un uomo quando udì una voce roca e profonda alle proprie spalle. ''Maledetto orecchie a punta!'' Gimli alzò la sua ascia per colpirlo alla schiena, ma l'elfo riuscì a bloccarla con la propria spada.

''Mi sei mancato.'' ridacchiò Legolas. Il nano e l'elfo cominciarono a combattere, Gimli assestava colpi forti e decisi, ma Legolas riusciva ad evitarli agilmente senza subire danni. Gimli allora abbassò la sua difesa lanciandosi contro di lui. Legolas sorrise. ''Pessima scelta!'' riuscì a colpirlo e il nano si ritrovò a terra, con una ferita sulla tempia. L'elfo intanto si stava avvicinando, pronto ad assestare il colpo di grazia.

Nel momento in cui abbassò la spada contro di lui, arrivò Glorfindel, bloccando il suo attacco e riuscì ad allontanarlo da Gimli. ''Non osare.'' lo minacciò. "Togliti di mezzo!'' gli ringhiò contro Legolas. Ma Glofindel non si mosse. "Bene, sarò felice di tagliarti la gola." sibilò Legolas.

Estrasse la spada puntandola verso il Principe. ''Provaci." replicò Glorfindel. Legolas si morse con forza il labbro tra i denti, ma non interruppe il contatto visivo con l'elfo. Si ritrovò a ridere amaramente.

''Davvero mi uccideresti?'' domandò ironico. ''Si. Siamo al punto di non ritorno.'' gli disse il giovane Vanya con voce dura. ''Gimli vattene" esclamò appena lo sentì rialzarsi alle sue spalle. ''Ci penso io qui.'' disse, e sembrò quasi un ordine. Quando il nano tentò di ribattere, Glorfindel ripetè con tono più alto. ''Me ne occupo io. Vai via da qui!'' e il nano, sepur con leggero timore, lo lasciò da solo insieme al Principe. Questo sentì un ghigno di sfida dipingersi sul proprio volto. ''Molto bene, se è questo ciò che vuoi...'' il Principe estrasse la spada e con un gesto della mano lo incitò a combatterlo. ''Così sia!''

Il giovane Vanya gli si scagliò contro e il Principe fece appena in tempo a parare il colpo di spada, la vibrazione scaturita dall'incrociarsi delle lame gli risalì il braccio come una scossa. Glorfindel era forte quanto lui, magari anche di più. Era l'unico in grado di affrontarlo ad armi pari.
Glorfindel lo costrinse ad un combattimento serrato, fatto di continui attacchi e parate ma nessuno dei due riusciva a portare un vero colpo a segno, solo qualche graffio su gambe, braccia e viso. Ma nessuno dei due demorse.

La lotta li portò lontani dalla calca della mischia, più isolati dagli altri. Con un attacco a sorpresa Glorfindel riuscì a fargli volare via la spada, Legolas cadde di schiena sul terreno. ''Arrenditi, è l'unica cosa che dovresti fare!'' gli disse Glorfindel puntandogli la lama alla gola, aveva il fiatone e parlava prendendo grosse boccate d'aria, affannato. Legolas scosse leggermente il capo. ''Mi devo per caso inginocchiare e implorare pietà? No, ci si diverte di meno!'' finito di parlare gli diede un calcio alle gambe facendogli perdere l'equilibrio e mollare la spada. Quando Glorfindel fu a terra il Principe gli si scagliò e iniziarono a lottare corpo a corpo.

Scansandosi a vicenda con uno spintone si divisero dandosi una tregua per poter respirare. Si rialzarono entrambi, Glorfindel si pulì il rivolo di sangue che gli stava colando dal naso, Legolas sputò sangue misto alla saliva per terra, e grunì nello scaraventarsi contro di lui. Caddero di nuovo a terra rotolando tra gomitate e ginocchiate. Erano un groviglio di corpi in una lotta disperata senza esclusione di colpi. Due cani randagi che si azzuffavano per la strada stanchi, ma non intenzionati a demordere.
Con un urlo Glorfindel si liberò dalla sua presa sferrandogli un calcio in pieno stomaco, che lo fece allontanare da lui, e ne approfittò per riprendere la sua spada. Legolas tentò di fare lo stesso, ma si ritrovò a urlare di dolore quando Glorfindel gli schiacciò con il piede il braccio sul terreno, impedendogli di raggiungere la sua arma.

Alzò lo sguardo verso il giovane Vanya che lo sovrastava, gli occhi chiari che lo guardavano con tutto il disprezzo che poteva provare, e la mano che stringeva forte l'elsa dalla spada. Legolas deglutì piano e gli sorrise. ''Tanto lo so... ' gli disse con l'affanno. ''Lo so... che tu non vuoi uccidermi. Perché non sai a come pitrebbe reagire Aragorn-''

''Al diavolo Aragorn. Tu ti sei venduto l'anima nel momento in cui hai posato gli occhi su quel maledetto Anello!!'' gridò il Vanya interrompendolo, e Legolas non sorrise più. ''Mi ringrazierà per questo!'' alzò lentamente, con entrambe le mani, la spada sopra la testa, apprestandosi a colpirlo. ''No... no, no, no, stai commettendo un grosso errore!'' iniziò a farfugliare Legolas sorridendo nervosamente, ma la rabbia aveva accecato completamente il giovane Vanya. Strinse più forte l'elsa della spada e la abbassò, ma a pochissima distanza dall'emmintente colpo mortale, Legolas gridò; ''TI PREGO 'FIN!''

Il Vanya si bloccò sul posto, con la lama vicinissima al viso del Principe, che aveva chiuso gli occhi. Ciò che fece pietrificare Glorfindel non fu solo la disperazione che percepì il quel grido, ma il fatto che lui l'avesse chiamato con quel nomignolo. 'Fin. Solo il vero Legolas lo chiamava così per prenderlo in giro. ''Ti prego...'' ripetè il Principe, aprendo di nuovo gli occhi. Glorfindel sussultò sul posto; c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, come una muta implorazione di aiuto. E la sua voce non era più crudele, ma flebile e strozzata dal dolore. Un dolore che Glorfindel non capì. In quel momento non vide il mostro che aveva causato tutta quella morte, rivide il Principe di Bosco Atro. Che cos'era quell'improvviso cambiamento? Che cosa gli stava mostrando l'Unico? Glorfindel allontanò lentamente la lama dal suo viso, e lo guardò ancora. Era davvero rimasto un barlume di speranza di lui? Poteva davvero...?

Non riuscì a completare il pensiero... che Legolas, con una velocità che nemmeno lo sguardo poteva seguire, estrasse un pugnale nascosto nello stivale e lo colpì, affondando la lama nella gamba di Glorfindel, che cacciò un urlo di dolore barcollando all'indietro. Il Principe scoppiò in una fragorosa risata, per poi buttarsi su di lui cadendo così insieme sul terreno. Il Vanya continuava a gemere di dolore poichè quella lama era ancora conficcata nelle sue carni. Il Principe ne afferrò il manico e girò la lama più volte, da un verso all'altro, godendosi le sue grida di dolore come se fossero musica per le sue orecchie. E mentre sorrideva maligno a quel gesto, Glorfindel sotto di lui urlava, tremando, mentre lacrime di dolore scorrevano dai suoi occhi chiari.

Con un sorriso macabro sulle labbra, Legolas strappò via il pugnale dalla sua gamba, e ne osservò la lama imbrattata di rosso. Glorfindel respirava affannosamente, con le guance umide dalle lacrime, e poteva sentire il sangue fluire dalla ferita. Legolas, senza interrompere il contatto visivo con il Vanya, cacciò fuori la lingua percorrendo tutta la linea della lama leccando via il suo sangue. Glorfindel non seppe nemmeno con quale coraggio riuscì a guardarlo mentre lo faceva.
''Valar, sei proprio idiota...'' gli sputò Legolas con la lama a pochissima distanza dal suo collo. Glorfindel lo guardò negli occhi lasciandosi scappare un insulto in elfico.

''Se me lo concedi, prima di uccideti, voglio che tu assista alla sconfitta definitiva di Gondor.'' ridacchiò il Principe, e con la mano gli voltò con forza il viso, costrigendolo a guardare la propria fazione che abbatteva quella di Aragorn. Glorfindel non disse nulla, con una guancia schiacciata contro il terreno... sorrise. Legolas aggrottò le sopracciglia. ''Io non sarei così sereno se fossi in te!'' sbottò. ''Non cantare subito vittoria. Non è ancora la fine.'' disse l'altro. ''Ti sbagli; ormai con l'ascesa del Re dei Nazgul non vi è alcuna speranza. Nessun uomo può ucciderlo!'' ribatte' Legolas. ''Ma egli non cadrà per mano di un uomo!'' esclamò Glorfindel.

Legolas sembrò vacillare. ''Che cosa vuoi dire?'' chiese. ''Voltati, e guarda con i tuoi stessi occhi.'' disse l'altro. Il Principe si voltò lentamente e riuscì a vedere la cavalcatura del Signore dei Nazgul ucciso dalla Dama Bianca di Rohan, e con l'aiuto di Meriadoc che colpì la schiena del nemico Eowyn si apprestò a dargli il colpo di grazia affondando la lama fra la corona e il manto del nemico, mettendo fine alla sua esistenza. Glorfindel approfittò del momento di distrazione del Principe. Gli sferrò un pugno in pieno viso togliendoselo da dosso e subito si trascinò lontano da lui, resistendo al dolore alla gamba. Legolas lo osservò con un mezzo sorriso, mentre si rialzava. ''Tu, maledetto Ammazza Balrog!'' disse con tono minaccioso, ma sussultò quando sentì qualcuno afferrargli il polso in una morsa ferrea piegandogli il braccio dietro la schiena. Si ritrovò con una spada puntata sua gola, ''Io non mi muoverei se fossi in te.'' sibilò Aragorn alle sue spalle, puntandogli Anduril contro.

''Non osare sfidarci, non vinceresti'' parlò ancora l'uomo. Legolas non disse nulla, e con riluttanza si arrese. Non oppose resistenza, e subito si ritrovò con i polsi legati dietro la schiena. Si voltò verso il ramingo, riservandogli uno sguardo carico d'odio. ''Hai perso, Legolas.'' egli disse riponendo Anduril. Il principe lo guardò ancora, prima di spostare lo sguardo verso Eomer che con uno strattone lo costrinse a camminnare. ''Ehy uomo di Rohan, vacci piano! So usare le mie gambe.'' si lamentò il Principe prima di essere allontananto dagli altri.

Aragorn si chinò immediatamente accanto all'elfo e, strappandosi un pezzo della sua tunica, tentò di fasciargli la ferita. ''Stringerà un po'.'' lo avvertì l'uomo. Glorfindel gemette nel momento in cui Aragorn strinse la fasciatura intorno alla sua gamba. E poi lo aiutò ad alzarsi. ''Che cosa vuoi fare con lui?'' chiese Glorfindel riferendosi a Legolas. ''Lo teniamo nelle prigioni.'' rispose Aragorn. ''Rimarrà qui a Gondor fino al terminare della Guerra dell'Anello. Forse con la Sua distruzione, tornerà alla normalità.'' disse Aragorm. ''Come fai a saperlo?'' chiese Glorfindel. ''Io non lo so. Io ci spero.'' rispose Aragorn.

La battaglia era stata infine vinta. E le anime dei morti erano state liberate, andando finalmente in pace.





...


Freddo e umidità, e sussurri che echeggiavano tra le pareti di roccia; ecco che cosa sentiva Legolas mentre si guardava attorno. Si trovava in una delle tante celle del Palazzo, la stanza era piccola e vuota, ad eccezione per un vecchio materasso buttato lì in un angolo e delle vecchie catene arrugginite dal tempo appese al muro. E se non fosse stato per alcune torce appese ai muri il buio sarebbe stato totale. L'elfo era seduto sul materasso, la schiena poggiata contro il muro, con le mani incatenate da bracciali di ferro davanti al ventre, la gamba destra era distesa mentre l'altra era piegata.

L'unico rumore percettibile era il suo stesso respiro che sembrava un sibilo nel silenzio quasi tombale. Da lontano il suo udito percepì dei rumori, sembravano dei passi. Non si voltò, continuando a tenere lo sguardo rivolto verso il muro. Poi i passi si fermarono, e con la coda dell'occhio intravide la figura di Aragorn, in piedi davanti alle sbarre della cella.

''Ciao Aragorn...'' sibilò l'elfo, la voce appena percettibile a causa della gola secca, e si voltò verso di lui. Egli non rispose, continuando a fissarlo. ''Dopo tutto questo tempo vieni ora a farmi visita. Quanto tempo è passato da quando mi avete chiuso qui dentro?'' parlò ancora Legolas, mentre si metteva in piedi. ''Perché sai, è noioso fissare un maledetto muro.'' lentamente si avvicinò ad Aragorn poggiando le mani sulle sbarre, unico elemento che lo separava a pochissima distanza da lui.

''Precisamente sono passate cinque ore, se vuoi saperlo. Il sole è ancora alto nel cielo.'' rispose Aragorn, puntando lo sguardo nei suoi occhi scuri. L'elfo fece scorrere lentamente le dita sulle sbarre. ''Perché sei qui?'' chiese con voce roca. ''Ho pensato che forse avevi bisogno di riempire lo stomaco.'' rispose l'uomo, solo allora Legolas si accorse che aveva tra le mani una brocca d'argento abbastanza sottile da poter passare attraverso le sbarre, e un vassoio con della frutta fresca.

L'uomo gli porse prima la brocca, e l'elfo la prese iniziando a bere con voracità. Si fermò appena la ebbe svuotata, osservando l'uomo che intanto aveva poggiato il vassoio a terra, oltre le sbarre e vicino al materasso. In quel momento Aragorn si accorse di quanto fosse pallido in viso, e a giudicare dai movimenti lenti che faceva sembrava quasi stremato, privo di forze. ''Che c'è?'' sbottò l'elfo, notando come egli lo stesse guardando. Lasciò la brocca a terra e tornò a sedersi sul materasso, abbandonando il capo contro il muro sospirando rumorosamente, e prese una fragola portandosela alla bocca. ''Nulla, solo che sembri... così...'' fece Aragorn. ''Così come?'' borbottò l'elfo, intento a masticare.

''Così... esausto.'' concluse l'uomo. L'elfo deglutì, ed emise una flebile risata. ''Dimentichi che sono pur sempre un elfo e ho i miei svantaggi.'' disse, ''Dannati elfi, sono così abituati a stare all'aria aperta che a malapena reggono i posti chiusi e bui.'' si fermò sospirando profondamente, mentre afferrava un'altra fragola. ''E pensare che potrebbero morire se li lasci da soli, al buio, mentre l'oscurità risucchia le loro energie.'' ridacchiò prima di addentarla. ''Comunque ti ringrazio per l'acqua e tutto il resto, non credevo ci tenessi a me.''

''Io tengo a Legolas, non a te.'' lo interruppe Aragorn. ''Sai che non permetterei a nessuno di fargli del male.'' sibilò con rabbia. Legolas prese una ciliegia vermiglia e se la portò alle labbra sottili, addentandola. Si leccò le labbra, e sorrise. ''I miei complimenti; ora che hai catturato il cattivo che cosa vuoi fare? Torturarmi? Uccidermi?'' prese un piccolo grappo d'uva, rigirandoselo tra le dita. ''Fallo, tanto non cambierà nulla. Sai che morirà comunque.'' sibilò. ''No, tu menti! C'è ancora speranza per Legolas!'' disse Aragorn quasi in un urlo stringendo una delle sbarre. ''Ne sei davvero così convinto?'' chiese l'elfo mentre strappava ogni uva dal grappolo. ''Si.'' rispose l'altro. Una risata agghiacciante proruppe dalle labbra dell'elfo, lentamente si rimise in piedi avvicinandosi nuovamente ad Aragorn.

Rimase silenzioso per qualche istante, poi d'un tratto sbattè le mani contro le sbarre, procurando un rumore assordante che rimbombò nel silenzio. Legolas strinse le dita sulle sbarre, osservando il volto del ramingo con uno sguardo truce negli occhi. Poi sorrise. ''Vuoi vedere il destino del tuo Principino? Vuoi vedere ciò che gli accadrà?'' disse, mentre avvicinava il viso alle sbarre provocatoriamente. ''Stanotte, se il sonno non ti coglie, osserva nel Palantir e Lui rivelerà l'amara verità davanti ai tuoi occhi.''

''E dovrei crederti?!'' sbottò il senza corona, che venne interrotto violentemente quando le mani dell'elfo lo afferrarono per i vestiti, bastendolo con forza contro le sbarre. Serrò le palpebre reprimendo un gemito di dolore, il viso schiacciato sul ferro arrugginito, e quello del Principe ad in soffio dal suo. ''Non continuare con questa lagna, Aragorn.'' sibilò con tono crudele quest'ultimo. "Smettila di vedere speranza là dove non c'è. Sei solo un patetico mortale. Non l'erede di Isildur, non la speranza degli uomini... soltanto un miserabile uomo!" A quest'ultima parola lo spinse via facendolo barcollare all'indietro.

L'uomo si dovette poggiare contro il muro per non perdere l'equilibrio, e solo allora incrociò lo sguardo di colui che un tempo era il Principe di Bosco Atro.
Un sorriso spuntò sul viso di Legolas. "Le mie parole sembrano ferire il tuo animo..." allargò ancora di più quel ghigno. "O devo constatare che ti ferisce di più sentirle con la sua voce, mentre ti guarda con i suoi occhi..."  Quando Aragorn provò a ribattere, l'altro lo interruppe. "Non mentire ai tuoi stessi pensieri! Lo sai anche tu, non sei forte abbastanza da salvarlo, insulso erede strisciato fuori dall'ombra."

"Sarò anche solo un uomo," ammise Aragon "ma l'amicizia che mi lega a Legolas è ciò che mi da la forza di andare avanti. Non cambierai questo sentimento che c'e tra noi. Sei in svantaggio su questo." Il viso dell'altro si indurì. "Voi uomini siete così patetici da aggrapparvi a sentimenti come l'amicizia, la lealtà, e l'amore. Ma guardiamo in faccia la realtà; siete allo stremo delle forze. E credimi, arriverà l'ora in cui vi farò a pezzi."

"Sarà difficile rinchiuso la dentro. E ci dovrai rimanere per un bel po'." ribattè Aragorn, sentì l'altro ringhiare di rabbia prima di sferrare un pugno contro le sbarre. Sospirò. "Mi dispiace Legolas." sussurrò tristemente, prima di voltarsi per abbandonare le prigioni. E potè sentire dietro di sé le grida disumane dell'elfo. Tra le urla ricolme di odio, rancore e insulti, aveva iniziato battere i pugni contro le sbarre, sferrare calci, tirare con insistenza il ferro corroso dal tempo con una forza pari a quella di una preda che tenta di fuggire dalle fauci del predatore.

Continuò così per un'ora, ininterrottamente. E le guardie, quando dopo un'altra mezz'ora l'elfo non accennava a smettere di gridare, tentarono di farlo calmare in tutti i modi. Ma tutto ciò che ne ricavarono erano dei graffi sul viso causati dall'elfo stesso che aveva tentato di ferirgli gli occhi. Si ritrovarono costretti a fargli bere dell'acqua con una dose di sonnifero, e fasciargli la bocca per farlo tacere.

Si ritrovò di nuovo da solo, seduto dul pavimento, con ai polsi manette ancora più strette, un bavaglio di stoffa blu che gli cingeva le labbra mentre il sonnifero faceva lentamente il suo effetto. Tentò di rimanere sveglio, ma le palpebre gli divennero pesanti, le ciglia tremavano per lo sforzo di tenerle aperte. Debolmente si poggiò contro il muro e la testa ciondolò cadendo pigramente contro la fredda pietra. Tutto si fece indistinto. Poi il buio.



La notte sopraggiunse in fretta, a Gandalf e i suoi compagni vennero date delle camere da letto, e dormirono un sonno tranquillo non tormentato da incubi. L'unico che non riuscì a trovar pace era Aragorn. Se ne stava seduto sul letto, le mani poggiate sul materasso e lo sguardo rivolto verso la finestra. La luce pallida della luna illuminava la sua camera, e le stelle sembravano riflettersi sul catino d'acqua. Il senza corona non riusciva a riposare, o precisamente non voleva; aveva deciso di aspettare il calar della notte, che tutti nel palazzo andassero a dormire, avendo la possibilità di fare quello che Legolas gli aveva detto di fare.

Una parte di lui era decisa a scorgere il destino del proprio amico, abbandonando così ogni incertezza, ma dall'altra aveva paura di affrontare la verità. Si era aggrappato all'idea che ci fosse ancora salvezza per Legolas, che c'era ancora speranza, ma col passare del tempo si era affievolita fino a scomparire. Si passò una mano sul viso sospirando, e il suo sguardo cadde su Anduril, poggiata su un tavolo di legno presente nella stanza. Si alzò avanzando lentamente verso l'arma, la prese osservandola a lungo. Infine, decise.



''Che ci fate qui?'' chiese l'uomo che stava di guardia alle prigioni. ''Dovreste riposare, sire.''
''Al dire il vero,'' fece Glorfindel. ''non riesco a prendere sonno, ero un po' in pensiero per il Principe, e... volevo solo vedere come sta.'' l'uomo lo guardò per qualche istante. Poi si soffermò su un oggetto che l'elfo aveva in mano. Egli se ne accorse, ''Oh...'' si affrettò ad aggiungere; ''Ho pensato che... lì sotto potesse gelare; insomma, le prigioni sono sempre umide e fredde.'' disse, guardando per attimo la coperta che reggeva tra le mani. ''Fate in fretta.'' disse poi l'uomo porgendogli le chiavi. L'elfo le prese, aprì la porta chiudendosela poi alle spalle. Scese silenziosamente la scalinata e lentamente avanzò verso la cella di Legolas. Lo trovò a terra, accovacciato su se stesso con una spalla poggiata al muro di pietra, lo stesso per il capo. Sembrava dormire.

Rimase immobile osservandolo, e per un attimo provò quasi un senso di pietà nei suoi confronti. Nonostante tutto, era pur sempre Legolas, era il Principe di Bosco Atro... traviato da un potere oscuro e maligno. Ma continuava a provare rabbia, rabbia per aver mostrato debolezza, per nulla degno alla sua figura nobile. Rammentò le parole di Gimli, la prima volta che si sono conosciuti. Era un potere talmente grande perfino per lui. E forse non aveva tutti i torti. Nessun'altro sarebbe riuscito a resistergli, forse nemmeno lui stesso. Glorfindel rabbrividì all'idea di vedere quel gioiello maledetto, di lasciarsi andare al Suo incantesimo cadendo così nell'oblio più profondo, e permettere all'oscurità di afferrarlo, divorare la sua anima, privandole della bontà, della gentilezza, lasciando spazio all'odio. Solamente al puro odio. Glorfindel ebbe un'altro brivido lungo la schiena; non avrebbe mai voluto essere la suo posto.

Aprì la cella e cauto si avvicinò a Legolas, inginocchiandosi. Cercando di non svegliarlo lo coprì con la coperta, assicurandosi che lo coprisse fino al collo, e senza volerlo gli sfiorò la guancia con le dita; aveva la pelle fredda. Lo osservò ancora per qualche istante, allungò le mani abbassandogli la stoffa sulla bocca. Infine si alzò e fece per andarsene; un improvviso fruscio però lo bloccò. Non ebbe il tempo di voltarsi che Legolas gli andò contro cingendogli il collo con il braccio, e iniziò a stringere. Glorfindel buttò il capo all'indietro colpendo la fronte del Principe, e come sentì la pressione sul collo diminuire sgusciò dalla sua presa. "Dove credi di andare!?" Ma il Principe lo afferrò per i capelli e senza esitazione lo sbattè violentemente contro il muro.

Con quello stesso pezzo di stoffa che gli avevano messo sulla bocca afferrò i polsi del vanya legandoglieli velocemente dietro la schiena. Glorfindel tentò di liberarsi dalla sua presa, ma inutilmente. Tentò di urlare per chiedere aiuto, ma Legolas lo schiacciò talmente forte contro il muro privandolo dell'ossigeno. ''Silenzio Glorfindel...'' gli sussurrò sfiorandogli provocatoriamente l'orecchio con le labbra. ''A quest'ora di notte stanno tutti riposando.''

Glorfindel sussultò, e Legolas sorrise nel sentirlo tremare contro il suo corpo. ''Fai il bravo, e resta fermo.'' sibilò, minaccioso. Glorfindel non disse nulla, faticava a respirare. ''Dimmi una cosa,'' gli disse. ''Tutte quelle cose che mi avevi detto prima, nei campi di Pelennor, le pensi ancora?'' chiese, inclinando il capo di lato con fare quasi curioso. L'altro ringhiò di rabbia tentando nuovamente di liberarsi, e sentì la mano del Principe schiacciargli il viso contro il muro. ''Quale parte di 'resta fermo' non hai compreso?'' gli ringhiò contro.

''Lo sai, tutto quello che posso fare è solamente aspettare... aspettare che l'Anello venga distrutto,'' riuscì a dire Glorfindel. ''e vedere la tua feccia scomparire per sempre dalla Terra di Mezzo. Sarai solo un brutto ricordo, e finalmente il vero Legolas troverà la pace. Sei solo un folle se pensi di farla franca!" Un ringhio animalesco uscì dalla bocca di Legolas, prima di afferrare l'elfo per i capelli e voltarlo verso di sè per guardarlo negli occhi. ''Valar, perchè lo fai? Perchè...?" Le parole lasciarono la bocca di Glorfindel ancor prima di pensarle. L'altro schioccò la lingua. "Cosa?" Legolas gli rise quasi in faccia. "Spezzare il collo di un uomo a mani nude? Fare a pezzi quelli che tu chiami innocenti? Per una sola ragione..."

Poi rimase spiazzato quando in un momento di lucidità Legolas lo prende per il collo e lo attirò a sé in un bacio violento. Quando il Principe si allontanò, Glorfindel lo guardò orripilato, ma non per il bacio. Cio' che lo sconvolse fu la realizzazione che l'elfo davanti a lui sia pienamente consapevole delle sue azioni, senza provare ribrezzo per quanto crudeli siano. Improvvisamente Legolas gli sbatte' la testa contro il muro, tanto forte da farlo quasi gridare di dolore. ''Perchè no?" e lo fece un'altra volta, e ancora, e ancora, beandosi dei gemiti di dolore dell'altro che tentava in tutti i modi di liberarsi dalla sia presa. Più Glorfindel si sforzava, più Legolas aumentava la stretta ai capelli. Il giovane Vanya cominciò a sentire un dolore lancinante al capo, ma si costrinse a resistere. Non doveva perdere i sensi.

Legolas poi lo scaraventò dall'altra parte, contro le sbarre e lo vide crollare a terra. "Non dovevi immischiarti, Glorfindel." Preso da un improvviso attacco d'ira gli sferrò il calcio in pieno di viso. "Non saresti dovuto entrare nella compagnia, era meglio per te." si interruppe solo per colpirlo allo stomaco, sorrise nel vederlo contorcersi dal dolore. E Glorfindel sentì il sapore metallico del sangue in bocca.

''Perché ogni volta che ti vedo," lo afferrò nuovamente per la chioma d'orata, costringendolo ancora una volta ad alzare il viso. "ho voglia di spaccarti questo..." con le dita dell'altra mano gli percorse le labbra sporche di sangue. "bel viso delicato che ti ritrovi." disse con voce bassa, passando la lingua su un lato della sua bocca leccando via il sangue. Questo gesto scosse violentemente il Vanya, che si ritrovò di nuovo scaraventato a terra mentre il Principe si lasciò scappare una risata insana, ma Glorfindel non lo sentì. Tutto si fece indistinto, e poi perse sensi. Quando Legolas si accorse che era svenuto, si chinò su di lui e afferrò le chiavi liberandosi dalle catene.

Si alzò massaggiandosi i polsi doloranti, e si voltò di scatto quando udì dei passi alle sua spalle; era la guardia della prigione che osservava paralizzato la scena. Come lo vide tentare di scappare, Legolas scattò verso di lui cingendogli il collo con il braccio, trattenendolo contro di se' fino a quando l'uomo smise di dimenarsi, e allora l'elfo lasciò cadere il corpo a terra. Afferrò la spada che teneva legata ai fianchi, e uscì dalle prigioni...



Silenziosamente Aragorn aveva raggiunto la grande sala del Castello. I suoi passi rimbombarono tra le grandi mura di marmo, e i raggi lunari penetravano lungo le finestre. Al centro giganteggiava il trono, accanto vi era un piedistallo e su di esso vi era il Palantir, coperto da un manto nero. Il ramingo avanzò e senza esitazione scoprì il cristallo maledetto; in quel momento all'interno del globo si udì un sibilo venefico. Esitò per un attimo; era ancora in tempo per tornare indietro e lasciar perdere. Ma forse ne valeva la pena. Deciso avvicinò la mano verso la sfera e la prese; in quel momento apparvero delle luci girando vorticosamente su se stesse. Per tutto il tempo tenne serrate le palpebre, poi si fece coraggio e riaprì gli occhi; vide per la prima volta l'Occhio.

Mentre l'Oscuro Signore parlava nella lingua nera, Aragorn con voce chiara e decisa parlò; ''A lungo mi hai dato la caccia,'' disse, ''A lungo sono stato nell'ombra; adesso non più!'' E alzò Anduril, in tutta la magnificenza. ''Ammira la lama di Elendil!'' egli gridò. Allora l'Occhio gli mostrò l'immagine della Stella del Vespro, morente, stesa su una panca di legno ricoperta di cuscini morbidi. La maestosità e la sicurezza di Aragorn figlio di Arathorn vacillarono. La visione cambiò in un istante, e stavolta vide il suo amico, Legolas, steso a terra... e sotto di lui si estendeva una pozza di sangue.

Aragorn non riuscì a sopportale tali visioni. Strozzò in un gemito di terrore barcollando all'indietro, il Palantir cadde a terra con un tonfo rotolando sul pavimento e il senza corona cadde in ginocchio, stremato, ferito nell'anima. Vedere Arwen sul punto di morte gli spezzò il cuore, e Legolas... oh, adesso si pentì amaramente di aver osato guardare nel Palantir. Improvvisamente spalancò gli occhi. ''Oh no... Legolas...'' velocemente si rialzò, e corse immediatamente verso le prigioni.

Quando arrivò vide la porta spalancata, e dell'uomo che faceva la guardia non ve ne era traccia. Scese immediatamente la scalinata, e lo vide a terra, immobile. Alzò lo sguardo verso la cella; era aperta e in terra giaceva Glorfindel, privo di sensi. Aragorn lo raggiunse in fretta e lo prese tra le braccia. Aveva il labbro spaccato, sanguinava dal naso e dalla testa. L'elfo aprì piano gli occhi, ''Se n'è andato...'' sussurrò. ''Aragorn va'... non pensare a me...'' gemette nuovamente mentre le palpebre gli calarono pesantemente sugli occhi. L'uomo però lo prese in braccio facendogli poggiare il capo sul petto. ''Lasciami, Aragorn... ti farò perdere tempo...''

''Dannazione, sei ferito! Non posso lasciarti qui.'' ribattè l'uomo uscendo in fretta dalle prigioni. Passando tra i corridoi del palazzo vide un gruppo di cavalieri venirgli incontro. ''Sire, il prigioniero è fuggito, e abbiamo incontrato dei feriti lungo la strada!'' disse uno di loro. ''Che alcuni di voi si occupino di loro,'' egli ordinò. ''Voi altri date l'allarme; fermatelo a qualsiasi costo, ma fate in fretta, potrebbe essere molto lontano. E non fategli del male!'' disse Aragorn. Gli uomini obbedirono. Venne dato l'allarme, tutti nel palazzo si svegliarono, e subito una schiera di cavalieri a cavallo era già all'inseguimento del Principe.



Quest'ultimo era riuscito a raggiungere le stalle dove vi erano i cavalli, e ora cavalcava veloce tra le vie della cittadella bianca. Legolas si voltò un istante a guardare; i Cavalieri alle sue spalle erano alle calcagne, e li vedeva avvicinarsi sempre di più. L'elfo si rivolse al cavallo gridando, ''Cavalca!'' l'animale nitrì e balzò in avanti, volando come il vento sul tratto di strada. Si accorse che avevano cominciato a scoccargli delle frecce contro, e una di queste gli ferì il braccio tracciando una linea vermiglia sulla pelle, ma non ne diede peso. Continuò a cavalcare tra le vie dove la gente si dava da fare per rimettere in ordine i danni causati dalla battaglia, e molti furono costretti a scansarsi al suo passaggio e a quello dei cavalieri.

Si avvicinò ai cancelli distrutti, sigillati momentaneamente con delle semplici assi di legno. Gli uomini che erano intenti a ripararli interruppero il lavoro appena videro il Principe andargli contro. Immediatamente si pararono davanti al cancello sguainando le loro spade. Il panico si impadronì di Legolas; era bloccato da entrambi i lati, non aveva via di fuga. Il cavallo non fermò la sua corsa, continuò a cavalcare avvicinandosi sempre di più al cancello. Legolas non pensò più a nulla. Chiuse gli occhi e si avvinghiò al collo dell'animale.

Quando quelli intimarono l'alt il cavallo si limitò a superarli con un salto, volando letteralmente sopra le loro teste, atterrando agilmente dall'altra parte e sfondando le travi di legno con un colpo di testa, e rapido uscì dalle mura di Minas Tirith.

Legolas, sentendo l'animale rallentare un poco il passo, riaprì gli occhi e volgendo lo sguardo all'indietro non vide più i cavalieri seguirlo. Osservò il proprio destriero e una mezza risata uscì dalle sue labbra. ''Sei... sei stato... fantastico...!'' esclamò, tra le risate. Il cavallo nitrì spingendo la sua lunga criniera nera all'indietro. L'elfo lo osservò per qualche istante per poi esclamare; ''Ma sei una femmina!'' Ella nitrì nuovamente, e lui rise. ''Sei possente quanto lo era Arod, ma testiamo anche la tua resistenza.'' esclamò, poi volse lo sguardo verso l'orizzonte, notando i primi raggi di sole illuminare ciò che lo circondava. ''Credo che ti chiamerò Haita, si addice a te. Che ne pensi?'' l'animale nitrì. ''E allora, Haita, cavalca veloce come il vento!'' La cavalla obbedì, allontanandosi verso est, in direzione di Mordor.





Era appena sorta l'alba quando Legolas Verdefoglia evase dalle prigioni di Gondor. Quella stessa mattina, i feriti vennero portati alle case di Guarigione, e la compagnia si era riunita nella sala del Castello dove Gandalf li aveva convocati. Vi erano Gimli, Aragorn, Eomer, il Principe Faramir, e dei generali dell'esercito. Glorfindel aveva insistito di partecipare alla riunione. Dopo essersi medicato le ferite, raggiunse gli altri trascinandosi una sedia e un sacchetto pieno di ghiaccio da mettere sul capo ancora dolorante.

''Siamo davvero pochi...'' sussurrò Gimli. Gandalf annuì. ''Purtroppo si, poiché Re Theoden è deceduto durante lo scontro.'' disse. Si susseguì un momento di silenzio, carico di sofferenza per la grave perdita. ''Ma Rohan ha già il suo nuovo monarca.'' parlò ancora Gandalf, e lanciò un occhiata a Eomer. ''E in più l'erede al trono di Gondor è finalmente giunto.'' guardò Aragorn che si limitò ad annuire sotto gli sguardi sorpresi e incuriositi di chi non lo conosceva. ''Per quanto riguarda Denethor,'' continuò lo Stregone. ''la sua follia ha preso il sopravvento, portandolo a dare fuoco il suo stesso figlio.'' il giovane Principe sorrise amaramente mentre i ricordi si fecero nitidi nella sua mente. ''e infine se stesso, crollando dalle mure in un mare di fiamme.''

''Come stanno gli Hobbit?'' chiese Glorfindel. ''Merry è stato ferito durante la battaglia, ma ora sta bene e il giovane Peregrino se ne sta occupando amorevolmente.'' rispose Gandalf. ''Ma ora ci attende un'altra missione, l'ultima per nostra fortuna... o sfortuna.''  Tutti tacquero, rimanendo in ascolto alle sue parole. ''Sauron ha subito una sconfitta, è vero. Ma dietro le mura di Mordor il nemico si sta riorganizzando. Inoltre, la fuga di Legolas è un'altro svantaggio da parte nostra, e adesso potrebbe essere molto vicino a Mordor.''

''Che rimanga lì. Che marcisca!'' sbottò Gimli, seduto sul trono a fumare. ''Perché interessarci?'' Gandalf si voltò verso di lui. ''Perché diecimila orchi ora si trovano tra Frodo e il Monte Fato.'' rispose, i suoi occhi si velarono di tristezza. ''L'ho mandato... alla morte.'' sussurrò con tono grave. ''No. C'è ancora speranza per Frodo.'' ribattè Aragorn, i muscoli contratti e lo sguardo determinato. ''Ha bisogno di tempo, e questo possiamo darglielo noi.''

''Come?'' chiese Gimli. ''Attiriamo gli eserciti di Sauron, svuotiamo le sue terre, raduniamo le nostre truppe e marciamo verso il Nero Cancello.'' rispose, e Gimli per poco non soffocò a causa del fumo. ''Ma non possiamo ottenere la vittoria con la forza delle armi.'' intervenne Eomer. ''Non per noi stessi. Ma possiamo dare a Frodo una possibilità se teniamo l'Occhio di Sauron fisso su di noi. Renderlo cieco ad ogni altra cosa che si muova.'' disse Aragorn osservando i visi degli altri. ''Che intendi fare?'' esclamò improvvisamente Glorfindel. Aragorn si voltò verso di lui. ''Affrontare un perfido Principe soggiogato dall'Unico Anello, e il suo esercito?!'' sbottò l'elfo. L'uomo fece le spallucce. ''Si, più o meno.''

Il giovane Vanya lo fissò stupito. ''Sai che non potremmo mai vincere-'' un gemito lo interruppe, e si poggiò nuovamente la borsa di ghiaccio sul capo. ''Non dobbiamo per forza vincerla, questa battaglia,'' ribattè Aragorn. ''Dobbiamo soltanto cercare di resistere finché l'Anello non sarà distrutto.''
''Stai dicendo che dovremmo lanciarci in un'impresa suicida!'' gridò Glorfindel. ''Quanti altri uomini vuoi perdere, Aragorn? Non ne sono morti già abbastanza? Numericamente non potremmo resistere nemmeno un'ora, non contro un esercito del genere.''
''Ma dobbiamo almeno tentare! Non c'è altro modo, se vogliamo aiutare Frodo!'' gridò Aragorn, sostenendo il suo sguardo.

''Quella piccola botta in testa ti ha reso parecchio nervoso.'' commentò Gimli, guardando l'elfo. Glorfindel spalancò la bocca. ''Voleva uccidermi quel maledetto-!''
''Ehy, vacci piano con le parole!'' lo interruppe Aragorn. ''No Aragorn.'' ribattè l'elfo alzandosi di scatto. ''Ha tentato di spaccarmi il cranio... e... io...'' si interruppe, lasciandosi cadere sulla sedia. ''Mi dispiace.'' sussurrò. L'uomo lo guardò sorpreso. ''E' stata colpa mia. Davvero, io... non sarei dovuto andare da lui.''

''Nessuno avrebbe previsto che sarebbe accaduto questo.'' disse Aragorn poggiandogli le mani sulle spalle. ''Vi ho solo creato problemi!'' sospirò frustato l'elfo chinando il capo. ''No, non è vero. Non fartene una colpa.'' lo rassicurò, l'altro alzò lentamente lo sguardo su di lui. ''E chiamala fortuna o... ringrazia i Valar, perché tu sei ancora qui con noi.'' concluse serio. Glorfindel sospirò, accennando a un sorriso. ''Si be', uhm... mi ha comunque lasciato qualche livido come ricordo.'' rise, come per alleviare la tensione, e l'uomo fece lo stesso. ''Ma ti seguirò lo stesso, e non saranno un paio di lividi a impedirmelo!''

''Hai ritrovato lo spirito, orecchie a punta!'' esclamò il nano. L'elfo gli sorrise, ''Non voglio più dubitare di te, Aragorn. Quindi... si, facciamo questa cosa.'' si interruppe, e deglutì prima di continuare. ''Ma non farti uccidere. Ti prego, si prudente Estel. Sai di cos'è capace.'' disse, e Aragorn lesse preoccupazione dei suoi occhi. ''Non gli darò questa soddisfazione.'' ribattè l'uomo poggiandogli una mano sulla spalla, e l'altro sorrise ricambiando il gesto. Il nano parlò nuovamente a voce alta.

''Quindi, analizziamo la situazione; certezza di morte; scarse probabilità di successo! Che cosa aspettiamo?''
  
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