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Autore: BreakingMind    29/12/2015    0 recensioni
Vampiri. Creature affascinanti e pericolose che saranno il fulcro di questa storia. Erika Lamberti è una giovane liceale insicura e riservata che, a causa di un particolare avvenimento, è costretta a trasferirsi in una misteriosa città circondata dai boschi. Inizialmente, credeva di poter ricominciare da capo, ma si troverà, suo malgrado, coinvolta in una lotta fra delle creature che mai avrebbe immaginato reali, e che sembrano in qualche modo legate al suo passato.
Spero che quesa intro vi abbia incuriositi. Invito tutti quelli che leggerano a recensire per dirmi che cosa ne pensa. Grazie a tutti e buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 4

LA CACCIA HA INIZIO

    
                                    




Fermare Elisabeth. Queste due parole riecheggiarono come un mantra nella mente di Erika, che fremeva per l’eccitazione. Brendon e Harry la guardavano attentamente, curiosi di vedere quale sarebbe stata la sua reazione.
≪Con “fermarla”, tu intendi “ucciderla”, vero?≫ chiese seria, puntando lo sguardo cupo sugli occhi di Harry, il quale si limitò semplicemente ad annuire. Inizialmente, Brendon la guardò con aria afflitta, compassionevole, ma la reazione di Erika si sarebbe rivelata meno grave del previsto. ≪Bene≫, disse convinta ≪allora non perdiamo altro tempo. Andiamo a cercarla!≫. Nel dire quella frase, una luce assassina le era comparsa negli occhi ancora rossi. Aveva un’aria decisamente minacciosa.
Brendon era rimasto a bocca aperta, stupefatto dalla noncuranza con la quale aveva accettato la cosa. Harry, invece, sorrideva divertito, per niente sorpreso. Brendon lo guardò con un’espressione confusa, in cerca di spiegazioni, ma lui si limito a sorridergli, come a suggerire che sarebbe andato tutto bene.
≪Vedo che sei sicura di te≫ disse Harry.
≪Assolutamente!≫ esclamò Erika. ≪Anzi, già che ci siamo, posso darle io il colpo di grazia? Sai, ho una gran voglia di regolare i conti≫.
Harry chinò il capo con aria rassegnata. ≪Vedremo≫ disse poi in tono provocatorio. ≪Tu dammi una mano a cercarla, e per me sarà un piacere fartela uccidere≫.
≪Allora, siamo d’accordo!≫ disse Erika tutta entusiasta. ≪Non vedo l’ora di cominciare≫.
Harry ignorò lo sguardo furioso di Brendon e si diresse verso la finestra della camera. Afferrò il bordo delle pesanti tende, le spalancò, e la luce del sole illuminò l’intera stanza.
Quando Erika sentì il tenue calore sulla sua pelle candida, balzò rapida come un fulmine verso un angolino della camera, lontana dalla luce.
≪Non avere paura≫ la rassicurò Harry. ≪La luce del sole è innocua≫.
≪Ma come?!≫ disse Erika, raggomitolata a terra. ≪I vampiri non sono allergici alla luce del sole?! Se si espongono a essa, non dovrebbero bruciare o luccicare come palle da discoteca?≫.
Harry scoppiò a ridere, piegandosi in due come un foglio di carta. ≪Secondo me hai letto troppo libri≫.
≪Quindi, posso uscire anche di giorno?≫.
≪Guardami≫ rispose Harry, spalancando le braccia. ≪In questo momento, io sono esposto alla luce del sole. Per caso, sto bruciando...o brillando?≫.
≪No!≫.
Harry si avvicinò a lei e le tese la mano. ≪Allora non hai nulla di cui aver paura...≫. Erika sentì il battito del suo cuore accelerare improvvisamente, ammagliata dal sorriso con cui Harry la invitava ad alzarsi; quando sorrideva, lui sembrava così gentile e rassicurante, da rendere difficile credere il fatto che dietro a quella superficie si potesse celare una bestia assetata di sangue. Erika unì lentamente una mano a quella di Harry e si tirò su da quell’angolo buio e impolverato.
≪Vieni≫ la incitò Harry, e tenendola per mano la condusse davanti alla finestra. I due vennero accarezzati dalla tiepida luce solare; la loro pelle rifletteva leggermente i raggi dorati, che li circondarono di luce, dando loro un’aria onirica e quasi angelica.
Brendon li contemplò in un sacro silenzio, incantato dalla loro bellezza, e ancora una volta, a malincuore, dovette ammettere a se stesso che i vampiri erano, senza ombra di dubbio, le creature più affascinanti su cui avesse mai posato gli occhi.
Erika sollevò leggermente il capo e chiuse gli occhi, rallegrandosi di poter ancora sentire il calore del sole. Poi puntò lo sguardo alla sua sinistra, e i suoi occhi incrociarono quelli penetranti di Harry. Il suo sorriso continuava a farle battere forte il cuore.
≪Piccolo vantaggio di noi dampyr≫ disse, notando lo sguardo interrogativo di Erika. ≪Noi, essendo per metà umani, possiamo tranquillamente uscire alla luce del sole, a differenza dei sanguepuro≫.
Erika tornò a guardare il paesaggio urbano fuori dalla finestra; dovevano trovarsi, più o meno, al terzo piano di uno degli edifici della periferia di Red Shields.
≪Ora, voglio che tu aspetti qui mentre io parlo di una cosa con Brendon in soggiorno, ok?≫ disse Harry. Erika annuì, e lui fece cenno a Brendon di seguirlo. Appena si chiusero la porta della camera alle spalle, Brendon lanciò a Harry un’occhiata furiosa.
≪Harry, mi spieghi che accidenti ti sei messo in testa?≫ ringhiò con aria grave. ≪Prima dici che deve imparare a controllarsi, e poi decidi di farla uscire in mezzo agli umani nonostante il rischio che possa fare del male a qualcuno?!≫.
≪Brendon, ormai dovresti conoscermi bene≫ rispose Harry, guardandolo serio. ≪Credi davvero che farei qualcosa che possa mettere in pericolo delle persone innocenti?≫.
≪Non credo che sia una buona idea farla partecipare alla caccia!≫ Brendon era molto sicuro di questa sua convinzione. ≪Quella ragazza è appena diventato un vampiro, quindi non c’è alcuna possibilità che riesca a controllarsi. Secondo me, dovresti solo farti dare delle informazione sul bersaglio e lasciarla qui≫.
≪Secondo me, invece, è una pessima idea≫ controbatté Harry. ≪Il modo migliore di tenere sotto controllo la sete è abituarsi ad avere sete. Non può combattere il suo istinto se prima non impara a conoscerlo. Inoltre, lasciarla qui sarebbe pericoloso per te. Se la fame dovesse ritornarle, il suo unico pensiero sarebbe nutrirsi, di conseguenza potresti essere tu il suo prossimo pasto. La cosa migliore per lei, almeno in questo momento, è rimanere il più possibile vicino a me, in modo che possa tenerla d’occhio e tranquillizzarla in caso la fame dovesse farle perdere la ragione≫.
Harry si diresse verso un comodino accanto al divano e aprì il primo dei cassetti; dentro c’era un enorme assortimento di armi di ogni tipo: pistole di diverse forme e dimensioni, pugnali da caccia, coltelli a serramanico e quelli che sembravano dei paletti di legno intagliati. Il tutto era molto ben organizzato, i vari strumenti di morte sistemati in varie file, secondo l’ordine di grandezza.
Harry tirò fuori dalla tasca la pistola argentata che aveva adoperato nel bosco, la ripose nel cassetto e guardò pensieroso le altre pistole nel cassetto, meditando su quale scegliere per rimpiazzarla.
Optò per quella che sembrava una vecchia Magnum calibro 44 e ne aprì il caricatore rotondo. Dalla tasca dei Jeans, estrasse una manciata di piccoli proiettili di uno strano colore marroncino. Infilò sei di essi nei fori del caricatore e ripose gli altri in tasca. Mise la pistola carica nella tasca interna della giacca e prese due paletti di legno dal cassetto.
≪Oltre ai proiettili di legno nella pistola, anche i paletti?≫ chiese Brendon, raddrizzandosi gli occhiali da vista con la punta dell’indice.
≪Si≫ rispose Harry mentre esaminava la punta acuminata dei paletti. ≪Un paletto di legno nel cuore è il solo modo di uccidere un vampiro, dampyr o sanguepuro che sia≫.
≪Uno dei paletti è per lei?≫.
≪Bé, se deve accompagnarmi a caccia di un pericoloso vampiro omicida, penso che dovrebbe essere adeguatamente equipaggiata≫.
≪Una cosa≫ disse poi Brendon, la voce indignata e colma di disprezzo ≪per quale motivo si comporta così?≫.
≪Cosa intendi?≫.
≪Questa sua voglia di uccidere... Insomma...ha accettato di uccidere una sua compagna di classe senza battere ciglio, addirittura chiedendo di essere lei stessa a ucciderla...≫.
≪È una cosa del tutto normale!≫ concluse Harry, risoluto. ≪In questo momento, le sue emozioni sono amplificate dal virus, questo significa che qualsiasi cosa provasse nei confronti di questa Elisabeth ora si è intensificato. Probabilmente, questa ragazza non le era molto simpatica anche prima che l’ha aggredisse nel bosco. Quindi, se Erika già da tempo covava rabbia nei suoi confronti, con la trasformazione questa rabbia si è moltiplicata. Ecco perché sente il bisogno di ucciderla, di farle del male, di...appagare la sua rabbia. È una cosa che capita a tutti i vampiri appena trasformati≫.
Brendon lo guardò con un’espressione cupa, gli occhi piccoli che luccicavano dietro le lenti degli occhiali. ≪Vuoi davvero fargliela uccidere?≫.
≪Certo che no≫ rispose Harry, meravigliandosi che il suo amico non l’avesse già capito. ≪È consumata dalla rabbia, ma una volta appagata questa, in lei rimarrebbe solo il senso di colpa per aver ucciso qualcuno. Non lo sopporterebbe...≫. Si mise in tasca uno dei paletti di legno e proseguì. ≪Ma, almeno per ora, bisogna trattarla con i guanti bianchi, lasciarle credere che le daremo ciò che vuole≫.
≪Altrimenti?≫.
≪Altrimenti...potrebbe anche rivoltarsi contro di noi≫. Harry smise di parlare, poi, notando l’espressione di Brendon, disse: ≪Non preoccuparti≫. Tentò di parlargli in modo più comprensivo possibile. ≪I neo-vampiri sono così. Non sanno distinguere il bene dal male, e vivono solo per appagare i propri bisogni≫. Harry rimase in silenzio qualche secondo, come per dare al suo amico il tempo necessario per abituarsi alla situazione.
≪Va bene!≫ disse infine Brendon. ≪Andate! Ma, mi raccomando, fai attenzione!≫.
Harry sorrise con ironia, lo sguardo deciso e motivato. ≪Non c’è bisogno che me lo dica≫. Brendon ricambiò il sorriso e annuì, consapevole che lui non avrebbe fallito. Dopotutto, Harry non lo aveva mai deluso, almeno per quanto riguarda il dare la caccia ai vampiri. ≪Una cosa, Brendon, mentre noi siamo via tu vai all’ospedale e tenta di rimediare qualche sacca di sangue. Dobbiamo essere pronti per quando le tornerà la sete≫.
≪Va bene!≫ disse Brendon.
Harry si voltò, chiuse il cassetto delle armi, aprì quello immediatamente sotto, dal quale estrasse una piccola scatolina bianca, e tornò nella camera da letto.
Qui, Erika bighellonava in giro, osservando curiosa ogni angolo della stanza. Malgrado non portasse gli occhiali, la sua vista era perfetta, nitida e precisa come quella di un’aquila. Riusciva a scorgere ogni dettaglio intorno a se, e poteva perfino sentire i leggeri passi delle due o tre formiche che approfittavano degli avanzi di un panino sopra la scrivania di Brendon.
≪É meraviglioso!≫ disse a Harry senza voltarsi, il cuore che le traboccava di gioia. ≪Ogni cosa è così...intensa! Io sono sempre stata miope, fin dall’infanzia, e per questo ero costretta a portare gli occhiali da vista. Ma ora riesco a vedere perfettamente≫.
≪Un altro dei piccoli vantaggi dell’essere un vampiro≫ sussurrò Harry alle sue spalle. Lei si voltò a guardarlo. ≪Nessun malanno può toccarti≫.
Erika si sfregò le mani, felice come mai lo era stata in vita sua.
≪Non esserne troppo entusiasta. Questo, insieme ad altri due o tre, è solo uno dei pochi vantaggi di essere un vampiro...≫ aggiunse Harry, accigliandosi e con una voce improvvisamente malinconica. ≪Puoi credermi, ci sono più svantaggi che altro≫.
Ogni volta che Harry diceva la parola “vampiro”, lei riusciva a scorgere un certo disprezzo nella sua voce, come se provasse molto rancore verso le creature in questione, e di conseguenza verso se stesso. Non riusciva a capirne il perché, e questo accese in lei una leggera curiosità, che però mise subito da parte. Era troppo impegnata a godersi il suo nuovo potere per porre delle domande.
Si sentiva in piena estasi; la sua vista era migliorata e non aveva alcun bisogno di occhiali, il suo udito, olfatto e senso del tatto si erano sviluppati, osservando il suo volto riflesso nel vetro della finestra aveva notato che non era più ricoperto di brufoli, e il suo corpo era sempre traboccante di energia.
≪Non ti abituare troppo a questa sensazione≫ disse Harry, la voce tagliente e fredda come il ghiaccio.
Erika gli lanciò un’occhiata furente, infastidita. ≪Per quale motivo?≫ domandò. La sua voce si era fatta improvvisamente arrogante e sfrontata, ma ciò non sembrò minimamente turbare o impensierire Harry, che rimase impassibile come sempre.
≪Perché, Erika, queste sensazioni spariranno molto presto. E al loro posto sopraggiungeranno la sete, il dolore, il rimorso...≫.
≪Oh, non essere così melodrammatico!≫ esclamò Erika, alzando gli occhi al cielo con aria annoiata. All’improvviso, aveva iniziato a comportarsi come una bambina viziata, arrogante e irritante. Tuttavia, Harry non sembrava affatto sorpreso. Perché lui sapeva bene che molto presto questo atteggiamento sarebbe sparito, per lasciare il posto alla disperazione... Senza accorgersene, dentro di se, iniziò a sperare che la sua gioia durasse il più a lungo possibile.
≪Tieni≫ disse, porgendole la scatolina bianca che aveva preso in soggiorno.
≪Cos’è?≫ chiese Erika mentre la apriva. ≪Lenti a contatto?≫.
≪Sì. Ti consiglio di indossarle≫.
≪E perché mai dovrei farlo? Ci vedo benissimo!≫.
≪Non servono a rimpiazzare gli occhiali, ma a tenere nascosto il colore degli occhi≫. Harry sospirò, e notando l’espressione confusa di Erika aggiunse: ≪Quando un vampiro≫ a quella parola, lei percepì di nuovo il disprezzo nella sua voce, ≪è affamato, i suoi occhi tendono a diventare rossi. E questo può essere uno spiacevole inconveniente. Se dovessero diventarlo davanti agli umani, potremmo correre il rischio di essere scoperti≫.
Senza farselo ripetere due volte, Erika andò davanti alla finestra per usare il vetro come specchio e iniziò a mettersi le lenti a contatto. ≪Tu le indossi?≫ domandò appena messa la prima.
≪No≫ rispose Harry. ≪Sapendo controllare la mia sete, io, non ne ho alcun bisogno≫.
Una volta che ebbe sistemato le lenti, Harry le si avvicinò per darle uno dei paletti di legno che aveva con se.
≪Paletti di legno, eh? Un classico!≫ disse lei con ironia. ≪Wow, mi sembra di essere dentro ad un film!≫. Il suo tono allegro era del tutto fuori luogo in quel momento, tuttavia Harry ne fu felice. Per fortuna, non sembrava ancora addolorata o sconvolta.
≪Quello va usato con attenzione≫ disse Harry, indicando il paletto, al quale Erika sfiorava la punta aguzza con il dito. ≪Un paletto di legno è l’unica cosa che può uccidere un vampiro≫.
≪Lo immaginavo!≫ disse lei. ≪Bisogna piantarglielo dritto nel cuore, vero?≫.
≪Esatto! Questa è una delle poche cose vere su tutte le fandonie che gli umani sono soliti raccontare su di noi≫.
≪Quindi...non devo dormire in una bara?≫.
≪Affatto. Puoi dormire dove e quando ti pare≫.
≪Posso guardare i crocifissi?≫.
≪Si, quelli non sono pericolosi. Anche se personalmente non amo molto guardarli≫.
≪Posso mangiare l’aglio?≫.
≪Quanto vuoi≫.
≪Posso trasformarmi in un pipistrello?≫.
≪No≫.
≪Posso prevedere il futuro?≫.
≪No≫.
≪Posso leggere nel pensiero?≫.
≪No!≫. Questa volta, per la prima volta, Harry aveva alzato la voce, ansioso di finire l’interrogatorio e cominciare la caccia. ≪Ora basta con le domande. Dopo, avremo tutto il tempo per parlare, ma ora pensiamo alla tua compagna di classe. Se non sbaglio, poco fa avevi detto che volevi darle tu il colpo di grazia. Prima la troviamo, prima la uccidi, quindi andiamo...≫.
≪Come vuoi!≫. Erika si voltò verso di lui e gli restituì la scatolina vuota. Le lenti a contatto erano azzurre, come il colore naturale dei suoi occhi, anche se erano di un azzurro meno intenso e splendente. Nessuno, o almeno nessuno con una vista normale, poteva accorgersi che le indossava. Ma Harry, che aveva impresso nella memoria il meraviglioso colore dei suoi occhi, notava parecchio la differenza, e una leggera tristezza gli assalì il cuori.
≪Ehi! Ti sei incantato?≫ esclamò Erika, a disagio sotto quello sguardo compassionevole.
Harry scosse la testa. ≪No. Scusa...possiamo andare≫.
≪È questo dove lo metto?≫ domandò Erika, sollevando il paletto che aveva in mano.
Harry le indicò una sedia da lei poco distante. Sullo schienale vi era appoggiato il suo giubbotto rosso, che Harry si era premunito di toglierle prima di metterla al letto. ≪Mettitelo e nascondilo al suo interno. Tieniti pronta ad estrarlo in caso di pericolo≫.
≪Il fatto dei paletti nel cuore vale sia per i dampyr che per i sanguepuro?≫.
≪Sì. E mi raccomando, devi cercare di trafiggerla nel cuore. Se dovessi fallire, le procurerai solo una ferita che subito si rimarginerebbe≫.
≪Bene!≫ esclamò Erika mentre si infilava il giubbotto sulle spalle.
≪Un’altra cosa≫ aggiunse Harry, ≪dato che la tua amica andava tranquillamente in giro di giorno, è sicuramente un dampyr come noi. Questo significa che non è particolarmente potente; in due dovremmo facilmente riuscire a batterla, tuttavia non abbassare la guardia per nessun motivo. Se il paletto che tieni in mano dovesse oltrepassare il tuo di cuore, moriresti...≫.
≪Non preoccuparti!≫ esclamò Erika, sicura di se. E dopo aver chiuso la cerniera lampo del giubbotto fino al collo, vi nascose il paletto di legno.
≪Andiamo≫ disse infine Harry, e i due uscirono dalla stanza. Mentre attraversavano il soggiorno, Harry e Brendon si lanciarono un’occhiata complice a vicenda, sorridenti. Entrambi pregustavano la vittoria, e non vedevano l’ora di chiudere definitivamente la faccenda del vampiro omicida per tornare alla loro odierna tranquillità.
Erika seguì Harry fuori dall’appartamento, e si trovò davanti alle scale di un portone. Le scesero velocemente, attraversarono l’atrio dove il portiere li salutò con un cenno della testa, e uscirono all’aperto. Malgrado il sole splendesse alto nel cielo e le nuvole tempestose fossero sparite, la giornata era ancora particolarmente fredda e ventosa.
Un’ondata di vento gelido li investì in pieno, scompigliando la chioma bionda di Erika. Malgrado le loro giacche leggere, né lei né Harry avvertirono il freddo. E questo la sorprese non poco, essendo sempre stata sensibile alle basse temperature. “Un altro vantaggio” pensò mentre si incamminava dietro Harry.
Dopo essersi allontanata abbastanza, Erika si voltò a guardare il palazzo dal quale era uscita. A quanto pareva, l’appartamento in cui Harry e Brendon alloggiavano si trovava all’interno di un piccolo condominio nella zona urbana.
La piccola cittadina di Red Shields era divisa principalmente in tre zone ben diverse: la zona urbana, ai margini della periferia, luogo dove risedevano la classe dei lavoratori umili; la zona di periferia, o zona povera come la chiamava Erika, dove vi erano coloro che avevano difficoltà economiche e che di conseguenza dovevano accontentarsi di vecchie case risalenti ai tempi della fondazione della città; e infine il centro della città, ricco e sviluppato, dove viveva la gente prosperosa e benestante, luogo in cui Erika non aveva mai messo piede.
Lei non faceva parte di nessuno di questi luoghi, dato che la villa di suo zio John si trovava, in un certo senso, “separata dal resto”, in un luogo quasi ai margini della città, circondato da alberi e da altre ville più o meno grandi.
≪Raccontami qualcosa di te!≫. La voce di Erika ruppe il silenzio che si era tra di loro.
Senza smettere di camminare, Harry la guardò con la coda dell’occhio. ≪Che cosa vorresti sapere su di me? E perché ti interessa conoscermi?≫.
Tenendo il conto con le dita di una mano, Erika rispose: ≪Bé, mi hai trovato morta nel bosco, mi hai portato a casa tua, ti sei offerto di aiutarmi a sopravvivere da vampiro, mi hai chiesto di unirmi a te nel dare la caccia a quella stronza di Elisabeth...Direi che mi sembra ovvio che, arrivati a questo punto, io voglia sapere con chi diavolo ho a che fare≫.
Harry incurvò le labbra in un sorriso sardonico. ≪Mi sembra giusto≫.
≪Prima di tutto, voglio sapere da dove vieni?≫ chiese Erika, dando sfogo alla curiosità nata in lei poco prima.
≪Dall’Inghilterra≫ rispose Harry.
Gli occhi di Erika si spalancarono per lo stupore. ≪Sei inglese! Fantastico! Sai, un giorno mi piacerebbe molto visitare l’Inghilterra. Ho sempre avuto una passione per la letteratura inglese≫.
≪Ma davvero?≫ chiese Harry, alzando gli occhi al cielo, consapevole che lei non poteva vederlo. Fare un’amichevole chiacchierata era l’ultimo dei suoi pensieri.
Erika, però, sembrava decisa a continuare. ≪Sì! Da Thomas Hardy a Edgar Allan Poe!≫.
≪Poe era americano≫ la corresse Harry, dimostrando di essere un minimo esperto in materia.
≪Conosci Edgar Allan Poe, quindi anche a te piace leggere?≫.
≪Abbastanza. Anche se non ho molto tempo da dedicare ai libri≫.
Nonostante Erika sperasse di poter scoprire altro su Harry, lui troncò la conversazione con un gesto della mano; poi si fermò e si voltò a guardarla.
≪Ascoltami bene≫ disse serio. ≪Ora, ti dirò quello che faremo. Se vuoi prendere la tua compagna, dovrai fare tutto ciò che ti dico senza esitare. Chiaro?≫.
≪Cristallino≫ rispose Erika, le labbra piegate in un sorriso decisamente inquietante.
≪Bene. Prima di tutto, andremo in un posto dove raccogliere informazioni≫.
≪Dove?≫.
≪Nella tua scuola≫.
≪Cosa?≫. Erika non poté fare a meno di stupirsi. A scuola... Quale utilità ci poteva essere nell’andare alla sua scuola?
≪Fidati di me≫ disse Harry con grande sicurezza. ≪Là troveremo quel che ci serve. Ma devo avvertirti: non sarà facile per te...≫.
≪Perché?≫.
≪Sarai in un luogo pieno di persone...questo significa che...sicuramente la tua sete si scatenerà...in tutta la sua forza...≫.


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ANGOLO DELL’AUTORE:
Ciao a tutti quelli che hanno letto questo capitolo.
Scusate il ritardo, ma fra le feste e il resto ho poco tempo per scrivere.
Come al solito, invito tutti quelli che leggono a recensire e li ringrazio.
Alla prossima!  ;)
   
 
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