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Autore: ___scream    30/12/2015    3 recensioni
[30 kiss otp challenge - raccolta - slash - newtmas]
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1- Un bacio al sapore di whisky
2- Un bacio sussurrato
3- Un bacio pieno di odio
4- Un bacio al cinema
5- Un bacio e poi addio
6- Un bacio fasullo
7- Un bacio al ballo scolastico
8- Un bacio sotto la pioggia
9- Un bacio da nerd
10- Un bacio magico
11- Un bacio al sangue
12- Un bacio alla sposa
13- Un bacio non voluto
14- Un bacio che uccide
15- Un bacio animalesco
16- Un bacio alla tua anima gemella
17- Un bacio in televisione
18- Un bacio a Dio
19- Un bacio sulla strada di casa
20- Un bacio sotto i fuochi artificiali
21- Un bacio da musical
22- Un bacio alla fine del mondo
23- Un bacio alla persona sbagliata
24- Un bacio davanti ai genitori
25- Un bacio incestuoso
26- Un bacio che mi ricorda la mamma
27- Un bacio che mi ricorda mio padre
28- Un bacio che vorrei dimenticare
29- Un bacio indecente
30- Un bacio dato per 30 volte
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Genere: Romantico, Fluff, Fantasy - una specie. 
Words: 2.689
Raiting: Verde
Pairing: Newt/Thomas, slash
Warning: AU, OOC
Note: Shame on me. Davvero. Sono una persona bruttissima. Disgustosa, per pubblicare una volta al mese. Davvero, tiratemi i pomodori o una bella acccetta e facciamola finita. COOOMUNQUE, per questo ho una scusa, che alla fine è proprio quello che è successo: il mio giovane, vecchio amico computer, mi ha abbandonato. Totalmente, Puff, spento. E ovviamente sto aspettando i big money per comprarmene uno nuovo che mi duri, eheh. Quindi ho dovuto riscrivere tutto e questo è il risultato: una cagatina. Un ringraziamento a mio zio, che mi ha prestato il suo computer senza fare storie *fa la hola*. E vabbè, spero veramente che vi piaccia, awaw. Ringrazio tutti quelli che l'hanno recensita, messa fra le preferite, seguite e ricordate!
Disclaimer: non mi appartengono, non scrivo a scopo di lucro e bla bla bla, avete capito no?



KISS ME LIKE YOU WANNA BE LOVED

Oh, darling, I will take you home


 
Per Camilla, la mia piccola,
grande stella che ha sempre paura di brillare,
ma che alla fine è la più bella del cielo.

 
 
Quando Newt incontra Thomas ha sedici anni ed è telecinetico. Una cosa non del tutto normale per un essere umano.
Sa che Thomas va nella sua stessa scuola, anche se l’ha visto poche volte.
Non sa che Thomas l’ha osservato fino a quel momento, alle sue spalle.
“Capisco come ti senti, Isaac”, gli dice, nel tentativo di tranquillizzarlo. Ha dato di matto dopo aver realizzato che non era da solo nello spogliatoio e che Thomas stesso l’ha osservato aprire gli armadietti senza muovere un muscolo.
“Isaac, calmati”-
Newt”, dice lui. “Mi chiamo Newt”.
“Io pensavo – okay”, lascia perdere. “Newt. Calmati, ora, okay? È successo anche a me l’anno scorso, non è niente di grave”.
Lui ride quasi istericamente. “Niente di grave?”, ripete. “Dio,  mi sembra di essere in Carrie[1] e tu mi dici che non è niente di grave?!”.
Thomas si passa una mano fra i capelli mori, tirandoli. “Devi ascoltarmi, va bene? Tu .. tu sei un mago, Newt!”.
“Questa l’ho già sentita. Harry Potter, davvero?”.
Il sarcasmo è l’unica arma che ha per non cadere nel panico. Non può impazzire e magari quella che ha è solo una lieve forma di schizofrenia. Oppure è un incubo. Sì, è sicuramente un incubo. Un cazzo di incubo.
Anche se tutto quello sembra così vero. Anche Thomas sembra vero. Fin troppo.
“Newt. Guarda”.
Thomas alza una mano e chiude gli occhi. Il palmo è rivolto verso l’alto e la sua pelle comincia a brillare. Nel suo palmo, c’è una pallina di luce. Newt spalanca gli occhi dalla sorpresa.
Thomas gli sorride. “Questo è il modello in scala ridotta di una stella. Diciamo. Il calore è decisamente minore e anche la misura. Però, spero che tu abbia capito qual è il mio potere”.
“Luce”, risponde immediatamente. “Luce, calore”.
Thomas sorrise. “Sì, sono una specie di torcia umana”, scherza. Newt, però, non è in vena di scherzi. Allunga una mano verso la pallina di luce, sentendone il calore sulle dita.
No, non è un incubo. Nemmeno un sogno o qualcos’altro. È tutto dolorosamente reale. Scoppia quasi a piangere, ma si fa violenza psicologica per non lasciar cadere nemmeno una lacrima. Si concentra e fa spostare la pallina di luce in alto, su e sempre più su, fino a quando non raggiunge il soffitto. Poi, sparisce.
“La telecinesi è solo il primo stadio. Abbiamo due poteri, da quello che ho capito”, spiega Thomas. “Forse è meglio se ti vesti, okay? Saltiamo le ultime due ore e ti spiego tutto in un posto più.. consono”.
Newt non si rende conto di indossare ancora i pantaloncini per la lezione di educazione fisica e la maglia da basket. Arrossisce, aprendo il suo armadietto – con le mani, questa volta – e tira fuori i suoi jeans neri e la sua maglia dei Nirvana.
Si veste in fretta, allacciandosi le scarpe e buttandosi lo zaino sulle spalle. Thomas gli sorride, l’ha guardato tutto il tempo. Ha cercato di non andare a fuoco, sentendosi lo sguardo del moro addosso, ma adesso si è reso conto di aver cose più importanti di cui preoccuparsi.
È un mago, per la miseria. Ha vissuto con la convinzione che la magia non esista, che sia tutto frutto della perversa mente umana. E invece no. E lui n’è la prova vivente. Fa paura, pensarlo. Pensare di essere una creatura fantastica. Rabbrividisce al pensiero di cosa farebbero gli scienziati se avessero uno come lui sotto le loro mani. Finirebbe a brandelli, poco ma sicuro. Allora capisce perché Thomas abbia preferito parlarne fuori dalla scuola. Non si sa mai chi potrebbe ascoltare le loro parole.
Segue il moro fin fuori da scuola, prima di fermarsi. Sono nel parcheggio. “Dove mi vuoi portare?”.
Thomas si ferma, girandosi. “A casa mia. Faccio della cioccolata calda e ti racconto tutto, okay?”.
Non sa cosa dire. Non si fida della sua voce, quindi ci pensa attentamente per qualche secondo. Poi, annuisce. Thomas sorride, voltandosi e continuando a dirigersi vero la sua auto. Newt fa lo stesso, la mente ancora leggermente annebbiata per tutte le informazioni che ha ricevuto – e sapere che ce ne sono altre non fa altro che mandarlo ancora di più in confusione. È nel panico, deve ammetterlo.
Sale sulla Jeep azzurra[2] che sembra essere l’auto di Thomas, e guarda a disagio fuori dal finestrino per tutta la durata del viaggio. Fissa gli alberi, il bosco e la strada asfaltata, perfino i nuvoloni carichi di pioggia, ma mai il guidatore al suo fianco.
Non ce la fa. Non sa neppure perché.  Imboccano una via, il solito vialetto americano dove ci sono le villette per famiglie. Appena l’auto si ferma, Newt balza giù.
“Allora, ci stai ancora per la cioccolata?”, chiede Thomas, una volta che sono in cucina.
La casa sembra essere relativamente grande – meno della sua, in ogni caso – ed è abbastanza accogliente. Le pareti della cucina e dell’ingresso sono imbiancate di colori tenui, che vanno dall’arancione all’ocra. Molto belli, deve ammetterlo. I mobili sono moderni, anche se la cassapanca all’entrata sembra abbastanza antica.
“Io- preferirei un tè. O anche un po’ d’acqua, davvero, non devi disturbarti”, borbotta Newt, sedendosi al bancone della cucina.
“Il tè sembra ottimo. Ho solo quello nero, però”.
“Perfetto, davvero. Grazie”.
È a disagio, anche un cieco potrebbe dirlo. Con uno sguardo, apre lentamente uno dei cassetti, facendo ridacchiare Thomas.
“Frughi già fra le mie cose?”, dice. Newt arrossisce appena sente la frase, abbassando lo sguardo sulle sue mani. “Non fare il timido, Newt. Davvero. Sentiti come se fossi a casa tua. Siamo pochi a questo mondo, è meglio che restiamo amici, no?”.
Newt annuisce alle sua parole, sollevando lo sguardo per guardarlo in faccia. Poi sorride. Thomas si gira ancora verso la teiera.
“Sei inglese?”, gli chiede, dopo avergli messo davanti la tazza con la sua bevanda calda.
“Sì, mi sono trasferito qua quando avevo sei anni. Passo tutte le vacanze in Inghilterra, comunque”.
“E com’è? Non ci sono mai stato!”.
La curiosità di Thomas lo fa sorridere. “Be’, Londra è fantastica. È.. il posto a cui appartengo. Chi non ama Londra, non ama la vita, dice sempre mio nonno. E gli do ragione”.
“Quindi sei londinese?”.
Newt annuisce. “Quando sei in quella città.. è come se tutti i tuoi sogni diventassero realtà, hai presente? Lì puoi sognare in grande, puoi sentirti.. speciale. Perché fai parte di qualcosa speciale come Londra”.
Thomas pende dalle sue parole. Poi, fa una smorfia triste. “Ti manca, vero?”.
“Da morire”, ammette Newt, prendendo un sorso del suo tè. Nota che Thomas ci ha messo il latte. Sorride. È il suo modo preferito di prendere il tè.
“Quindi.. quando hai scoperto di essere un mago?”, chiede, per cambiare discorso. Ancora pronunciare quelle parole gli sembra troppo strano. Maghi? Da strapparsi i capelli, a momenti. E lui è uno di loro. È un fottuto mago.
“L’anno scorso. Mi sono svegliato e tutta la mia camera era in disordine. E io sono un tipo molto ordinato. Mi stavo lavando i denti quando mi è caduto lo spazzolino. L’ho sollevato solo con la forza del pensiero. Mi sono spaventato, se devo dirla tutta”.
Newt borbotta quello che assomiglia ad un: “Sfido chiunque a non farlo”.
“E niente, questa cosa è continuata per un po’”, prosegue. “E poi ho cominciato a formare palline di calore con le mani. Riuscivo a spegnere e accendere la luce a mio piacimento, a modificare l’intensità della lampadina. Perfino il fuoco. E ora sono qui. E sono tranquillo, perché so di essere speciale. Quello che voglio dirti, Newt”, dice, poi, allungando la mano e posandola sopra la sua. “È che non devi sentirti – un mostro. Tu sei speciale, va bene?”.
Newt sente gli occhi inumidirsi. “Io- io ho paura”, confessa.
Thomas gli sorride. “È normale, Newt. Per questo ci sono qua io”.
Si sorridono. Newt sente tutto il disagio scivolargli via dalle membra, facendolo rilassare sulla sedia. E forse è anche il tè che aiuta, ma è sicuro che Thomas abbia fatto tutto il lavoro.
“Allora, quello di cui dobbiamo preoccuparci adesso, sono i tuoi poteri. Penso che il cambiamento sia graduale. Non lo so, mi sto basando sulla mia esperienza”.
Newt annuisce. “Grazie, comunque. Per avermi calmato e per il tè- per tutto”.
Thomas scuote la testa. “Ci mancherebbe altro. Adesso siamo una squadra, Newt. E ti starò accanto fino a quando ne avrai bisogno”.
 
 
Newt e Thomas sono inseparabili. Passano tutti i pomeriggi insieme e sembrano le due parti di una stessa medaglia. Studiano insieme, fanno i compiti sul divano del salotto e guardano le serie tv per il resto del pomeriggio.
Thomas vive solo con la madre, che lavora in un ospedale psichiatrico. Sa della magia del figlio, e quando vede Newt non può fare altro che dedurlo. Newt si sente accettato dalla donna.
E Thomas. Be’, Thomas è tutto un  capitolo a parte. Thomas è il ragazzo più bello che Newt conosca. È il suo primo amico. Sa che può fidarsi di lui ed è coraggioso, simpatico, alla mano. Condividono molte cose, e la magia è quasi l’ultima di queste. Newt riporrebbe la propria vita nelle sue mani.
Ed è dopo un po’ che se ne rende conto: si sta innamorando. Si sta innamorando così velocemente che quasi gli fa paura. Non sa neppure cosa voglia dire essere innamorati, ma sente che quel sentimento che prova per Thomas va ben oltre l’amicizia. Troppo oltre. Ha superato quella linea sottile che ormai non è nient’altro che polvere.
Thomas è così.. Thomas. Non ci sono parole per descriverlo. Non ha paura di essere sé stesso e quando sorride sembra che il mondo stesso si fermi solo per osservarlo. Sa sempre cosa dire ed è l’essere umano più speciale del pianeta, magia o no.
E Newt lo ama. Dio, se lo ama.
Quando se ne rende conto, quasi scoppia a piangere. Non vuole rovinare l’unica cosa bella della sua vita. Non vuole rovinare quello che ha con Thomas, la loro amicizia appena cominciata ma già così solida. Non vuole perdere l’unica persona che riesce a capirlo veramente. N’è terrorizzato, non ha mai amato nessuno come ama Thomas. Mai. Non si è mai lasciato così tanto andare. Quasi gli viene voglia di urlare, di strapparsi i capelli. Non vuole credere a quello che il suo cuore gli sta dicendo, non vuole ammettere di essere...così. Quasi si picchia da solo quando si ritrova a fantasticare su un possibile bacio. Thomas non può provare quelle cose per lui, sa che non è gay. Dio, neppure lui lo è! I ragazzi non gli piacciono, non gli sono mai piaciuti in quel modo.
Thomas gli piace per tutto quello che è. Magia inclusa.
Non riuscirebbe più a vivere senza di lui. Assolutamente no. Ormai è il centro del suo mondo, è entrato completamente nella sua vita.
E non vuole dirgli addio.
 
*
 
Newt scopre il suo potere verso Natale.
Entra a scuola e vede Thomas parlare con una ragazza dell’ultimo anno, una certa Brenda. Sa che quella che sente è gelosia, ma non ha notato nulla di strano fino a quando la lampadina sopra la sua testa è scoppiata. Alcuni studenti hanno esclamato qualcosa vicino a lui, e si è ripreso.
Il suo sguardo si è incatenato a quello di Thomas e lui è semplicemente corso via, rifugiandosi nell’aula di Fisica – corso AVANZATO, perché lui è un secchione e non ha potuto cambiarlo con quello BASE per stare vicino all’amico.
Durante tutta la lezione, non può fare a meno di pensare a quell’incidente. All’improvviso, la stanza di fa più fredda. Troppo fredda del normale.
“Ragazzi, a quanto pare la caldaia ci ha abbandonato!”, esclama il professore, mentre gli studenti s’infilano giacche e cappotti. Newt rabbrividisce ma neppure così tanto. Per lui quella temperatura è perfetta.
“Newton! Mettiti la sciarpa se non vuoi beccarti un raffreddore!”, esclama Mark, un suo compagno di classe. Lo guarda da dietro la lente dei suoi occhiali, prima di riscuotersi e mettersi la giacca.
Appena finisce la lezione, esce dall’aula quasi correndo.
Non sa cosa sia successo, non riesce a capirlo. Si rifugia in bagno, e appena entra gli specchi si appannano. O meglio, si ricoprono di un sottile strato di ghiaccio.
È stato lui a farlo? Come Thomas ha il potere del calore, lui ha quello del freddo, del ghiaccio?
Solleva una mano, lentamente, verso le lampade che illuminano il bagno. Ruota il polso, sentendosi anche un po’ un idiota. Tutta la vergogna che prova – anche se non c’è nessuno che può vederlo – scivola via quando sente dei rumori vagamente sinistri. Il ghiaccio comincia a ricoprire le lampadine, spezzandole. Scintille cadono attorno a lui.
“Newt?”.
Ed eccolo lì. Thomas. Che lo guarda con uno sguardo vagamente preoccupato.
“Newt, che succede?”.
Lui non risponde, limitandosi a guardarlo. È così arrabbiato con lui. Così arrabbiato. Non gliene frega niente dei suoi sentimenti, non gliene frega niente di lui, ecco la verità. Thomas ha finto per tutto quel tempo, ha finto di essergli amico, di sostenerlo. Lo sa, se lo sente dentro.
Così, un sottile strato di ghiaccio comincia a ricoprire le sue scarpe, e Thomas fa un verso di sorpresa.
“Newt, che stai facendo?!”.
Thomas porta le mani alla base delle scarpe, sciogliendo il ghiaccio. Ecco. Altra prova che lui è inutile.
Si lascia cadere per terra, la testa poggiata sulle ginocchia, che rannicchia verso il petto.
Una mano comincia ad accarezzargli i capelli, e lui sente come tutto quello sia sbagliato. Incredibilmente sbagliato. Thomas dovrebbe essere là fuori con Brenda, non dovrebbe perdere del tempo con lui.
Poi, sente l’amico gemere di dolore.
“Newt, non riesco a toccarti. Sei.. elettrico”.
Lui solleva lo sguardo verso l’amico, che lo guarda con gli occhi spalancati.
Ghiaccio ed elettricità? Davvero?
Solleva una mano davanti al suo viso, e prova a strofinare il pollice con il medio. Li separa lentamente e vede come una piccola scossa di elettricità intercorra fra le dita, unendole.
Spalanca la bocca dallo stupore.
“Oh Dio”, mormora, prima di interrompere il contatto. Guarda Thomas, che gli fa un sorriso incerto.
Thomas allunga una mano verso di lui, toccandogli la guancia. Il contatto è come una scossa elettrica, ma non è dolorosa. Anzi. È quasi piacevole. Sì, lo è sicuramente.
Così Thomas porta anche l’altra mano sull’altra guancia. Gli tiene il viso fra le mani, ed è un contatto inebriante. È elettrico, può sentire tutte quelle scosse che uniscono le loro pelli, solleticandole e facendole pizzicare.
Newt trattiene il respiro quando Thomas si avvicina lentamente al suo viso. La stanza si fa fredda ma un nuovo calore la riempie. L’ultima lampadina accesa scoppia.
“Posso?”, chiede Thomas, con un filo di voce. Sta guardando le sue labbra, e così Newt annuisce. Annuisce perché lo vuole così tanto, ma non riesce a dirlo.
E quando le loro labbra si toccano, le scosse elettriche aumentano d’intensità, e tutto attorno a loro si fa caldo.
Newt si stacca, prendendo un respiro, prima di riunire le loro labbra in un bacio bisognoso. Freddo e caldo che si fondono, diventando quasi un tutt’uno. Le mani di Thomas scendono sul suo collo, e sono brucianti. Senza neppure un po’ di esitazione, fa scorrere le proprie mani sulla schiena di Thomas, che rabbrividisce per il freddo e per la scossa elettrica.
Rimangono sul pavimento di quel bagno a baciarsi per quelle che sembrano ore. Non ne hanno abbastanza, hanno bisogno di più, sempre di più.
Newt si separa da Thomas, guardandolo negli occhi. “Ti amo”.
Lo dice e sente un peso enorme sollevarsi dalle sue spalle. Ha paura di un rifiuto, ha paura di vedere Thomas alzarsi e andarsene dalla sua vita per sempre. Ma niente di tutto questo succede.
Thomas sorride, gli occhi che sembrano quasi ardere. “Perfetto. Perché ti amo anch’io”.
Ed è tutto quello che Newt ha bisogno di sentire.

 
 
 
[1] Carrie – Lo sguardo di Satana: libro (di cui poi è stata fatta una versione cinematografica) di Stephen King in cui la protagonista, Carrie, ha il dono della telecinesi.
[2] Spero di non essere l’unica appassionata di Teen Wolf e che abbiate riconosciuto il riferimento all’auto di Stiles Stilinski (interpretato da Dylan O’Brien, sì, non faccio collegamenti a caso) *butta cuori in giro*

 
  
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