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Autore: eugeal    02/01/2016    0 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian attraversò a grandi passi il cortile del castello. Seth trotterellava accanto a lei, con una mano aggrappata alla sua gonna e guardava la ragazza, un po' incuriosito e un po' preoccupato per il suo malumore.
Poco più indietro, Allan la seguiva, decisamente più preoccupato del bambino.
Archer la stava aspettando sul portone del castello e si mise davanti a lei per fermarla.
- Non mi importa se è mio marito o se è tuo fratello, stavolta non ho intenzione di fargliela passare liscia. E lo stesso vale per Robin. - Disse, gelida, e il giovane alzò le mani davanti a sé come per dire che lui non c'entrava niente.
- Calma, calma. Alla fine non è successo niente di grave.
- Potevano ammazzarsi o uccidere qualcuno!
- Ma non hanno fatto nessuna delle due cose.
- Li stai difendendo?!
- Io? - Chiese Archer con aria innocente, lanciando uno sguardo preoccupato ad Allan. - Dico solo che lo sceriffo li ha già puniti per quello che hanno fatto.
Allan, alle spalle di Marian, gli fece cenno di lasciar perdere.
Seth alzò il viso verso Marian, con gli occhi lucidi di lacrime.
- Non ami più il mio papà?
La ragazza lo fissò, allibita.
- Certo che lo amo!
- Ma sei così arrabbiata con lui…
- Perché lui e Robin hanno fatto una cosa sciocca e pericolosa e potevano farsi male. Ma lo amo, sono arrabbiata proprio perché lo amo così tanto e ho avuto paura che potesse succedergli qualcosa di brutto.
Seth la guardò, serio.
- Come quando sono salito sul tetto e stavo per cadere? Adeline mi ha sgridato tantissimo quella volta…
- Ehi, anche io sono salito sul tetto del granaio da piccolo! - Esclamò Archer in tono divertito e Marian lo fulminò con lo sguardo. - Ma ovviamente ne sono molto pentito e non avrei mai dovuto farlo.
- Lo sculaccerai? - Chiese Seth a Marian, talmente preoccupato che alla ragazza venne da ridere nonostante il malumore.
- Non credo, anche se penso che stavolta lo meriterebbe. Ora stai con Allan. - Disse, rivolta al bambino, poi si rivolse ad Archer. - E tu lasciami passare. Sono tutti e due nelle segrete, vero?
- Archer!
Il giovane sussultò e si voltò di scatto nel sentire la voce secca dello sceriffo, alle sue spalle.
- Chi è la signora? Per caso il castello ha una nuova padrona e io non sono più lo sceriffo di Nottingham? Altrimenti non mi spiego come mai abbiate tanta sicurezza nel dare ordini al mio maestro d'armi, milady.
Marian arrossì mentre Archer la presentava.
- Lady Marian di Gisborne, signore. Lady Marian, Sir Arthur di Kingstone è il nuovo sceriffo della contea.
- Gisborne, eh? Lo stesso Gisborne che ha passato la notte nelle segrete insieme a Locksley, giusto? Chissà perché la cosa non mi sorprende affatto. Lady Gisborne, vostro marito sta scontando una punizione meritata.
- Ne sono perfettamente consapevole, signore. Non sono qui per difenderlo. - Disse Marian con aria cupa e lo sceriffo la guardò, divertito.
- Non posso nemmeno permettervi di danneggiare dei prigionieri affidati alla mia custodia, signora.
- Non farei mai del male a Guy! - Sbottò, Marian oltraggiata, prima di rendersi conto che lo sceriffo la stava prendendo in giro. Lo guardò, irritata, e Allan si ritrovò a sperare che Marian avesse il buon senso di tenere la bocca chiusa, altrimenti rischiavano di finire tutti a far compagnia a Robin e a Gisborne nelle segrete.
- Vorrei il vostro permesso per poter vedere mio marito, signore. - Disse la ragazza, sforzandosi di tenere a freno l'irritazione.
Sir Arthur annuì, divertito.
- Archer, puoi accompagnare lady Gisborne nelle segrete, ma assicurati che non porti cibo o altro ai prigionieri.
- Sì, mio signore.
Allan prese per mano Seth, per permettere a Marian di seguire Archer, ma il bambino scoppiò in lacrime non appena si rese conto che la ragazza non aveva intenzione di portarlo dal padre.
Marian gli promise che sarebbe tornata presto e si affrettò ad allontanarsi.
Lo sceriffo si rivolse ad Allan.
- Chi è il bambino?
Allan sussultò nel rendersi conto che lo sceriffo stava parlando con lui.
- Seth è il figlio di Giz… di Gisborne.
- Ma non di lady Marian. - Disse lo sceriffo e Allan lo guardò, sorpreso. La sua non era una domanda e il giovane si chiese quante informazioni quell'uomo avesse su di loro.
- È meglio che lo porti via. Quando inizia a piangere in questo modo è capace di andare avanti per delle ore. - Disse Allan, temendo che lo sceriffo potesse prendersela anche con lui.
Seth si gettò a terra rifiutandosi di lasciarsi trascinare via e iniziò a gridare ancora più forte. Allan fece per sollevarlo di peso, ma Sir Arthur lo fermò con un gesto della mano.
- Perché piange?
- Vuole Giz… Gisborne. Suo padre.
- Le segrete non sono un posto adatto a un bambino. - Disse lo sceriffo, serio.
- Ne ha viste di cose non adatte a un bambino nella sua vita… Giz non riesce a essere severo con lui anche per questo motivo… - Disse Allan, quasi tra sé.
Lo sceriffo si chinò e prese in braccio Seth. Il bambino smise di piangere, spaventato e sorpreso nel ritrovarsi tra le braccia di uno sconosciuto e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
- Vuoi vedere tuo padre? - Chiese lo sceriffo in tono gentile e Seth annuì, tirando su col naso.
- Ieri non è tornato a casa. Marian vuole sgridarlo, è arrabbiata con lui.
- Allora temo proprio che dovrai aspettare che lady Marian abbia finito.
- Poi mi porterai dal mio papà, nonnino? Me lo prometti?
Allan inorridì nel sentire Seth che si rivolgeva allo sceriffo con tanta confidenza, ma sir Arthur non sembrò prendersela.
- Parola dello sceriffo di Nottingham.
- Tu non sei lo sceriffo. Lo sceriffo era cattivo, voleva fare del male a tutti noi.
- È un altro sceriffo. - Intervenne Allan. - Quello vecchio è morto, non farà più male a nessuno, non devi più avere paura di lui.
- Sei cattivo anche tu? - Chiese Seth, guardando sir Arthur.
- Secondo te lo sono?
Seth rifletté per un po', poi scosse la testa.
- Tu non mi hai fatto cadere e non mi hai fatto male con il coltello. E hai promesso di portarmi dal mio papà.
Lo sceriffo guardò il bambino, stupito per quelle parole e per l'ennesima volta da quando aveva accettato quell'incarico, si chiese che razza di uomo fosse stato il suo predecessore.
Allan si avvicinò per riprendere Seth dalle braccia dello sceriffo.
- Vieni, andiamo a vedere i cavalli mentre aspettiamo che torni Marian.
Il bambino scosse la testa, rabbuiandosi in volto.
- Viene anche il nonnino?
- Lo sceriffo è impegnato, Seth.
- Deve portarmi dal mio papà! - Protestò il bambino, pronto a scoppiare di nuovo in lacrime.
- Lavoravi per Gisborne qui al castello? - Chiese lo sceriffo, rivolgendosi ad Allan.
- Sì, signore.
- Bene, mostrami le scuderie. Ancora non ho avuto il tempo di visitarle e voglio essere informato sulla gestione di ogni parte del castello.
- Vieni a vedere i cavalli con noi, nonnino? - Chiese Seth, con un sorriso.
Sir Arthur sorrise e annuì.
Allan lo guardò, preoccupato e ansioso, poi si incamminò verso le stalle, seguito dallo sceriffo e da Seth.

Marian superò Archer e iniziò a scendere le scale che portavano alle segrete, ancora più nervosa e irritata di quando era arrivata al castello.
Archer la osservò e decise di non proseguire oltre.
Forse non era proprio corretto nei confronti dei fratelli, ma se avesse voluto sopportare l'ira di una donna infuriata si sarebbe sposato a sua volta.
La ragazza non notò nemmeno la diserzione di Archer e arrivò in fondo alle scale, dirigendosi verso le celle.
Robin e Guy erano rinchiusi in quella in cui suo padre era stato imprigionato per tanto tempo, ma la branda, le coperte e le altre piccole comodità di cui aveva potuto beneficiare sir Edward erano state rimosse e ora la cella era completamente spoglia, a parte qualche mucchio di paglia sul pavimento, una coperta troppo sottile e lacera e un secchio di legno nell'angolo più lontano dalla porta.
I due uomini non si erano accorti del suo arrivo. Erano stesi a terra, l'uno accanto all'altro ed entrambi erano profondamente addormentati. Guy era girato su un fianco e stringeva in mano un lembo della coperta logora, mentre Robin era aggrappato all'altro angolo come se si fossero addormentati contendendosi il possesso della coperta. Nel sonno Robin si era avvicinato a Guy per scaldarsi, ritrovandosi quasi ad abbracciarlo.
- Devo essere gelosa? - Disse Marian ad alta voce e Guy aprì gli occhi con un sussulto.
Si alzò da terra di scatto e si avvicinò alla porta della cella, scrollandosi Robin di dosso.
L'ex fuorilegge si svegliò a sua volta e guardò Marian, ancora assonnato.
Le rivolse il suo solito sorriso sfrontato e la salutò con un cenno della mano.
- Ciao, Marian. - Disse come se niente fosse e la ragazza scosse la testa, esasperata.
- Idioti. - Esordì e i due uomini si scambiarono uno sguardo rassegnato, perfettamente consapevoli che il rimprovero con cui lo sceriffo li aveva umiliati davanti a tutti avrebbe potuto essere considerato benevolo rispetto a quello che avrebbero ricevuto da Marian nell'immediato futuro.
   
 
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