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Autore: Rainsoul    10/03/2009    7 recensioni
"L'uomo guardava in silenzio la pioggia che batteva contro i comignoli rossi e grigi della sua amata Londra, mentre passanti frettolosi gli scorrevano davanti stringendo il bavero dell'impermeabile con una mano, tenendo un bicchiere bollente con il simbolo di Starbucks con l'altra. Aspettava, le mani in tasca, la schiena contro il muro umido, mentre accanto a lui l'entrata stretta e scura del Clachan gli soffiava addosso fiotti di calore e pigre conversazioni ogni volta che qualcuno la spingeva per cercare riparo nel pub affollato."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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man with raised eyebrow
Man with raised eyebrow


L'uomo guardava in silenzio la pioggia che batteva contro i comignoli rossi e grigi della sua amata Londra, mentre passanti frettolosi gli scorrevano davanti stringendo il bavero dell'impermeabile con una mano, tenendo un bicchiere bollente con il simbolo di Starbucks con l'altra.
Aspettava, le mani in tasca, la schiena contro il muro umido, mentre accanto a lui l'entrata stretta e scura del Clachan gli soffiava addosso fiotti di calore e pigre conversazioni ogni volta che qualcuno la spingeva per cercare riparo nel pub affollato.
Intirizzito, battè per terra un paio di volte gli stivali consunti. Un'anziana coppia si fermò lì davanti, esitò qualche secondo scrutando la vecchia insegna dipinta a mano, e decise di entrare.

Un piacevole tepore sfiorò la guancia destra dell'uomo che attendeva, ed egli non potè fare a meno che invidiare le persone che, contrariamente a lui, in quel momento di sedevano all'asciutto con un bel boccale di birra e una porzione di roastbeef della casa.
Quando la sera prima gli era arrivato l'affannato gufo di Tonks che gli comunicava mezzogiorno come ora dell'appuntamento, aveva sospirato ed inarcato un sopracciglio. Ben deciso a non lasciarsi intenerire dalle mirabolanti dichiarazioni di puntualità dell'Auror, aveva deciso di Materializzarsi in una traversa un po' nascosta di Kingly Avenue non prima delle dodici e venti.
Sfortunatamente ciò non era stato sufficiente: era più di mezz'ora che prendeva umido sotto la piccola tettoia sgangherata, ma della ragazza nemmeno l'ombra.
Quattro delle dieci dita che contavano i suoi piedi avevano perso sensibilità, e Remus Lupin iniziava a temere che alla fine della giornata sarebbe stato costretto a zoppicare nell'accettazione del San Mungo con i poveri resti in un sacchetto di plastica refrigerante. 

La campanella che avvertiva l'ingresso o l'uscita di un cliente tintinnò ancora, mentre un giovane usciva dal pub senza giubbotto. Salutò Remus con un cenno del capo,  poi mormorò "Ahhhh...", strofinandosi le mani con vigore. Aveva i capelli rossastri e la carnagione lattea costellata di efelidi. Le guance tonde e piene erano rese vermiglie dal freddo e dalla birra.

"Sigaretta?" chiese con forte accento scozzese, allungando al Licantropo un pacchetto rovinato.
"Grazie, ma ho smesso molti anni fa."
"Male, amico, male. Il tabacco è una di quelle poche cose per cui vale la pena lasciarsi uccidere lentamente."
L'uomo sorrise.
"Non hai tutti i torti, forse. E... posso chiederti quali sarebbero le altre?"
"Alcool, caffè e bistecche al sangue. Ovvio."
"Conosco qualcuno che sarebbe pienamente d'accordo."
"Dev'essere un tipo in gamba, allora."
"Lo è."

Lo straniero tirò fuori l'accendino.
"Sembra che lei sia in ritardo," osservò, la sigaretta che gli pendeva da un angolo della bocca.
"Già," annuì il primo. "A quanto pare è una sua costante."
Lo scozzese aspirò una boccata.
"E' lo stesso per tutte, amico. Il mio compare, Addis - lui viene dall'Africa: Nigeria, Etiopia, non l'ho mai capito per bene, e lì faceva quelle statue di legno con le labbra enormi, le tette cascanti, hai presente? Ora pulisce le scale da Hamleys, ma è uno a posto... - be', il mio compare sostiene che è così che ci controllano. Mollandoci qua ad aspettare. Lo fanno per tenerci al guinzaglio, capisci? Per vedere quanto possono tirare la corda, che tanto bastano due parole in fila e siamo di nuovo al loro servizio. La mia è di là. Quella col pancione, la vedi? Spero che sia femmina, per lei, cazzo. Che tanto noi siamo solo i loro smidollatissimi cagnolini..."

Fece qualche altro tiro senza dire altro, come assorto, facendo brillare di arancio la punta della cicca nella luce livida del giorno.
"
Ti chiami?" biaschicò poi, la voce arrochita da anni di fumo.
L'altro lo guardò per un istante negli occhi, poi gli tese la mano.
"Remus."
"Io sono Finnean, invece."
"Finnean... E' qualcosa come uomo dal capo bianco, se non sbaglio."
"Non sbagli, Remus. Ma sai che penso? Be', te lo dico subito, cosa penso. Penso proprio che non lo avresti detto, se ci fosse stata possibilità che ti sbagliassi."

Lupin gli lanciò un'occhiata incuriosita.
"Sembra che tu ti intenda alquanto delle persone, Finnean."

"Ne vedo, di gente. Tu, piuttosto... quant'è che hai detto sei qui?"
"Devo aver giusto raggiunto il traguardo dei tre quarti d'ora."
"Ok, dimmi una cosa...lei è abbastanza bella? Intendo da beccarti il gelo, e la pioggia, e tutto il resto."
L'uomo riflettè qualche secondo.
"Più di quanto non si renda conto," rispose infine.

"Oh, capisco. E' una di quelle."
Remus alzò un sopracciglio con aria interrogativa. Finnean calciò una lattina in mezzo alla strada, e un taxi nero la trascinò via con sè.
"Ma sì, hai capito... una di quelle, una da cui non si scappa. Uno sguardo, due battute davanti ad una birra ed è fatta. Prima di renderti conto della situazione in cui stai precipitando, da perfetto idiota quale sei, ti ritrovi davanti a un pub male illuminato, facendo discorsi del cazzo con uno scozzese che conosci da dieci minuti, senza nemmeno poter fumare perchè sei stato tanto fesso da aver smesso. Insomma, Remus, sei fottuto."
L'uomo finì la sigaretta, gettò la cicca sul marciapiede e la spense con la punta della scarpa.
"Tempo scaduto," borbottò, accennando al tavolo rotondo dove una ragazza bionda sbuffava con aria contrariata. "Buona fortuna con la tua donna, amico."

§§§

"Scusascusascusascusascusa..."
Un vortice rosa gomma da masticare per capelli, guanti, sciarpa e cappello travolse Remus proprio mentre stava per perdere ogni speranza.
"..."
"Non è colpa mia... ho trovato traffico... mi hanno trattenuta in ufficio... un uragano ha colpito la mia abitazione!"
"..."
"Va bene, va bene, ammetto che non è andata esattamente così... ma giuro che non volevo! E che striscerò ai tuoi piedi facendo al posto tuo tutti i turni più schifosi per le prossime due settimane!"
"..."
"Ehm... Ti offro il pranzo!"
"..."
"Ti pago la colazione!"
"..."
"Ti preparo la cena!"
"Non capisco, Tonks. Vuoi farti perdonare, o attentare alla mia vita?"

La ragazza scoppiò a ridere.
"Allora non sei furioso?!"
"Ti sbranerei, in realtà. Ma stanotte c'è la luna nuova, purtroppo."
Lei sfoderò un ghigno sfacciato.
"Me beata, allora. To'!" esclamò poi, lanciandogli un pacchetto rozzamente avvolto in carta marrone.
"Eccoti la verità, professore. Ci ho messo tanto perchè la National Gallery, posto dove ho preso questo, stava chiudendo. Ho litigato con custode. Be', alla fine era un po' confuso, se capisci cosa intendo, e mi ha lasciata entrare nel negozio di souvenire. Ok, in realtà ero uscita di casa quasi un'ora prima, così già che c'ero mi sono fermata a fare un giro all'interno e, be', ho perso la cognizione del tempo..."
"Fiamminghi o italiani? Leonardo, magari..."

Tonks s'illuminò in un sorriso.
"Impressionisti, in realtà."
"Avrei dovuto immaginarlo."

La ragazza saltellò sulla punta dei piedi.
"Be'... allora, non hai voglia di vedere cos'è?"

Remus annuì. Con lentezza liberò il pacchetto dall'involto, e glil apparve il suo regalo.
Era una tazza molto semplice, ma perfetta per la cioccolata calda che quasi ogni sera prendevano insieme. Era smaltata di bordeaux, e sui due lati campeggiava la scritta bianca "Man with raised eyebrow".

La ragazza stava ridacchiando tutta allegra, con gli occhi che scintillavano divertiti.
"Non potevo non prendertela."
L'uomo soppresse a stento un sorriso.
"Molto impertineninte, Nymphadora Tonks. Prendersi certe libertà con un serio trentatreenn..."
"Trentaquattrenne, Remus. Anzi, per la precisione oggi, dieci marzo, entri nel tuo trentacinquesimo anno d'età! Non so se mi spiego..."
"Con estrema vividezza, temo."
I due si sorrisero.

"Ti piace?"
"Mi piace."

"Ottimo. Buon compleanno allora, uomo dal sopracciglio alzato!" esclamò la ragazza buttandogli le braccia al collo.
In automatico, lui sentì proprio il sopracciglio che scattava verso l'alto.

Fottuto.
Completamente e irrimediabilmente fottuto.
E la cosa più assurdamente bella era che non gli dispiaceva neanche un po'.



COMMENTO DELL'AUTRICE
Wotcher!
Sono troppo stanca per dire qualcosa di sensato.
Quindi limitiamoci a precisare che:
- tanto per cambiare non ho manco riletto. Lo so, sono una maledetta pigra.
- il Clachan è un vero pub di Londra, molto bello ma sfortunatamente sprovvisto di tettoie.
- la tazza sopracitata esiste veramente, ed è reperibile nel gift shop della national gallery. Tuttavia la scritta recita "Man with raised eyebrows". Plurale, plurale, plurale! Io l'ho comprata, comunque. Ah, la follia!!
- oggi è il compleanno di Remus John Lupin. Lunga vita a re Riccardo!

Rainsoul
  
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