Film > Le 5 Leggende
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Autore: Neverland98    02/01/2016    2 recensioni
-Ho sentito molto parlare di te- il ragazzo assottigliò gli occhi, rendendoli due fessure del color del ghiaccio. -So che sei in grado di fare quello che faccio io- saltò giù dal cornicione e le si avvicinò, sul suo viso vedeva dipinta la stessa meraviglia, la stessa curiosità e, soprattutto, la stessa gioia che provava lei. Era come guardarsi allo specchio. -Sei reale?- le domandò infine, e nel suo tono di voce traspariva tutta la vulnerabilità e la solitudine che accomunava due esseri come loro.
Elsa annuì decisa, il ragazzo le porse la mano.-Molto piacere- disse -Mi chiamo Jack Frost-
-
Salve ^^
E' il mio primo crossover, quindi vi prego di essere buoni e di farmi sapere che ne pensate! Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XII
 

La puzza di umidità era così forte da farle girare le testa. Aveva una gran voglia di vomitare, ma non ci riusciva. Gocce d'acqua stagnante cadevano ritmicamente dal soffitto ammuffito, scorrendo lungo le sbarre arrugginite.
-Anna?-
Eccola, la sua voce. Così calda. Così bella. Persino in quella situazione, la voce di Kristoff riusciva a calmarla, ad abbracciarla. Era la sua zattera di salvataggio nell'oceano che la stava inghiottendo.
Non riusciva a vederlo, era troppo buio. La pallida luce lunare filtrava timidamente attraverso l'angusta finestra in alto. Oltrepassava le sbarre e proiettava sul pavimento un'ombra simile ad una scacchiera.
Anna approfittò di quel momento e raggiunse la parete opposta. Vi si appoggiò contro e chiuse gli occhi, come se quello fosse stato il petto di suo marito.
-Sì, sto bene...- sospirò. Non era vero, ovviamente. Aveva fame. Sete. E una nausea da capogiro. Ma adesso stava bene.
-Sicura? Io comincio ad avere un po' fame. E poi sono preoccupato per Sven.-
Anna non riuscì a trattenere un sorriso.-Sei preoccupato per Sven? Beh, sì, insomma, lo so che è il tuo migliore amico e anch'io gli voglio bene! Ma magari dovresti essere preoccupato anche per noi, non credi?-
-Certo. Ma io sono qui, tu sei lì, anche se non ho bene idea di dove sia "lì", ma è già qualcosa. Sven invece non so davvero che fine abbia fatto.- Kristoff sembrava davvero in ansia.-Povero amico mio.-
Anna chiuse gli occhi. Le mancava l'aria.
E così erano quelle le famigerate segrete. Da bambina, durante le molte ore di solitudine, le piaceva leggere e fantasticare sull'enorme castello in cui viveva. Specialmente sulle segrete, che era l'unico posto in cui non le era concesso recarsi. Immaginava storie di fantasmi che si aggiravano per i corridoi e il rumore di catene e gli ululati sinistri.
Ma la realtà era peggio. Non c'erano fantasmi, ma c'erano uomini. Il che era indubbiamente, decisamente, peggio.
Se non avesse avuto Kristoff con sè - metaforicamente parlando, dal momento che non aveva idea di dove fosse realmente - sarebbe impazzita.
Ormai aveva perso la cognizione del tempo. Riusciva a scandire lo scorrere dei giorni solo grazie ai pasti che riceveva. Uno al giorno. Un tozzo di pane e un bicchiere d'acqua. Un giorno era passato. Ma a volte sembrava che si succedessero troppo velocemente, altri, invece, duravano un'eternità.
L'unica cosa che le era rimasta impressa era stato quando re Ian - farabutto impostore! - era entrato correndo a palazzo, chiamando le guardie e fingendosi sconvolto. Era successa una cosa terribile. La regina era morta. Lui aveva avuto la disgrazia di vederla mentre si gettava in un'altissima cascata. Il suo corpo non era più riemerso.
A quel punto le guardie si erano irrigidite, i sudditi erano rimasti sbalorditi. Qualcuno sembrava sinceramente dispiaciuto, ma tutti erano senza dubbio confusi e intimoriti.
Anna aveva osservato tutto dall'alto. Si trovava al secondo piano quando re Ian aveva fatto irruzione e non aveva fatto in tempo a scendere, perchè le sue parole l'avevano paralizzata. Era rimasta aggrappata alla ringhiera, le lacrime agli occhi.
E poi Ian aveva continuato a parlare, e il mondo le era definitivamente crollato addosso. La sorella della regina e suo marito erano scomparsi. Dei testimoni affermavano di averli visti fuggire nella notte, probabilmente erano in qualche modo, seppure involontariamente, aveva sottolineato il re, contribuito a spezzare il fragile equilibrio della povera regina che era troppo diversa per poter essere davvero compresa. Magari, sosteneva, era bastata una litigata fra sorelle, un nonnulla che nessuno poteva immaginare avrebbe avuto un effetto così catastrofico. E così la povera distrutta Anna aveva deciso di fuggire con suo marito dal luogo che le aveva causato così tanta sofferenza, nella speranza di un avvenire migliore da qualche parte.
-Che?- aveva pensato Anna.-Ma io non sono fugg..-
E poi TUD! un dolore tanto acuto quanto istantaneo alla nuca. Si era risvegliata al buio, alla puzza di umido sul pavimento fangoso e ricoperto di paglia delle segrete. E così ora era stanca, triste, a pezzi.
-Kristoff, Elsa...- sussurrò, così a bassa voce che non era certa di essere sentita.
-Lo so, Anna. Mi dispiace.-
-Finalmente lei... Finalmente era felice- le lacrime le rigavano le guance, accavallandosi, annebbiandole la vista, come un fiume in tempesta.-Dopo tutto quello che aveva passato... La solitudine, la delusione, la tristezza... Finalmente lei...- Anna non riusciva più a parlare, ma sentiva di dover proseguire, seppure scossa dai singhiozzi.-Lei non se lo meritava.- disse tutto d'un fiato.- Non se lo meritava. E' così ingiusto! Oh, Kristoff, se non avessi te, io...-
-Anna.- la sua voce era morbida, buona. Sembrava quasi concreta, non un qualcosa di astratto.-Anna, devi resistere. Dobbiamo resistere. Ti farò uscire di qui, te lo prometto. Riscatteremo tua sorella, tu diventerai la legittima erede.-
-Ma come? E poi a che scopo? Io non sono tagliata per fare la regina. Non voglio. Non sono brava ad amministrare o a parlare... Mi ci vedi io che parlo alla folla? No, sul serio. Io non sono diplomatica, non so mantenere la calma... Io ... Io voglio solo che lei sia qui. Non abbiamo...- tirò su col naso.- Non abbiamo nemmeno fatto pace...-
I singhiozzi divennero più forti, mescolandosi allo squittire dispettoso dei ratti che si aggiravano nell'ambiente.
-Magari è davvero colpa mia, Kristoff. Magari sono stata io a farle questo...-
-Non dire sciocchezze!- la interruppe.- Jan l'ha uccisa, è ovvio. Tua sorella ti vuole... ti voleva bene, Anna. Tutto quello che ha fatto l'ha fatto sempre nel tentativo di proteggerti. Sei sempre stata tu la sua priorità. Sono certo che ti ha perdonata non appena avete finito di litigare. Che poi, in realtà, avevi proprio ragione tu.-
Anna non rispose. Si accasciò contro il muro e strinse le ginocchia al petto. Non poteva proprio credere che fosse vero.
Un rumore inaspettato la fece sobbalzare.
Passi decisi sul pavimento. Eppure era abbastanza certa che le avessero già dato da mangiare oggi. Beh, probabilmente si sbagliava. Che importanza aveva? Anche se la finestrella in alto dava su un cielo notturno... Ma che...
Anna si alzò in piedi e si gettò sulla parete di sbarre, cercando di vedere qualcosa nel buio del corridoio. A giudicare dal rumore, non era una sola persona. E non quella che in genere le portava da mangiare. Quella aveva un passo lento, annoiato. Questi erano passi svelti, decisi e accompagnati da un clangore metallico, come di armature che cozzavano fra loro.
Le guardie.
-Anna, lo senti anche tu?- le domandò a bassa voce Kristoff, incredulo.
-Sì...-
Dalle tenebre del corridoio del corridoio iniziò ad emergere una luce. Flebile, ma accecante per i poveri occhi di Anna ormai abituati all'oscurità o, nel migliore dei casi, alla semioscurità.
La luce, così rossa e accesa, proveniva da una lanterna. Sul muro laterale si proiettavano quattro ombre esageratamente sformate che anticipavano i rispettivi proprietari. Anna sentì il cuore martellarle in petto.
- Ti amo, Kristoff.-
-Anch'io.-
-Eccoci.- annunciò una voce rauca. Effettivamente era una guardia.
Ma non una guardia di Arrendelle. Nessuna di loro lo era. Le tre sentinelle dal volto minaccioso mostravano lo stemma tristemente familiare delle Isole del Sud.
E al centro, in tutta la sua spietata bellezza, re Jan sollevava una torcia quasi consumata, la fiamma che si muoveva rabbiosa scossa dagli spifferi di vento.
-Bene, bene, bene.- sorrise, di un ghigno tanto inquietante che Anna aveva conosciuto soltanto nei libri. Sugli antagonisti. L'ombra scura riflessa sui lineamenti arcigni del volto gli conferivano un'aria spettrale, rendendolo simile a quei fantasmi che una piccola Anna si era divertita a inventare e temere.
Ora, da giovane donna provata dalle difficoltà quale era, sentiva solo un enore, cieco, tremendo odio montarle nel petto.
-Tu.-
-Sì, esatto, bambolina. Io. Johannes III, sovrano delle Isole del Sud e... di Arrendelle.- scoppiò in una risata inquietante, deforme. Le guardie dietro di lui sorridevano soddisfatte, le spade a portata di mano.
- Razza di...- questa volta era stato Kristoff a parlare. Ora Anna ne era certa, era nella cella accanto alla sua. Ma non poteva voltarsi a guardarlo, perchè i quadrati disegnati dalle sbarre orizzontali e verticali erano troppo stretti e potevano passarci solo le sue esili braccia. Vide re Jan incedere arrogantemente alla sua sinistra, finchè non scomparve dalla visuale. Le guardie, dal canto loro, non si mossero.
-Oh, bene. Come si dice, puoi portare via un contadino dal fango, ma...- la risata di Jan era gelida.
- Te la faremo pagare!- esclamò Kristoff.
Povero amore mio. Pensò Anna, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Non ce l'avrebbero fatta, non questa volta. Suo marito non avrebbe mantenuto la promessa che le aveva fatto. Il pensiero la riempiva di un amore così forte e struggente al tempo stesso. Si sentiva riempita e svuotata nel medesimo istante.
-Certo, continua pure, contadino. Adoro i villici isterici, ancora di più quando sono palesemente fuori di testa. A proposito, non è del tutto vero che disprezzo tutto di te, sai? C'era qualcosa di te che trovavo irresistibile.-
La pausa di silenzio che seguì fu così intensa che Anna sentì il cuore sul punto di esploderle. Ora che Jan se la prendeva con Kristoff, si sentiva più vulnerabile perchè non era al suo fianco. Avrebbe preferito che se la fosse presa con lei. Al momento, stava attaccando la parte di lei che amava di più.
-La tua renna.- sussurrò Jan, simile ad un serpente.-In effetti, era squisita. Non è vero, ragazzi?-
Le guardie annuirono e risero.
Anna si sentì mancare. Ecco che arrivava il vomito. Kristoff non rispondeva e il suo silenzio era fin troppo eloquente. Era distrutto. Avevano distrutto la parte di lei che amava di più.
-Ehi, re dei miei stivali.- urlò Anna.
Jan le si avvicinò con noncuranza.-Sì?-
Lo sputo lo colpì dritto in un occhio, tanto che Anna si stupì della sua mira formidabile. Ma ebbe solo un istante per rallegrarsi.
Quello successivo, il braccio di Jan era sfrecciato attraverso un riquadro e le serrava la gola in una morsa.
Anna non riusciva a respirare, ma non le importava. Era felice. Era felice perchè sapeva di averlo ferito. Lui dovette essersene accorto, perchè la sollevò da terra.
-Toglile le mani di dosso!- tuonò Kristoff.
Amore mio, pensò Anna. Hai reagito per me.
Anna sorrise, raccolse quel po' di energia che le rimaneva e sputò di nuovo, centro perfetto. Jan lasciò la presa all'improvviso e lei cadde sul pavimento sporco emettendo qualcosa di molto simile a un rantolo. Tossì, tenendosi la gola, finchè, seppure con voce roca, non fu in grado di parlare di nuovo.-Non mi importa niente di morire. Uccidimi se vuoi. Non mi importa.-
Jan sembrò riprendersi all'improvviso. Ghignò e Anna cercò di nascondere l'orrore che le provocava quella visione. Lui troneggiava su di lei in tutta la sua altezza.-Sai, bambolina, ci sono destini peggiori della morte.-
-Come il tuo, ad esempio.- replicò lei, stupendosi del proprio coraggio.
Jan rise, ma non riuscì a nascondere un sincero stupore.-Il mio? Allora sei pazza anche tu come il tuo maritino.-
Ecco cosa le ci voleva. Una bella spinta. E' proprio vero quello che dicono, pensò. Quando tocchi il fondo puoi solo darti la spinta per andare più in alto. Ogni fibra del suo essere vibrava. Si alzò in piedi, con l'aiuto delle stesse sbarre che la imprigionavano. Lo guardò negli occhi. Re Jan sembrò davvero stupito. Non si aspettava una reazione così.
Bene.
-Certo, sono pazza. Se è quello che ti piace pensare. Sono pazza. Ma per quanto puoi ostinarti a negarla a te stesso, la sai la verità. Il tuo è un destino peggiore della morte. Perchè sei solo. Nessuno ti ama. Nessuno al mondo. A nessuno importa se sei triste o felice o annoiato. Nessuno si impegnerebbe per tirarti su di morale, nessuno ti abbraccerebbe per dirti che ti vuole bene. Chi ti sta intorno lo fa solo per interesse. Nessuno ti sceglierebbe mai. Nessuno sceglierebbe di condividere i tuoi dolori, di soffrire quando stai male e di tifare per te quando sei felice. Nessuno lo vorrebbe. Non hai nessuno che ti aspetta, nessuno che in questo momento si chiede come stai, cosa stai facendo o che, semplicemente, è in pena per te. Nessuno sorride quando pensa a te. E, sai, magari riuscirai a conquistare anche tutta la Terra, ma prima o poi scomparirai e di te non sarà rimasto niente. Sarai inghiottito dall'oblio di cui tu stesso ti sei circondato. Nessuno ti ricorderà, nessuno racconterà di te. Nessuno.-
-Che sciocchezze- la interruppre Jan, un po' troppo bruscamente, così da rendere palese l'effetto che quelle parole stavano producendo su di lui. - L'amore non è che debolezza. A questo punto dovresti averlo capito.- sorrise, arrogante.
-No, ti sbagli. L'amore non è debolezza. E' forza. Perchè credi che io abbia resistito in questo posto? Perchè credi che nonostante tutto, io stia qui, in piedi e non ti temo affatto? Perchè ho qualcuno che amo e che amerò per sempre. Qualunque cosa accada. E potrai farmi del male, farlo a loro, diventare l'essere più potente di tutto l'universo, ma questo non potrai cambiarlo.-
Jan rimase in silenzio più di quanto avrebbe voluto. Strinse i pugni e ostentò un sorriso malvagio.
-Sai, mi hai quasi commosso. Il punto è che non mi interessa affatto quello che pensi di me. Sei proprio stupida come diceva mio fratello. Ah, a proposito, quasi dimenticavo. Dovresti essere contenta, perchè stai per rivederlo!-
-Cosa...?- Anna accusò il colpo.
-Sì, esatto. Voi due piccioncini partirete per le Isole del Sud, stanotte. E' troppo complicato continuare a trovare pretesti per tenere le vostre insulse guardie lontane dalle segrete. -
Le guardie delle Isole del Sud aprirono i cancelli delle celle, che si spalancarono sricchiolando.
Anna si sentì afferrare da due braccia possenti.
-Non vi azzardate...- tentò di protestare, dimenandosi e saltando, ma inutilmente. Una sola di quelle guardie era in grado di trascinarla come un gattino. Le altre due erano alle prese con Kristoff, che, malgrado tutto, non sembrava fare storie più di tanto. Lo faceva per lei. Per Anna. Ormai era tutto ciò che aveva e non poteva perderla. L'avrebbe seguita.
Anna sentì una gran voglia di piangere, ma riuscì a resistere.
Lanciò a Jan un ultimo eloquente sguardo prima di lasciarsi condurre via.


 
 
 
​Angolo autrice:
Massì, un aggiornamento anticipato CI STA, dopotutto. E' solo il primo passo per guadagnarmi il vostro perdono incondizionato <3 <3
Beh, che bello essere di nuovo qui ed essermi rituffata in questi due mondi meravigliosi.
Che dire? Si riparte alla grande! Forse questo capitolo vi è sembrato un po' "noir" diciamo così, ma ho cercato di rimanere fedele ai caratteri dei personaggi pur immergendoli in un'atmosfera ben diversa da quella positiva e fantasy donataci dalla Disney. Com'è andata? Esperimento riuscito?
LET ME KNOW!
Un bacione e un abbraccione :*
 
   
 
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