Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Ilebar98    02/01/2016    4 recensioni
Anno 845. Città di Shiganshina. Ciel Phantomhive. Sebastian Michaelis.
Cooooosaaa??? Qua c'è qualquadra che non cosa.
Ebbene, sì: cosa succederebbe se ad un tratto Ciel e Sebby si svegliassero a Shiganshina, precisamente il giorno dell'attacco del gigante colossale? Come affronterà la coppia yaoi più shippata di sempre la nuova minaccia dei titani? L'impeccabilità di Sebastian avrà la meglio anche stavolta? Capitolo dopo capitolo i nostri paladini si avvicineranno sempre di più a scoprire il motivo che li ha condotti in quel luogo, conosceranno Eren, Mikasa, Armin e gli altri, e si uniranno con loro alla legione esplorativa.
Sono particolarmente motivata per questa cross-over, ho un sacco di idee che rimbalzano in testa, e se riceverò commenti positivi contribuirete a motivarmi ancora di più! *^* Che l'esoerimento abbia inizio, e buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anno 845
Città di Shiganshina, Wall Maria


“Coooosaaaa?! E io dovrei mangiare questa robaccia? E… preferirei andarmene in giro NUDO piuttosto che indossare questi
Ciel non capiva se Sebastian avesse scambiato due fette di pane vecchio, accompagnato da qualcosa che assomigliava vagamente al burro, per una colazione. Voleva forse farlo morire di fame? Non aveva mai avuto così bisogno come in quel momento di un buon tè per calmare i nervi, troppo tesi a causa degli ultimi avvenimenti. Per non parlare del suo delizioso parfait au chocolat, di cui andava matto.
Il suo sguardo cadde poi sul mucchio di stracci (come li aveva appena definiti) posati su una delle sedie della stanza al pianterreno. Essi consistevano in una casacca dal colore indefinito, probabilmente sbiadito dai troppi lavaggi, da un paio di braghe di tela color senape e degli scarponcini di almeno due numeri più grandi del suo.
“Non è stato nemmeno in grado di procurarmi la misura esatta… razza di incompetente!” esclamò Ciel.
Non vedendo altre soluzioni, si cambiò in fretta per evitare di prendersi un malanno. Il risultato non fu dei migliori: la casacca infilata al contrario, i pantaloni tirati su fino all’altezza del torace perché troppo larghi, e le scarpe con i lacci infilati alla bell’e meglio all’interno.
“Io sarò pure un incompetente, ma voi potreste iniziare dall’imparare come vestirsi decentemente” sussurrò una voce sarcastica alle sue spalle. Quando il conte si girò, si ritrovò davanti Sebastian, in piedi alla porta, che quasi non riconobbe, conciato com’era. Anch’egli era vestito in modo molto simile al suo, solo che emanava come sempre un’aura di perfezione assoluta, accentuata dal sorriso malizioso che si dipinse sulle sue labbra nel vedere Ciel alle prese con un po’ di... stracci.
“Invece di perdere tempo a ridere, vieni a darmi una mano” replicò seccamente l’altro, non potendo nascondere un leggero rossore che si era fatto strada tra le sue gote. Non si era mai vergognato tanto in vita sua.
“Oh, ma io non sto affatto perdendo tempo, my lord. Vi sto solo facendo notare che avete 12 anni e non sapete ancora allacciarvi le scarpe… Peccato non ci sia uno specchio per ammirare il vostro piccolo capolavoro di alta moda” disse il maggiordomo, allargando ancora di più il sorriso sul suo volto.
“Non sono nemmeno due minuti che sei entrato e già mi dai sui nervi! Tu sei il mio maggiordomo, e se ti dico di aiutarmi, quello devi fare e basta. Piuttosto, raccontami quello che hai scoperto in città. Perché siamo finiti in un posto del genere?”
Sebastian si fece serio e iniziò a parlare mentre cercava di rimediare l’habillé del conte.
“A quest’ultima domanda non so rispondere. Esattamente come voi, mi sono svegliato qui al pianterreno, e appena ho aperto la porta non posso certo dire di non essere rimasto alquanto confuso. Ma non ho perso la calma, e, come prima cosa, ho capito che i nostri abiti usuali non ci sarebbero serviti un granchè qui. Sembra veramente di essere tornati indietro di qualche secolo, anche perché non mi sembra che gli abitanti abbiano ancora sviluppato delle tecnologie molto avanzate.”
Ciel ascoltava in silenzio, sempre più sbigottito.
“Mi sono dunque recato al mercato locale. Dai discorsi che ho potuto udire, ho appreso che ci troviamo nella città di Shiganshina. In questo mondo, il territorio in possesso degli umani è estremamente ridotto. La vostra razza combatte ormai da 100 anni contro un nemico comparso all’improvviso, i giganti. Questi esseri non sembrano dotati di intelligenza, eppure, costituendo un numero nettamente superiore, hanno portato il genere umano quasi all’orlo dell’estinzione”
Ciel lo interruppe: “E io dovrei credere a questo genere di sciocchezze. Come se fossimo in un racconto di Swift”
Il corvino continuò: “Non pensiate che non abbia delle prove da mostrarvi. Se volete seguirmi…”
Detto questo, spalancò l’uscio e, con un gesto eloquente, invitò il piccolo conte a seguirlo all’esterno.
Un nuovo genere di colori, odori e sensazioni investì Ciel non appena ebbe messo piede fuori. Ovunque in quel luogo si poteva respirare un’atmosfera di instabilità, come se la città fosse stata sull’orlo di un baratro che si gettava a picco nel vuoto, e dal quale non avrebbe potuto tornare indietro.
Nonostante questo, regnava una tranquillità innaturale per le strade. Volti di persone sconosciute si incrociavano con il suo e, a giudicare dalle espressioni serene, sembrava che fosse un’altra perfetta giornata, dalla quale ognuno si sarebbe potuto aspettare molto oppure poco. Nulla pareva disturbare quella routine che si ripeteva all’infinito.
Perso in questi pensieri, Ciel non si accorse che nel frattempo avevano raggiunto quella che sembrava essere la strada principale, che tagliava in due Shiganshina.
“Signorino, guardi pure verso sinistra” lo esortò Sebastian.
Ciel ruotò il collo nella direzione indicatagli, e rimase a bocca aperta. Come aveva fatto prima, affacciato alla finestra della camera, a non notarle?
Davanti a lui si ergevano delle mura ciclopiche, troppo alte e troppo ben fatte per essere opera umana. Da una veloce stima, calcolò misurassero almeno 50 metri. Ovunque volgesse lo sguardo, ne poteva contemplare il prosieguo: circondavano interamente la città.
“Davvero l’essere umano deve difendersi da questi nemici così potenti?” esclamò Ciel, quasi senza fiato dall’incredulità.
Senza distogliere gli occhi dalle mura, Sebastian rispose: “Così pare. Da quanto ne so, questo è il cerchio più esterno delle mura del territorio degli umani, il Wall Maria . Esistono altri due cerchi di mura: il Wall Rose e il Wall Sina, all’interno del quale si trova la capitale del regno. Riflettendo, tutto ciò mi fa pensare che questa sia una delle zone più povere, in quanto ho sentito dire che è una città-fortezza, costruita esternamente al Wall Maria come avamposto per attirare i giganti.”
“Attirarli…?” Il conte era perplesso. “Non dovrebbero pensare a sconfiggerli piuttosto?”
“Cielo, mi sono scordato il dettaglio più importante. Ha lasciato di stucco anche me. I giganti… mangiano gli umani.”
Ciel deglutì con forza quando sentì Sebastian pronunciare quelle parole. Un brivido i terrore lo percorse da cima a fondo.
“E sembra, my lord, che la vostra razza non sia ancora riuscita a fare un passo in avanti verso la vittoria finora. Non avete fatto altro che subire sconfitte umilianti, che hanno comportato innumerevoli perdite di vite, spreco di denaro pubblico, ma soprattutto, la fine della speranza. Che razza debole, veramente…”
“Questa è solo gente che non sa dove ficcarsi le mani, e per questo, non esitano ad affondarle nelle viscere dei propri simili, incolpandosi a vicenda. Se uno lo vuole però, sa diventare forte. Molto forte. Più di chiunque altro. Dovresti averlo imparato questo, vero, demone che non sei altro?”
Ciel non potè fare a meno di sorridere nel vedere l’espressione di stupore sul viso del maggiordomo, che tuttavia, non si scompose, ribattendo con un semplice e chiaro: “Yes, my lord”
“Bene. Faremo meglio a rientrare e pensare a qualcosa. Non ho intenzione di rimanere un minuto di più in questo posto. Si sta facendo tardi inoltre. Andiamo, Sebastian.”
Un secondo dopo aver proferito quelle parole, il conte si ritrovò per terra senza neanche accorgersene, con un dolore acuto al posteriore. Quando alzò gli occhi per capire ciò che era successo, questi erano riflessi in un paio di iridi dal colore smeraldo, che trasmettevano una sicurezza e una spavalderia fuori dal comune.
Ciel aveva davanti un ragazzino della sua età, dai capelli castani, e poco più alto di lui, che sembrava avere molta fretta di andare da qualche parte.
“Eren! Stai bene, ti sei fatto male?” disse una voce alle loro spalle.
Accorse premurosa una ragazza dai capelli lisci e neri come quelli di Sebastian, gli occhi dello stesso colore intenso, e dai tratti che Ciel paragonò a quelli di Lau: probabilmente, un’asiatica.
“Tranquilla Mikasa, io sto bene, ma finché la gente non impara a guardare dove va!” rispose il ragazzo.
“Sei TU quello che mi è venuto addosso per primo, razza di barbone!” esclamò Ciel esasperato.
“Barbone a chi?! Parla quello che se ne va in giro con le scarpe dieci taglie più grandi della sua!”
“Sebastian! Zittisci un po’ questo squilibrato! E’ un ordine!”
“Ma signorino, suvvia, vi pare il caso di mettervi a litigare per questa cosuccia… Sono io quello imbarazzato adesso. Ma, se è un ordine, non posso disobbedire”
Un lampo cremisi attraversò gli occhi del demone. Proprio mentre stava per colpire il ragazzo di fronte a Ciel, con uno scatto repentino la sua compagna si frappose fra i due, parando il pugno che Sebastian si apprestava a tirare, e rispose con un calcio diretto al ventre di quest’ultimo con un’agilità sorprendente.
Sebastian schivò, e con un balzo si portò ad una certa distanza dal punto focale dello scontro.
“Interessante…” Un sorriso sornione comparve sul suo volto. “Bocchan, per oggi forse è meglio se ci fermiamo qui.” Così disse, avvicinandosi ai due sconosciuti. “Mi scuso ancora per il disturbo arrecatovi dal mio padroncino. Sono davvero spiacente, spero che un episodio del genere non si ripeta più”
E fece un profondo inchino verso i due ragazzi. Per tutta risposta ricevette uno sguardo truce da parte della ragazza, mentre il suo amico si espresse in un “Al diavolo!”
Con queste parole i due ripresero a correre nella direzione opposta alla quale erano diretti Ciel e Sebastian, e ben presto sparirono in mezzo ai vicoli di Shiganshina.
“Sebastian! Come hai osato trasgredire un mio ordine! Una volta tornati in Inghilterra vedrò di punirti a dovere” sbuffò Ciel.
“E come dovreste punirmi..?”
“Ci penserò su”
“Non vedo l’ora di scoprirlo… bocchan”
Il modo in cui lo disse fece rabbrividire Ciel in modo vistoso. Razza di pervertito.
“Ad ogni modo, perché ti sei fermato?” domandò il conte
“Quell’umana era davvero forte, signorino, ma non abbastanza da essere alla pari con un demone. Diciamo che ho voluto darle la sensazione di aver vinto… Non volevo squilibrarmi del tutto. E’ così piacevole da ammirare l’espressione di trionfo che si delinea sui volti degli umani…”
Improvvisamente si fece spaventosamente vicino a Ciel, così vicino che questo poteva sentirne il fiato caldo sul collo. Sebastian avvolse un braccio attorno alla vita del conte, che rimase paralizzato da quel gesto, attirandolo a se.
“Mi permetterà di vedere quell’espressione sul suo volto ancora una volta… ancora e ancora… bocchan?”
Ciel era perso negli occhi affilati del maggiordomo, quegli occhi che lo avevano rapito quel giorno di due anni fa, che avevano tormentato i suoi sogni ogni notte per molto tempo. Non era ancora riuscito a scappare da loro, sebbene ci avesse provato. Inevitabilmente si trovava a desiderare di perdervisi ancora, come in un nero oblio, e di non tornare mai più.
Quel momento così intimo venne interrotto da un fragore che squarciò il cielo in modo assordante. Il rumore fece sussultare Ciel, che si tappò le orecchie. Una nuvola di fumo si sollevò dal punto da dove avevano sentito lo schianto.
“Sebastian, andiamo a dare un’occhiata!” ordinò Ciel.
“Come desidera”
Detto questo, si avviarono verso la fonte della confusione. Già un grande fiume di gente stava seguendo il loro percorso, affamata di curiosità.
Alla fine la folla si concentrò nella piazza antistante alla grande porta che costituiva l’unico punto di accesso con il mondo esterno.
Tutti avevano lo sguardo rivolto verso le mura, in alto. Lentamente, il terrore si diffuse tra gli abitanti, quando dalla cortina di fumo, sbucò una mano, che si aggrappava al muro, sbriciolandolo.
Era senza pelle.
Alcuni istanti più tardi, una faccia, adornata di uno strano ghigno, fece capolino da dietro il Wall Maria. Anch’essa era senza pelle.
E fu il caos.
Un’onda d’urto di potenza spaventosa investì Shiganshina, facendo volare via coloro che si trovavano più vicini al punto d’impatto.
“Padroncino!” urlò Sebastian, afferrando saldamente Ciel affinchè non venisse sbalzato indietro.
Non si vedeva più nulla.
Gente che correva verso l’interno della città, tentando di avvisare familiari, amici, mariti e mogli, di ciò che stava accadendo. Ciò che da 100 anni fino ad allora tutti avevano sempre più temuto. Un terrore che avevano tentato di dimenticare, di rinchiudere negli angoli più remoti delle loro menti. Si erano rifugiati nell’illusoria protezione di quelle mura, che avevano venerato come divinità.
Ora, loro erano in città.
Anno 845. Città di Shiganshina, Wall Maria. L’inizio dell’incubo.

Angolo dell'autrice
Ciao a tutti ^^ ho lavorato tutto il pomeriggio per scrivere questo capitolozzo >.<
Mmm le cose tra Sebby e Ciel si fanno interessanti... ovviamente il titano colossale ha trovato il momento perfetto per interromperli ahah xD
Ed Eren è davvero un maleducato u.u
Coooomunque ciancio alle bande
Volevo dirvi che se riuscirò durante le vacanze pubblicherò ancora, ma dopo quando inizierà la scuola non potrò garantirvi delle uscite regolari D: *si nasconde* non uccidetemiii
Buon anno a tuttiiii e buona lettura :3
   
 
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