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Autore: ILeNiA2813    03/01/2016    0 recensioni
-Semplicemente non mi aspettavo di finire così.- Dissi -L'ho amato veramente sai?- Continuai non vedendo una sua reazione -L'ho amato fino a star male.-
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi sedetti sulle scale della scuola in attesa della campanella che sarebbe suonata a momenti. -Rye.- mi girai ritrovandomi la ragazza incontrata ieri. Aveva dei capelli neri legati in una coda di cavallo alta e gli occhi erano dello stesso colore. -Akira.- la salutai, con un cenno del capo. -Raccontami un po' di te.- Posò il suo zaino azzurro ai lati dei suoi piedi, prima di sedersi vicino a me. -Non ho molto da raccontare.- -Non importa.-sorrise. Raddrizzai la schiena e prsi un bel respiro profondo, poi sospirai, e iniziai. -Mi chiamo Rye Irtach, sono della 3b. Non mi piace parlare di me perchè fino ad ora nessuno mi ha mai capito. Provengo da una famiglia complicata. Mio padre mi ha abbandonata quando ero piccola ma non gli do la colpa. Invece con mia madre è una continua guerra. Lei crede mi stia insegnando bene ma non credo che portare un uomo diverso ogni fine settimana sia un esempio, ma ci sono abituata. Ogni giorno ho timore di aprire bocca davanti a lei per paura di dire la cosa sbagliata, o essere presa a schiaffi, così senza motivo. Lei è fatta in questo modo.- Conclusi alzandomi sentendo il suono della campanella. La lasciai lì con un cipiglio delicato sulla fronte. Misi lo zaino nelle spalle ed uscii dalla classe, immischiandomi nei corpi sudati di alunni che dopo cinque ore prendevano vita uscendo quasi correndo dal cancello blu sbiadito della scuola. -Rye.- -Akira.- sospirai. Credevo che dopo la storia se ne sarebbe andata come hanno fatto in tanti, lasciandomi sola dentro quattro mura a controllare i miei demoni. -Mi dispiace, non volevo essere invadente.- -Non importa, mi stupisce solo il fatto che tu sia ancora qui.- La sua bocca formò una "o" poco femminile ed io la salutai varcando il cancello consumato dal tempo. -Tu.- mi girai ritrovandomi un ragazzo dai capelli biondi, probabilmente sui diciotto anni. Aveva un orecchino argentato appeso nell'angolo sinistro delle sue labbra carnose. -Tu sarai la mia nuova pedina.- Mi lasciò un'altra occhiata prima di andarsene, con un andamento ondulato e frastagliato. -No, non di nuovo.- Boccheggiai aumentando il passo. L'asfalto era ricoperto da foglie multicolore cadute da alberi senza vita. *Flashback* -Finirai per farti del male.- mi guardò mia madre. Ero convinta del fatto che Jonny non mi avrebbe fatto mai del male. Glielo dissi. -Rye, cosa ne vuoi sapere tu dell'amore, hai solo quattordici anni. Sei solo una ragazzina a cui è stato attribuito un sentimento che non sa nemmeno come usarlo.- urlò mia madre. -Intanto so molte più cose di te.- sbraitai guardandola negli occhi che intanto si erano iniettati di sangue. -Tu non sai niente Rye, informati prima di parlare a vanvera. O mi stai dando della bugiarda?- Si avvicinò pericolosamente. Mi irrigidì. Mi faceva paura. Lei era un mostro. -No.- sospirai, trattenendo il respiro. -Bene, ti avrei ammazzato di botte altrimenti. Tu sei solo uno sbaglio e non vedo l'ora di vederti a pezzi quando il tuo bel fidanzatino ti spezzerà il cuore. Meriti solo il triplo del dolore che ho subito io.- e se ne andò sbattendo la porta,lasciandomi un'altra volta sola, contro il mondo, contro i miei demoni. *Fine flashback* -Alla fine aveva ragione però.- ammisi sussurrando camminando sul tappetto di foglie morte che si erano installate sul mio cammino. Emettevano uno scricchiolio, come se soffrissero a stare sull'asfalto, a contatto con le intemperie. Lei era in bilico nel mio cuore. Nè amore, nè odio. Poggiai lo zaino vicino all'attaccapanni una volta tornata a casa. -Sono tornata.- urlai per farmi sentire. -Rye.- gridò, ed io mi affacciai alla porta del piccolo stanzino che si era ricavata che una volta era appartenuto alla cabina armadio di papà. -Preparati il pranzo, io non muoverò nemmeno un dito per te.- Ero così simile a lei che non riuscivo nemmeno a capacitarmene. Avevamo gli stessi capelli marroni lunghi, lisci. Gli stessi occhi celesti, e lo stesso fisico magro. Di carattere invece ero simile a mio padre. Corsi in camera mia chiudendo la porta. -Perchè sei ancora qui? Perchè non te ne vai?- mi suggerì l'inconscio. -Perchè ormai mi sono abituata a vivere nel dolore.- Sussurrai sdraiandomi nel letto, fissando un punto indistinto del soffitto di casa. -Tu sarai la mia nuova pedina.- ricordai. Lui era un'altro mistero che desideravo non scoprire. Mi faceva paura. Aveva sussurrato quelle parole come se fosse abituato, con quella felpa grigia che gli contornava il corpo visibilmente magro. ------------ -Akira, scusami per ieri.- -Oh, non preoccupparti, è tutto apposto.- -Non ho amici.- dissi sussurrando sperando di non essere sentita. -Siamo in due. Comunque io sono della 3c, al secondo piano.- -Grazie.- -Non ringraziarmi.- sorrise. Ci scambiammo il numero di telefono e poi la salutai dirigendomi nella mia classe. Lanciai un urlo quando sentì una mano tirarmi il braccio. Lui mi coprii la bocca e quell'urlo a contatto con il suo arto fuoriscì solo come uno sbuffo. -Zitta.- mi ammonì. -Stasera, vieni sotto il ponte, alle 18.00.- -Perchè?- -Perchè l'ho deciso io.- Mi spintonò. -Lasciami.- -Stasera, sotto il ponte, puntuale.- ripetè.
   
 
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